4.

《Caaaaspita, fratello guarda come l'hai spiazzata, non sapevi nulla eh cara?》

I due si stavano avvicinando sempre di più a Kejsi e Ityu stava alzando sempre di più il pelo in attesa del comando di attaccare.

《Wo wo tieni a bada il tuo lupo sgorbietto!》

《Voi andatevene e non vi darà alcun fastidio.》

《Ma come, siamo appena arrivati, potremmo essere gli unici ragazzi che vedrai per il resto della tua vita, che a quanto pare a vederti non sarà molto lunga, e non vuoi nemmeno un po' di compagnia?》

《Non la vostra.》

Affermò ferma Kejsi.

《Sentito fratello? A quanto pare non le andiamo a genio.》

Il secondo ragazzo tirò fuori un coltello a serramanico e lo fece volteggiare tra le dita.

《Che dici è più lungo il mio coltello o la zanna di quel lupo?》

Disse avvicinandosi sempre di più, mentre l'altro continuava ad infierire.

《Inutile che ti copri le tette, tanto non le hai e poi guardati, ti sei vista? Sei un orrore.》

Kejsi li stava fissando entrambi negli occhi, cosa potevano fargli di peggio in fin dei conti? Stava già per morire, mal che andava avrebbero solo velocizzato la cosa, ma lì affianco a lei c'era Ityu e a lui non avrebbero dovuto nemmeno avvicinarsi.

Tre anni prima.

《Kejsi quale di questi cuccioli hai scelto?》

Kejsi aveva di fronte a sé una marea di batuffoli scodinzolanti, ma uno più di tutti aveva attirato la sua attenzione. Era il più piccolo della cucciolata e il più paffuto, ma nonostante il suo svantaggio in dimensioni si faceva strada fra tutti gli altri non essendo da meno a nessuno.

Lo prese in braccio e lo guardò negli occhi, il cucciolo fece lo stesso e in quel preciso istante si creò un legame, un legame unico ed intenso. In quello sguardo c'era intesa, fra di loro si erano già capiti, in un semplice breve sguardo.

《Questo mamma.》

《È sicura signorina? Quest'altro verrebbe su molto meglio dal punto di vista fisico, la struttura, il portamento...》

L'allevatore le mostrò un altro cucciolo molto più grande e col pelo più lucido, quello che era considerato il migliore della cucciolata, ma come lo prese in braccio, niente, era semplicemente un cucciolo come un altro.

《No non ci sono dubbi, è questo.》

Il cucciolo la seguì fin da subito, sin dal primo giorno. Era inseparabile da lei, la sua ombra, dove andava Kejsi andava lui. Apprendeva da lei ogni giorno di più, insieme a lei cresceva e sperimentava i suoi limiti, si facevano male insieme, si divertivano insieme, si proteggevano a vicenda e tutto ciò che lei faceva lo voleva fare anche lui, diventando molto più di un cane, ma bensì un compagno di viaggio.

...

《Allontanatevi. Non lo ripeterò un'altra volta.》

Disse con tutta la forza che aveva ancora in corpo.

《Altrimenti che ci fai eh?》

《Sì fratello, sono proprio curioso di vedere cosa riesce a fare...》

《Lei forse non molto, ma io sì.》

Si sentì il clic di un fucile e i ragazzi si girarono all'istante. Amos era appena tornato, assistendo alla scena raccapricciato e con il fucile sempre a tracolla, ora gliel'aveva puntato contro.

《Ora sparite da qua. Non vi è bastata la bomba? Volete pure un buco in testa?》

I ragazzi alzarono le mani in segno di resa, ma con un ghigno sempre ben stampato in faccia.

《Certo certo fratello, ora ce ne andiamo, stavamo solo ammirando l'ultimo esemplare donna rimasto sul pianeta, a quanto pare non è rimasto un granché...》

Disse ridendo. Amos in risposta abbassò di mezzo il grilletto del fucile.

《Okay, okay. Andiamo fratello, qua non c'è buona aria.》

Disse andandosene, lasciando uno sputo sul pavimento.

《Stai bene Kejsi? Ti hanno toccata?》

《No che non l'hanno fatto, c'è Ityu con me, ricordi?》

《Vero, hai ragione, lui è un vero lupo.》

Amos diede una carezza ad Ityu per la prima volta e lui si lasciò accarezzare.

《Cosa ci facevano qua?》

《Volevano droga, hanno detto che è l'unico ospedale rimasto per chilometri con ancora medicinali e che è scoppiata una guerra nucleare a livello mondiale, non solo qui.》

Amos pesò ogni singola parola uscita dalla bocca di Kejsi, era molto probabile che quella che le era stata detta fosse la verità.

