29.

《Il nostro Lupo è entrato nel campo?》

《Ancora non lo sappiamo, ma supponiamo di sì. Devono passare più giorni prima che riesca a uscire credo, solo che abbiamo già finito il cibo e l'acqua, dove siamo accampati non passa un animale manco a pagarlo oro...》

Il Boss e Vittorio si erano incontrati alla periferia della città, avevano stabilito che si sarebbero trovati lì ogni due giorni alle ore 11 e l'ansia che uno dei due non si presentasse era molta. Tutto quello che stavano facendo era fragile come una foglia secca d'autunno.

《Sì, lo credo anch'io. Il fatto di avere già qualcuno di sua conoscenza dentro l'avrà aiutato ad avere subito il benestare di Giacomo, ma vorrà testare comunque le sue capacità e la sua lealtà prima di farlo uscire. Bisogna aspettare, ma ho un brutto presentimento.》

《Cosa intendi?》

《La mia donna si sta comportando in modo strano, mi ha chiesto di aumentare notevolmente le vincite, le porzioni di cibo e gli tzar. I suoi ordini sono cambiati e non le è certo saltato in testa dalla mattina alla sera. Giacomo o si è rabbuonito o sta tramando qualcosa e dubito fortemente sia la prima opzione, me lo sento. Sembra tanto la calma prima della tempesta...》

《Dici che proverà a riconquistare la città?》

《Non lo so, abbiamo bisogno di più informazioni. Ora ti fornirò i viveri per i prossimi due giorni; cambiamo orario, ci troveremo alle 10, non voglio che quella si insospettisca a vedermi andare via sempre alla stessa ora. Speriamo che il Lupo abbia trovato qualcosa...》

Passarono tre giorni, Amos e Ityu stavano diventando sempre più affiatati e sempre più bravi nella ricerca, il teleolfatto del lupo non sbagliava un colpo. Kejsi invece, stava diventando sempre più temibile, entrando nelle grazie di Giacomo che ormai la considerava come una medaglia da esibire sul petto. L'aveva trovata, addestrata e ne andava fiero.

Quel giorno Amos avrebbe dovuto sostenere l'esame con Ityu, al quale avrebbe assistito anche Giacomo per discutere l'idoneità degli allievi a uscire dal campo. Quel giorno: era il giorno. Non poteva sbagliare.

Sarebbe stata testata la capacità olfattiva del cane, ma anche quella di non distrarsi dall'obiettivo nonostante rumori e impedimenti. Sarebbe stato un percorso a ostacoli che prevedeva una difficoltà sconosciuta. L'addestratore non si era scucito al riguardo, sarebbe stato Giacomo a sceglierla cogliendo tutti di sorpresa.

Quando gliela presentò fu Amos in primis a stupirsi. Vide Kejsi entrare nel recinto dove era stato allestito il percorso, al fianco di Giacomo.

《Buongiorno allievi. Oggi è il giorno della prima prova, dove vedremo i progressi fatti e testeremo le abilità dei vostri cani per valutare il proseguo dell'addestramento fuori dal campo.》

Fece un passo indietro e fece avanzare Kejsi.

《Lei è la vostra sorpresina.》

Esordì con un sorrisetto malizioso.

《È qui presente oggi per mettervi in difficoltà. Come sapete fra le cose che non dovrebbero spaventare il vostro cane c'è il rumore d'arma da fuoco. Mentre voi correrete verso l'obiettivo lei sparerà vicino ai vostri piedi. Dovrete continuare a correre, voi e il vostro cane, senza bloccarvi. Chi si ferma è fuori.》

《Cosa!? Ma è impazzito? Dovremmo farci sparare addosso da quella?!》

Urlò seccato uno degli altri padroni, ma Giacomo come suo solito non si scompose, fece un gesto col capo a Kejsi e lei nella frazione di un secondo sparò sopra la testa del ragazzo facendogli cadere il berretto. Quello se la fece letteralmente sotto dallo spavento, bagnandosi tutti i pantaloni e il cane idem, iniziando a dare in escandescenze.

