32.

Creò un alone di sicurezza intorno ad Amos per lasciarlo respirare e farlo riprendere. Stava combattendo strenuamente con tutte le sue forze a destra e a sinistra, su tutti i fronti per impedire ad altri famelici di avvicinarsi a suo marito.

Nel suo sguardo non c'era paura, c'era il ruggito potente e fiero di una leonessa che avrebbe ucciso chiunque si fosse avvicinato al suo compagno.

Come Amos si riprese, alzandosi di nuovo in piedi, e la vide quasi inglobata dai corpi dei famelici, le urlò di spostarsi e tirò l'ultima granata. Li fece andare a fuoco emettendo un'orrenda puzza di bruciato dai toni acidi simili alla soda caustica, ma ciò non bastò ad arrestarli.

《Ora! Sali!》

Kejsi corse, saltò sulla sua schiena che gli funse da trampolino e con un balzo arrivò in cima al muretto. Gli tese di nuovo il braccio sinistro per aiutarlo a tirarsi su mentre con l'altro continuava a mitragliare i famelici. Era fisicamente al limite, ma il pensiero di Amos sbranato le aveva fatto scattare un qualcosa dentro che non aveva limiti e che era decisamente potente. Una forza al di fuori di quella fisica. Che fosse quello il segreto per vincere la stanza?

Tra le urla, il sudore e la gamba fuori uso Amos riuscì a tirarsi su. Come furono dall'altra parte videro la strada principale soleggiata alla fine del vicolo. Kejsi mise il braccio di Amos sopra la sua spalla e lo aiutò a correre zoppicando verso l'uscita.

Erano sporchi, sanguinanti, increduli di come tutto si fosse trasformato velocemente in un incubo. Trattennero il respiro fino a che arrivarono alla strada principale, come se solo lì potessero essere al sicuro, ma non fu così.

I palazzi, prima vuoti e grigi, ora lasciavano apparire dalle finestre branchi di famelici pronti a correre in strada. Potevano sentirli spostarsi in massa, mentre scendevano giù dalle scale, facendo rimbombare i loro passi pesanti tra le mura dei palazzi. Come fossero dei tamburi eccheggianti morte. Fra poco si sarebbero ritrovati di nuovo circondati e senza granate.

Amos imbracciò l'FN SCAR e Kejsi l'M4, si misero schiena contro schiena pronti a coprire tutti i lati col fuoco. Le strinse forte la mano per farle sentire la sua presenza, qualsiasi cosa fosse successa sarebbero rimasti uniti.

Kejsi era concentrata e stava già studiando i possibili obiettivi strategici non dandosi per vinta. Vide che sopra le porte di tutti i palazzi c'erano pezzi di muro mal ridotti che sfioravano il crollo.

《Amos! I muri! Spara sopra tutte le porte!》

Lui capì al volo il suo piano e incominciò a sparare a raffica insieme a lei sulle mura cadenti. Funzionò e il crollo bloccò l'uscita dei palazzi. Le macerie chiusero, appena in tempo, all'interno i famelici accalcati.

Spararono su tutte le palazzine urlando a squarciagola, come un leone e una leonessa, per far sentire forte a tutti cosa gli aspettava se si fossero avvicinati. Riuscirono a bloccarle tutte tranne una, perché non fecero in tempo. Quei famelici li avrebbero dovuti affrontare corpo a corpo.

Kejsi era pronta: piegata ammortizzando sulle ginocchia, coltello a serramanico sulla sinistra e M4 sulla destra. Amos aveva spostato il peso sulla gamba buona e con entrambe le mani teneva saldamente il suo fucile, avrebbe difeso Kejsi con la sua stessa vita se fosse stato necessario.

I famelici stavano correndo, urlando come dei pazzi scomposti. Grida che avevano ben poco di umano. Come un fiume che esonda da una diga si stavano avvicinando a gran velocità per travolgerli.

Kejsi guardò Amos negli occhi e vi trovò la sua stessa determinazione. Avrebbero venduto cara la pelle.

Stavano per essergli addosso. Innalzarono un grido di guerra, come se fosse l'ultima cosa che gli potesse uscire dai polmoni prima di morire. Ma delle luci rosse lampeggiarono, lasciando di nuovo trasparire le pareti nere della stanza, insieme alla porta.

Si precipitarono ad aprirla per correre fuori come due ossessi. Come si aprì caddero a terra -esausti- sul gelido pavimento, che per quanto freddo e duro non aveva niente a che fare con quello granuloso e maledetto di quella stanza.