《Kejsi quel tipo di gente è pericolosa, se volevano la droga e non troveranno altri posti dove prenderla torneranno non c'è dubbio e probabilmente torneranno armati dopo la mia minaccia. Dobbiamo spostarci da qui.》

Lei annuì con il capo, incapace di poter fare molto altro.

《Sono riuscito a trovare i medicinali che ti servono, ti ho preso della morfina per il dolore e della cefoxitina per evitare la comparsa di infezioni, poi una crema con fitostimoline che dovrebbe aiutarti a rigenerare i tessuti... sì, mi sono letto una marea di foglietti illustrativi, per quello ci ho messo tanto... ora ti porto in pronto soccorso, lì saremo più al sicuro e probabilmente troveremo tutte le altre cose che ci mancano.》

《Amos...》

《Si?》

《Grazie.》

Kejsi cercò la sua mano e gliela strinse in segno di ringraziamento, lui la strinse a sua volta e le sorrise.

《Non eri obbligato ad aiutarmi, sono soltanto un peso per te...》

《Nemmeno tu lo eri, eppure lo hai fatto e poi a quanto pare l'intero mondo è a pezzi, dove vuoi che vada?》

Le disse facendole l'occhiolino.

《Amos, ho tanta sete...》

Lui la guardò in volto, stava pian piano perdendo i sensi, le labbra si stavano seccando a dismisura e le occhiaie si stavano facendo sempre più profonde. Aveva bisogno di una flebo di liquidi e soluzioni saline e al più presto.

La portò in pronto soccorso e cercando di nasconderle l'ansia e il panico che lo pervadevano non essendo un dottore e datando le sue esperienze a ormai più di un decennio passato, cercò una cosa alla volta di aiutarla. Prima di tutto le diede la morfina in compresse, ci avrebbe messo più tempo a fare effetto ma sarebbe durato più a lungo. Subito dopo le diede i farmaci antibiotici, avrebbe dovuto prenderli ogni giorno probabilmente per almeno due settimane e poi arrivò la parte più complessa, quella delle ustioni alle gambe. Sapeva che i tessuti necrotici sarebbero dovuti essere asportati e sostituiti con quelli sintetici, ma lui non si sentiva pronto per fare un lavoro del genere. Si concentrò su quello che poteva fare al momento, ovvero: disinfettare le altre zone, rimuovere i residui degli abiti e mettere pomata e garze in abbondanza sperando in una guarigione dei tessuti.

La cosa fu molto dolorosa per Kejsi, che senza anestetici svenne di nuovo, lasciando solo Amos a fare tutto il lavoro che durò diverse ore. Una cosa aveva attirato la sua attenzione, un ciondolo d'oro che portava sul collo, era una delle poche cose rimastele addosso e si chiese cosa contenesse, ma per rispetto nei suoi confronti non lo aprì e rimandò quella curiosità a un altro momento. Finito il tutto si ritenne piuttosto soddisfatto. Non era un dottore, ma sosteneva di aver fatto decisamente un buon lavoro.

Kejsi però non si era ancora svegliata, le mancavano liquidi, in realtà mancavano ad entrambi, la stanchezza e la disidratazione lo stavano mettendo fuori gioco. Uscì fuori dal pronto soccorso ad osservare le stanze di degenza, sicuramente nella fretta avevano lasciato qualche sacca di liquido già pronta appesa da qualche parte, sarebbe bastato cambiare l'ago e il gioco era fatto.

Si ripeteva tutto questo nel cervello, ma allo stesso tempo aveva una paura tremenda di sbagliare qualcosa. Magari una piccola cosa anche stupida, ma che avrebbe potuto far degenerare la loro situazione già precaria. La verità era che nessuno sarebbe venuto ad aiutarli quindi male per male, tanto valeva provare.

Prese due sacche, degli aghi nuovi e tornò giù in pronto soccorso da Kejsi trovandola ancora senza conoscenza. Prima provò ad infilarsi la flebo nel suo polso, attese qualche minuto, poi vedendo che non c'erano effetti collaterali mise la flebo anche a Kejsi. Dopo averla tenuta sott'occhio per qualche altro minuto si addormentò anche lui distrutto sul letto accanto, accompagnato da Ityu che era saltato su sdraiandocisi vicino.

Passarono un altro paio di ore e Amos si svegliò senza trovare né Kejsi né Ityu. Si alzò di scattò dal letto e cominciò a guardarsi in giro, non poteva essersene andata, doveva essere lì da qualche parte. Iniziò a chiamarla a gran voce, non vederla intorno gli metteva molta ansia, non poteva lasciarla da sola. Fece per uscire quando sentì un rumore dalla porta accanto.

