22.
Vittorio si precipitò giù per le scale, Amos era ridotto in fin di vita. Guardò Vanessa che era sconvolta, voleva chiederle cosa fosse successo, ma si trattenne e l'aiutò a trascinarlo di sopra.
Arrivarono fino al palazzo dove Gaspare e Mina li stavano aspettando. Mina si coprì la bocca con entrambe le mani e i suoi occhi si riempirono di lacrime, Gaspare sbiancò e si congelò per qualche secondo finché la ragazza non lo scosse stimolandolo a reagire.
Lo portarono di sopra e lo stesero sul letto, Vanessa gli levò la fasciatura e Vittorio gli disinfettò subito le ferite in volto. Gli ci sarebbero voluti dei punti e nessuno l'aveva mai fatto prima. Tutti guardarono Mina.
《In fondo non dev'essere tanto diverso dal cucire, devi farlo tu》
Le disse Vanessa, ma alla donna tremavano le mani, non si era ancora del tutto ripresa dalla vista di Amos in quello stato e sentiva che di lì a poco avrebbe potuto rimettere dalla nausea e l'agitazione.
《Vittorio, ti ho insegnato a cucire in questi giorni, devi farlo tu. Io non ci riesco, mi tremano troppo le mani》
Amos guardò Vittorio e gli strinse la mano con fiducia. Il ragazzo deglutì, si ricordò i pochi insegnamenti di Mina di quei giorni, sapeva solo le basi, ma sperava bastassero.
《Devi... avvicinarmi... i lembi di pelle e con l'ago... da sutura, unirli... ricordandoti di fare i nodi... per bloccarli》
Disse Amos fra un colpo di tosse e l'altro.
《Ce la puoi fare figliolo, non è difficile, se non mi tremassero le mani...》
Vittorio cercò nello zaino di Amos la scatola medica, l'ago assomigliava più ad un uncino ricurvo da pescatore, non certo ad un normale ago da cucito ed entrò nel panico.
《È la stessa cosa Vittorio... non ti preoccupare... renderà più facile farlo entrare e uscire dalla pelle》
Amos aveva fiducia in lui, anche perché era l'unica soluzione rimastagli. Vittorio prese coraggio, infilò il filo da sutura nell'ago e lo fece attraversare nella pelle. Aveva così paura di fargli male che ogni volta che glielo affondava nella carne se lo sentiva lui stesso pungere nella sua. La realtà era che Amos aveva dolori ben più forti in altre parti del corpo che l'ago passò in secondo se non in terzo piano.
Finito di suturarli le ferite in volto controllò l'interno della bocca. Parti di pelle erano state asportate, ma non sarebbe stato possibile praticare una sutura.
《Le ferite all'interno... della bocca... guariscono dieci volte... più velocemente rispetto alle altre parti del corpo... non ti preoccupare, mi si rimarginerà. L'importante... è che i denti... siano ancora... tutti al loro posto o Kejsi... prenderà paura quando mi vedrà sorridere, ma... non mi sembra di averne sputati sul ring》
Parlava malissimo tra un colpo di tosse e l'altro, e la mancanza d'aria nei polmoni, ma nonostante ciò riusciva ancora a nominarla e a sperare. Tutti pensarono che se non era forza d'animo quella, nient'altro lo sarebbe potuto essere.
Dopo aver recuperato il recuperabile, messo il ghiaccio dove serviva, il disinfettante dove occorreva e una buona dose di antidolorifici, lo lasciarono riposare.
Vanessa spiegò a tutti quello che era successo sul ring e tutti si girarono a guardare Ityu che era disteso a fianco di Amos. Nessuno ci credeva, era un miracolo. Nonostante ciò, sapevano che non avrebbe potuto combattere il giorno seguente, nemmeno con tutta la più buona volontà e determinazione. Che avesse ritardato solo di un giorno la sua morte?
Vanessa guardò Vittorio preoccuppata e lui le mise un braccio sopra le spalle portandola vicino a sé, guardò nei suoi occhi neri come la pece che ben si intonavano ai suoi lisci capelli mori e le diede un bacio sulla nuca.
