30.

La mattina si svegliò col sole e con un grande mal di testa. Ityu gli aveva dormito a fianco tutta la notte sommandosi al sacco a pelo. Appena riprese coscienza di ciò che era successo si sentì un po' in colpa per non essere tornato da Kejsi quella notte, per non averle parlato e per averla lasciata sola.

Si alzò -barcollando- con qualche giramento di testa. Gli altri stavano ancora dormendo, in gran silenzio prese le sue cose e se ne tornò nella baracca da Kejsi. I sensi di colpa per non averle parlato né provato a risolvere stavano aumentando ogni minuto di più, insieme alla lucidità, ma quando entrò nella baracca c'era solo Beth.

《Dov'è Kejsi?》

《È uscita presto, non mi ha detto dove andava. Dove hai dormito? E io che pensavo che sarei stata di troppo questa notte...》

Disse ridendo, ma Amos non rise, si sentì solo peggio.

Lasciò le sue cose, disse a Ityu di mettersi a cuccia tranquillo ed andò a cercarla.



La trovò nei campi coltivati a cielo aperto vicina agli alveari. Era seduta su una panchina, intenta ad ascoltare il ronzio delle api di prima mattina, quando era l'unico rumore presente.

Si sedette in silenzio accanto a lei cercando di fare il meno rumore possibile. Era così bella: in pace. Aveva gli occhi chiusi e il viso rivolto verso il cielo, la melodia delle api sembrava cullarla insieme al vento e all'odore del miele. Indossava un maglioncino color crema, dei jeans larghi azzurri e un berretto di lana giallo da cui spuntavano due treccine biondissime che le arrivavano fino a poco sotto le spalle. Sembrava una bambina, la sua dolce bambina, incantata nel godersi il suo mondo; non la donna metodica e fredda che appariva quando teneva un fucile in mano. Era solo Kejsi, una Kejsi in pace.

Dopo un po' si girò verso di lui e, aprendo gli occhi in un luminoso sorriso, si avvicinò e gli diede un soffice bacio all'angolo della bocca che Amos ricambiò.

《Dobbiamo parlare.》

《Lo so...》

《Mi succede qualcosa di così strano quando tengo in mano un'arma, mi stacco dal mondo e mi concentro solo su quello... ho così paura di sbagliare che la mia mente non riesce a pensare ad altro. Poi me ne vergogno, ma mi da grande soddisfazione centrare quel bersaglio, rintanarmi in quel luogo sconnesso da tutto... mi fa stare bene... cosa mi succede Amos? Sono sbagliata?》

Sembrava una bambina che, appena entrata nell'adolescenza e assunto le sembianze di una donna, non si riconosceva in essa e faceva fatica a identificarcisi, diventando terribilmente insicura.

《Le tue abilità fanno parte di te. Non devi ignorare le tue doti né reprimerle, ma devi stare attenta alle persone che tenteranno di sfruttarti per questo, approfittandosene, finendo per farti fare cose che non vuoi fare.》

《Ma io lo voglio fare! Questo è il problema, non vorrei, ma lo voglio. Mi sono resa conto che è nella mia natura...》

《Vuoi uccidere altri?》

《No.》

《E allora sta attenta alle persone che ti porteranno a fare esattamente quello, convincendoti che sia la cosa giusta da fare. Perché lo faranno. Giacomo lo farà. E poi quel sangue non ti si leverà mai più dalle mani.》

Kejsi guardò le sue estremità, le sue dita affusolate.

《Non lo sono già?》

《Cosa?》

《Sporche di sangue.》

Le scese una lacrima, una sola.

《Ho paura Amos, ho paura di diventare qualcosa che non voglio essere.》

《Nessuno ti costringerà a essere ciò che non vuoi, non lo permetterò.》

La strinse fra le sue braccia. Non doveva finire così, non avrebbe mai dovuto preoccuparsi di cose del genere, ma il mondo ce l'aveva messa dentro con entrambi i piedi. Quel campo, Giacomo, tutto doveva finire.

《Perché stai così tanto con Giacomo?》

《Mi ha scelta lui, non l'ho voluto io. Mi sta aiutando a migliorare i miei tiri.》

《Ti sta manipolando. Poco a poco. Si sta approfittando della tua abilità per metterti al suo servizio personale.》

《Lo fa perché mi considera un valido elemento su cui investire per proteggere il campo...》

《Kejsi, ti esibisce come una medaglia... ti sta usando.》

《Non veniamo tutti usati? Se non mettiamo a disposizione le nostre abilità, che altro possiamo fare?》

《Lui sta andando oltre questo Kejsi e lo sai... non è una bella persona.》

《È una persona intelligente, razionale e sincera. Questo lo porta a comportarsi seguendo principalmente la ragione, cosa che lo fa apparire una brutta persona, ma senza di lui tutto questo non esisterebbe. Tutti quei bambini sarebbero morti. Nino non ci sarebbe. Sofia non ci sarebbe. Nessuno.》

《C'è modo e modo di fare le cose e quello di Giacomo è giocare a fare Dio!》

《Sembra così, ma alla fine segue solo delle statistiche. Non lo fa per innalzarsi, lo fa per logica.》

《Quindi ora lo sostieni?》

《No, ma lo comprendo.》

《Non è forse la stessa cosa?》

Amos stava piangendo dentro. Kejsi era entrata nel meccanismo, Giacomo l'aveva cambiata e sentiva di starla perdendo ogni giorno di più.

