15.
《Sveglia dormigliona! Bisogna andare in mensa a fare colazione, a meno che tu non voglia fare digiuno》
Kejsi si svegliò di soprassalto con quei due occhioni verdi che la stavano fissando.
《Ciao Beth, che ore sono?》
《Sono le sette e zero zero, qua iniziamo presto la giornata, seguimi andremo a lavarci e poi a fare colazione》
Beth la condusse in un grande bagno comune, lì era veramente tutto in comune anche i servizi igienici, per fortuna almeno c'era la separazione di generi o l'imbarazzo sarebbe stato di gran lunga peggiore. Beth la portò nella sala doccia, era una stanza bianca piastrellata come quelle delle piscine e attaccati al muro a distanza di un metro l'uno dall'altro c'erano i soffioni da cui usciva l'acqua.
《Lascia qua i tuoi vestiti e poi prenditi una doccia, hai 5 minuti》
Kejsi si guardò intorno, un sacco di ragazze completamente nude si stavano lavando tranquillamente senza nessun imbarazzo, lei non vi era abituata e sapeva non sarebbe stata un bello spettacolo da nuda.
《Coraggio Kejsi, non abbiamo molto tempo》
Beth si era già levata i vestiti per fare la doccia, la guardò e aveva un fisico invidiabile, era davvero bella, forse la più bella ragazza che avesse mai visto, un vitino da vespa, fianchi prosperosi, gambe lunghe e snelle e pelle perfetta come fosse porcellana.
《Dai ti do una mano, non aver paura qua siamo tutte abituate a fare la doccia in comune, nessuno ti giudicherà qualsiasi difetto corporeo tu abbia, ma ora spogliati perché credimi hai bisogno di una doccia》
Kejsi si levò con lentezza i vestiti, prima la maglietta e poi con più lentezza e incertezza i pantaloni. Vide Beth cambiare espressione, facendo sparire il suo bel sorriso quando vide le sue gambe ricoperte di grosse cicatrici. Attirò l'attenzione di tutte le ragazze nella sala, tutte stavano in silenzio, ma se li sentiva come aghi sulla pelle i loro occhi puntati addosso.
《Dai si sono liberate due docce vicine, vieni con me》
Kejsi si gettò sotto la doccia e chiuse gli occhi, era da tanto che non faceva un bagno caldo, quindi decise di godersi il momento dimenticando tutte le altre ragazze nel bagno, finché Beth parlò.
《È stata la bomba?》
Kejsi attese un attimo per rispondere, poi annuì con la testa.
《Ci ha rovinato tutti questa guerra, sono contenta che ce l'hai fatta, dev'essere stata dura》
Kejsi si fiondò sotto il getto diretto del soffione cercando di mimetizzare le sue lacrime con l'acqua, perché nelle sue cicatrici rivedeva Amos, era stato lui a curarle, lui l'aveva salvata, lui che non era più lì con lei e il dolore che provava dentro superava di gran lunga quello che appariva fuori.
《Il nostro tempo è finito, dobbiamo lasciare la doccia alle altre, vieni ti darò dei vestiti puliti》
Accanto alle docce c'erano gli spogliatoi e le lavanderie, Beth le porse un paio di pantaloni in cotone grigi, una camiciola in viscosa azzurra e una felpa grigia senza cappuccio.
《Per adesso mettiti questi, nel caso tu restassi vedremo di trovarti qualcosa di più adatto in base alle tue abilità》
《Abilità?》
《Sì, tutti qua dentro dobbiamo lavorare, ognuno ha i suoi compiti in base a ciò che sa fare meglio, tu cosa sai fare bene?》
Kejsi pensò ai suoi studi non ancora finiti, alla specializzazione che avrebbe voluto fare andata in fumo e rispose:
《Un po' tutto e un po' niente... onestamente non saprei in cosa sono realmente brava》
《Tutti siamo bravi in qualcosa, vedremo di scoprire in cosa lo sia tu. Giacomo lo capisce subito in cosa uno eccelle, lui saprà aiutarti》
《Non è detto che io resti Beth》
《Io spero tanto di sì, mi stai simpatica sai? Poi anche tu non russi il ché ti rende un'ottima compagna di stanza》
Beth le fece l'occhiolino sorridendo e Kejsi spiaccicò un piccolo sorriso insicuro in risposta. Beth le piaceva, le sembrava una ragazza davvero buona, era sempre col sorriso, disponibile e gentile, una di quelle per le quali non puoi non provare simpatia.
