7.
Ityu scodinzolò vedendolo entrare, essendosi preso cura anche di lui, ormai era considerato parte del branco anche dal lupo.
Kejsi stava ancora dormendo profondamente, si avvicinò piano al letto per non svegliarla e si sedette accanto a Ityu che poggiò il muso sulla sua gamba in cerca di carezze.
《Vieni qua bello, non dobbiamo svegliare la tua mamma.》
Kejsi in realtà si era già svegliata sentendo Ityu scodinzolare e si stava godendo la scena di soppiatto, sbirciando dalle ciglia socchiuse.
Amos si girò a guardarla, il suo visetto era sereno, provato dagli sforzi e dal dolore, ma lo trovava bellissimo finalmente rilassato. Le mise una mano sulla fronte per sentirle la temperatura, ma poi non la tolse, la fece scivolare dolcemente sulle sue guance e poi sui suoi capelli scostandoglieli dal viso. In quel momento Kejsi aprì gli occhi, i brividi che aveva provato sentendo la sua mano accarezzarla le avevano tradito un sorriso.
《Scusami non volevo svegliarti, come stai? A quanto pare febbre non ne hai.》
《Non ti preoccupare, sono riuscita a dormire abbastanza bene dopo quella che mi era parsa un'eternità...》
Non poté non notare che si fosse dato una ripulita, era quasi irriconoscibile dalla fuliggine e sangue che era prima e non poté far a meno di pensare che fosse veramente un bell'uomo. I suoi capelli erano lisci e lucenti di un bel biondo scuro, un po' troppo lunghi per i suoi gusti, ma addosso a lui stavano bene. I suoi lineamenti erano molto marcati e severi, ma venivano traditi da due occhi blu che erano la gentilezza fatta pupille.
《Ne sono felice. Ti ho portato un regalo.》
Gli occhi di Kejsi si illuminarono.
《Un regalo?》
《Sì, un regalo molto utile direi.》
Le porse il maglioncino ceruleo che aveva preso dall'armadio e le disse di provarselo.
《Ma... ma... è bellissimo! Ed è di cachemire!》
《Sì, non è roba da poveri... l'ho trovato in un armadio dell'hotel ancora piegato e profumato e ho pensato che potesse starti bene.》
《Sì, lo so di non essere un bello spettacolo... e dire che non mi sono mai sentita a disagio davanti a te...》
《Non intendevo che fossi un brutto spettacolo Kejsi... cioè per me... cioè... ti terrà al caldo ecco.》
Lo vide per la prima volta diventare rosso paonazzo e le venne da sorridere. Non perse tempo e se lo infilò. Come lo mise, i suoi occhi subito si accesero intonandosi a pennello con la tinta chiara pastello del maglione, facendole risaltare il biondo miele dei capelli.
《Ti sta davvero bene.》
《Grazie per il regalo, lo apprezzo molto. Come tutto ciò che hai fatto per me e per Ityu.》
Kejsi si sentiva perfettamente a suo agio con lui, ormai aveva visto tutto di lei, in tutti sensi e non l'aveva mai guardata con ribrezzo. Si sentiva a casa, non aveva nulla da nascondergli, nessun timore, nessun imbarazzo, stava bene e basta e questo non era affatto cosa da poco.
《Vedrai che fra qualche settimana potremo azzardare anche dei pantaloni nuovi o una gonna addirittura!》
Alla parola "gonna" il sorriso di Kejsi sparì.
《Non avrò mai più delle gambe che possano permettersi una gonna Amos...》
《Le tue gambe sono la prova della tua vittoria. Il simbolo della tua lotta. La dimostrazione che sei forte, che hai combattuto e alla fine hai sconfitto il tuo male. Non lo devi nascondere come un difetto.》
Kejsi non aveva mai, nemmeno minimamente, pensato di guardare alle sue gambe ridotte così come a un pregio, ma apprezzò molto le sue parole.
《Ci proverò Amos.》
《Se qualcuno oserà dire il contrario gli sparerò, stai tranquilla.》
Kejsi scoppiò a ridere.
《Gli sparerò prima io fidati!》
Si misero a ridere entrambi e anche Ityu partecipò chiedendogli di giocare festoso.
《Io dormirò nella stanza accanto, di qualsiasi e sottolineo qualsiasi cosa tu abbia bisogno, chiamami. Okay?》
Kejsi annuì e si diedero la buonanotte, anche se la notte non fu del tutto buona per lei. Dormire sul morbido non era affatto facile, a quanto pare Amos aveva ragione, non che avesse mai avuto torto d'altra parte. Si provò a girare nel letto, ma come ci provava sentiva delle fitte allucinanti e desisteva dal muoversi, rimanendo intrappolata in una prigione di gomma piuma.