Lei gli gettò le braccia al collo piangendo.

《Io sto male Amos, qualcosa non va dentro di me e qualcosa non va dentro di te, tra noi. Lo sento...》

Lui la guardò -sospirando- cercando di trovare le parole giuste.

《Le cose cambieranno, vedrai.》

《Vorrei essere ancora all'hotel, in quel lettone caldo, senza alcuna forza, ma con te vicino. Sono combattuta dentro, ho mille preoccupazioni. Mi sento stanca, inutile e dolorante, e sento che... ti sto perdendo...》

Amos la strinse forte tra le braccia e anche a lui scese una lacrima.

《Andrà tutto bene Kejsi. Te lo prometto. Farò ogni cosa in mio potere per aggiustare questo casino, non mi perderai mai.》

《Mi spiace per ieri. Non volevo essere così fredda con te, ma quando uso il fucile non riesco ad essere diversa... e mi dispiace se la confidenza che Giacomo si è preso con me ti ha fatto stare male...》

In realtà, Kejsi sapeva che Giacomo dubitava di Amos e l'unico motivo per il quale permetteva che restasse era per accontentare lei, che gli era diventata ormai insostituibile. Ma se si fosse rifiutata di collaborare con lui, non avrebbe potuto continuare a garantire la presenza di Amos. Sebbene si stesse facendo strada da solo ora, lo conosceva troppo bene, sapeva che c'era qualcosa sotto che non le stava dicendo. Lui odiava quel campo, se restava e si impegnava non era di certo per fare un favore a Giacomo, e Giacomo tutto era tranne che stupido.

《Beh, devo dire che mi ha dato molto fastidio sì. Odio che qualcun altro ti tocchi e abbia confidenze di questo genere con te, specie se si tratta di Giacomo.》

Kejsi gli sorrise vicino alle labbra e gli sussurrò con voce flebile ma limpida:

《Sono solo tua Amos, voglio solo le tue mani su di me, non voglio quelle di nessun altro. Desidero solo te, te soltanto. Voglio che tu mi tenga stretta fino a farmi mancare il fiato la notte. Voglio i tuoi baci e le tue carezze. Non ci sono altri per me, specie Giacomo.

Mi sento così debole tra le tue braccia e mi piace così tanto. Mi sento mancare e desidero perdere tutti i sensi con te, per sentire solo ed esclusivamente te. Farmi prendere da te e lasciare che tu abbia ogni parte di me. Con nessun altro potrebbe succedere...》

《E sarà bene. Se qualcuno osa toccarti... non risponderei più delle mie azioni...》

Non riuscì a finire di parlare che Kejsi prese le sue labbra tra le sue con passione, come se fosse assetata e lui fosse acqua. Amos si pentì seduta stante di non aver trascorso la notte insieme a lei. Stava così male senza sentirla accanto, lei era rimasta sola mentre lui era a bere con gli amici. Si sentì uno schifo, ma volle rimediare.

《Cosa devi fare oggi? Che turni hai alla torretta?》

《Ho la mattina e il pomeriggio allenamento con Giacomo, perché?》

《Non puoi saltarlo per una volta? Oggi ho addestramento solo la mattina, mi forniranno alcune mappe per l'esterno e qualche lezione teorica, ma il pomeriggio sono libero e vorrei passarlo con la mia donna.》

《Parlerò con Giacomo, in fondo non ci ha ancora dato nemmeno una stanza tutta nostra... anch'io ho voglia di passare un po' di tempo con mio marito, mi sei mancato stanotte.》

Amos si sentì definitivamente in colpa a quelle parole, niente valeva più di una notte accanto a lei eppure l'aveva lasciata sola per il suo orgoglio ferito. Si sentì uno stupido.

《Stanotte mi farò perdonare, a costo di costruire una baracca con le mie mani e buttare fuori di peso Beth!》

Kejsi si mise a ridere di gusto. Amos la prese in braccio e le diede una scarica di solletico che la fece ridere ancora di più, disturbando il dolce ronzare delle api.

