28.

Michael lo portò a cambiarsi e gli consegnò la nuova divisa: una giacca di lana cotta blu con tre gradi dorati sulle spalline e sul petto una spilletta dorata con la testa di un pastore tedesco; dei pantaloni blu, sempre di lana cotta, da lavoro e un camicia bianca di cotone spesso.

《Cambiati e lascia in lavanderia i tuoi vecchi abiti, da ora in poi questo sarà il tuo abbigliamento in orario di lavoro.》

L'uomo se ne andò lasciando posto a Kejsi. Anch'essa si era cambiata e aveva già indossato la divisa, ma la sua era molto diversa: una maglia termica nera, un giubbotto in kevlar anch'esso nero e dei pantaloni mimetici grigi e neri con numerose tasche, zip, lacci e gancetti metallici. I capelli erano raccolti in una coda bassa e il fucile da cecchino a tracolla.

Lo osservò da dietro lo stipite mentre si cambiava. Amos si tolse il maglione e rimase a petto nudo, il livido sotto le costole pian piano stava svanendo. Il suo corpo era cambiato, non che prima fosse gracile, ma ora esprimeva potenza e rabbia; non era semplicemente il fisico di un palestrato, no, era il fisico di un lottatore, di chi lo faceva per sopravvivere e non per compiacere sé stesso o gli altri. Era un'arma di ossa e muscoli.

I suoi occhi lo scorsero centimetro per centimetro da cima a piedi. Amos se ne accorse vedendola alle sue spalle dallo specchio, ma fece finta di nulla e si lasciò guardare, guardandola a sua volta tramite il riflesso. Non era più una ragazza, non aveva più niente di una ragazzina, era una donna. Emanava forza da ogni suo movimento, che sebbene aggraziato e sinuoso aveva un qual chè di pericoloso. Sapeva che con la stessa armonia ed eleganza con cui si muoveva avrebbe potuto imbracciare il fucile e premere il grilletto senza mancare il bersaglio, con una precisione infallibile.

Con un'arma in mano era di gran lunga più pericolosa di lui, era la sua abilità, nemmeno Amos sebbene con più esperienza sarebbe riuscito a batterla. Era fiero di lei, di ciò che era diventata: forte e capace di badare a sé stessa e non solo; sapeva che avrebbe fatto di tutto per proteggere sia lui che Ityu e questo gli piaceva. Non era una fanciulla in pericolo, era una combattente proprio come lui se non di più. Si era rialzata dalle ceneri della guerra e ora si ergeva alta sulle sue gambe, fiera e sicura di sé.

I loro sguardi si incrociarono nello specchio e rimasero fermi a fissarsi per un po', poi Kejsi gli si avvicinò finendo di abbottonargli la camicia. Il suo petto era ampio, forte e caldo; era il suo cuscino per la notte, il custode del cuore dell'uomo da lei amato, che poteva sentire battere forte e potente, pompando sangue come una macchina lungo tutti i suoi muscoli. Prima di chiudere gli ultimi bottoni lo baciò lentamente lì dove giaceva l'organo pulsante, marchiando con le labbra la sua pelle.

Amos rimase immobile, sentirla così vicina lo mandava in tilt. Chiuse gli occhi e si assaporò le carezze della sua donna. Le sue dita lunghe e affusolate scorrevano lievi sul suo petto risalendo lentamente lungo la linea del collo, a tratti facendo più pressione, facendogli sentire quanto fosse carica di desiderio nei suoi confronti, quanto lo bramasse e desiderasse.

I suoi baci stavano lasciando segni indelebili. Quando si staccava di pochi millimetri per respirare poteva sentire il suo dolce alito caldo solleticargli i pochi peli biondi del petto, facendogli venire i brividi in tutto il corpo. La voglia di togliersi la divisa appena indossata era tanta, troppa, ma si trattenne. Le prese le mani e le strinse forte nelle sue portandole poco sotto al mento e cercando avidamente il suo sguardo.

