Un amico come me

7.

Per le seguenti due settimane io e Vanessa non ci rivolgemmo la parola e se potevamo, evitavamo di vederci o incrociarci per i corridoi. Io per niente al mondo mi sarei sognata di andare da lei a chiedere scusa, prima di tutto perché non avevo niente di cui scusarmi e secondo di poi Rose Weasley non chiedeva mai scusa.

Avevo tatuato nel mio DNA una cosa che mi impediva di fare certe cose. L'orgoglio. E avendolo ereditato da entrambi i miei genitori non avevo proprio scampo. Molte volte questa cosa mi aveva procurato un sacco di guai.

Mancavano solo un paio di settimane alle vacanze di Natale e stavolta, dato che ero andata ad Hogsmeade da sola, mi ero ricordata di fare shopping per i parenti. A papà avevo preso un nuovo set di scacchi magici, mentre alla mamma avevo comprato un libro come tutti gli anni. Per Hugo invece avevo comprato un kit per la sua scopa, con tutto l'occorrente per la manutenzione.

Di solito compravo qualcosa anche per Vanessa, dato che tutti gli anni passava il Natale a casa mia, ma stavolta non le avevo preso un bel niente.

Al il Traditore stava cercando in tutti i modi di mettere pace tra me e lei. "Ma insomma, Rosie, comportati così non è da te! E Vanessa è la tua migliore amica!"

Stavamo tornando da Storia della Magia e avevamo deciso di fare insieme una capatina da Hagrid. Alzai gli occhi al cielo scocciata, se avessi saputo che intendeva parlarmi di questo non avrei mai accettato.

"Se quello che preferisce è stare con Gill Ryan non sarò io ad impedirglielo."

"No, che non lo preferisce." Disse lui in fretta. "E' solo un momento e sono sicuro che le passerà. Se solo tu potessi..."

Mi bloccai di scatto e mi voltai verso di lui. "Ma insomma Al, si può sapere a te cosa diavolo te ne importa?!"

Al aprì e chiuse la bocca un paio di volte prima di schiarirsi la gola. "Niente."

"E allora chiudi il becco!"

Per la strada che rimaneva per arrivare alla Capanna di Hagrid, Al non provò nemmeno ad emettere un fiato ed io continuai a marciare decisa, seguendo una linea dritta davanti a me. Il campo di Hagrid era completamente sommerso dalla neve e mi chiesi come facesse a vivere in quella misera Capanna con tutto questo freddo.

Al mi sorpassò per bussare e si tirò subito indietro senza guardarmi. Dopo qualche minuto Hagrid venne ad aprire sovrastandoci di almeno mezzo metro.

"Era l'ora che ci veniste a trovarmi!" Borbottò.

Al mi mandò un'occhiata con la coda dell'occhio e fece un sorriso. "Scusa Hagrid, siamo stati impegnati con la scuola. Possiamo entrare?"

"Certo, certo." Si scansò dalla soglia per permetterci di entrare nella Capanna, dove un allegro fuocherello bruciava riscaldando l'ambiente. Io mi sedetti su una delle enormi sedie, togliendomi la sciarpa che tenevo attorno al collo.

Hagrid mi guardò strano. "Che ci hai, Rosie? Ci hai un faccino."

"Ha litigato con Vanessa." Disse Al per me ed io contai fino a dieci per non alzarmi e azzannarlo.

"Non abbiamo litigato." Mormorai io. "Abbiamo solo preso due strade diverse. Tutto qui."

Hagrid si sedette davanti a me fissandomi con i suoi occhi tristi che si perdevano in mezzo a tutta quella barba. "Mi dispiace che ci avete litigato. Mi ricordo quando ci eravate alte come una calzetta e ve ne andavate a giro sempre appiccicate."

Per un attimo ebbi uno strano senso di abbandono, ma lo scacciai via prima che potesse scalfire il mio cuore di pietra. Volevo essere arrabbiata con lei, volevo continuare a non parlarle. Segretamente perché speravo che lei sarebbe tornata a scusarsi.

Al scosse la testa. "Vi comportate come se aveste tre anni."

"Disse il poppante che non si fa gli affari suoi." Roteai gli occhi per posarli su Al. "Non eri tu quello che aveva litigato con James per una cioccorana?"