Arrivarono in sala mensa per fare colazione e per la prima volta si rese conto di quanto fosse grande il campo, c'erano centinaia di persone sedute ai tavoli intente a mangiare, bere e conversare del più e del meno, mai avrebbe pensato di poter vedere una cosa del genere dopo la bomba. Beth la prese per mano e la condusse al suo tavolo dove c'erano altre sue amiche e amici. Si sedette e si accorse che qualche tavolo più in là c'era seduto Giacomo che la stava fissando da capo a piedi studiandola.
Beth stava iniziando a mangiare e a presentarla agli altri quando Kejsi scusandosi si alzò e si andò a sedere al tavolo di Giacomo e Michael.
《Qual buon vento Kejsi, come hai dormito?》
Kejsi non rispose, semplicemente lo fissò come stava facendo lui.
《Sei un dottore?》
《No, perché?》
《Le tue gambe, non si guarisce così per pura fortuna》
《Come lo hai saputo?》
《Qua dentro so quasi tutto se non tutto Kejsi, è il mio compito. Se non ti sei curata da sola qualcuno deve averti aiutata, ci servono buoni dottori, potremmo farlo venire qua con noi》
《Mi ha aiutato e se n'è andato, non ho idea di chi fosse》
Mentì spudoratamente sperando di risultare convincente.
《Certo, chissà magari lo incontreremo prima o poi》
No. Non le aveva creduto. Faceva parte delle abilità di Giacomo scovare tutte le bugie degli altri? Come ci era finito al comando? Come riusciva a gestire l'intero campo? Perché tutte quelle persone si fidavano ciecamente di lui? Nel tempo libero usciva a rubare le persone e ucciderne altre? Tante domande affollavano la mente di Kejsi, aveva capito il pensiero di Giacomo, ma non si fidava di lui e non le piaceva come la guardava, come uno scienziato che osserva il suo esperimento.
《Vuoi tirarmi fuori il fegato scrutandomi così insistentemente?》
Il vicino Michael partì a ridere rumorosamente.
《Spero veramente tu resti perché mi farei delle grasse risate》
Giacomo sorrise lievemente senza staccarle gli occhi di dosso.
《Mi piace guardare i combattenti, cerco di capire i loro punti di forza e i loro punti deboli》
La verità era che era un maniaco del controllo e per quello aveva bisogno di conoscere tutti come se fossero le sue tasche.
《Chi dice che io sia una combattente?》
《La tua semplice presenza qui davanti a me lo dimostra e poi ogni tuo singolo muscolo, movimento, sguardo sembra urlarlo a squarciagola. Anche tu ti sei sporcata le mani di sangue, te lo leggo negli occhi》
Kejsi si alzò dal tavolo e se ne andò dalla mensa senza aver toccato un boccone, Beth le corse subito dietro per vedere cosa le fosse successo.
《Kejsi che ti è preso, cosa è successo al tavolo?》
Kejsi stava arpionando la ringhiera in metallo fuori dalla mensa cercando di non perdere la calma. Beth le si avvicinò e le mise una mano sulla spalla.
《Ti ha detto qualcosa che ti ha ferita?》
《No Beth》
《E allora cosa?》
《Lui ha ragione. Io lo odio, volevo ucciderlo, non lo posso sopportare, ma ha ragione. Ha ragione su tutto. Ha ragione su questo mondo, ha ragione su di me, ha ragione su tutto, ma io non riesco ad accettarlo》
《Giacomo è molto schietto, non indora mai la pillola, a volte fa male, ma lui sa quello che fa e sa quello che dice e credimi non è mai inutile. A volte facciamo difficoltà a fidarci della ragione per prediligere il cuore, ma il cuore ci inganna facilmente e se ci lasciamo trasportare dal sentimentalismo non ne verremo mai fuori da questa situazione. Qua dentro saremmo tutti ormai morti》
Kejsi non parlò, aveva bisogno di starsene in silenzio, aveva bisogno della sua privacy, era stufa di venir studiata di continuo da tutti.
《Lasciami stare Beth, ho bisogno di spazio》
Beth ci rimase male, ma fece ciò che aveva detto e tornò dentro. In compenso uscì Giacomo.
《Dimmelo. Dimmi ciò che pensi in faccia. Prendimi a pugni se vuoi, ti lascerò fare》
《Come fai ad essere così convinto di fare la cosa giusta?》
《Dai risultati che ottengo. Hai esplorato il campo?》
《Non abbastanza ancora》
《Nessuno qua ti chiede di sporcarti le mani a tua volta di sangue. Abbiamo bisogno di persone che sappiano il fatto loro, che si diano da fare e che soprattutto abbiano ancora speranza nelle vene per affrontare le difficoltà e non c'è dubbio che tu queste caratteristiche le abbia tutte》
《Anche se non mi sporcassi le mani di sangue direttamente, in questo modo sosterrei chi lo fa, sarebbe la stessa identica cosa, solo da vigliacchi, da chi si gira dall'altra parte ignorando la realtà e io questo non posso farlo》
《Sai cosa dico alle persone che mi dicono così?》
Kejsi lo guardò facendogli intendere di no.
