31.

《Ho una sorpresa per te!》

Amos era andato alla torretta di Kejsi per portarla via.

《Esiste una stanza a realtà aumentata dove le cose si materializzano, è nata per gli addestramenti, ma degli ingegneri ci hanno aggiunto driver ricreativi... ti va di provare?》

Si aspettava stupore sul suo viso, ma lei non si scosse più di tanto.

《Me ne aveva parlato Giacomo... mi sta preparando per farmici entrare, ma non sapevo avesse dei driver per puro divertimento.》

《Come? È una stanza pericolosa! Giacomo non deve farti allenare lì dentro! Puoi farti male seriamente se non peggio...》

《I driver hanno diversi livelli di difficoltà, non tutti sono potenzialmente mortali, io dovrei fare quelli base, per ora...》

Amos era tentato di ribattere, ma non voleva rovinare la giornata. Si trattenne e le chiese semplicemente se ci volesse andare per divertirsi.

《Certo!》

Kejsi non aveva paura di provare, anche perché lei ci sarebbe dovuta entrare proprio per testare i driver rossi.

Si diressero nella grande sala conferenze. Come aveva detto Marco non c'era anima viva nei dintorni. Superarono la tenda rossa e apparì una parete metallica con una piccola porta automatica. Amos premette il pulsante dello schermo touch che c'era accanto all'entrata e quella si aprì fluidamente lasciando uscire del fumo bianco.

Dentro non era molto grande, un esagono di circa venti metri quadri. Le pareti erano nere così come il pavimento, ma di un materiale strano, lucido e granuloso che dava una sensazione di brivido al tatto. Vicino alla porta, all'interno, c'era un altro schermo touch di un computerino dove apparivano i driver.

《Stai attenta, non dobbiamo toccare quelli rossi, dobbiamo scorrere fino in fondo a quello di "errore" e lì appariranno quelli verdi.》

《E se invece premessi...》

《NO.》

《Okay, okay, stavo scherzando, non fare il fifone!》

Scorsero l'elenco fino in fondo e apparirono i driver verdi proprio come gli aveva detto Marco: -Ocean, -Galaxy, -Forest, -Everest, -Disco.

《Quale vuoi provare?》

《Proviamo Forest!》

Amos premette il driver e la porta metallica si chiuse.

Le pareti iniziarono a muoversi, letteralmente a muoversi. Come granuli di sabbia trasportati dal vento, i puntini che davano un aspetto granuloso alle pareti si mossero, colorandosi.

In pochi secondi si ritrovarono in una foresta di sequoie altissime. Tutti e due erano spaesati e disorientati, ovunque si girassero c'erano solo alberi. La porta era sparita, solo lo schermo touch era rimasto visibile per consentirgli di cambiare driver e ricordargli che erano in una simulazione.

Più si guardavano attorno più sembrava vero. Riuscivano pure a sentire l'odore del legno e il cinguettare degli uccellini tra i rami.

Camminavano e camminavano senza arrivare mai a un confine. Il paesaggio intorno a loro si spostava e la sensazione di movimento era reale, ma non arrivavano mai alle pareti.

《Che razza di diavoleria è mai questa?》

Guardarono sotto ai loro piedi. Come li alzavano anche i granelli sotto a loro mutavano, spostandosi. Il pavimento sembrava scorrere in base ai loro movimenti, mantenendoli sempre entro i confini della stanza.

《Incredibile...》

《Giacomo mi ha brevemente spiegato. Si tratta di grafene, tra i più sottili materiali in natura. Ha rivoluzionato le nanotecnologie, è mille volte più resistente dell'acciaio e un ottimo conduttore di elettricità.》

《Dev'essere costata una barca di soldi questa stanza...》

《Lo credo anch'io, che dici proviamo a cambiare scenario?》

Amos premette "Everest" e subito le pareti cambiarono lasciando posto a una distesa immensa di cime innevate.

