18.

《Kejsi, allora qual è la tua scelta?》

La settimana era finita, Kejsi aveva passato quei giorni come se fosse sotto tortura tesa tra due cavalli, legata braccia e piedi con delle corde mentre i cavalli due per parte tiravano cercando di dividerla.

《Non approvo ciò che avete fatto, ma approvo ciò che state facendo qua. Ho visto anch'io i risultati e sono convinta che se ci sarà un futuro per il mondo verrà da qua e io a questo voglio contribuire. Quindi resterò e vi aiuterò a una condizione》

《Quale?》

Kejsi si soffermò molto prima di dar voce a ciò che aveva da dire, come se all'ultimo momento avesse paura di potersene pentire subito dopo.

《Dove mi avete presa... lì c'era un uomo, mio marito, mi avete strappata a lui e a questo mi aspetto ripariate》

《Torneremo al bosco, avevamo già in progetto di tornarci per le risorse quindi non sarà un problema, lo troveremo e lo porteremo qua》

《Dovete dirgli che sono qua e nient'altro, sarò io a spiegargli quello che si fa qua dentro e mi dovrete garantire che se lui poi non vorrà restare sarà libero di andarsene senza che gli venga torto un capello》

《Nessuno è obbligato a rimanere, lo sai Kejsi》

《Bene, allora resterò》

《Hai un'abilità in particolare che vorresti usare qua dentro il campo?》

《Non lo so, ma mi piacerebbe aiutare gli agronomi》

《Non è la tua vera abilità, ma per ora potrai aiutare gli agronomi, Beth e Michael ti indicheranno cosa fare》

《Perché? Qual è la mia vera abilità scusami?》

《Lo scoprirai da sola, vedrai》

Fece per alzarsi ed andarsene quando Giacomo la fermò.

《Benvenuta Kejsi. Sono felice tu abbia scelto di rimanere con noi》

Lei fece un breve cenno col capo ed uscì. Aveva deciso e non era per nulla sicura della sua decisione. Sapeva che Amos non avrebbe mai accettato di restare, ma avrebbe dovuto provarci, avrebbe dovuto tentare, glielo doveva.

Era appena uscita dalla stanza e si stava dirigendo alla baracca da Beth per darle la notizia quando Giacomo le spuntò a fianco, avendo lasciato gli altri ancora nella sala conferenze.

《Sicuramente nel mondo prima stavi finendo gli studi, quindi non penso tu abbia avuto né il tempo né il desiderio di sposarti, il chè mi fa pensare che tu lo abbia fatto dopo lo scoppio della guerra. Forse con l'uomo che ti ha curata... forse non troveremo solo un marito, ma anche un dottore nel bosco》

A Kejsi il ragionamento deduttivo di Giacomo la infastidiva e la stupiva allo stesso tempo.

《Non ce la fai proprio a non infilare gli occhi nel fegato altrui eh?》

《Diffetto formativo. In ogni caso spero che la tua decisione di sposarti non sia stata affrettata dalle condizioni in cui versiamo, è facile innamorarsi di qualcuno che ti aiuta, difficile è continuare ad amarsi quando non hai più bisogno del suo aiuto》

《Io non mi sono innamorata solo perché mi ha aiutata》

《Forse no, ma ha avuto una parte importante nel tutto. Se il mondo non fosse crollato e tu lo avessi conosciuto, lo avresti sposato lo stesso nel mondo normale?》

《Io lo amo. Non mi pento della mia scelta, la guerra me l'ha fatto incontrare, ma non è stata la guerra a farmelo amare, la guerra me l'ha mostrato per com'è e io lo amo per quello che è》

Guardò Giacomo negli occhi.

《Perché ti interessa tanto che io abbia marito?》

《L'amore è pericoloso in questo mondo》

《C'è rimasto qualcosa in questo mondo che non lo sia?》

Giacomo rise, la squadrò da cima a fondo e se ne andò.

Lui aveva il profondo, innato potere di irritarla, ma era proprio la sua intelligenza spiccata che lo portava ad essere così cinico e freddo, il chè aveva aspetti negativi così come positivi e forse a dirla tutta, era più adatto il suo modo di essere rispetto a quello di lei nel mondo attuale.