Stette diversi minuti a fissare il soffitto, non voleva svegliare Amos, ma non riusciva ad addormentarsi e il soffitto stava diventando sempre più tedioso, per non parlare del dolore alla schiena che stava andando a intensificarsi poco a poco.
Guardò Ityu, lui a quanto pareva non aveva di questi problemi perché si era spostato sul tappeto e stava dormendo beatamente.
《Anche lui si è spostato sul duro, qua l'unica scema sono davvero io caspita.》
Provò a trovare altri lati interessanti del soffitto, ma non riuscendoci, si fece coraggio e chiamò Amos. Lo chiamò piano, quasi sussurrando, quasi avesse paura di svegliarlo anche se era proprio quello il suo scopo, ma Amos se lo aspettava e non ci mise molto ad arrivare.
《Fammi indovinare... troppo morbido, sprofondi e girarti ti fa troppo male.》
《Non ti si può nascondere nulla eh?》
《Mi sa di no. Dai non ti preoccupare, ti trasferisco sulla branda.》
La prese in braccio e la adagiò sulla brandina già preparata accanto.
《Amos, non te l'ho ancora mai chiesto, ma... come sai tutte queste cose?》
《Intendi di medicina? Beh, ho girato molti ospedali. Ho dovuto per via di mia madre, era molto malata e mi sono preso cura io di lei visto che mio padre ci ha abbandonati. Avevo iniziato anche a studiare medicina e fare il praticantato nel reparto d'urgenza, ma poi... ho dovuto abbandonare gli studi quando mia madre si è riammalata gravemente.》
《Mi dispiace molto Amos, di cosa era malata?》
《Cancro.》
Disse con amarezza.
《Mi dispiace davvero sia per tuo padre che per tua madre... Per quello conosci bene antidolorifici e oppiacei?》
《Sì, purtroppo a casa erano diventati un habitué per andare avanti...》
Amos fece per uscire dalla stanza, ma Kejsi lo fermò.
《Resta qua con me. Tanto il letto ora non lo uso e nemmeno Ityu, puoi restare qua con noi se vuoi.》
《Sei sicura?》
《Perché non dovrei esserlo? Se avessi voluto farmi del male me lo avresti potuto fare più e più volte già da un bel pezzo e in quanto a imbarazzo beh, penso che tu abbia ormai già visto tutto di me e nemmeno nelle migliori condizioni. Quindi non vedo dove sia il problema.》
《Va bene allora. Resto.》
Passarono diversi giorni, Amos si prendeva regolarmente cura di Kejsi e lei stava facendo notevoli progressi di giorno in giorno. Il riposo e la tranquillità oltre le medicine la stavano decisamente aiutando a ristabilirsi.
Anche Ityu stava riprendendo la sua forma, era davvero tosto. Amos aveva trovato delle crocchette proteiche in un negozio vicino e ne aveva fatto scorta, non era il suo cibo preferito, ma l'avevano aiutato a rimettersi in sesto.
Scorsero le fatidiche tre settimane e Kejsi era finalmente di nuovo in piedi, non c'erano stati rigetti degli innesti, la pelle si era cicatrizzata e sembrava stabile, non si era formata nessuna infezione né pustole e questo era quasi un miracolo.
《Oggi è il gran giorno Kejsi! Leviamo le bende e da ora in poi basteranno le pomate. Puoi finalmente metterti dei pantaloni o delle gonne se vuoi. Ah e dimenticavo, hai anche finito il ciclo di antibiotici.》
Kejsi non stava più nella pelle, non vedeva l'ora di togliersi tutte le bende e infilarsi dei vestiti normali. Le sue nuove gambe assomigliavano più ad un collage, ma almeno ora le croste erano sparite e i punti riassorbiti. Aveva numerose cicatrici, ma al riguardo aveva scelto di seguire la via di Amos, considerarle una vittoria e non un difetto.
Quando si infilò i primi pantaloni non le sembrò vero e corse subito a guardarsi allo specchio. Con i pantaloni addosso sembrava quasi normale, come se non fosse mai successo nulla, come se fosse tornata per un attimo ad essere la vecchia Kejsi. Poi si guardò in viso, guardò i suoi capelli corti, la sua cicatrice in alto sulla fronte parzialmente coperta dai capelli e no, non era affatto la vecchia Kejsi, ormai non aveva più nulla a che fare con lei.
《Stai uno spettacolo, dobbiamo festeggiare!》
《Festeggiare?》
《Sì, una promessa è una promessa, quindi stasera ti preparerò io i cocktails e pure la cena.》
Kejsi si mise a ridere.