Al arrossì. "E' stato più di due anni fa."

Hagrid mi prese la mano. "Rosie, ascoltaci a me che ce ne ho viste tante nella vita. Anche i tuoi genitori ci litigavano tanto, perché non si dicevano che ci si volevano bene. Non fare come loro, perché io so che ci vuoi bene a Vanessa. Vai e diccelo."

Io mi morsi un labbro indecisa. "Ma io non ho fatto niente di male! Perché dovrei andare a scusarmi per una cosa che non ho fatto. E' lei che dovrebbe venire da me."

Al farfugliò qualcosa come: "Donne" prima di mangiucchiare i biscotti che Hagrid aveva lasciato sul tavolo.

"E tra poco ci è pure Natale. Non siamo tutti più buoni, Rosie?"

Lasciammo la Capanna di Hagrid dopo un'oretta buona in cui sia lui che Al avevano cercato di farmi il lavaggio del cervello senza troppi risultati. Quando rientrammo al castello era quasi buio, nonostante fossero appena le cinque del pomeriggio e fuori aveva cominciato a tirare un forte vento.

Al se ne andò su per la Sala Comune mentre io, come facevo sempre quando avevo bisogno di pensare, mi rifugiai in Biblioteca.

Quando entrai fui sorpresa dal vedere che non c'era neppure Madama Pince alla sua solita cattedra vicino alla porta, vigile e con le orecchie tese, pronta a prendere il primo studente rumoroso per un orecchio. Pensai che probabilmente era andata a sistemare qualcosa tra gli scaffali o nella Sezione Proibita.

La Sezione Proibita era la parte della Biblioteca che più bramavo e alla quale non ero ancora riuscita ad accedere. Sicuramente la parola 'proibita' era quello che mi eccitava di più e che faceva scaturire in me tutta quella curiosità.

Di solito non facevo cose del genere, ero sempre stata una studentessa modello, ma quel giorno decisi di fare quello che mi ero proibito per anni. Trasgredire. Madama Pince non c'era da nessuna parte e avrei corso il rischio di trovarmela davanti nella Sezione Proibita, dove sgattaiolai senza farmi vedere da nessuno.

Era una stanza piena di scaffali dove non passava neanche un filo di luce. Camminai per un po', guardandomi intorno senza sapere bene da che parte cominciare, fissando i vecchi volumi attorno a me.

Solo dopo diverse scaffalature un volume catturò la mia attenzione, era più nuovo degli altri e c'era scritto a caratteri cubitali il nome dello zio Harry.

Mi alzai in punta di piedi per raggiungerlo ma era troppo in alto per me. Trattenni il fiato quando una mano superò la mia e afferrò il libro che cercavo di prendere, portandolo ad un'altezza per me accessibile.

"Le mezze calzette non dovrebbero girare per la Sezione Proibita."

Afferrai il libro che mi stava porgendo e mi voltai agghiacciata. Scorpius Malfoy stava di fronte a me in una postura di marmo, fissandomi con i suoi occhi grigi.

"Non ho bisogno del tuo aiuto." Sussurrai.

Lui alzò un sopracciglio. "Mi pare che sia la seconda volta, invece, che tu abbia avuto bisogno di me."

Ero scocciata. Io non avevo bisogno di nessuno, tanto meno di lui. "Che ci fai qui?"

"Potrei chiederti la stessa cosa, sai? Cos'è, da quando la tua fedele amica ti ha abbandonato hai deciso di trasgredire tutte le regole?"

Che ne sapeva lui di me e Vanessa? Lo scrutai per un attimo, cercando di capire cosa sapesse di quello che era veramente successo tra me e la mia amica. Poi ricordai che condividevo il dormitorio con Paula, e che probabilmente l'aveva già raccontato a tutta la scuola.

"Non si può sempre giocare la parte della buona ragazza." Dissi io in un sussurrò. "A volte hai bisogno di rompere gli schemi."

Malfoy continuò a fissarmi coi suoi occhi di ghiaccio senza dire nulla per un po'. Solo dopo diversi minuti scosse la testa guardandomi come se per me non ci fosse più speranza.

"Se vuoi rompere gli schemi, vai ad una festa e trovati un ragazzo che ti faccia un po' svagare." Disse serio. "Chi vuole rompere gli schemi non viene in una stanza abbandonata, piena di vecchi libri marci."