《Ma fa freddissimo! Com'è possibile?》

Guardò lo schermo del computer per vedere se ci fossero delle opzioni.

《Ci sono dei gadget, uno ha il simbolo di un giubbotto, forse alzerà la temperatura...》

Provò a premere il tasto, ma la temperatura non si alzò. In cambio ai loro piedi si materializzarono due parka.

《Non ci credo!! Si possono materializzare pure gli oggetti che scegli dallo schermo!》

Kejsi indossò il giubbotto e sentì subito una piacevolissima sensazione di calore. Non percepiva alcuna differenza da un giubbotto vero e proprio.

《Vuoi sapere che altri gadget prevede il driver?》

Le disse guardandola con sguardo ammiccante.

《Vin brûlé, ti và un po' di vin brûlé io e te?》

Disse imitando la pubblicità della Schweppes.

《Se ci si materializza pure quello non saprei più cosa dire...》

Amos premette il tasto e dal pavimento comparvero due tazze di vin brûlé bollente. Lo assaggiarono ed era tale e quale a quello vero.

《Dai premi un altro driver! Chissà cosa c'è negli altri!》

Kejsi era sempre più entusiasta e anche Amos era eccitato.

《Balliamo un po' che dici?》

Premette "disco" e subito si fece buio. Delle luci strobo iniziarono a brillare e Boa Noite dei Tropkillaz iniziò a rimbombare nelle casse. Guardò nei gadget e vi trovò una lunga serie di cocktails.

《Amore, cosa vuoi bere?》

《Che ne dici di un... mmm... un Gin Fizz!》

Un lungo bicchiere di vetro riempito di Gin, sciroppo di zucchero, limone e soda apparì a suoi piedi.

《Mio Dio, è buonissimo Amos, non ci credo è proprio un vero Gin Fizz!》

《Dici che anche questo tipo di Gin rende ubriachi?》

《Lo scopriremo presto credo...》

Kejsi butto giù in fretta tutto il bicchiere.

《Amore, c'è anche una cosina molto carina... sei pronta?》

Lei alzò il bicchiere al cielo in segno affermativo.

Amos premette il tasto e un abito brillantinato molto corto e aderente si cucì come per magia sul corpo di Kejsi. Era un abito da disco che rifletteva tutte le luci della sala, una scollatura ad incrocio che lasciava scoperta la schiena e uno scollo profondo a V sul davanti che arrivava fino all'ombelico.

Si sentì denudata e provò una sensazione di forte imbarazzo. Al contrario Amos la guardava compiaciuto e divertito.

《Questa stanza è davvero potente!》

《Se mi lasciava nuda direttamente, probabilmente faceva prima...》

《Beh, non mi sarebbe dispiaciuto.》

Disse senza alcuna paura di nascondere il desiderio che gli si vedeva cristallino negli occhi.

Dal nulla si materializzarono delle ballerine che incominciarono a ballargli addosso.

《Ma che...》

Provò a toccarle ed erano vere. La sensazione era proprio quella di sentire altra pelle.

Le nano-ragazze incominciarono a ballargli sempre più vicino.

《Credo di sapere perché hanno creato questo "driver" quei furboni...》

Non finì nemmeno di parlare che Kejsi era già andata a cambiare scenario e aveva premuto "ocean".

《Nessuno ti deve toccare. Nemmeno una maledetta ballerina di grafene!》

Era arrabbiata, ma vederla gelosa di una nanotecnologia gli faceva troppo ridere. La trovava adorabile con quel bel broncio sul muso.

Era ancora concentrato sul suo viso quando si rese conto che sotto ai suoi piedi c'era... sabbia. Incredulo si abbassò per prenderla tra le mani e i granelli gli passarono tra le dita esattamente come avrebbero fatto i granelli di una spiaggia vera. Guardò più in là: vide il mare.

《Dici che...》

《Non ne ho idea... proviamo.》

Avanzarono verso l'acqua fino a metterci i piedi dentro. La sensazione era quella, sembrava veramente di immergersi in un liquido cristallino.