Andò da Beth a darle la notizia e lei scoppiò di gioia, visto che in pochi giorni si era affezionata già moltissimo.

《Agronoma allora? Beh, è un mestiere fantastico! Verrò spesso a trovarti! Ora però non riesco a farti iniziare l'orientamento, ti va di accompagnarmi a lezione? I bambini mi stanno aspettando, così potrai conoscerli meglio, da quando ti hanno vista hanno chiesto spesso di te, specie Nino. Poi ti porterò ad orientarti dai miei amici agronomi》

Incredula che dei bambini si ricordassero di lei accettò l'invito con gioia. Scesero tre piani sottoterra ed entrarono nella scuola, Beth insegnava sia scienze che letteratura, e quel giorno gli avrebbe raccontato una favola di Andersen, quella della piccola fiammiferaia.

Kejsi si sedette in una sedia a lato della cattedra e osservò i bambini della classe, Nino in prima fila coi capelli castano chiari spettinati, la stava guardando con quei suoi due occhioni blu trasognati, vicino a lui c'era una bellissima bambina con dei lunghi boccoli biondi ed occhi azzurri che scoprì essere Sofia, la migliore amica di Nino.

Beth incominciò a leggere dal libro delle favole, ma quando arrivò alla fine della storia Sofia era in lacrime e Nino era corso ad abbracciarla, per lui era come una sorella. La favola raccontava di una ragazzina senza madre che usava i fiammiferi per riscaldarsi e ogni fiammifero che aveva le ricordava un bel momento vissuto in famiglia, finché dopo aver acceso tutti i fiammiferi vide sua nonna, morta anni prima, venire a portarla via. Il giorno seguente tutti i passanti videro il corpicino della piccola disteso nella neve con in mano ancora i fiammiferi. Era una favola certo, il dramma era nascosto tra le parole gentili e fantasiose, ma la realtà era triste e non poco, nessuno aveva aiutato quella povera ragazzina a rialzarsi da quella strada invitandola nel calore della propria casa, venne lasciata lì, da sola, a morire nel freddo.

Kejsi corse da Nino e Sofia, e li abbracciò. Sentì le piccole braccia di Nino avvinghiarsi istintivamente intorno al suo collo e le venne da piangere, quei bambini avevano un disperato bisogno di affetto, c'erano persone che si prendevano cura di loro, ma non c'erano madri e non c'erano padri, in fondo erano soli.

Beth cambiò subito favola, raccontandone una più allegra, ma ormai aveva già premuto un tasto dolente che ci avrebbe messo un po' ad alleviarsi.

《Non credevo Sofia reagisse così, sono stata una stupida, dovevo pensarci prima...》

Si stava incolpando a morte per avergli letto quella favola.

《Beth, in fondo è la realtà travestita da favola, ai bambini non ha fatto male la favola bensì la realtà, quella che hanno già vissuto, non quella che gli hai raccontato tu》

Quei bambini avevano vissuto la realtà ancor prima di poter godere della favola e quel dolore non se lo sarebbero tolto mai, come ignorarlo non sarebbe servito, solo affrontarlo forse avrebbe aiutato.

《Lo so, ma dovevo pensarci. Sofia ormai ha perso speranza di rivedere sua madre e Nino con lei. La madre di lui è morta, si è legato molto a Sofia e sperava che quando lei avesse ritrovato sua madre avrebbe potuto considerarla anche lui come tale, loro due sono diventati come fratelli. Sai... quando ti ha vista entrare, non so perché, ma ha pensato potessi essere tu la loro mamma》

Quelle parole trafissero il cuore di Kejsi. Guardò il piccolo che stava tenendo per mano Sofia cercando di confortarla, ma anche lui aveva gli occhi lucidi.

《Ei ciao Nino, la maestra ha detto che si fa un po' di pausa, ti va di venire insieme a me a giocare di sopra? Puoi portare anche Sofia se vuole venire》

Disse scostando i capelli dolcemente dal viso della piccola, che timida non si rivolgeva a nessuno se non a Nino, sorridendole.

Gli occhi del bimbo si illuminarono immediatamente e anche quelli della bambina sembrarono meno tristi. Salirono all'aria aperta insieme a tutti gli altri, Beth aveva concesso ricreazione generale dopo il triste episodio.