《Bene, meno uno. Sappiate che non vi colpirà a meno che io non le dica di farlo, quindi continuate a correre e andrà tutto bene, ma fermatevi e darò l'ordine di sparare alle vostre belle cosce, e non correrete mai più in vita vostra. Quindi se qualcuno ha intenzione di ritirarsi... lo faccia ora.》

Tutti ingoiarono nervosamente la saliva in preda alla paura di non farcela, qualcuno fece un passo indietro e si ritirò. Rimasero solo: Amos, il padrone del cane che prima era l'alpha e altri due ragazzi coraggiosi.

Amos stava guardando Kejsi incredulo, sapeva che era brava e non aveva paura di lei, ma vederla come un soldatino ai servizi di Giacomo gli faceva venire i conati di vomito. Non sembrava nemmeno lei, aveva sparato sopra la testa di quel ragazzo come se nulla fosse, non aveva battuto ciglio, aveva agito meccanicamente come fosse un'automa. Cosa stava succedendo? Quel campo non stava rovinando solo lui, stava trasformando anche lei.

Cercò il suo sguardo, ma non lo trovò. Sembrava persa in un altro mondo, un mondo gelido e schematico dove la sua concentrazione era rivolta esclusivamente al mirino del suo fucile. Voleva avvicinarsi a lei, toglierle l'arma dalle mani e guardarla negli occhi per risvegliarla da quello stato di trance, ma non poteva. Doveva completare la prova, uscire dal campo, trovare i suoi amici e un modo per mettere fine a tutta questa follia. In fondo ringraziò che fosse sua moglie con il fucile in mano e non un altro pivello di Giacomo.

Nel recinto erano stati messi diversi ostacoli: pietre e cassoni metallici erano stati piazzati insieme a legna accatastata e a filo spinato, il tutto per intralciare ogni singolo movimento. L'addestratore avrebbe fatto sentire l'odore di un pezzo di stoffa a tutti i cani e uno sparo avrebbe segnato la partenza.

《Pronti? 3... 2... 1... VIA!》

Kejsi sparò in aria e tutti iniziarono a correre. I cani rimasti erano tutti ottimi segugi e partirono subito in cerca dell'odore. I passaggi tra le casse erano stretti, e in alcuni punti bisognava accucciarsi e strisciare sotto il filo spinato. Kejsi non tardò a sparare, li sfiorava tutti a ripetizione, sotto lo sguardo compiaciuto di Giacomo. I cani per fortuna erano tutti intrepidi e nessuno si fermò, ognuno con la sua velocità continuava a dirigersi verso l'obbiettivo, ovvero un ragazzo nascosto sotto una catasta di legna in fondo al recinto.

Stavano sudando come non mai, man mano che proseguivano Kejsi li colpiva sempre più vicino, persino vicino al viso mentre stavano strisciando, facendogli rimbombare i colpi nelle orecchie. Si sentivano grida di battaglia e abbai, sembrava di essere in una vera guerra, e di essere seriamente sotto attacco.

Il primo ad arrivare alla catasta fu il padrone dell'ex alpha, aveva preso la strada più breve sebbene più ardua che alla fin fine si rivelò essere la scelta migliore; poi arrivò Amos con Ityu. Gli altri ragazzi erano rimasti indietro: uno era inciampato su una cassa e si era storto il piede, ma stava continuando ad andare avanti; l'altro si era ferito strisciando sotto il filo spinato e l'ansia di arrivare ultimo lo stava mandando in tilt, sbagliava nel dare ordini al suo pastore col risultato di rallentare ancor più il passo. Si infervorì prendendosela col cane al posto di ammettere le sue incapacità, col risultato di inciampare e cadere rovinosamente a terra.

Giacomo diede l'ordine e Kejsi puntò alla coscia, ma poco prima di sparare quello si rialzò e continuò a correre.

《Anche se su alcuni di voi ho delle riserve, siete tutti arrivati al traguardo e potrete iniziare ad allenarvi fuori dal campo. Questo non è uno scherzo, la gente che incontrerete fuori non esiterà a spararvi, non dovete mai e poi mai fermarvi. Questo non è un gioco.》

Stava parlando tenendo un braccio sopra le spalle di Kejsi, come a sottolinearne il possesso. Le abilità che aveva erano questione di vanto per lui che l'aveva trovata e portata lì, e in quanto tale la considerava sua.