Mi sentii veramente una sciocca, guardandola dal punto di vista di Malfoy. Avevo pensato di aver trasgredito delle regole e di aver peccato, ma in realtà non avevo fatto niente di particolare. Ero sempre la solita Rose Weasley che per un motivo o nell'altro naufragava in mezzo ai libri.

Mi morsi un labbro. "Sono patetica."

"C'è una cura per tutto, Weasley." Disse Malfoy. "Anche se non so quanti anni dovrai lavorarci su, dato le tue condizioni."

Non ebbi nemmeno il coraggio di dargli contro, per una volta, perché aveva perfettamente ragione. Magari non era stato il modo più gentile di farmelo notare, ma aveva comunque ragione.

"Tu perché sei qui?" Chiesi.

Lo vidi scrollare le spalle. "E' silenzioso qui. Nessuno che ti disturba." Poi fece una smorfia. "A parte te, Weasley, che sembri essere ovunque."

Aprii la bocca stupita. "Senti chi parla! Non posso fare un passo senza che ti ritrovi alle mie spalle!"

"Sssh! Abbassa la voce!" disse lui guardandosi in giro nervosamente. "Madama Pince potrebbe essere nei paraggi. E non è mai una buona mossa urlare qua dentro, non sai mai cosa può succedere."

Mi feci piccola piccola e tornai a sussurrare. "Sembri un esperto, eh. Da quanto bazzichi qui dentro?"

Malfoy si appoggiò contro uno scaffale. "E' dal primo anno, dilettante, il miglior posto per stare un po' in pace. E stavo bene nella mia solitudine."

Io sorrisi furba. "Nessuno sta meglio da solo, Malfoy, ricordi?"

"Nessuno tranne me." Mi rimbeccò.

"Eppure," dissi sinceramente curiosa. "Ti trascini sempre dietro quel branco di idioti."

Malfoy mi guardò solenne. "Tieniti stretto gli amici." Disse ammiccando. "Ancora di più i nemici."

Avevo come la vaga impressione che come 'amici' si stesse riferendo a Vanessa. E come nemici a lui, il che mi fece venire la nausea, perché solo al pensiero di dovermi tenere stretta Malfoy rabbrividivo.

Alzai un sopracciglio tenendo stretto tra le mani il libro polveroso. "Beh, credo proprio di dover andare adesso."

Malfoy fece una smorfia. "Perché, avevi pure intenzione di rimanere?"

Raccolsi la mia roba e lanciandogli un ultimo sguardo me ne andai, lasciandolo solo nel buio di quella stanza putrida. Non sapevo che cosa mi fosse saltato in mente ad andare nella Sezione Proibita, ma ultimamente sembrava che qualunque cosa decidessi di fare fosse la cosa sbagliata. Senza contare che Malfoy non aveva per niente torto.

Sarei rimasta per sempre la solita patetica Rose Weasley Topo Da Biblioteca che anche per trasgredire si rifugia tra i libri.


**


Durante il pomeriggio avevo cominciato a leggere il libro della Sezione Proibita e dato che non avevo per niente voglia di rintanarmi in qualche buco solo per dover leggere avevo ricoperto la copertina con della pergamena avanzata.

Me ne stavo sul divano accoccolata con le gambe raccolte sotto di me, in compagnia del focolare. Le uniche presenze nella stanza erano due ragazzini del primo anno che giocavano a scacchi magici in un angolo lontano da me.

Il libro era iniziato con quella che sembrava una biografia molto dettagliata dello zio Harry e mi chiesi se non fosse stato lui stesso a dare tutte quelle informazioni per scrivere quel libro. L'autore era anonimo. Sembrava che lo zio avesse avuto un'infanzia molto infelice quando era bambino e che vivesse con dei parenti che lo facevano vivere in un sottoscala.

"Ehilà!" Sobbalzai e chiusi il libro di scatto. Hugo mi fissò con i suoi grandi occhi. "Non volevo spaventarti."

Scossi la testa. "No, Hugo è solo... lascia perdere."

Si sedette accanto a me piegando le sue lunghe gambe tra il divano e il tavolino. Mi fissò con apprensione, sembrava esitante.

"Ho sentito che hai litigato con Vanessa."

