25.

Amos si svegliò e vedendola finalmente al suo fianco fu talmente felice che non badò al fatto che stesse ancora dormendo. La strinse forte forte tra le braccia e le soffiò sul collo tenendo le labbra attaccate alla pelle per fare rumore.

Kejsi si svegliò di soprassalto e lui si mise a ridere.

《Ben svegliata amore!》

《Ma tu sei matto...》

Era ancora assonnata e sbadigliò stiracchiandosi cercando di rimettersi a dormire.

《Eh no!》

Si mise a farle il solletico eliminando ogni possibilità che tornasse a dormire e Kejsi si contorse talmente tanto nel letto, che essendo molto stretto, finì per buttare suo marito sul pavimento, svegliando Ityu che stava dormendo tranquillo proprio lì sotto. Si girò a guardare giù. Amos all'urto non aveva riso visto la condizione delle sue costole.

《Oh Dio scusami!》

Si precipitò a vedere come stesse e lui dopo aver tossito un paio di colpi e riacquistato coscienza dell'interezza dei suoi polmoni, la prese per i fianchi e la guardò dolcemente negli occhi.

《Baciami e ti perdono.》

《Ah, è così che funziona ora?》

In risposta la guardò ammiccante e completamente deficiente. Kejsi non seppe più resistere, si chinò su di lui e fece per baciarlo, ma poco prima di toccare le sue labbra si ritrasse ridendo lasciandolo lì come un pesce lesso.

《Maledetta... ora vedi!》

Si alzò col busto non avendo mollato la presa sui suoi fianchi e l'avvicinò a sé ridendo voglioso.

Le risate però furono presto interrotte dall'entrata di Beth che rimase interdetta trovandoli avvinghiati sul pavimento.

《È ora di colazione...》

Il sorriso sulla faccia di Amos si spense subito mentre invece Kejsi era arrossita cercando di trattenere le risate. Avevano due reazioni completamente differenti alla vista di Beth.

《Vi aspetto fuori.》

Disse sbrigativa e severa.

《Sì, sì, arriviamo!》

Le disse lei per mandarla fuori in fretta.

《Amore mio, mi sa che dovremo rimandare la tua vendetta...》

Gli schioccò un bacio sulle labbra, facendogli tornare il sorriso e si alzò per vestirsi.

《Nuovo il maglione? Dove l'hai preso?》

Kejsi stava osservando meravigliata il maglione che Mina aveva cucito per Amos e lui si ingrigì in fretta nel ricordarsi il compito che aveva all'interno di quel campo, nel ricordarsi le persone che lo stavano aspettando fuori da lì, nel ricordarsi la promessa fatta a Vittorio, nel ricordarsi che lì comandava Giacomo.

Kejsi si accorse del suo sguardo rabbuiato e fu sul punto di fare altre domande, ma poi si trattenne, non era quello il momento. Sapeva che una domanda ne avrebbe scatenate inevitabilmente mille altre, dalle quali non ci sarebbe stata più speranza di tornare indietro. Si spense anche il suo di sguardo, si morse le labbra nel cercare di trattenere le parole e rimise il maglione al suo posto.

Amos rendendosi conto di averle rovinato l'umore se ne dispiacque. Si alzò e la strinse di fianco a sé baciandole la nuca e fermandosi, appoggiando teneramente la testa sopra la sua, come a volerla proteggere. Kejsi chiuse gli occhi, il sentirlo così vicino le provocava sempre forti brividi e le farfalle allo stomaco non se ne andavano mai, restandole poi a fare compagnia per tutta la giornata.

《Ti spiegherò tutto Kejsi. Ti amo...》

Lo disse con aria sofferta, inspirando il suo profumo e sentendo quella sensazione allo stomaco che sembrava gli si fosse stretto come in una morsa. Il corpo di lei lo chiamava, lo voleva, sapeva che senza lei vicino sarebbe stato sempre incompleto. Ma il mondo come diceva Gaicomo non era più fatto per far spazio agli affetti.

Si vestirono in lentezza, guardandosi, volendosi e mancandosi. Tutta la malinconia negli occhi non riusciva ad andare via.