Amos impazzì nel vederla così, trattata come il nuovo giocattolo da mettere in mostra. I muscoli gli fremevano, la voglia di mandare al tappeto quel borioso lo stava uccidendo. Ringraziando il cielo il percorso aveva sfinito tutti i partecipanti rendendoli più innocui, compreso lui, che riuscì a trattenersi dall'essere espulso. Se fosse riuscito a uscire sarebbe riuscito a comunicare, di conseguenza a debellare Giacomo e quel campo, liberando una volta per tutte Kejsi da quella morsa. Però poi la guardò meglio: sembrava a suo agio, era ancora concentrata, con l'arma abbassata tra le mani. Era assente e distante, tanto che nemmeno si era accorta di avere il braccio di Giacomo sopra le sue spalle.
Lo realizzò solo dopo alcuni secondi spostandosi di lato e tornando finalmente a guardare negli occhi Amos. Che le stava succedendo? Cosa stava diventando?

《Amos. Nicola. Marco. Remo. Da ora siete una squadra, la mia squadra e vi controllerò anche le palme dei piedi, quindi vedete di non fare stupidaggini al di fuori di questo campo.》

Affermò fiero l'addestratore.

Amos si girò a guardare i suoi compagni uno ad uno per memorizzarli, finalmente sapeva come si chiamavano. Nicola era il padrone del cane con cui si era azzuffato Ityu: un ragazzo avvenente, ben piazzato, con lineamenti ancor più severi dei suoi; la pelle ambrata ben gli si intonava agli occhi enormi color carbone e ai capelli corvini che gli ricadevano parzialmente sulla fronte. Marco: quello che era inciampato ma non aveva mollato; era un ragazzo atletico ma non grosso quanto Nicola, i lineamenti espressivi erano molto più dolci, insieme a occhi vispi di un verde acceso abbinati a una chioma color caramello. Infine, Remo: un ragazzo biondo, altissimo, ma molto magro, con due occhi piccoli di colore azzurro; era quello che ancora un po' perdeva l'uso delle gambe visto che gli stava per arrivare la pallottola di Kejsi.

Gli avrebbe sparato davvero? Avrebbe obbedito fino a quel punto o era solo una farsa per mettergli pepe alla coda? Eppure era risaputo nel campo che Giacomo non mentiva mai e a sentirlo non sembrava scherzare affatto. Questo pensiero lo spaventò, fino a che punto Giacomo stava contagiando Kejsi?

《La tua donna è una maledetta killer!》

Disse Nicola rivolgendogli per la prima volta parola. Amos lo guardò per storto, sapeva che la sua donna era bravissima nel maneggiare armi, ma non gli era piaciuto per niente il comportamento che aveva avuto nel recinto; come se fosse uno strumento, nelle mani del suo più grande nemico.

《Non è un insulto amico, è veramente brava, fa paura...》

《Sì lo è.》

Tagliò corto.

《Stasera dopo cena ci troviamo per bere qualcosa, ti va di venire?》

Chiese Nicola. Tutti si erano messi in cerchio attorno a lui per fare conversazione, ansiosi di festeggiare il superamento della prova.

《Quella che mi ha quasi ucciso è la tua donna?》

Chiese Remo ancora tutto sudato e col fiatone. Le sue vene erano a dir poco visibili a fior di pelle e i suoi movimenti bruschi, a tratti a scatti, facevano davvero ridere. Sembrava avesse continui cortocircuiti.

《Sì che è la sua donna deficiente e ancora un po' ti facevi piombare in piena da lei!》

Disse Marco tirandogli un coppino dietro al collo.

《Sembra fredda come il ghiaccio porca miseria, la notte riscalda sì?》

Il pugno di Amos era già partito dritto sulla faccia di Remo, ma prontamente Nicola si mise di mezzo.

《Perdonalo, è un deficiente ma è innocuo, purtroppo non ha la facoltà di pensare prima di aprire quella boccaccia...》

Amos dopo qualche istante di riflessione si calmò, vide Marco tirare un altro coppino a Remo, che dopo poco si scusò con lui.