Ah, ecco perché era lì. "Senti, Hugo," feci stanca. "Non ho bisogno di un altro lavaggio del cervello, Al è tutta la mattina che mi tormenta e sono davvero esausta. E' una questione tra me e Vanessa."

Hugo scrollò le spalle. "Ok." Disse semplicemente. "Volevo solo sapere se avevi bisogno di parlare con qualcuno."

"Oh." Feci. Ero la solita malfidata. "Io sto bene."

"Ne sei proprio sicura?"

"Beh," dissi un po' in imbarazzo. "A parte la solitudine intendo."

Hugo mi sorrise e scosse la testa. "Rosie, non sei da sola. Ci sono io, c'è James, Al..."

"Il traditore." Borbottai.

"Stava solo cercando di non aggravare la situazione, lo sai che Al si farebbe in quattro per te. Sta solo cercando di farti riappacificare con la tua amica, perché siamo stanchi di vederti con il morale a terra."

Era davvero così evidente? Non mi guardavo allo specchio da un po', a dire il vero, ma l'avevano notato anche Hagrid e Malfoy. Ed ero sicura che Malfoy non stesse a guardarmi tutti i giorni tanto da notare una lieve differenza. Per non parlare di Hagrid, che non mi vedeva da almeno un mese.

Tirai su col naso e mi accoccolai ancora di più. "Beh, comunque sarebbe abbastanza patetico se venissi a giro con te o con James, non credi?"

Hugo scrollò le spalle. "No, non direi." Disse. "Lily passa con me un sacco di tempo. A proposito, se mamma ti chiede se sai nulla di alcune pasticche vomitose che mancano al negozio dello zio, tu nega."

Lo guardai sconcertata. "Che diavolo state combinando?"

"Niente," Disse innocentemente. "E' solo che nella nostra classe di Difesa delle Arti Oscure c'è questa ragazza che proprio non sopportiamo e..."

"Non starete pensando di darle una pasticca vomitosa, vero?" Saltai su io. "Hugo, quella roba fa male!"

"Non fa male, sono in commercio." Disse lui ragionevolmente. "E l'altro giorno ha fatto diventare verdi i capelli di Lily, per questo Lily cercava una piccola vendetta."

Ero allibita. Da quando mia cugina Lily e mio fratello Hugo erano diventati i nuovi Fred e James? "Voi due mi terrorizzate."

"Papà pensa che sia un'idea grandiosa." Hugo era fiero di sé. "Ovviamente ha omesso di dirlo alla mamma."

Ero sempre più allibita. "Tu hai raccontato a papà il tuo piano e lui ti ha detto che è un'idea grandiosa?" Cominciavo a pensare che James e Albus avessero ragione su papà. "Se solo la mamma vi scoprisse passereste tutto il Natale chiusi in camera vostra, lo sai vero?"

Hugo sorrise solare, come se tutto quello non lo riguardasse minimamente. "Correremo il rischio."

Io scossi la testa portandomi una mano alla tempia. "Io non... non voglio sapere niente. Anzi, io non so niente. Farò finta che questa conversazione tra noi non sia mai esistita."

"Era proprio quello che volevo sentirti dire." Disse Hugo alzandosi dal divano e facendomi l'occhiolino. "Adesso devo scappare, Lily mi aspetta per..." Si frenò di botto e sorrise. "Non penso che tu voglia saperlo a dire il vero."

Io risi. "Sparisci prima che ci ripensi e vada a dire tutto alla mamma."

"Ai suoi ordini." Imitò il saluto militare e se ne andò veloce come la luce. Io rimasi seduta sul divano, ridacchiando, prima di focalizzare di nuovo l'attenzione sul mio libro.

Adoravo mio fratello.




**


La mattina dopo era sabato e potevo finalmente dormire. Non mi piaceva dormire troppo, ma in quel periodo avevo veramente bisogno di riposare un po'. Ed infatti avevo solo riposato, perché alle otto in punto i miei occhi si erano spalancati puntuali come un orologio svizzero. Rimasi qualche minuto in più a letto, godendomi il calore delle coperte fino a quando le tende del mio baldacchino si spalancarono.

Grugnii. Chi diavolo poteva essere così crudele da buttarmi giù dal letto alle otto del mattino?

"Rosita!"

Sol. Ecco chi era.