《Non può essere vera acqua, è un bene troppo prezioso per usarlo così...》

《Non lo so, eppure sembra vera, non vedo alcuna differenza né visiva né al tatto...》

Ogni minuto che passavano lì dentro rimanevano più estasiati dall'incredibile potenza di quella stanza.

Amos era palesemente sempre più divertito ed eccitato dalle possibilità straordinarie che avevano lì dentro. Guardò i gadget e c'erano dei costumi da bagno. Non esitò a premerlo e ad entrambi si cucirono addosso due costumi blu.

Avanzarono ancora nell'acqua fino a non toccare più il fondo.

《Com'è possibile? È il pavimento che si è alzato o ci siamo noi sprofondati dentro?》

《Non ne ho idea, ma è fantastico!》

Amos nuotò verso Kejsi e la prese tra le braccia. Era felice ed eccitato. La baciò con voglia e divertimento, gustando ogni suo sapore. Lei fece altrettanto lasciandosi avvolgere dalle sue braccia per poi tradirlo e spingergli la testa sott'acqua.

《Maledetta... vedrai cosa ti faccio ora...》

Amos voglioso la stava inseguendo, ma Kejsi era già diretta verso il computerino per cambiare scenario per sfuggirgli.

Premette "galaxy" e sentirono entrambi una sensazione di risucchio alle viscere, come se fossero stati sottoposti a una forte pressione.

In pochi secondi si ritrovarono letteralmente a fluttuare nella stanza, senza gravità. Intorno a loro innumerevoli galassie luminose dalle sfumature blu e lilla stavano danzando e stelle brillando luminose, così vicine da far sembrare possibile l'afferrarle.

《È... è... non ci sono parole... è bellissimo.》

Amos stava roteando a testa in giù nello "spazio" esattamente come un astronauta e l'universo insieme a lui.

A Kejsi stavano quasi scendendo lacrime dall'emozione. Non aveva mai visto una cosa così bella e di certo mai provata sulla sua pelle. Prese la mano di Amos e la strinse forte ringraziandolo. Lui l'avvicinò a sé come se fosse leggera al pari di una piuma e finirono per roteare uniti nella stanza, in quello spazio che sembrava senza confini.

Si stavano baciando nella più completa assenza di gravità.

Di colpo sentirono i loro corpi riacquistare peso e caddero a terra, sbattendo violentemente sul pavimento.

Si stavano guardando intorno cercando di capire, ma la porta non era riapparsa, il ché voleva dire che la simulazione non era finita.

Le pareti incominciarono a lampeggiare di rosso. Amos si diresse al computer per vedere cosa stesse succedendo, ma trovò lo schermo bloccato.

Le pareti cambiarono scenario, lasciando spazio a una città in rovina dalle strade vuote e polverose. I palazzi grigi, altissimi, prossimi al collasso.

《Dove siamo? Questo scenario non c'era fra i driver...》

《Non lo so, ma lo schermo è bloccato. Dovremmo aspettare che finisca la simulazione...》

Lo sguardo di Amos ora era preoccupato e vigile, i peli gli si erano rizzati e lo stomaco gli si era stretto in una morsa. Aveva paura. Paura che fosse successo ciò che non sarebbe dovuto succedere. A differenza sua Kejsi era tranquilla, incuriosita e attratta dall'esplorare quelle strade per vedere dove portassero.

《Dove stai andando?》

《In realtà non mi sto muovendo da questa stanza, ma visto che non possiamo uscire tanto vale che ci facciamo un giro, no?》

《Potrebbe essere pericoloso.》

《Non siamo nei driver verdi?》

《Sì, ma questo scenario non rientra nella lista e quelle luci rosse non mi fanno ben sperare...》

《In ogni caso non possiamo uscire, qualsiasi cosa sia... dobbiamo andare avanti.》

Amos la seguì passo passo mentre svoltava, angolo dopo angolo, le strade di quella città abbandonata. Non c'era nemmeno un suono. Il più completo silenzio li stava avvolgendo inquietante, a differenza degli scenari precedenti che erano caratterizzati da musica d'atmosfera o rumori naturali. Ma costituiva anche un fattore positivo, se non c'era nessuno, nessuno poteva fargli del male.