《Non permetteremo che lo uccidano》
《Lo sai che succede ad infrangere un patto col Boss... cosa faremo?》
《Non lo so... ma non lo lasceremo morire》
Anche Vanessa lo guardò nei suoi occhi color caramello e i suoi capelli color noce tutti arruffati, non sembrava più il ragazzino indifeso di una volta, sembrava più sicuro, più maturo, più uomo. Ma sapeva che Vittorio non sarebbe bastato contro il Boss, nessuno di loro sarebbe bastato, perché la realtà era che l'unico fin'ora stato capace di tenergli testa era Amos e ora si trovava disteso su un letto in fin di vita.
《Domani penseremo al da farsi, ora abbiamo tutti bisogno di riposare》
Disse Gaspare, con voce calda, cercando di tranquillizzarli.
Si addormentarono tutti lì con Amos, nessuno se la sentiva di lasciarlo solo. Vittorio diede una carezza ad Ityu poi prese una coperta da mettere a terra e una per coprirsi, prese Vanessa tra le braccia e si addormentarono sul pavimento vicino al letto. Mina e Gaspare invece, dopo un po', si trasferirono sul letto della camera a fianco, pronti a correre subito lì se fosse servito.
La notte per fortuna fu tranquilla e il giorno dopo si svegliarono più sollevati. Amos era ancora in condizioni pietose, ma pulito e disinfettato, già più presentabile.
Vanessa scese alla reception per controllare la porta e quasi non svenne per terra quando vi ritrovò di fronte il Boss. Forse la sera prima l'aveva vista, forse era lì per punirla o per ucciderla o peggio per uccidere tutti, lei, Amos e chiunque altro avesse trovato. Le ginocchia le iniziarono a tremare e la sua pelle a sbiancarsi.
《Sono qua per parlare con l'uomo Lupo, puoi portarmi alla sua stanza?》
Vanessa notò che era da solo, senza nessun "gorilla", non che solo fosse innocuo, ma di solito non amava sporcarsi direttamente le mani di sangue. Che fosse stata quella l'eccezione alla regola? Sperava di no, se si fosse rifiutata però, sicuramente lo sarebbe stata. Lo portò di sopra alla 57.
Le mani le stavano tremando ed era insicura nell'aprire la porta o meno, ma non servì perché il Boss girò la maniglia ed entrò da solo. Vittorio fece un balzo nel vederlo e si erse in piedi, Ityu alzò il pelo ed iniziò a digrignare i denti.
《Non serve che vi agitiate. Sono qua per parlare. Io e l'uomo Lupo》
Vittorio guardò Amos che con un cenno gli fece capire che poteva lasciarlo solo con lui. Come chiuse la porta il Boss iniziò a parlare.
《Devo dire che hai le palle. Non me lo aspettavo, come non mi aspettavo l'intervento del tuo lupo. Il mio intento era farti perdere, ti avrei messo a mano a mano sfide sempre più difficili fino a farle diventare impossibili, ma l'intervento inaspettato del tuo Lupo ti ha reso una sorta di leggenda. Ora non ci guadagnerei più nulla nel farti morire, tutti gridano forte il tuo motto "Mai mettersi contro un Lupo". Se ti facessi uccidere mi attirerei addosso l'ira di tutto il pubblico, inutile dire che diminuirei drasticamente i miei introiti. Tutti tengono per te. Arrivati a questo punto mi conviene più tenerti vivo che averti morto》
Gli occhi di Amos si sgranarono alle sue parole.
《Ed è per questo che rompo il patto tra noi due》
《Le mie informazioni. Penso che me le sia guadagnate...》
《Non avevo intenzione di dartele. Perché il rivelartele implicherebbe il doverti uccidere subito dopo, ma forse il motto non echeggia per nulla e forse farlo potrebbe giocare a mio favore questa volta. Quindi te le darò》
Le orecchie di Amos si drizzarono, era arrivato il momento che tanto stava attendendo: quello della verità.
《Poco lontano, fuori da questa città c'è un campo. Si tratta di una sorta di rifugio ipertecnologico, costruito ante guerra, e sembra proprio che sia stato creato apposta per affrontare il tipo di difficoltà a cui siamo andati in contro》
《È lì che si trova Kejsi?》
《Stai zitto e lasciami finire. Poi potrai parlare》
Amos annuì e si sforzò di stare in silenzio.