Aprii leggermente un occhio, accecata dalla luce, e feci appena uno sbuffo. Qualunque cosa fosse sono sicura che potesse aspettare. Il sabato mattina non c'era niente che potesse essere urgente per me, neanche un compito in classe.

"Rosie!" Sol mi scosse un po' e gridò ancora. "Alzati, Rosie! Es Vanessa! Se siente mal!"

Spalancai gli occhi e balzai a sedere sul letto spaventata. Diciamo che non c'era quasi niente che potesse essere urgente per me il sabato mattina. La fissai un po' stordita dal sonno, era bianca come un cencio.

"Che è successo?" mormorai.

Sol cominciò a gesticolare. "No lo sé, es Vanessa. Gaby me ha dicho che sta male. Vestiti in fretta, ti prego!"

Non me lo feci ripetere due volte. Come una furia balzai giù dal letto, inciampando su qualche carabattola che Vanessa aveva lasciato in giro, e mi infilai i jeans che avevo preparato la sera precedente. Tolsi la camicia da notte e mi vestii più veloce della luce e quando fui pronta mi scaraventai giù per le scale del dormitorio insieme a Sol.

Non sapevo bene dove stessimo andando, non avevo neanche capito cosa fosse successo. Mi limitai a seguire Sol che marciava lungo i corridoi solenne, senza dire una parola.

Fu quando voltammo l'angolo che portava alla Sala Comune dei Tassorosso che scorgemmo Vanessa e Gaby alla fine del corridoio. Senza pensare aumentai il passo e lo stesso fece Vanessa, trovandoci a faccia a faccia in pochi secondi.

"Stai bene?"

"Che ti è successo?"

Io e Vanessa ci guardammo confuse. Era ovvio che lei stesse benissimo, ed era strano che mi avesse chiesto se stavo bene dato che le ultime due settimane non gliene era importato di meno. Ci voltammo contemporaneamente verso le gemelle che sorridevano complici e tornammo a guardarci.

"Devono averti raccontato proprio una cosa grave per averti fatto alzare di sabato mattina." Disse Vanessa un po' in imbarazzo.

"Sol mi ha detto che stavi male." Dissi io arrossendo un po'. "E senti chi parla, tu di solito non ti alzi prima di mezzogiorno."

Vanessa fece un piccolo sorriso. "Gaby mi ha detto che eri sparita e non riuscivano a trovarti da nessuna parte."

"E ti sei preoccupata?" Chiesi scettica.

Lei fece una faccia ovvia. "Perché, tu non ti sei preoccupata per me?"

Solo in quel momento mi resi conto di quanto fosse stato stupido non parlarci per due settimane. Le sorrisi scotendo la testa e la abbracciai, e subito sentii le sue braccia che si legavano dietro la mia schiena. Ridacchiai un po'.

"Pensavi di esserti risparmiata il Natale a casa Weasley?"

Vanessa rise di gusto e si tirò indietro per guardarmi in faccia. "Non me lo perderei per niente al mondo."

Gaby e Sol applaudirono al nostro fianco. "Ahora sì!" dissero in coro. "Eravamo stanche de estar separadas per voi."

Io feci una faccia mortificata e anche Vanessa arrossì un po' sulle guance. "Ci dispiace tanto, ragazze. Siamo state delle stupide e ci dispiace di avervi messo in mezzo. Era una cosa tra di noi ed avremmo dovuto risolverla da sole."

Sol sorrise alzando un sopracciglio. "Nunca lo avreste risolto da sole."

"Chi vuole andare a fare colazione?"

Le gemelle si avviarono prima di noi ed io mi scambiai un sorriso con Vanessa prima di incamminarci verso la Sala Grande. Camminare al fianco di Vanessa era bello, era come essere tornati a casa dopo un tempo indefinito. Ed eravamo state separate solo per un mese.

La Sala Grande era quasi inabitata, se non per i pochissimi studenti mattinieri che sedevano a fare colazione. Tra cui Albus, che quando ci vide tutte e quattro spalancò gli occhi e si stropicciò le palpebre un paio di volte. Io e Vanessa ci sedemmo proprio di fronte a lui sorridendo complici.

"Buongiorno." Annunciai come se niente fosse.

Albus ci fissò a bocca aperta, mostrandoci tra l'altro la sua colazione (che schifo!). "E voi due che diavolo ci fate insieme?"