《Allora ci vieni stasera? Forse è il momento di iniziare a conoscerci, lì fuori ci dovremo parare il culo a vicenda.》

Amos guardò Kejsi. Stava parlando con Giacomo, il quale le stava sorridendo a trentadue denti, probabilmente ridendo della mancata esecuzione appena avvenuta, in particolare quella di Remo. Inutile dire che si sentiva superiore a tutti e voleva innalzare anche Kejsi al suo livello, coinvolgendola nel guardare gli altri dall'alto in basso. Fu un pensiero veloce. Un macigno.

《Va bene, vengo.》

《Beeene! Stapperemo le migliori bottiglie! Ci vediamo al tiro a segno dopo cena, porta pure anche il lupo, i nostri cani stanno sempre con noi.》

Nicola accarezzò la testa del suo pastore tedesco che partì a scodinzolare. 

《Festeggeremo che la tua ragazza non ci abbia ancora accoppato!》

Disse Remo ridendo, Dio solo sapeva come era riuscito a superare la prova.

Amos si girò un'altra volta verso Kejsi, stava ancora parlando con Giacomo. Si sentì male, tremendamente male come non si era mai sentito prima. Guardò Ityu e se ne andò via a testa bassa e pugni stretti.

Quella sera a mensa non aveva spiaccicato parola, ma nemmeno Kejsi. Entrambi a quanto pareva avevano capito che il silenzio sarebbe stata la soluzione più indolore, almeno per il momento.

Al poligono d'altronde l'aria era di gran lunga più leggera.

《Eccolo ed ecco il lupo! Alla fine siete arrivati eh!》

Ityu andò ad annusare gli altri cani: il pastore tedesco di Nicola, il pastore belga di Marco e il pastore olandese di Remo. Ormai avevano fatto amicizia e come Ityu anche Amos andò a salutare tutti gli altri, bisognoso di svagare la mente.

《Allora come funziona la serata? Chi prepara da bere?》

《"Prepara da bere"? Qua abbiamo solo bottiglie di Gin e Rum, non perdiamo tempo a fare strani miscugli!》

Rispose allegro Nicola. Remo era già mezzo ubriaco e con il fucile cercava di colpire un bersaglio posto a 50 metri, inutilmente.

《Sì, quella è la punizione: un tiro a testa, a ogni giro si sposta il bersaglio più lontano, se sbagli butti giù un bicchiere.》

Disse Nicola.

《Vi divertite con poco.》

《Scherzi? Prova te a centrare il bersaglio vedendo doppio, voglio proprio vedere!》

Gli disse portandolo vicino alla postazione di tiro.

《Se giocasse la tua ragazza finirebbe la serata come un'astemia!》

Disse Remo - barcollando - con il fucile in una mano e il bicchiere nell'altra.

《Non è pericoloso in quelle condizioni, con un'arma carica in mano?》

《Oh sì! Proprio per questo è un gioco adrenalinico, ma non ti preoccupare è talmente scarso che non colpirebbe manco un bersaglio posto ad un metro, per questo è ridotto così...》

《Fiiiischiaaa avete visto? Ne ho centrati due in un colpo solo!》

Esordì Remo euforico come se avesse vinto alle slot machine.

《Remo sei un cretino, metti la sicura prima di spararti su un piede.》

Lo rimproverò Marco che però era visibilmente divertito.

《Perché non provi tu?》

Disse Nicola passandogli il fucile.

《Vediamo se sei bravo quanto lei!》

Amos accettò la sfida. Sparò e ritrovò sfogo anche lui nel farlo, centrare il bersaglio era una sensazione che gli mancava.

《Nah, sei troppo bravo, se troviamo altri amici come te finiremo tutti per diventare astemi. Aumentiamo le difficoltà!》

Gli porse un bicchiere di Gin e Amos non rifiutò. Andarono avanti fino a tarda notte e si divertì come non si divertiva da tanto. In fondo non erano così antipatici come credeva all'inizio, erano degli spacconi, ma fondamentalmente buoni.

Anche Ityu si divertì, socializzando e integrandosi con il suo nuovo branco, sviluppando subito uno spirito protettivo verso ognuno di loro.

Quella notte non tornò da Kejsi. Si fermarono tutti a dormire fuori, nei sacchi a pelo vicino al fuoco. Come una vera squadra.

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