《Allora sapete tutti giocare a nascondino vero?》

Chiese Kejsi e i bambini urlarono tutti in coro non aspettando altro.

《Allora io inizio a contare... 1...2...3..》

Stava contando quando si sentì tirare per i pantaloni, era Nino, tutti i bimbi si erano andati a nascondere, ma lui no. Si inginocchiò e lo prese tra le braccia.

《Nino, cosa c'è? Non conosci il gioco?》

《Kejsi, posso chiederti una cosa?》

《Certo, dimmi》

《Puoi essere la mia mamma? E anche quella di Sofia finché non trova la sua》

I suoi occhioni grandi erano in preghiera, la guardava riponendo in lei tutte le sue speranze e anche Kejsi in cuor suo sentiva verso quel bambino un istinto primordiale che non aveva mai provato prima, di affetto e protezione.

Non sapendo cosa rispondere lo abbracciò forte stringendolo a sé. Nino con le sue piccole manine la strinse forte anche lui dando l'idea di non volersene più separare.

Allo stesso modo in cui Amos si era ripromesso di prendersi cura di lei, ora lei si ripromise di prendersi cura del piccolo Nino e di Sofia finché sua mamma non venisse ritrovata.

Finite le ore di lezione Beth la portò a fare l'orientamento, riuscì a farsi assegnare alla sperimentazione in campo aperto come tanto desiderava e fu spedita di sopra a cercare Bonny, quella che doveva essere a capo dei campi verdi in superficie. Camminò per il campo e ritrovando la stessa ragazza nera della prima volta le chiese dove potesse trovare Bonny.

《Sono io Bonny》

《Ah benissimo. Mi hanno assegnata a te per lavorare qua in campo aperto》

《Mmm bene, ma in realtà il nostro gruppo non lavora solo in campo aperto, prima di piantare in massa in superficie vengono fatti dei test a parte in laboratorio sulle capacità dei vari tipi di piante di fitorimediare ai radionuclidi, lì servirebbe una mano, vai al piano -5 e fatti assegnare un compito》

Kejsi non era felice, si era fatta assegnare quel lavoro proprio per poter stare all'aria aperta e invece ora era costretta a scendere 5 piani di cemento sotto terra. Fece per entrare nell'ascensore quando vide Giacomo uscire dalle stesse identiche porte, proveniva dal -6.

《Kejsi cercavo giusto te, domani abbiamo in programma una bella scampagnata nei boschi》

《Starete via molto?》

《No, è una spedizione semplice, quindi se lo troviamo, la sera stessa te lo riportiamo fra le tue calde braccia》

Decise di ignorare il ghigno divertito sulla sua faccia e lo guardò con i lampi negli occhi, nessuno si doveva permettere di prendere in giro ciò che ci fosse tra lei ed Amos. Ovviamente a Giacomo non faceva né caldo né freddo come lei lo guardasse, anzi, più lo guardava male più gli piaceva.

Entrò nell'ascensore e stando per premere -5, si fermò un attimo e decise per curiosità di premere -6, il piano da cui proveniva Giacomo, ma l'ascensore si fermò a -5 non proseguendo ulteriormente nella discesa. Continuò a premere più volte, ma l'ascensore non si mosse di un millimetro, sbuffò. Cosa c'era al -6? Perché lei non ci poteva andare? Giacomo le aveva detto che poteva esplorare tutto il campo, perché il -6 era una cosa a parte? Si ripromise di scoprirlo e si avviò dai colleghi del -5, forse loro ne sapevano qualcosa.

Appena entrò quasi nessuno si accorse di lei, c'era chi era troppo occupato a guardare al microscopio, chi a maneggiare pipette millimetriche, chi stava costruendo dei grow box e chi stava annotando tutto sul computer, erano tutti talmente indaffarati da non accorgersi nemmeno che qualcuno fosse entrato, finché il ragazzo al pc si levò gli occhiali e guardò verso di lei.