《Kejsi, sappi che non ti abbandonerò mai... so che potrei farti del male, non essere ciò che tu vuoi, ma ti prego, fidati di me anche quando sarai arrabbiata. Ti amo e voglio solo il meglio per te.》

Lei lo guardò dritto negli occhi, si fidava di lui, non aveva paura che potesse fargli male e anche se gliel'avesse fatto avrebbe sempre valso la pena soffrire per lui.

《Non ti preoccupare per me Amos, qualsiasi cosa succeda la affronteremo insieme.》

Lui sorrise dolcemente.

《Certo che accarezzare questo giubotto in kevlar ti fa passare tutte le voglie, non ti protegge solo dalle pallottole ma pure dalle mie coccole!》

《Che scemo che sei!》

Amos aveva sdrammatizzato e ora stavano ridendo come due bambini spensierati, ignari delle difficoltà relative al mondo degli adulti.

《Stasera tolgo questo giubbotto e potrai coccolarmi quanto ti pare, ora devo andare. Buon lavoro amore. Ah, ti sta davvero bene la divisa, anche se...》

Gli disse strizzando l'occhio e inumidendosi le labbra. Amos intuì subito il proseguo della frase e ricambiò lo sguardo ammiccante e su di giri. Piacerle gli dava immensa soddisfazione, facendogli spuntare un sorrisetto del tutto idiota.

Kejsi si girò ancheggiando vistosamente, lanciandogli un ultimo sguardo di sfida e poi andò alla torretta. Amos, invece, si diresse all'addestramento.

Come entrò nel recinto tutti lo guardarono per storto, il padrone del pastore tedesco che aveva lottato con il suo lupo, in primis. Ityu entrò con fierezza, coda dritta e testa alta; tutti i pastori tedeschi abbassarono il muso al suo passaggio in segno di sottomissione, lui era il nuovo capo.

L'addestratore, un uomo dai capelli brizzolati e gli occhi talmente chiari da risultare inquietanti, simili al vetro, gli porse una pettorina blu scura con lo stemma dell'unità e iniziò il suo discorso paternale.

《Allievi, il nostro ruolo è fondamentale. Voi e i vostri cani dovrete essere una sola mente.
Vi dovrete muovere insieme, mangiare insieme, dormire insieme, dove andate voi dovrà andare anche il vostro cane.
Dovrete superare le vostre paure e con voi dovrà farlo anche il vostro animale; suoni, disturbi e quant'altro non dovranno spaventarlo e impedirgli di ubbidire agli ordini.

Vedremo in cosa sono più portati e li aiuteremo a potenziare le loro abilità.

Ci alleneremo nel mantrailing, ovvero nella ricerca di persone scomparse o nascoste. Lo faremo sul campo, in mezzo alle macerie delle città rimaste. Il vostro cane dovrà essere in grado di riconoscere un singolo odore umano tra tanti altri e seguirlo.

Eseguiremo anche lo scient game, mettendo alla prova l'olfatto del vostro cane nel fiutare e riconoscere ordigni esplosivi.

È bene notare che il loro olfatto è molto più sviluppato del nostro, noi abbiamo nel naso circa 20 milioni di recettori odorosi mentre loro ne posseggono 200 milioni. Sono le nostre guide, dove noi non possiamo arrivare loro ci devono guidare.

Ci sono due modalità di olfatto, il megaolfatto: ovvero la ricerca a terra, ad esempio da tracce di sangue, o il teleolfatto: questi sono i cani da ferma che fiutando l'aria riescono ad individuare la preda anche a notevoli distanze.》

Si fermò per brevi istanti e guardò attentamente tutti i padroni dei cani con severità.

《I vostri cani sanno quando siete eccitati, sanno quando vedete una ragazza che vi fa salire l'ormone, sanno quando siete tristi e sanno quando siete arrabbiati. Lo sentono dall'odore che emanate dalle ghiandole dei follicoli piliferi, per loro non esistono segreti, riescono a capirvi più in fretta di quanto riusciate a farlo voi stessi.