《Guarda un po', ce l'avete fatta.》

Giacomo li stava osservando dall'alto, vicino al computer esterno alla porta, intento ad armeggiare con driver e codici.

《Cosa... sei... sei stato tu?》

《Non avevate il permesso di entrare e lo sapevate, non è una sala giochi e ne avete pagato le conseguenze.》

《Tu... tu... stavi per farci morire ammazzati in una maledetta stanza virtuale!!》

Amos era fuori di sé, ma in condizioni di inferiorità fisica per affrontare un eventuale scontro.

《Non siete due civili qualunque, tu sei un soldato e lei è la miglior cecchina che abbia mai visto. Vi è stato solo d'allenamento.》

《Stavamo per morirci pezzo di...》

Kejsi intervenne, interrompendolo.

《Quello che abbiamo visto... dimmi la verità..》

《Sì. Quello che avete visto è una simulazione esagerata a scopo di allenamento, ma è la realtà. Molte persone colpite violentemente dalle radiazioni si sono deformate sviluppando orrendi tumori e molti in mancanza di cibo si sono ritrovati a mangiare la carne della propria specie.》

Amos strabuzzò gli occhi, nulla di tutto ciò era presente nella città dov'era stato lui, che Giacomo stesse mentendo per spaventarli? No, purtroppo se c'era una cosa sicura era che Giacomo non mentiva mai.

《Non ho incontrato nessuno così venendo qua.》

《No, le zone vicino questo campo sono "sicure". Sono poche per fortuna le zone dove si possono fare incontri di un certo tipo, ma se non vengono tenute sotto controllo potrebbero ampliarsi.》

Sia Kejsi che Amos erano visibilmente sotto shock.

《In ogni caso avete dato prova di essere degli ottimi soldati. Non mi sbagliavo su di te Kejsi, sei pronta per allenarti nella stanza. Ah, quasi dimenticavo... avete una baracca tutta per voi, chiedete a Beth.》

Non disse altro, sorrise e se ne andò lasciandoli troppo scossi per ribattere o dire qualsiasi altra cosa.

Kejsi dopo essersi ripresa guardò la gamba di Amos. Aveva bisogno di andare in infermeria e subito, ma lui sembrava preoccupato per tutt'altro.

《Scusami, è colpa mia, non avrei mai dovuto portarti qui...》

《Non pensarlo nemmeno, hai sentito Giacomo... bene o male prima o poi ci sarei dovuta entrare comunque e poi non è stata colpa tua se è partito il driver rosso.》

《Lo so, ma non avrei dovuto farti rischiare... sono stato un stupido, avrei potuto perderti e non me lo sarei mai perdonato. Promettimi che non tornerai mai più lì dentro.》

Kejsi sorvolò sulla promessa, si concentrò su ciò che aveva detto prima e lo baciò. Quel bacio ebbe il sapore di vittoria, di adrenalina, di cuori ancora scalpitanti dall'impresa appena terminata.

《Alla fin fine è stato divertente combattere insieme a te.》

《Ma te sei tutta matta...》

《Forse, ma non vorrei nessun altro al mio fianco se non te, anche mentre combatto.》

Lo baciò con passione, vita e trasporto. Era pronta a morire con lui e lui con lei. Cosa c'era di più potente e devastante di aver provato così tanto in così poco tempo? Il rischio rende l'uomo più vivo che mai.

E Amos si lasciò trasportare dai suoi baci mettendo da parte la rabbia che aveva dentro. Anche in lui il rischio e la disperazione, insieme all'adrenalina, avevano scatenato voglia di lei più che mai. Stava per perderla e invece era ancora inaspettatamente tra le sue braccia. Si ritrovò a stringerla più forte.

《Ti porto in infermeria, ne hai bisogno.》

《E tu? Tu stai bene?》

La baciò mordendole con forza il labbro inferiore per poi baciarlo delicatamente, accarezzandolo con la lingua, come se in quelle labbra potesse scaricare tutta la tensione accumulata e allo stesso tempo lenirla.

《Sto bene, non ti devi preoccupare.》

In infermeria il vecchio dottor Grady li accolse con occhi sbarrati.

《Non riuscivi a stare fuori dai guai nemmeno qualche giorno eh?》

《A quanto pare sono una calamita per guai, specie se questi si chiamano Giacomo.》

La frecciatina colpì subito il dottore che si lasciò scappare un sorrisetto.

