34.

La scena fu piuttosto esilarante. Se gli altri lo avessero visto di sicuro gli avrebbero riso dietro o quanto meno preso per matto, eppure funzionò.

Mise Ityu sulla moto e con la corda lo legò intorno alla sua vita in modo che fosse assicurato e non potesse cadere. Il tragitto fu divertente anche se arduo, il vento freddo li sferzava e il lupo impaurito cercava di aggrapparsi con gli artigli al sellino meglio che poteva.

《Mi farò perdonare bello... promesso.》

Dopo un paio d'ore e un paio di pause lungo la strada arrivò all'appostamento di Vittorio e Vanessa, ma vi trovò solo lei.

《Amos!! Mio Dio incominciavamo ad avere paura...》

Sorrise a trentadue denti e si alzò di scatto dalla sedia per accoglierlo.

《Purtroppo ci è voluto un po' più del previsto, ma Vittorio dov'è?》

Disse scendendo dalla moto e slegando un Ityu che se avesse avuto le labbra avrebbe baciato la terra.

《È andato all'incontro con il Boss, tornerà verso sera. Ma raccontami tutto! L'hai trovata?》

Amos si accomodò sulla sedia pieghevole color panna che la ragazza aveva posizionato davanti al furgoncino, rendendo il tutto più simile a una piazzola per camper che a un appostamento di fortuna.

《Sì, Kejsi sta bene, solo che...》

Fece una lunga pausa e Vanessa lo guardò con occhi comprensivi invitandolo a continuare.

《Solo che... lei si trova bene lì dentro. Si è fatta anche degli amici, è convinta che da lì verrà il futuro per il nostro pianeta.》

《Quindi lei non sa come sei arrivato né quale sia il tuo vero scopo...》

Lui abbassò lo sguardo e serrò le labbra per qualche secondo prima di espirare sommessamente.

《No. Non sa nulla》

A sua volta anche lei abbassò lo sguardo. Riusciva a comprendere più di chiunque altro il peso di certe decisioni. Così cambio argomento.

《Com'è il campo? Ha qualche punto debole? Hai scoperto qualcosa?》

Amos distese le gambe appoggiando la schiena al piccolo sedile e incominciò a raccontarle tutto.

《È una maledetta fortezza inespugnabile. La recinzione elettrica ha una sola porta d'entrata e lungo tutto il perimetro ci sono torrette arredate con deliziosi cecchini pronti a sparare alla prima foglia che vedono muoversi troppo vicino al campo. Ti dico solo che hanno provato a spararmi, per fortuna Kejsi è intervenuta...》

Vanessa aveva gli occhi fuori dalle orbite a sentirlo, a quanto pare era mancato davvero troppo poco al peggio.

《Quindi, come facciamo?》

Amos si grattò la testa pensieroso.

《Non lo so, ho bisogno di più tempo. Stamattina però ho scoperto che sono alla disperata ricerca di una donna, Sara Bordins, una famosa scienziata nucleare.》

La ragazza corrucciò la fronte.

《Una scienziata nucleare? E a cosa gli serve?》

《È quello che devo scoprire, ma dev'essere importante perché sia Giacomo in persona a cercarla. Invece in città come va? Cosa sta succedendo?》

Vanessa a sua volta si appoggiò allo schienale della sedia e sospirò.

《Niente di buono, o meglio, le cose sono migliorate in un certo senso, ma il Boss sostiene che sia solo la calma prima della tempesta.》

《Cioè? Che vuoi dire?》

《La spia di Giacomo gli ha imposto di aumentare i premi per chi combatte, sta elargendo tzar e risorse a molte più persone, sembra veramente ci sia speranza in quel posto. Tantissima gente si sta radunando in città attirata dalla sua generosità.》

《Hai ragione. Non sembra promettere nulla di buono, hai idea del perché? Il Boss ha qualche intuizione?》

Vanessa incrociò le mani sul ventre e scosse la testa per dire "no".

《Se è veramente la calma prima della tempesta devo sbrigarmi a scoprire cosa ha in testa Giacomo. Di sicuro sta tramando qualcosa, mi ci gioco la pellaccia che è tutto collegato. È maledettamente furbo e infido, un freddo calcolatore con la propensione all'omicidio.》

《Devi stare attento a non esporti troppo, se ti scoprono siamo tutti spacciati...》

Amos si alzò dalla sedia e richiamò Ityu, che stava correndo su e giù rotolandosi nella terra, per tornare alla moto.

《Lo so, ma devo provare, più stiamo dentro quel campo più Kejsi... beh, sì... insomma, devo farla finita con questa storia. Giacomo non è una bella persona ed è ora che tutti lo capiscano.》

Diede un abbraccio a Vanessa, che venne assaltata anche dalle zampe giocose di Ityu, e poi tornò alla moto.