Inoltre siamo tutti soggetti a un ricambio epiteliare esterno giornaliero. Espelliamo quasi cinquantamila cellule morte al secondo e queste rilasciano una scia odorosa, chiamata raft che il vostro cane può seguire precisamente, in quanto è soggettiva da essere umano ad essere umano e dipende da molti fattori, come stress fisici o ambientali.

Un cane riesce a sentire il vostro odore anche dopo giorni che avete attraversato un'area... capite bene quanto possano essere dei compagni utili e potenti nella ricerca di risorse e persone nelle nostre missioni.

Ogni cane eccelle in una di queste abilità, in questo corso cercheremo di capire quale sia quella di ognuno.

Metteremo alla prova la tempra dei vostri cani distinguendo tra quelli duri, che quando si fanno male si rialzano subito, e quelli molli, che una volta che sono a terra hanno bisogno di uno sprone per rialzarsi. Qui si vedrà la pasta di cui siete fatti voi e quella dei vostri cani. Sappiatelo, sarò severo e non farò favori a nessuno. Fra qualche giorno proveremo in campo aperto, in luoghi realmente pericolosi, quindi drizzate bene le orecchie ed imparate perché chi si distrarrà ne pagherà le conseguenze.》

Concluse il discorso con gli occhi iniettati di sangue, i numerosi capillari rotti davano a quegli occhi chiarissimi un aspetto macabro che incutè timore in ognuno di loro. 

Anche Kejsi dovette mettersi alla prova, Giacomo le chiese di allenarsi con lui per migliorare la sua precisione.

《Voglio insegnarti a essere un vero cecchino, ad arrivare dove nessun altro arriva. Vieni con me.》

Si passò una mano sui folti capelli scuri laccati all'indietro e la invitò con lo sguardo a seguirlo in fondo al campo. La fece salire su un elevatore metallico di circa 10 metri quadrati, che da alzato superava la rete.

《Un cecchino di solito arriva a centrare il bersaglio a una distanza tra i 600 e i 1200 metri, ma tu puoi fare ben di più, ne sono certo. Tu puoi arrivare anche ai 3 chilometri.》

Le diede un M2010 Enhanced Sniper Rifle a otturatore girevole-scorrevole.

《I proiettili che escono da questo gioiellino escono a due volte la velocità del suono. Io ti farò da osservatore.》

Le disse di posizionarsi a terra, a pancia in giù e prendere familiarità col fucile mentre lui tirava fuori il binocolo.

《Devi sentirti stabile, tieni le gambe aperte e preparati ad assorbire il rinculo.》

Tirò fuori un anemometro.

《Non basta essere precisi quando si parla di lunghe distanze, bisogna calcolare la pressione atmosferica, la temperatura e il vento. La pallottola non va dritta, ma segue una traiettoria che subisce delle variazioni a causa della stabilizzazione giroscopica e l'effetto della gravità. Tutto fa la differenza tra un tiro pulito e un tiro del tutto inutile.

Ora guarda dentro il mirino, ci vedrai un righello che ti permetterà di calcolare la distanza del tuo obiettivo.

Interrompi la respirazione prima di premere il grilletto e subito dopo il rinculo assicurati che il mirino torni sul bersaglio, devi essere sempre pronta a un secondo colpo.》

Kejsi si stese a terra e guardò dentro al mirino, già regolato in precedenza da Giacomo. Sullo sfondo a un chilometro e mezzo vi era posto il suo bersaglio.

《Ora fai solo un tiro di prova per abituarti alla sensazione, poi imparerai ad aggiustare il tiro in base alla distanza e gli altri fattori.》

Fu una sensazione strana, distesa su quella piattaforma gelida in metallo, aveva tra le mani qualcosa di potenzialmente distruttivo. Nessuno capisce da dove proviene il colpo di un cecchino e nella maggior parte dei casi ne basta uno. Uno solo e tutto finisce.

La fronte le stava sudando, le sue mani si stavano abituando al nuovo ferro che, benché grosso, era incredibilmente leggero. Si assicurò che i piedini fossero stabili, guardò fisso il mirino, trattenne il respiro e premette il grilletto.