《È vero, ti avevo promesso che avrei preso una sbornia come non ne avevi mai viste!》
《Beh, vedrò di farti mangiare tanto così ti renderò il compito più difficile. Mangeremo in sala ristorante ti va? Se dobbiamo festeggiare tanto vale farlo in grande no? Ah, e se vuoi cambiarti l'anta sinistra del mio armadio è tutta per te. Ci ho messo tutti i vestiti da donna che ho trovato, vedi se ce n'è qualcuno che ti piace. Ci vediamo alle otto di sotto, okay?》
《Okay capo, otto in punto.》
Kejsi decise di darsi una ripulita e mettersi qualcosa di un tantino più elegante, sempre che ci fosse stato.
Il bagno era provvisto di tutto, non c'era più acqua né corrente, ma c'erano: spazzole, shampoo, dentifricio, asciugamani e quant'altro.
Prese una bottiglia d'acqua e si lavò i capelli con quella. Cercò di darsi una ripulita anche al resto del corpo, sentiva di averne un disperato bisogno. Si spazzolò i capelli, si avvolse intorno un asciugamano e si lavò i denti. Una volta finito non le sembrava vero, era da più di tre settimane che non si dava una ripulita a parte i passaggi quotidiani di disinfettante di Amos e quel profumo di pulito era ciò che più si avvicinava al paradiso in quel momento.
Decise di sbirciare nell'armadio come le aveva suggerito lui. Come lo aprì vi ritrovò una sfilza di abiti eleganti e solo una manciata di abiti sportivi, evidentemente le donne che frequentavano quell'hotel non venivano lì per fare palestra. Un abito fra tutti attirò la sua attenzione. Era un lungo abito a sirena color argento tempestato di micro brillanti, con una profonda scollatura sulla schiena e uno spacco vertiginoso sul davanti. Non aveva mai visto un abito così prezioso, chissà quanto costava. Decise di provarlo e con sua grande sorpresa la taglia era giusta. I lunghi giorni di degenza le avevano fatto perdere qualche chilo e la sua figura alta e longilinea ora era perfettamente slanciata in quell'abito.
Pensò che forse era un po' troppo vistoso, ma decise di fregarsene, se bisognava festeggiare, come sosteneva Amos, tanto valeva farlo in grande.
Arrivarono le otto. Kejsi era pronta, si era pulita, spazzolata e cambiata d'abito. Tutt'altra persona rispetto a quella che pochi giorni prima era ferma su un letto d'ospedale. Scese le scale dirigendosi alla sala ristorante e le vennero i fremiti allo stomaco, sia perché aveva una gran fame, sia perché era emozionata di vedere Amos e farsi vedere da lui così elegante.
Lui le aveva segnato il percorso accendendo delle piccole candele, le aveva accese per tutte le scale fino al tavolo da pranzo.
Appena mise piede in sala ristorante capì perché tutte quelle donne si portavano dietro abiti così eleganti. Quella sala era maestosa. Enormi lampadari in cristallo pendevano dal soffitto, i tavoli rotondi erano apparecchiati con tovaglie di seta bianca e le sedie in legno erano intarsiate d'oro. Il tocco finale lo dava l'intera parete destra fatta a vetrata che restituiva una splendida vista sul giardino e, quella sera, sulla luna piena.
Amos sbucò dalla cucina levandosi di tutta fretta il grembiule, si era messo un'elegantissima button-down bianca e dei pantaloni neri da smoking che gli mettevano in risalto le gambe forti, ma asciutte.
Quando vide Kejsi si bloccò di colpo stupefatto. Stava venendo verso di lui illuminata dalla luna e le candele, i brillanti del vestito riflettevano la luce lunare facendola sembrare vestita di un'aura bianca, lo spacco profondo lasciava intravedere le sue gambe lunghissime che nonostante le cicatrici trovava mozzafiato, tutta quanta la trovava mozzafiato. Il suo portamento era fiero ed elegante e si sentì per un attimo lui piccolino nel vederla così bella, coi suoi occhi color pioggia e i suoi capelli color miele.
Kejsi interruppe i suoi pensieri sorridendogli arrossita essendosi resa conto di come la stava guardando e il suo sorriso attirò tutta l'attenzione di Amos. La trovava davvero magnifica quando sorrideva, la cosa più bella del mondo.
《Lo so che suonerò banale, ma sei davvero bellissima...》
Kejsi si raccolse una ciocca di capelli dietro l'orecchia e arrossì di nuovo abbassando lo sguardo.