《Tornerò appena posso, intanto vedete di scoprire cosa trama quella maledetta. Dai un abbraccio da parte mia a Vittorio.》

Vanessa annuì. Lui salì di nuovo in groppa alla sua moto, accompagnato da uno scontento Ityu, e tornò dai suoi compagni nella piccola cittadina. Doveva cercare qualcosa da portare all'addestratore, doveva far risultare credibile la sua assenza a Dario.

《Novità?》

Il Boss si passò una mano piena di anelli d'oro nei cappelli unti, lisciandoli, aspettando una risposta.

《No, ancora nulla, ma arriverà ne siamo sicuri. In città?》

Il Boss si leccò le labbra inumidendole e si asciugò la bavetta con il pollice.

《Mi sta facendo mantenere la stessa politica, ma ho visto una cosa strana...》

Vittorio aguzzò occhi e orecchie.

《Cioè?》

《Non ho idea di cosa si tratti, non ho mai visto una cosa del genere. È un piccolo aggeggio metallico, simile a una piramide d'acciaio e sulla cima c'è una lucina blu lampeggiante.》

Vittorio si fermò un attimo a riflettere, ma nemmeno a lui pareva qualcosa di famigliare.

《Non puoi chiederle spiegazioni?》

《Stai scherzando? Non dovrei nemmeno averlo visto quel "coso", ho sbirciato dalla fessura della porta della camera quando pensava di essere sola. Probabilmente, se sapesse che io so, mi taglierebbe la gola senza pensarci due volte.》

《Devi scoprire di più! Dev'essere una cosa importante...》

Il Boss incrociò le mani sopra il suo gonfio ventre e disse aspro:

《Ragazzino pensi che piova manna dal cielo? Se Amos non si da una mossa io posso fare ben poco. Deve scoprire cosa ha in mente quell'assassino degenerato.》

Vittorio allungò le braccia lungo il corpo in segno di resa.

《Torno da Vanessa, spero ci rivedremo con notizie migliori.》

Quando tornò nella piccola cittadina, incominciò ad esplorare più in fretta che poteva la parte est, ma non trovò molto.

《Dai Ityu annusa, trova qualcosa ti prego... non possiamo tornare a mani vuote.》

Il lupo iniziò ad annusare l'aria proprio come in addestramento. Ci volle un po' ma finalmente abbassò le orecchie e puntò. Il suo sguardo era indirizzato a un garage semiaperto, alla base di un piccolo palazzo.

Si abbassò per capire cosa ci fosse dentro, ma era tutto buio e non riusciva a vedere nulla. Ityu continuava ad avere le orecchie basse e a puntare dentro il garage. Che ci fosse un uomo? Cibo? Un ordigno? Droga? Cosa sarebbe stato meglio trovare? Cibo sicuramente.

Prese il fucile dalla spalla e lo portò avanti a sé. Provò a tirare su la saracinesca ma non accennava a spostarsi di un centimetro.

《Okay, fermo bello. Vado prima io.》

Ityu si sedette, mentre Amos si abbassò strisciando sui gomiti per ispezionare l'interno.

C'era un silenzio inquietante. Come entrò con le braccia e la testa, il vento sparì. Era molto più caldo. Cercò di scrutare qualcosa nelle vicinanze, ma i suoi occhi non erano ancora abituati al buio e non riusciva a vedere nulla. Si addentrò ancora. Ormai era con l'intero busto nel garage. Sembrava tutto estremamente tranquillo, forse troppo, ma ormai era dentro, doveva accertarsene.

Si trascinò ancora avanti, fino alle ginocchia, quando vide qualcosa nascosto nell'angolo.

Più che qualcosa, era un odore, o meglio, una puzza di putrefazione. Gli provocò un conato di vomito. Alzò il cane del fucile e trascinò dentro il restante di sé per riuscire ad alzarsi in piedi. Da disteso non sarebbe riuscito a difendersi da niente e nessuno.

Come fu in piedi puntò il fucile nell'angolo e Ityu strisciò veloce dentro piazzandosi al suo fianco.

Si guardò velocemente intorno cercando un interuttore o qualsiasi altra cosa, ma non trovò nulla. Poi si ricordò di poter usare il mirino luminoso del fucile.

Non era molto, ma almeno riusciva a dargli una percezione della distanza e degli eventuali ostacoli. Qualsiasi cosa ci fosse in quell'angolo non si stava muovendo da lì. Si avvicinò piano, mettendo con attenzione un piede davanti all'altro. Poteva sentire il suo battito rimbombargli nelle orecchie, quel silenzio lo stava snervando.

Come arrivò alla distanza di qualche metro si accorse che era un cadavere e che indossava la sua stessa divisa. Iperventilò nella paura che fosse uno dei suoi compagni e si avvicinò ancora di più per averne certezza, ma per fortuna era un uomo che non aveva mai visto. Doveva essere lì già da un po' perché dei vermi gli stavano uscendo dalle ferite decomponendolo pezzo dopo pezzo.

Come il battito gli si stava regolarizzando sentì il portone del garage chiudersi di colpo. Una trappola.