《Lo scopo del campo è rimettere in sesto questo pianeta, ma hanno un modo tutto loro di farlo. Girano per le città e per i campi in cerca delle poche risorse rimaste, e uccidono chiunque incontrino che considerino un peso per il pianeta: persone anziane o mal formate o deboli fisicamente o gravemente ferite. D'altra parte se invece incontrano qualcuno che ritengano possa risultargli utile lo rapiscono e lo portano al campo》
《Quindi mia moglie è lì prigioniera!》
Il Boss si diede a una grassa risata.
《No, non lo è. Una volta portate al campo cercano di convertirle alla loro causa e poi le lasciano libere di scegliere, se restare o andarsene. Peccato che non gli viene mai detto che se scelgono di andarsene un cecchino di precisione le ucciderà appena saranno fuori portata visiva dalle persone del campo. Chi non è con loro è contro di loro, quindi inutile, solo un peso in più per il pianeta e va eliminato.
Lo abbiamo scoperto a nostre spese tempo fa. Abbiamo visto il campo e tutti ci siamo diretti lì a chiedere asilo, convinti che ci avrebbero aiutato, peccato che venimmo accolti con fucili a ripetizione. Persi molti uomini quel giorno, quindi tornammo in città e ci organizzammo per difenderci. Quando vennero per sterminarci, visto che non consideravano nessuno di noi degno di servire la loro causa, ci difendemmo e togliemmo la vita a molti dei loro essendo molti di più. Batterono in ritirata, ma non fu una vittoria per noi.
Avevano capito che non serviva sprecare pallottole perché ci saremmo uccisi da soli con le nostre mani. Stavamo finendo le risorse giorno dopo giorno, la gente stava diventando sempre più violenta e finiva per ammazzarsi per un pezzo di pane. Ridevamo quando guardavamo la città di Gotham in Batman per televisione, ma questa città ne è diventata presto l'incarnazione, anzi l'esaltazione.
Stavamo preparando una rivolta, l'ultima in grado di attuare, volevamo vendicarci per i nostri compagni uccisi, ma il loro capo, Giacomo, chiese di parlare con me e mi propose un accordo. Non avremmo mai potuto vincere contro di loro, non saremmo mai riusciti ad attaccare il campo, la nostra sarebbe stata una fiamma che senza ossigeno si sarebbe spenta dopo pochi secondi. Giacomo mi offrì risorse in cambio di una gestione delle vite》
Amos lo guardò perplesso non riuscendo a capire cosa intendesse con questo.
《Da dove pensi che venga l'energia del locale eh? È solo una grande lampada attira zanzare. La gente viene lì attirata dalla musica, dalla luce, dal bere, ma poi finisce per scommettere, indebitarsi, finire morta di fame e combattere sul ring, dove muore definitivamente. È stato studiato apposta. Le persone vengono lì attirate dalla luce, ma come le falene finiscono per morirci. È solo una trappola ben congegnata, si uccidono con le loro stesse mani senza manco accorgersene. Si mettono uno contro l'altro uccidendosi a vicenda, non rendendosi conto che stanno facendo solo un favore a Giacomo》
Le mani di Amos fremevano, avrebbe voluto sfogarsi con qualcosa, ma l'unica cosa che riuscì a fare era stringere con violenza le sue lenzuola.
《Perché lo hai fatto allora? Hai tradito la tua città per sopravvivere!》
《L'ho fatto perché non avevo altra scelta. O morire tutti o accettare l'accordo. Ho visto più speranze nell'accettare l'accordo piuttosto che schiantarci tutti sulle loro reti elettrificate. So che mi vedi come l'origine del male. Ma il male non sono io. Forse hai già conosciuto la mia donna...》
Si l'aveva conosciuta e solo il sentirla nominare gli dava la sensazione di sentire le squame avvolgersi al suo corpo e il sibilare solleticargli il timpano dell'orecchio. Quella donna era una serpe.