《Sei tu quella nuova?》

《Sì, mi hanno mandato qua per aiutarvi》

《Benissimo, vai da Monica e aiutala a costruire la grow box, lo sai usare un microscopio?》

《Sì, l'ho già usato qualche volta e anche le pipette in laboratorio di chimica a scuola》

《Meglio di niente, ora va' da Monica e fatti insegnare》

Il ragazzo fu molto sbrigativo, come scoprì presto esserlo tutti in quel piano. Erano pressati da obiettivi da raggiungere in tempi record prefissati da Giacomo e ancora un po' non avevano il tempo nemmeno di andare in bagno. Giacomo contava molto su quel progetto e aveva molte aspettative verso ognuno di loro. Kejsi si dava da fare, ma le sembrava di non riuscire a fare bene nulla, non riusciva a stare dietro ai loro ritmi e loro la consideravano quasi come un peso, non parlando con lei se non per dirle quello che doveva fare e poco più.

Monica in particolare non faceva che dargli ordini e dirle di sbrigarsi.

《Hai scelto il settore sbagliato ragazza, fai più danni che altro e sei lenta》

Kejsi ne era cosciente quindi si levò il camice che le avevano prestato e si congedò.

《Sì, la mia abilità non è certo questa, ci si vede》

Pensò che forse sarebbe potuta essere piuttosto una maestra, in fondo ci sapeva fare coi bambini, così cercò Giacomo per farsi cambiare assegnazione. Lo trovò nel cortile intento a parlare con Sofia e la cosa la stupì molto, Sofia non parlava con nessuno se non con Nino. Si avvicinò piano per vedere meglio, ma non riusci a sentire molto.

《A domani Sofia, ora vai pure a giocare》

《Ciao Giacomo》

Si girò colto di sorpresa non aspettandosi di avere qualcuno dietro.

《Kejsi, non stai lavorando?》

《No, non fa per me, non è quella la mia abilità, potrei provare a fare la maestra, me la cavo bene coi bambini》

《Ti lascerei anche provare, ma odio gli sprechi di tempo quindi non te lo lascerò sprecare, non è nemmeno quella la tua abilità. Seguimi prego》

La portò al poligono di tiro dietro alle baracche e le diede un fucile da cecchino in mano.

《Perché dovrebbe essere questa la mia abilità? E poi io non voglio uccidere nessuno》

《Una vedetta mi si è ammalata e abbiamo una postazione scoperta, mi servirebbe un nuovo cecchino e sono sicuro che tu sia portata per far questo》

《Come fai ad esserne sicuro?》

《Diciamo che è intuito, fammi vedere che sai fare. Non dovrai andare a uccidere nessuno, solo sorvegliare il campo per proteggere le persone al suo interno. Se è una persona intelligente si presenterà alle porte, darai l'allarme e la faremo entrare per esaminarla, se si presenterà una persona armata che minaccia la nostra integrità non penso serva dirti cosa fare》

《E se venisse una persona bisognosa, ma che non rispetta i tuoi standard?》

《Quello sono sempre io a deciderlo ed io ad occuparmene, non tu》

Kejsi pensò a cosa avrebbe potuto fare se si fosse presentata una persona anziana in difficoltà. Non le ci volle molto ad arrivare che l'avrebbe uccisa, ma forse questa poteva essere un'arma a doppio taglio, se lei era una vedetta avrebbe potuto allontanare quella persona prima che Giacomo ne venisse a conoscenza, impedendone la morte. Così decise di assecondarlo e accettare l'incarico.

Prese il fucile in mano e puntò verso i manichini posti a diverse distanze, prese un respiro e isolò come aveva già fatto tutto il mondo circostante. C'era solo lei, l'arma e il suo bersaglio, nient'altro. Riusciva a sentire la canna del fucile come fosse un'estensione delle sue dita, riusciva a percepire dal peso del fucile le pallottole al suo interno, era una sola cosa, lei e il metallo.

Appoggiò la guancia al calcio freddo del fucile, chiuse un occhio, fissò il bersaglio, buttò fuori il respiro poi lo trattenne e premette il grilletto. Non mancò un colpo. Nemmeno uno. Nemmeno quello di precisione posto a 500 metri.

Quando sparava non era più Kejsi, si trasformava, diventava una persona a lei totalmente sconosciuta, una persona fredda e metodica. Quando ebbe finito tornò ad essere presente, si scosse come se avesse appena ripreso coscienza di sé e si girò verso Giacomo che la stava guardando a braccia incrociate sul petto con aria soddisfatta.

《Kejsi, ora hai capito qual è la tua abilità?》.

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