Vanessa lo guardò come se fosse pazzo. "Di che cosa stai parlando? Noi due stiamo sempre insieme, non è vero, Rosie?"

Io sorrisi sotto i baffi mentre imburravo una fetta di pane. "Certo. Dal primo anno, più o meno."

Albus fece una smorfia. "Ah- ah, divertente." Disse. "Posso almeno sapere che cosa ci fate sveglie di sabato mattina?"

"Siamo cadute in una trappola delle malefiche gemelle." Dissi io mezza ridente. Mi voltai verso di loro e feci loro l'occhiolino.

Albus sorrise e scrollò le spalle. "Beh, l'importante è che siate tornate a parlarvi. Avreste dovuto vedere le vostre facce ultimamente, sembravate due cadaveri. E' bello vedervi di nuovo sorridere."

Io annuii felice di essermi riappacificata con la mia amica. Ero stanca di stare da sola, e qualunque cosa facessi all'interno del castello mi ricordava che di solito la facevo con lei. Eravamo come una vecchia coppia sposata.

"Weasley," Mi voltai sorpresa di sentire quella voce così presto al mattino. Ma lui si alzava presto pure di sabato? Malfoy guardò prima me e poi Vanessa e l'ombra di un sorriso apparve fugace sulle sue labbra. "Sono felice di vedere che ogni tanto ascolti quello che ti viene detto."

Lo guardai ed annuii, sorridendo appena a mia volta. "Solo per le questioni che mi interessano."

Con un cenno della testa se ne andò e attraversando tutta la Sala Grande andò a sedersi al tavolo dei Serpeverde. Mi voltai per tornare a fare colazione, Vanessa e Al mi fissavano allibiti. Al si grattò la testa.

"Da quando esattamente fai conversazione con Malfoy?"

Alzai gli occhi al cielo. "Non faccio conversazione con Malfoy."

"Beh, sembrava proprio una conversazione." Disse Vanessa fissandomi sorpresa. "Cos'altro mi sono persa ultimamente?"

"Un bel niente." Dissi. "Ci siamo solo incontrati... beh, è una lunga storia. Vi basti sapere che a volte, molto raramente, Malfoy dice anche delle cose che trovo essere intelligenti. Mi ha dato un consiglio che avrei dovuto seguire da sola e senza l'aiuto di Gaby e Sol."

Vanessa aprì la bocca shockata. "Ti ha consigliato di fare pace con me? E che gliene importa?"

"Una cosa del genere." Feci io vaga.

Albus scoppiò a ridere ed io e Vanessa ci voltammo verso di lui perplesse. Era forse uscito di senno?

"Tutto questo è davvero divertente," Fece Al asciugandosi le lacrime agli occhi. "Hai sempre detestato Malfoy e adesso, prima ti riporta a letto..."

"Al dormitorio!" Corressi io scocciata. "Al dormitorio!"

"... e adesso ti metti pure a fare conversazione." Proseguì come se non mi avesse sentito. "E qual'era la storia delle rose nell'Amortentia?"

Vanessa scoppiò a ridere ed io diventai rossa. "Adesso basta!" dissi. "Sono stupide coincidenze!"

Vanessa rise ancora più forte e disse sottovoce in modo che solo io e Al potessimo sentire. "Vi immaginate se Malfoy si fosse preso una cotta per Rose?!"

Vanessa e Al continuarono a ridere per almeno altri cinque minuti, mentre io li fissavo scocciata. Non c'era proprio un bel niente da ridere, sarebbe stata una vera tragedia. Senza contare che era scientificamente impossibile, perché una Weasley e un Malfoy non erano geneticamente compatibili, si respingevano come due calamite di polo opposto.

Al alzò un sopracciglio ancora ridente. "Beh sì, le calamite si respingono. Ma se le giri per un altro verso si attraggono."

D'accordo, non avevo usato propriamente l'esempio migliore per esprimere quello che volevo dire.

Al e Vanessa continuarono per tutto il giorno a burlarsi di me, credendola una cosa divertente. Fantasticavano su eventuali figli, sulle reazioni dei genitori, su di me come moglie di Malfoy. Ed io mi convincevo sempre di più che mai per niente al mondo avrei potuto anche solo uscire con uno come lui.

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