《Non è realmente la mia donna. È un soldato di Giacomo, è qui per controllarmi nel caso io non rispetti gli accordi presi e per riferire a Giacomo tutti i nostri progressi. Se incominciamo a crescere troppo, a diventare troppo forti, Giacomo arriva in città e ci toglie quel poco che abbiamo》
Amos era letteralmente spiazzato, lo aveva sempre personificato come l'origine del male, ma in realtà era semplicemente un altro pesce in un mare di squali. Non era certo una persona buona e magnanima, faceva i propri interessi, ma non aveva il controllo. Era solo un burattino nelle mani di una persona ben più malvagia.
《Capisci bene che io non potrei darti queste informazioni, perché verrei ucciso insieme a tutte le altre persone di questa città. Ora dovrei ucciderti, ma vedo in te una speranza. La vedono tutti ormai in città e forse è arrivato il momento giusto per la rivolta》
《Non vedo come potrei aiutarvi. Io cerco solo mia moglie e ora ho paura che sia stata colpita da un cecchino di precisione appena uscita da quel campo》
《Io non credo. Giacomo sa essere molto convincente quando cerca di convertire le persone alla sua causa, quasi tutti rimangono. Io credo che tua moglie sia ancora lì e credo che tu possa entrare nel campo e sventrarlo dall'interno proprio grazie a tua moglie. Sei giovane e forte, non ti rifiuteranno, specie se la tua ragazza ti vuole lì. Potrai entrare e capire quali sono le debolezze del campo. Cerca di farti mettere tra le file dei soldati, sicuramente non ti rifiuteranno. I soldati possono uscire ad esplorare in autonomia, potrai tornare qua e darmi le informazioni che ci servono a sovvertirli. Come loro hanno messo un soldato tra di noi. Noi lo metteremo tra di loro》
Amos incrociò le braccia ed alzò un sopracciglio.
《Chi ti dice che accetterò? Io voglio solo indietro mia moglie, non infiltrarmi in un campo come spia》
Il Boss gli sorrise con il suo solito fare Viscido e gli si avvicinò ancor più.
《Se tua moglie è lì dentro non se ne vorrà andare. Se la convincerai ad abbandonare il campo le spareranno appena poco fuori. Non hai scelta, o entri e resti aiutandoci o non ha senso nemmeno che ti rechi lì. Se non ci aiuti, tutti in questa città moriranno e so che c'è qualcuno a cui tieni anche qua. Non sono stupido》
Disse indicando tutte le bende e i punti che aveva sul corpo.
《La gente crede in te, "mai mettersi contro un Lupo". E anch'io ora ci credo. Puoi essere la chiave per ribaltare questa situazione o puoi lasciarci morire e dire addio a tua moglie. La scelta è tua》
Amos voleva uccidere chi aveva preso la vita di Aldo ed Anna, voleva vendicarsi del responsabile del rapimento di Kejsi, voleva liberare Vittorio e Vanessa, e ora aveva un nome: Giacomo.
《Tu dovrai andartene oggi stesso. Vanessa ti porterà fuori città. Dirò alla "mia donna" che sei morto nella notte dalla gravità delle ferite riportate e che ho ucciso Vanessa per punizione per averti aiutato sul ring. Giacomo non deve sapere chi sei e da dove vieni e la Serpe non deve sapere che sei vivo o il piano non funzionerà》
Lo sguardo corrucciato di Amos si distese e fece spazio ad un'espressione riflessiva.
《Non so come potrei stare lì dentro senza ucciderlo...》
Il Boss gli mise una mano sulla spalla e lo guardò dritto negli occhi.
《Arriverà il momento in cui potrai farlo. Lo voglio anch'io, più di qualsiasi altra cosa. Si crede Dio su questo pianeta, ma non lo è. Se non abbiamo armi né informazioni però, saremmo l'ennesima fiamma che si spegne in fretta. Devi resistere, devi trattenerti e aspettare l'occasione giusta. Soprattutto, non devi rivelare nulla di tutto ciò alla tua ragazza una volta lì, lei non può capire. Se è stata convertita al loro meccanismo rischi che invece di aiutarti lo vada a riferire a Giacomo. Lì sarebbe la fine per tutti, per la città, per te e anche per la tua ragazza. Prima di confidarle i tuoi piani devi capire quanto è andata a fondo nel meccanismo del campo.》
Amos odiava il Boss, ma come si suol dire "il nemico del tuo nemico diventa tuo amico" e ora il suo più grande nemico era Giacomo.
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