Corse ad aprirla e con suo grande sollievo dentro c'era Kejsi.

《Okay che è l'apocalisse, ma non si bussa più in bagno?》

《Kejsi non dovresti stare in piedi, che ci fai qua dentro? Perché non mi hai chiamato?》

《Stavi dormendo, non volevo svegliarti...》

《Per favore la prossima volta svegliami, ti prego. Ti serve una mano?》

《No, grazie. Volevo solo vedermi allo specchio.》

Amos la guardò e gli calò un velo di tristezza. Nessuna ragazza, mai, avrebbe dovuto ritrovarsi allo specchio in quello stato.

《Forse dovrei tagliarmi i capelli che dici? Sono troppo lunghi.》

Disse trattenendo le lacrime, facendo finta che quella fosse la cosa che più potesse saltare all'occhio.

Amos si avvicinò e la guardò con dolcezza, le prese il viso tra le mani e le accarezzò i capelli.

《Se vuoi puoi tagliarteli, staresti bene anche con i capelli corti...》

Le scese una lacrima dalla diga piena che stava trattenendo.

《Puoi farlo tu? Ho paura di fare un brutto lavoro...》

Gli porse in mano delle forbici appuntite.

《Sei sicura?》

《Sicura.》

Amos non aspettò di guardarla negli occhi per vedere incertezza, sapeva già che ciò che lei aveva deciso era irrevocabile. Si posizionò dietro a lei davanti allo specchio, lentamente fece scivolare i capelli una ciocca alla volta fra le sue dita fino all'altezza delle spalle e lì, tagliò.

Una volta finito, sul pavimento c'era una marea di capelli biondi sporchi di cenere. Kejsi si girò a guardarli e le scese un'altra lacrima. Amos mise via le forbici e non riuscendo più a starle distante l'abbracciò, stando attento a non farle male. Lei era alta e forte, ma fra le sue braccia era piccola ed esile, come un rametto, se l'avesse stretta troppo l'avrebbe potuta spezzare, così fece molta attenzione nel stringerla a sé. Poteva sentire ancora la vita scorrere forte dentro di lei, il suo calore, la sua voglia di farcela e di lottare. Era quasi morta, ma dentro, ne era certo, era viva più che mai.

Kejsi aveva avuto il suo primo grande confronto con sé stessa, finora erano stati gli altri a descriverla, ma in quel momento davanti allo specchio si era vista davvero coi suoi occhi per la prima volta. Tutto era cambiato, la sua pelle, il suo sguardo, il suo sorriso, ma se guardava bene riusciva ancora a scorgersi. Era sempre lì, aveva lottato per la vita ed ora era lì, viva, e con sé portava i segni di quella lotta, e non solo, ora portava anche i segni dell'amore e della cura che un uomo completamente sconosciuto aveva avuto per lei. Dietro a tanto orrore e a tanto dolore riuscì a scorgere anche del bene.

Una cosa era certa, da lì in poi tutto sarebbe dovuto cambiare, anche lei sarebbe dovuta cambiare e avrebbe iniziato da una delle cose a cui più era affezionata, i suoi capelli.

Avrebbe chiesto ad Amos, di lui si fidava, senza di lui sarebbe stata già morta, ma come Amos lo fece, il fatto compiuto la riportò ancora una volta dolorosamente alla realtà e le scappò un'altra lacrima.

Il suo abbraccio fu la cosa più bella e spontanea di tutta la giornata, se quella notte fosse morta almeno avrebbe portato con sé non solo dolore, ma anche la gioia di questo piccolo gesto spontaneo d'affetto. Nelle sue braccia si sentiva al sicuro, Amos era molto più grande di lei e senza ombra di dubbio era molto più forte di lei. Era un uomo in tutto e per tutto, sia nel fisico che nel carattere e in tutta questa catastrofe non poteva far altro che pensare che almeno c'erano lui ed Ityu.

Il sole ormai era sparito da un pezzo ed entrambi erano esausti, Amos sprangò per sicurezza tutte le porte del pronto soccorso e l'aiutò a sistemarsi nel letto, prese un paio di coperte sia per lui che per lei e sistemò il letto vicino al suo per controllarla durante la notte.

Kejsi aveva paura ad addormentarsi, temeva di non risvegliarsi il giorno dopo. Amos le prese la mano e le disse di stare tranquilla, che qualsiasi cosa fosse successa durante la notte lui sarebbe stato lì pronto ad aiutarla. Questo la aiutò a socchiudere gli occhi, guardò il muso di Ityu intento a salire anche lui sul letto per starle accanto, gli diede una carezza, sorrise e fu l'ultima cosa che vide perché cadde in un sonno profondo.

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