《Almeno le nanotecnologie non lasciano rischi di infezione.》

《Conosce la stanza?》

《Certo, a chi tocca ricucire i soldati che si allenano lì secondo te?》

《Noi non volevamo allenarci...》

《Lo immagino, ma sottovalutare Giacomo è il più grosso sbaglio che puoi fare in questo campo. Non si muove foglia che Giacomo non voglia qua dentro.》

Il detto lo fece ridere ma allo stesso tempo riflettere. Aveva maledettamente ragione, non poteva permettersi di sottovalutarlo.

《Ci vorrà un po', ti disinfetterò, ti farò dei punti e ti metterò dei bendaggi. Poi ti farò un'altra radiografia per controllare le costole. Non ti preoccupare Kejsi, niente a cui non si possa rimediare. Consiglio anche a te però di farti visitare poi.》

Kejsi cercò di nascondere al meglio le ferite, non voleva farsi visitare, specie davanti ad Amos. Lui non doveva sapere.

《Sto bene dottore, non si preoccupi. Io vado da Beth così prendo Ityu, le nostre cose e mi faccio dire dove abbiamo la nuova stanza. Poi torno a prenderti.》

Amos annuì. Era così bella quando era premurosa. Anche se in realtà la vedeva bella sempre, anche col broncio, anche ricoperta di sangue e polvere. Ogni gradazione di quella donna gli piaceva, facendolo innamorare sempre di più. Come lei evolveva, evolveva anche il suo amore per lei, ampliandone le sfumature e le intensità. Eppure sentiva che c'era qualcosa di strano in lei, qualcosa che non tornava, specie dopo essere stati in quella stanza.

Appena Kejsi uscì, il dottore si sciolse.

《Se sei qua è solo grazie a lei, se sei vivo è grazie a lei. Giacomo non ti avrebbe mai permesso di restare, fiuta menzogne meglio di un segugio e tu emani un olezzo terrificante. Solo che la tua donna è un'arma troppo potente nelle sue mani e lui non è disposto a perderla... ma stai attento, i suoi piani a volte possono essere sottili e subdoli. Alla fine arriva sempre ad avere ciò che vuole, non ti conviene tirare troppo la corda. Sono abbastanza sicuro che abbia avviato la simulazione del driver rosso con la speranza di non rivederti uscire vivo da quella stanza.》

《Avrebbe ucciso anche Kejsi così...》

《No, avrebbe fatto in modo che non accadesse. Probabilmente è l'unico motivo per cui ha interrotto la simulazione, il fatto che lei non ti abbia mai abbandonato lo ha costretto a salvare entrambi.》

《Ma la simulazione non si poteva fermare...》

《Dall'interno non si può, ma dall'esterno sì. Quel maledetto è furbo come non te lo aspetteresti mai...》

《Perché allora dovrebbe promuovermi a soldato e approvare la mia uscita dal campo se vuole vedermi morto?》

《Non lo so, ma nessuna azione di Giacomo è fatta a caso, un motivo ci sarà sicuramente...》

《Da come ne parli neanche tu sembri nutrirne una gran stima.》

Il dottore alzò le spalle, annuendo come se fosse una cosa scontata.

《Se io sono ancora vivo qua dentro è per il semplice fatto che sono utile e indispensabile. Se così non fosse sarei già morto. Ovvio che non provo simpatia verso chi non esiterebbe a farmi fuori non appena smetto di assolvere ai miei doveri...》

《Non vorresti andartene? Essere libero?》

《Per andare dove? Non c'è più nulla fuori di qua. Sarà una prigione ma quanto meno mi tiene in vita.》

《E questa la chiami vita?》

《Prendo quello che c'è... e al momento al mondo non c'è molto altro, dovresti farlo anche tu.》

《Giacomo è sincero, ma ciò non vuol dire che non nasconda dei segreti. Ne ha fin troppi e io devo scoprirli, scoprire come fermarlo dall'uccidere persone come te, elevandosi a Dio in terra.》

《Stai firmando la tua condanna a morte così facendo ragazzo.》

《Se potrò risparmiare la vita di altre persone, sarò ben felice di farlo.》

《Tu non dici sul serio. Hai la tua donna, la tua famiglia, la gioventù, la salute...più o meno... non buttare via tutto per una lotta che non puoi vincere.》

《Ogni battaglia è persa, finché qualcuno non la vince.》

Il dottor Grady lo guardò negli occhi e ne vide convinzione. Lui lo avrebbe fatto, avrebbe affrontato veramente Giacomo.

《Hai amici all'esterno?》

Amos lo scrutò a fondo, cercando di capire se potesse o meno fidarsi di lui. Decise di farlo.

《Sì, ho dei contatti》.

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