Una colonna e tre piedi
"Verso l'orlo frastagliato di un pesto precipizio
si frantumò il tempo in atomi di agonia".
Si sfaldavano come fiocchi di burro
in un tegame, i brevi lampi che palpitavano
nel buio.
Con la testa inclinata di tre quarti
ha dipinto la scena
in una frazione di secondo.
S'infranse su di lei come
un'onda la paura, ma poi "Passo lesto", la sollevò.
Intravide una sagoma dai contorni incerti,
riafferrata dalle tenaglie della coscienza parlò:
Piena d'angoscia come una lepre braccata
gridava, aiutami!
Postura ideale implorava
al povero viandante, mentre il sudore
gli imperlava la fronte rigirato come uno straccio.
Con rabbia liquida e inamarita
cullava gli ultimi sospiri
che a zigzag si spegnevano.
Si stava esaurendo in un " ciak" una vita.
Se ne va guardando la vita
con l'ultima immagine sulla retina,
poi inamidata come personaggio
di un museo delle cere, si spense.
L'accolse nella luce maculata
del sole il suo caldo amore,
mentre un dolore sordo alla radice,
del suo essere, avvolse il viandante.
In lui troneggiava in mezzo ai suoi pensieri
un grido sviscerato:
Oh rosa che fioristi nel mio sangue,
Oh fuoco dei miei lombi,
il tassametro della vita dipartisti
in una sequela senza ritorno!
E io?
Ho perso una colonna e ho trovato tre piedi.
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