Bersaglio centrato. Rinculo assorbito alla perfezione e mirino tornato preciso sull'obiettivo.

《Bene. Non ho più alcun dubbio. Arriveremo ai 3 chilometri. Ogni giorno ci alleneremo insieme, da ora in poi sei ufficialmente la mia compagna.》

Giacomo la stava elevando a braccio destro? Ne aveva paura, una paura tremenda, ma la cosa che più le faceva paura era con quanta facilità e naturalezza riusciva a tenere un'arma in mano e sparare. Non avrebbe voluto che le fosse così semplice, eppure le veniva dannatamente naturale come mangiare e camminare.

Amos e Kejsi si ritrovarono appena a cena, gli addestramenti erano stati per entrambi lunghi e faticosi. Amos oltre imparare a collaborare con Ityu - cosa nella quale era già molto bravo - doveva imparare anche a leggere le carte, orientarsi, riconoscere situazioni di potenziale pericolo ed allenare il suo corpo a resistere a situazioni di estremo stress fisico e psicologico, oltre a imparare metodi di combattimento avanzati corpo a corpo.
Kejsi invece era stata sottoposta a un enorme stress psicologico. Giacomo l'aveva costretta a ripetere e ripetere innumerevoli volte il tiro, mettendola ogni volta sempre più sottopressione. Cercava di distrarla, farle perdere la concentrazione, ma lei riusciva sempre a isolarsi e concentrarsi sul bersaglio.

Si ritrovarono in mensa in abiti civili. Kejsi portava un maglioncino leggero e soffice di color grigio chiaro e dei pantaloni da tuta anch'essi sui toni del tortora. Amos invece, si era solo tolto la giacca, aveva tenuto la camicia bianca e ci aveva messo sopra il suo maglione blu.

《Com'è andata? Ityu si è fatto male?》

《No tranquilla, ti ho detto che è diventato il capo branco, tutti lo rispettano ora. Ed è pure molto bravo, sta facendo incredibili progressi!》

Amos ne era veramente felice, il collaborare fianco a fianco con Ityu gli dava grandi soddisfazioni e poi lui era il suo lasciapassare per uscire dal portone. Quelli che avrebbero superato tutte le prove in addestramento sarebbero poi andati fuori ad esercitarsi nelle rovine delle città. Era la sua occasione, doveva essere il migliore.

《Te com'è andata? Cosa hai fatto?》

Kejsi si soffermò un po' prima di dirgli di essersi esercitata con Giacomo, lo vedeva così entusiasta dell'addestramento che non voleva rovinare tutto parlando di lui, quindi disse semplicemente:

《Mi sono allenata con un M2010 Enhanced Sniper Rifle.》

《Cosa? Wow! Caspita, armi serie! E come è andata?》

《Ho scoperto di essere molto portata a quanto pare...》

Lo disse con un tono insicuro, quasi fosse una vergogna, ma Amos le sorrise e le diede una pacca sulle spalle.

《Lo so che sei portata, non te ne devi vergognare. Sai, ora dirò una cosa poco mascolina... ma mi sento al sicuro se ho te vicino armata.》

Le fece l'occhiolino e Kejsi si mise a ridere. Per gioco tirò il bicipite come erano soliti fare gli uomini, cercando di esaltare la sua "forza", ma Amos le tirò giù con prepotenza entrambe le braccia e se la portò addosso come se non pesasse nulla.

《Senza armi tesoro, comando io.》

Le sussurrò, baciandole subito dopo il lobo dell'orecchio, mordendolo appena, facendole venire i brividi al basso ventre incurante degli sguardi che ormai erano soliti collezionare in mensa.

Kejsi si lasciò tenere stretta, quasi braccata, dalle sue braccia che per lei erano quanto di più simile al paradiso.

Era felice che la considerasse in quella maniera, ed era vero, l'avrebbe sempre protetto, come lui avrebbe sempre protetto lei. E se aveva un'arma in mano, era in grado di farlo, più di chiunque altro lì dentro. Anche più dello stesso Amos.

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