《Siete pronti?》

Uscirono risvegliati dalla voce di Beth. Era incredibile come i loro sguardi potessero fluttuare dalla gioia alla tristezza in breve tempo rimanendo sempre connessi. Si diressero alla mensa e Beth sembrò tornare calorosa e di buon umore nel tragitto. Amos la stava studiando, quella ragazza aveva un qualcosa che non lo convinceva.

《A proposito del cane, alcuni soldati li addestrano per portarli con loro alla ricerca di risorse, hai presente le K9 unit? Potrebbe interessarti Amos se decidessi di restare...》

《Grazie, valuterò...》

Disse freddo e Beth si girò a guardarlo sorridendo teneramente. No. Quella donna non riusciva proprio ad andargli giù.

Si sedettero al solito tavolo e Kejsi si mise attaccata a lui, aveva bisogno di sentirlo vicino come se fosse il ghiaccio sulla fronte che le potesse far passare la febbre. Amos l'avvolse col braccio dietro la schiena e la guardò sorridendole, ma Kejsi si irrigidì di colpo sotto le sue mani.

Non fu il tempo di voltarsi nella direzione in cui Kejsi stava guardando immobilizzata.

《Ancora viva Sgorbietto?》

Amos, che non era ancora riuscito a sfogare la sua rabbia su Giacomo che teneva ben nascosta al calduccio - all'interno - in attesa di tirare fuori al momento giusto, in quel momento gli ribollì dentro incontenibile.

Fu un secondo, balzò sul tavolo incurante delle sue condizioni fisiche e si fiondò sul ragazzo che era dall'altra parte stendendolo a terra. Kejsi rimase scioccata, Amos lo stava riempiendo di pugni riducendolo a una cartuccia insanguinata.

《Amos fermo!!》

Kejsi ora gli stava urlando di fermarsi, ma lui non sentiva più nulla, aveva troppa rabbia dentro. Anche Giacomo si era alzato attirato dal rumore e stava venendo a controllare chi causasse tanto disordine nel suo campo.

《AMOS!!! BASTA!》

Ma lui non ci vedeva più, nella sua testa rivedeva Aldo, rivedeva Anna, rivedeva Kejsi che gli veniva portata via, vedeva Vittorio e Vanessa mal ridotti per le strade e rivedeva Kejsi stesa sanguinante sul pavimento dell'ospedale a causa di quell'uomo. E ora si stava vendicando, picchiava forte, senza tregua. Per uccidere.

《Cos'è questo disordine!! Piantatela subito!》

Tuonò Giacomo. Kejsi sapeva che se non si fosse fermato, Giacomo non l'avrebbe mai fatto rimanere. Doveva fermare Amos dall'autodistruzione. Si frappose fra i pugni di lui e il corpo del ragazzo che l'aveva quasi uccisa in ospedale. Amos si bloccò all'istante tornando alla realtà, fermandosi a pochi centimetri dal viso di Kejsi e magnetizzandosi sui suoi occhi luminosi e spaventati. Era lui a farle paura? Era lui la causa di quello sguardo terrorizzato? Si ritrasse immediatamente, si alzò ed uscì di corsa dalla mensa.

《Cosa ci fa lui qui!?》

Disse con tono severo Kejsi a Giacomo.

《È un mio soldato, perché?》

《Questo tuo gran soldato ha cercato di uccidermi!》

《Quello che era prima, era prima. Da quando è qui non ho avuto alcun motivo di lamentarmi di lui.》

Disse serio guardando al ragazzo agonizzante che nessuno si era ancora degnato di raccogliere dal pavimento.

《Quello è un assassino! Che dentro al campo non lo dia a vedere chissene frega, è un assassino!》

Urlò Kejsi di fronte al viso impassibile di Giacomo che ordinò semplicemente, senza scomporsi, a qualcuno di portarlo in infermeria.

《Maledizione!》

Imprecò Kejsi, guardando con rabbia e fuoco negli occhi Giacomo, occhi che rimasero freddi e impassibili rispetto ai suoi. Occhi che la fecero innervosire ancora di più, talmente tanto che non riuscì a trattenersi e gli tirò uno schiaffo prima di uscire alla ricerca di Amos.

Lo trovò sconvolto vicino alla recinzione, intento a guardare fuori verso l'orizzonte quel giorno stranamente azzurro. Gli si avvicinò da dietro e delicatamente gli mise una mano sulla spalla.