《Grazie Amos, anche tu non stai affatto male!》
《Ci ho provato dai, diciamo così. Ora signorina se mi permette le illustrerò il menù.》
Il menù era più che altro cibo in scatola a lunga scadenza presentato piu decentemente su un piatto, ma senza elettricità e quindi senza congelatore né frigorifero non si poteva pretendere molto. Nonostante ciò la cena fu molto buona, specie per due come loro ormai abituati ad andare avanti a merendine e barrette proteiche.
《Ora manca solo una cosa direi...》
《Non ti preoccupare, terrò fede alla mia promessa, ma non qua, seguimi.》
Amos le prese la mano, le disse di chiudere gli occhi e la condusse verso il retro dell'hotel.
《Bene, ora li puoi aprire.》
Kejsi li aprì lasciando trasparire sul suo viso un'espressione sbalordita.
《Ma... c'è anche una piscina!? Mio dio ma è stupenda! E c'è pure il piano bar!》
La piscina era circondata da enormi vetrate che davano sul parco del giardino in modo che fosse data la privacy grazie ai cespugli e agli imponenti alberi.
Amos si diresse al piano bar illuminato dalle candele e le chiese cosa desiderasse.
《Visto che l'alcool non va mai a male, qui abbiamo un po' di tutto, cosa gradisci?》
Ma la voglia più grande di Kejsi in quel momento non era bere, bensì immergersi in tutta quell'acqua, scura, ma scintillante, illuminata dalla luce della luna, che la stava invitando ad entrare.
Lasciò cadere le spalline del suo abito e lo spinse via dal bordo. Amos non riusciva a staccarle gli occhi dosso. Il ciondolo d'oro era di nuovo l'unica cosa rimastale addosso. L'aveva già vista così, ma ora gli stava facendo un effetto del tutto diverso.
Kejsi non ci pensò due volte e si tuffò in acqua. Appena riemerse si mise a ridere di gioia. Le goccioline d'acqua sulle sue lunghissime ciglia brillavano almeno quanto il suo sorriso.
《Mammamia Amos, è pazzesco, non mi sentivo così viva da una vita!》
Amos, che non si era mosso dal piano bar, la guardò con estrema dolcezza sorridendo a sua volta.
Kejsi lo guardò intensamente.
《Beh, allora? Tu non entri?》
Ma lui si concentrò di nuovo su quello che stava facendo.
《Devo prepararti da bere ricordi?》
Kejsi si avvicinò al bordo della piscina che dava sul piano bar e appoggiandocisi lo guardò con occhi più luminosi della luna.
《Qualcosa a base di gin andrà benissimo grazie!》
Amos le preparò un Gin Lemon e trovando tutti gli ingredienti, fra i quali la costosa creme de violette, anche un paio di Aviation.
《Amos, ma sei un mago! Sono buonissimi! Quante cose di te devo ancora scoprire? Sai fare un sacco di cose!》
《Non molte in realtà, questi sono solo sporadici casi fortunati...》
《No, tu ti sottovaluti, sai fare molte cose e anche decisamente bene, fra le quali rientra l'avermi salvato la vita.》
《Certo, ma anche te ne sei stata capace, eri messa molto peggio di me eppure hai trovato la forza e il coraggio di aiutare un perfetto sconosciuto.》
《Per quanto mi riguarda è stata la scelta migliore della mia vita.》
Amos rimase scosso a sentirle dire quelle parole, non se le aspettava. Kejsi lo ammirava non c'era dubbio, ma lui non era quello che lei credeva e aveva la profonda paura di deluderla da un momento all'altro appena l'avesse scoperto.
Dopo un paio di cocktails Kejsi era sufficientemente brilla e stanca. Amos la avvolse in un grande asciugamano, le mise la sua camicia, la prese in braccio e la portò di sopra a dormire. La distese sulla sua solita branda e lui si mise sul letto a fianco, che ormai era diventato il suo posto fisso insieme a Ityu che ogni tanto saliva per fargli compagnia.
Stava per addormentarsi quando vide Kejsi alzarsi per venire sotto le coperte insieme a lui, gli si strinse vicino infreddolita come se fosse la cosa più naturale del mondo e si addormentò. Amos invece ci impiegò diverso tempo ad addormentarsi, perché il cuore gli batteva troppo forte ad averla così vicina. Più la guardava lì accanto a sé più si rendeva conto che non sarebbe più riuscito a stare senza di lei e di quanto fosse pericoloso tutto questo nel mondo in cui stavano vivendo ora.
Quello che sapeva per certo però, era che avrebbe fatto tutto ciò che fosse possibile e anche l'impossibile per proteggerla.
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