Continuarono a camminare tra le rovine quando dal completo silenzio sentirono il pianto disperato di una donna. Kejsi si girò subito verso il rumore con l'intenzione di raggiungerlo, ma Amos la fermò prontamente.

《Non è reale, qualsiasi cosa sia, sta bene là dov'è.》

Le urla della donna si fecero però sempre più forti e strazianti. Erano così crude e reali, che si domandarono da dove avessero potuto prendere quelle registrazioni.

《Kejsi. No. Non andremo lì.》

Lei era tormentata. Le urla di quella donna erano strazianti. Dentro di sé stava sentendo un istinto fortissimo che la spingeva ad andare ad aiutarla, fosse o non fosse una vera donna.

《Ci terremo a distanza, ma dobbiamo vedere cosa succede...》

Amos sbuffò. Sapeva che ormai niente l'avrebbe fermata, nemmeno lui.

Si avvicinarono -cautamente- al luogo dal quale provenivano le grida. Una donna dai lunghi capelli neri apparve vicino a un cassonetto della spazzatura. Era accasciata a terra e, un uomo, visto di spalle, stava sopra di lei. Si avvicinarono ancora -increduli- per capire cosa stesse succedendo.

Kejsi per poco non vomitò.

L'uomo si stava cibando poco a poco della donna, ormai inerme e incapace di difendersi. Anche ad Amos vennero i conati e strinse Kejsi forte a sé, che però nell'avvicinarglisi colpì per sbaglio una lattina, il cui rumore rimbombò nella strada. Attirando l'attenzione del "mostro".

Come si girò verso di loro i conati di vomito raddoppiarono. La bocca era deforme e una grossa escrescenza purulenta gli ingrossava la nuca. Lo guardarono meglio e si accorsero che aveva tre occhi, occhi iniettati di sangue che spiccavano sulla pelle giallastra e malaticcia. Era talmente magro che gli si potevano vedere chiaramente le costole sporgergli dal torace, quasi fosse uno scheletro.

"Radiazioni, queste sono modifiche genetiche da radiazioni... anche alcuni animali di Chernobyl le avevano... fa paura..."

Fu il pensiero inasepttatamente razionale di Kejsi, che stava cercando di immagazzinare tutti i dettagli.

Amos stava osservando l'uomo esterrefatto, quella stanza si stava trasformando velocemente in un incubo.

《Dobbiamo andarcene... subito!》

L'uomo deforme si alzò in piedi e con un grido gutturale sembrò avvisare altri simili della presenza di... cibo. Nella stanza iniziò a lampeggiare una luce rossa e si incominciò a sentire un rumore amplificarsi, Redshift degli Audiomachine sarebbe stata il sottofondo all'impresa che di lì a poco avrebbero dovuto affrontare.

《Corri!》

L'adrenalina iniziò a pervadergli le vene, il cuore gli stava battendo a mille. Cercarono di allontanarsi da lì il più in fretta possibile per ritornare alla strada principale più ampia, ma dalle palazzine precedentemente vuote apparirono altri uomini tali e quali a quello deformato. Tutti apparentemente affamati.

Non avevano vie d'uscita, li stavano accerchiando.

《Guarda i gadget! Magari c'è qualcosa per aiutarci!》

Urlò Kejsi ed Amos si precipitò al computer. C'erano armi: fucili d'assalto M4, e un FN SCAR con slitta Picatinny per torcia e lancia granate EGLM.