《Gli dico: sporcati le mani di sangue, lavale nel sangue》
Kejsi sembrò non capire.
《Sono sicuro che prima o poi capirai quanto ho detto. Come so che sai quale sia la cosa giusta da fare anche se non lo vuoi ammettere》
Prima di andarsene gli porse una foglia di cannabis.
《Non pensare male, non è a scopo ricreativo. Questa è la prima nata fuori dalla serra, fa parte delle sperimentazioni che abbiamo provato sul campo radioattivo, lo sai che le piante hanno capacità di bonificare il terreno dai radionuclidi? La cannabis in particolare. Ti invito ad andare a dare un'occhiata ai campi dietro al deposito》
Fece per andarsene, ma poi si fermò, si girò e aggiunse.
《Stiamo facendo sacrifici affinché tutta la terra torni come la foresta dove ti abbiamo trovata, sacrifici affinché i nostri bambini possano diventare vecchi invece di morire di fame. Se fosse nelle tue mani il potere di farlo, ti tireresti indietro solo per non sporcarti le mani di sangue? Te le sporcheresti ugualmente, del sangue di innumerevoli altre vite, solo che non vedresti direttamente il rosso sulle tue dita, ma ci sarebbe Kejsi, ci sarebbe lo stesso》
Kejsi fece come gli aveva detto ed andò a vedere il campo dietro al deposito. Ettari verdissimi di terra stavano venendo innaffiati dagli agronomi, si avvicinò e notò che erano piantate diverse specie di piante oltre alla cannabis, era davvero bello tutto quel verde. Camminò in mezzo ai campi e si fermò a vedere il lavoro di una donna che stava potando una piantina.
Era una donna di colore, bellissima, aveva i capelli ricci e lunghi raccolti in un nastro giallo e un sorriso luminoso.
《Ciao, mi puoi dare una mano?》
Le chiese spontaneamente.
《Ehm sì certo, cosa ti serve?》
《Ho finito il fertilizzante, sul tavolo là infondo c'è n'è dell'altro potresti portarmelo? Ah e attenta alle api, lì vicino c'è l'alveare》
《Api?》
《Sì, da quando abbiamo iniziato a coltivare all'aria aperta si sono presentate, non ci speravamo, pensavamo si fossero estinte eppure ora abbiamo addirittura un alveare》
Corse a prendergli il fertilizzante e andò a vedere l'alveare, nemmeno lei pensava avrebbe più potuto sentire il ronzare delle api, era un miracolo. In quel momento le vennero in testa le parole di Giacomo "dai risultati".
Era vero, Kejsi non aveva il coraggio di ammetterlo, ma si era resa conto che se c'era ancora un futuro sarebbe venuto da lì.
Pensò ad Amos, sapeva che lui non avrebbe mai cercato di capire, non avrebbe mai perdonato ciò che Giacomo e Michael avevano fatto ad Aldo ed Anna e non sarebbe mai rimasto in un posto come quello. Se lei fosse rimasta l'avrebbe perso, lui non avrebbe mai accettato di far parte delle persone che gli avevano portato via quelli che erano diventati la sua famiglia, quelli che gli avevano portato via lei, non sarebbe mai stato sotto il loro comando. Lui li avrebbe uccisi, si sarebbe vendicato, non ci sarebbe stato verso, nemmeno lei avrebbe potuto fermarlo.
Pensò per un attimo di poter fingere di essere scappata da quelli che l'avevano rapita ed essere finita lì per miracolo, ma sarebbe equivalso a vivere il resto della loro relazione fondandosi su una bugia e in ogni caso la verità prima o poi sarebbe venuta fuori. Non poteva mentire ad Amos, non poteva fargli questo grande male che non si sarebbe mai sanato, sarebbe stato meglio fingere di essere morta per il resto della vita.
La sua mente e il suo cuore stavano combattendo, si stavano uccidendo a vicenda. Le vennero in testa le parole di Beth "a volte facciamo difficoltà a fidarci della ragione per prediligere il cuore, ma il cuore ci inganna facilmente e se ci lasciamo trasportare dal sentimentalismo non ne verremo mai fuori da questa situazione".
Amare Amos e scappare con lui sarebbe stato fine a sé stesso, non avrebbe aiutato nessuno, né le persone né la terra, sarebbe stato semplice egoismo, d'altra parte senza Amos al proprio fianco sarebbe morta dentro, diventando incapace di essere d'aiuto a qualcun altro.
Era l'inferno, non riusciva a venirne fuori, sarebbe solo voluta sparire e non esistere più, ma non poteva. Doveva scegliere.
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