Alzò il fucile verso l'uscita ma in un batter d'occhio si ritrovò un coltello puntato alla gola. Peccato che non era stato puntato a quella di Ityu che prontamente azzannò il braccio dell'aggressore dando il tempo ad Amos di liberarsi dalla presa e puntargli il fucile contro.

Lo sconosciuto, caduto a terra, alzò le mani in segno di resa. In viso aveva una maschera antigas integrale e un cappotto nero lunghissimo ricopriva la sua intera figura.

《Chi sei?》

Lo sconosciuto esitò un attimo, poi si tolse la maschera per guardare Amos negli occhi. Non era uno sconosciuto. Era una sconosciuta: una donna. Una donna molto bella per giunta. Aveva i capelli biondi tagliati molto corti, quasi come un maschio e gli occhi di un azzurro luminosissimo.

《Non mi uccidi? Non mi trascini via?》

Amos le levò il coltello di mano e le disse di alzarsi, abbassando il fucile.

《Prima rispondi tu alle mie domande, poi io risponderò alle tue. Perché mi hai teso questa trappola?》

La donna esitò un po' osservandolo. Le sembrava diverso dagli altri, i suoi modi erano incredibilmente gentili.

《Venite a rapire la gente o a ucciderla, che dovrei fare secondo te? Darvi un abbraccio?》

《Come ti chiami?》

《Sara.》

Amos strabuzzò gli occhi, quello era il destino o il caso più fortunato al mondo.

《Sara Bordins?》

La donna rimase anch'ella interdetta e stupita.

《Mi conosci?》

《No, ma conosco Sofia, tua figlia.》

La donna scoppiò in lacrime coprendosi la bocca con le mani ed Amos abbassò definitivamente il fucile, comandando a Ityu di smettere di ringhiare.

《Dov'è? Sta bene? Ti prego portami da lei!》

《No, aspetta, non posso...》

Amos le spiegò del campo e di Giacomo. Non era sicuro portarla lì ora come ora, chissà per quali scopi l'avrebbe utilizzata.

《Se è come dici mia figlia è in pericolo, devi portarla da me!》

《Tranquilla è in buone mani, anche mia moglie è dentro il campo e fidati che proteggerebbe Sofia a costo della vita, non ti devi preoccupare. Hai idea del perché potresti essere utile a una persona come Giacomo? Qual era lo scopo della tua ricerca prima della guerra?》

《Stavamo lavorando a un nuovo prototipo di fonte energetica a base nucleare, completamente pulita e facilmente trasportabile. Una cosa piccola quanto una borsetta da donna per intenderci, ma capace di alimentare un'intera città. Era un progetto ambizioso, ma ancora in fase sperimentale, ci hanno rubato i progetti poco prima dello scoppio. Ovviamente avrebbe rivoluzionato il commercio, se funzionava avrebbe mandato in rovina moltissime compagnie elettriche... un hacker è entrato e ci ha rubato tutto. Peccato che poi è venuta la bomba e tutto è andato in malora definitivamente così come la speranza di recuperare quei file.》

《Interessante, ci credo che valeva molto, avrebbe rivoluzionato il sistema energetico dell'intero pianeta... valeva miliardi, penso ti avrebbero uccisa se fosse servito a bloccare il tuo progetto, se non peggio.》

Fece una pausa e poi riprese.

《Che Giacomo voglia ridare energia al campo in questa maniera... non lo so. Finché non scoprirò il suo vero scopo non è prudente farti avvicinare a lui.》

La donna alzò le spalle.

《Posso rimanere qui. So difendermi, come vedi conosco i vostri metodi, quel verme è la mia esca.》

Amos diede una veloce occhiata al corpo e poi la guardò alzando un sopracciglio in senso di domanda.

《Quel corpo è imbottito di droga, i vostri cani la fiutano e ci cascano sempre.》

Sara sorrise vantandosene.

《Ci attiri qua per ucciderci quindi?》

Il sorriso vanitoso sparì davanti alla sua serietà.

《Solo quando ne vedo qualcuno nelle vicinanze, se posso evitare lo scontro lo faccio, ma se temo mi trovino preferisco avere un po' di vantaggio...》

Amos la guardò per storto.

《In realtà il poco vantaggio che avevi prima, l'hai perso miseramente.》

Sara si strinse nelle spalle, sapeva che aveva ragione, ma ammetterlo le costava troppo.

《Non sei al sicuro qua. Ho delle persone che possono aiutarti, prenderai la mia moto e andrai da loro. Dì che ti manda Amos, ti proteggeranno e appena avrò notizie verrò da voi.》

Le spiegò come fare e dove andare, dopo averla rassicurata ancora una volta che avrebbe personalmente protetto sua figlia, e la portò al suo mezzo.

La donna si rimise la maschera, chiuse il primo bottone del cappotto, salì in sella alla moto e liscia come l'olio sparì in velocità verso Vanessa e Vittorio. Era una donna in gamba non c'erano dubbi ed avere evitato che finisse tra le mani di Giacomo era già una grossa vittoria.



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