《Non ce la faccio Kejsi. Questo campo mi sta facendo male. Come fai a stare qua? Non ti senti in trappola? Come fai a fidarti di quell'assassino che a sua volta assolda altri assassini come lui? Come fai a stare in compagnia di chi ha ucciso Aldo e Anna e ti ha rapita? Come? Come Kejsi?》

Il momento era arrivato. Ora non sarebbero più potuti tornare indietro.

《Non ho perdonato ciò che ha fatto e non sostengo ciò che fa, ma guardati intorno, qua c'è il futuro. Se c'è una speranza per la terra verrà da qua dentro...》

《Stando qua, lavorando per lui, sostieni ciò che fa - indirettamente - ma lo fai. Sostieni lo stesso quello che fa. Perché lui non potrebbe fare ciò che fa da solo.

Kejsi eri tu quella che diceva che il mondo non potrà ripartire dall'odio che l'ha distrutto, come fai a schierarti ora dalla parte di un assassino?》

Kejsi abbassò lo sguardo, Amos aveva colpito nel segno. Sapeva di star sostenendo Giacomo anche se indirettamente e non pretendeva che Amos capisse il perché, sapeva come la pensava, ma il sentirsi ora le sue stesse parole ritorcersi contro la ferì nel profondo.

In quel momento vide Nino correre felice verso di lei.

《Mamma!》

Amos si girò incredulo al sentire quelle parole e vide un bambino con le guanciotte rossastre che si stava avvicinando di gran carriera tutto sorridente dritto verso Kejsi, la quale si abbassò istintivamente per prenderlo in braccio.

《E tu chi sei? Sei nuovo?》

Gli chiese il piccolo ad occhi spalancati.

《Mi chiamo Amos e tu?》

《Mi chiamo Nino, sei amico della mia mamma?》

Quelle parole gli fecero perdere un battito, ma Kejsi intervenne.

《Nino, questo è mio marito, l'ho ritrovato da poco...》

Il viso del piccolo si concentrò in un broncio perplesso.

《Non mi lascerai ora vero? Io e Sofia abbiamo bisogno di te...》

Ora la stava guardando con occhi lucidi e tristi, terrorizzati di subire un altro abbandono.

《No Nino, certo che no!》

Gli disse tenendolo stretto a sé e rivolgendo lo sguardo ad Amos che era rimasto letteralmente di ghiaccio.

《Ora vai piccolo, vai a giocare con Sofia, io vengo tra poco okay?》

Nino le sorrise e guardò per qualche istante ancora Amos per imprimerselo bene nella mente. Se non era un rivale poteva essergli un padre e se ne andò di nuovo sorridente in cerca di Sofia.

《È un bambino del campo, non ha più nessuno al mondo e io... io l'ho preso con me e ho promesso di proteggerlo, sia lui che Sofia, un'altra bambina della quale non hanno trovato ancora la madre...》

Amos rimase in silenzio senza dire nulla, doveva riflettere. Quel bambino rendeva impossibile portare Kejsi fuori dal campo, ora aveva la certezza che non l'avrebbe mai lasciato. L'aveva guardata bene mentre lo teneva in braccio, non lo avrebbe mai abbandonato.

Si girò di nuovo a guardare l'orizzonte, tutto questo non se lo aspettava e rendeva più difficile attuare il piano. Non riusciva a parlare, aveva bisogno di pensare. Kejsi che invece si aspettava una sua reazione ci rimase male di fronte al suo silenzio e dopo un po', non riuscendo più a stare lì ferma ad attendere la fine del suo mutismo, se ne andò.

Come si separarono, su entrambi i visi scese una lacrima. Amos sapeva che l'avrebbe persa, se restava avrebbe dovuto mentirle e ogni giorno che restava lì dentro sembrava sempre più facile perdere il controllo di fronte alla vista di Giacomo, per non parlare della nuova scoperta. Kejsi pianse perché per la prima volta non si era sentita compresa da Amos e non poteva contare su di lui. Il suo silenzio le aveva fatto male, le sue parole le avevano fatto male, sapeva che lui non sarebbe rimasto e questo le opprimeva il cuore.

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