《Dopo pranzo tu sei mia sappilo. Giacomo può andare a quel paese, ti verrò personalmente a prelevare alla torretta. Sai cosa si può fare di divertente in questo campo?》

《Onestamente non ne ho idea, da quando sono qua ho sempre lavorato, non so come ci si diverta...》

《Vorrà dire che chiederò ai miei compagni, sembrano esperti sotto questo punto di vista.》

《Come sono? Gli ho sparato addosso poveri...》

《Tranquilla, alcuni se le meriterebbero le piombate. In ogni caso ti temono tutti, temono più te che me, di gran lunga più te direi!》

《Sicuramente mi odiano...》

《No, figurati. Ti ammirano, poi sanno che sei la mia donna e chi ti manca di rispetto è un uomo morto.》

Le fece l'occhiolino e lei gli fece una linguaccia.

《Te li farò conoscere, sono convinti tu sia una specie di macchina da guerra fatta d'acciaio.》

《Addirittura... beh, dovrò proprio fargli cambiare idea prima o poi allora.》

Gli disse sorridendo, in fondo era felice si fosse fatto degli amici proprio come lei era diventata amica di Beth.

Si separarono e Amos andò a lezione. Quel giorno gli sarebbe stato dato l'equipaggiamento: corda, moschettoni, bussola, carte, fumogeni, coltellino svizzero, pettorina militare per il cane e delle ricetrasmittenti per comunicare con il resto della squadra. Avrebbe dovuto imparare a usare tutto e a coordinarsi con gli altri. L'unica cosa che doveva ancora capire era se sarebbe riuscito a separarsi dagli altri una volta uscito, poteva fidarsi di loro? Non gli sembravano dei tipi ligi agli ordini o dei grandi fan di Giacomo, forse non gli avrebbero remato contro, ma doveva essere cauto.

《Ragazzi sapete cosa si fa di bello qua quando non si lavora? A parte bere...》

《Proprio un astemio abbiamo trovato come amico!》

Disse Remo ironico.

《In realtà questo posto non è stato studiato per divertirsi, ma c'è un nostro amico agronomo che occupandosi della coltivazione della canapa...》

Iniziò Nicola, ma Amos lo interruppe subito.

《Okay ragazzi no. Non è il tipo di divertimento che avevo in mente.》

A quanto pareva almeno però non erano dei tipi ligi alle regole, visto che utilizzavano stupefacenti di nascosto da Giacomo. Non sembravano quelli che al primo sgarro andavano a spifferare tutto al grande capo e ciò gli piacque.

《Potresti andare dietro la sala centrale per le riunioni di campo, lì c'è una piccola stanza a realtà aumentata, è nascosta dietro il tendone rosso del palco per le conferenze pubbliche.》

Disse Marco.

《Cioè?》

《In teoria non si potrebbe utilizzare, ma non c'è mai nessuno a controllare. È una sala virtuale. Puoi scegliere tu le ambientazioni che più ti piacciono nei driver del computer e tutto intorno a te assumerà le sembianze di ciò che hai scelto. Ma anche le cose si materializzeranno vicino a te, non è solo un'esperienza virtuale ma anche fisica.》

《Perché esiste una cosa del genere e non la usa mai nessuno? Che scopo ha?》

《In realtà è una sala avanzata per il combattimento. Solo soldati scelti da Giacomo possono entrarci per allenarsi, perché ciò che viene inserito nel driver si materializza tentando di ucciderti.》

《E perché diamine io dovrei entrarci per divertirmi scusa?》

《Delle buone anime con un cervello informatico hanno inserito all'insaputa di Giacomo dei driver diversi. Sono colorati di verde, a differenza di quelli da combattimento che sono rossi, e hanno scopo ricreativo. Insomma se ci vai vedrai, ma attento a non farti beccare e sopratutto stai attento a non sbagliare driver. Molti non ci vanno proprio per paura di sbagliare, se metti un driver rosso potresti non uscire vivo da quella stanza. Una volta che il driver è avviato non potrai uscire finché non è finita la simulazione.》

《E come faccio a scegliere quello giusto?》

《Devi scorrere in fondo a tutti i driver rossi, troverai un driver con scritto "errore-non funzionante". Devi cliccare proprio lì e ti si aprirà la scelta di quelli verdi.》

《E Giacomo non si è mai insospettito?》

《Penso che onestamente non gli sia mai interessato, non ci vanno molte persone.》

《Eppure non mi sembra così difficile scegliere il driver giusto.》

Marco fece spallucce.

《No infatti, noi l'abbiamo fatto diverse volte senza problemi, ma non a tutti piace. Illudersi che ci sia un mondo diverso fa male quando poi bisogna tornare alla realtà, poi altri hanno paura di essere beccati da Giacomo e altri ancora hanno paura di sbagliare driver. Quindi infine non ci va mai nessuno.》

La cosa stuzzicò notevolmente la curiosità di Amos, più tardi ne avrebbe parlato con Kejsi. Doveva assolutamente vedere quella stanza.


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