《Oh sì.》

Amos premette tutto e prelevò. Lui prese l'FN SCAR e lanciò a Kejsi l'M4. Come ebbe l'M4 tra le mani il suo viso preoccupato sparì, gli occhi smisero di traballarle e le mani di tremare. Ora, il pericolo era lei.

Amos lanciò una granata per aprirsi un varco e urlò a Kejsi di seguirlo. Corsero tra le vie strette della città in cerca d'uscita, ma si ritrovarono in un fondo cieco bloccati da un muro.

Si guardarono. Amos aveva ancora due granate e i famelici stavano aumentando a dismisura, non sarebbero bastate.

Kejsi stava mitragliando a raffica chiunque si avvicinasse oltre una certa linea, ma il flusso non si arrestava.

《Devi salirmi sulle spalle e saltare oltre il muro!》

《Non ti lascio qui, non esiste.》

《Sali e basta, io ti raggiungo.》

《Non dire balle, hai bisogno di me!》

Amos lanciò un'altra granata, poi la prese di peso e la tirò su mettendosela sulle spalle.

《Arrampicati e aiutami a salire avanti! Le granate non basteranno ancora per molto!》

Kejsi si mise il fucile a tracolla e si arrampicò. Arrivata in cima cercò di far presa con le gambe dall'altra parte del muro e gli tese una mano per aiutarlo a tirarsi su.

Amos saltò afferrandole il braccio e, provò, facendo leva con le gambe, ad arrampicarsi. Vide sul viso di Kejsi una smorfia di dolore. Il suo peso le stava facendo malissimo, non sarebbe riuscita a tenerlo ancora per molto. Stava per riuscire ad aggrapparsi alla cima del muretto quando un pezzo di esso, su cui il piede faceva presa, si staccò. Cadde rovinosamente a terra e, per poco, non fece cadere anche Kejsi giù con lui.

I famelici si stavano avvicinando sempre più, ormai li avevano praticamente raggiunti. Amos si rialzò subito e saltò di nuovo per aggrapparsi al braccio di Kejsi. Ormai era diventato rosso e sanguinante per l'attrito provocato dai frammenti dei mattoni rovinati.

Si era quasi tirato su quando un famelico gli addentò un polpaccio. Il dolore fu più reale che mai, così come il sangue che ne uscì e i brandelli di carne che caddero a terra. Urlò e tirò un calcio per levarselo di dosso, ma in breve se ne trovò molti altri accalcati, intenti a trascinarlo giù. Lasciò la presa.

Kejsi non ci vide più. C'era una cosa da cui non si era mai separata da quando Amos gliel'aveva regalata: il coltello a serramanico. Si alzò in piedi e si fiondò giù dal muro buttandosi in mezzo all'orda di famelici per difendere Amos. Era come una leonessa nel difendere i propri cuccioli: pericolosa, letale, con la forza di chi non ha nulla da perdere, perché tutto ciò che conta è lì.

Tirò fuori il coltello con la destra mentre con la sinistra prese in mano l'M4. Piantò il coltello nella nuca dell'uomo che stava azzannando la gamba di Amos facendogli esplodere l'escrescenza purulenta. Schizzò la sua maglietta bianca di una sostanza verde, acida e puzzolente. Non si fece sconvolgere e con l'M4 riempì di pallottole tutti gli altri che stavano attorno. Le sue mani condannavano a morte. Non era Kejsi, era una macchina, una macchina mortale. I suoi colpi erano fatali, tutti andavano a segno. Le si fiondarono addosso numerosi a fauci aperte ma lei gli andò contro con ancora più violenza. Gli saltò addosso, terminandoli veloce uno dopo l'altro, alternando coltello e fucile in una sequenza non umana. Le mordevano braccia e gambe, uno le morse con forza la spalla, ma dopo pochi secondi cadevano tutti morti ai suoi piedi. Non sentiva nemmeno il dolore, il pensiero di Amos a terra era ciò che faceva più male. Con le sue sole mani stava facendo una strage.

Nessuno doveva toccarle Amos. Nessuno.

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