Capitolo 94
Mai, mai avrebbe creduto di poter essere così in ansia.
Era il sentimento che più odiava, il più vile di tutti, quello che non ha un'utilità apparente.
La felicità, la tristezza, la rabbia, l'amore: hanno tutte un senso, un proprio fine di esistere. Invece lei no.
Quell'ansia improvvisa che ti fa un buco nel petto non è mai una buona cosa se ti provoca sensazioni negative. Significa che presto o tardi, per tutta la sua durata, qualcosa accadrà.
Qualcosa di brutto. O di imprevisto. O anche niente. E allora ti accorgi di aver buttato via inutilmente battiti del tuo cuore.
Era proprio quello che Adam stava provando mentre correva per le strade di Londra, trascinando per un braccio la doppelganger della ragazza di cui era innamorato.
In tutto quello che era successo una cosa gli era rimasta costantemente in testa, forse la più stupida.
L'espressione di Damon quando lui gli aveva detto che Jo non era mai stata sua. Si vedeva che l'amava. Era evidente, per quanto si sforzasse di nasconderlo.
Un po' si sentiva in colpa, anche perché non era ancora sicuro dei sentimenti della ragazza. Lei diceva di averlo dimenticato, ma i suoi occhi la contraddicevano.
Non lo aveva mai guardato come guardava Damon, come se tutto il mondo potesse anche non esistere. Non gli aveva mai sorriso come se gli volesse donare tutta la propria felicità. Non lo aveva mai baciato come se in quell'istante nient'altro avesse importanza. Non gli aveva mai detto 'ti amo'.
Eppure lui si era rassegnato: il suo amore sarebbe bastato per entrambi.
Perso nei propri pensieri anche la voce di Elena che gli urlava di lasciarla andare era scomparsa, così come la concezione di dove stesse andando.
Ma, senza sapere come, si ritrovò di fronte alla stessa casa della prova. Il suo inconscio aveva trovato la strada, rimasta sepolta nella sua mente sino a quel momento.
"Ora tu mi porti da loro!" Ordinò strattonando la ragazza per un braccio.
Gli occhi le si riempirono di lacrime.
"Perché mi tratti così male?" Singhiozzò.
Aveva perso quella maschera di malvagità e superbia di poco prima.
"Forse perché sei un mostro che vuole uccidere i miei amici?" Ringhiò fra i denti puntando i propri occhi verdi in quelli bicolore della ragazza.
"Ma io..." gli posò leggera una mano sulla guancia "... ti amo" concluse mentre una lacrima le scivolò lungo lo zigomo e poi fino alla punta del mento.
Fu come ricevere un pugno allo stomaco. Aveva così desiderato sentirtelo dire dalla 'sua Jo' che si sentì svuotato.
La presa gli si allentò per un attimo, ma bastò. Un dolore atroce lo colpì sulla tempia sinistra. Poi fu solo il buio.
"Adam... Adam!" Si sentì scuotere per una spalla.
"Ancora cinque minuti..." mugugnò.
"Non credo ci staremo tra cinque minuti su questo mondo"
Aprì gli occhi di scatto. Il viso di Damon incombeva su di lui come quello di un vampiro pronto a dissanguarlo.
"E spostati!" Esclamò quando nel tentativo di alzarsi il moro non si mosse di un centimetro.
"E poi perché non avremmo cinque minuti?" Aggiunse.
Erano tutti e sei rinchiusi in una cella dalle pareti di vetro trasparente sospesa nel vuoto. Come delle cavie da laboratorio.
"Forse perché non hai guardato sotto di noi?" Rispose Damon con il suo solito tono tagliente.
Il biondo abbassò piano lo sguardo, quasi come se avesse paura di scoprire cosa ci fosse.
"Ma quelli sono..."
"Si, sono raggi laser, e non credo siano giocattoli. E, come se non bastasse, la gabbia sta scendendo"
"Troverò una soluzione"
Lui era l'eroe.
E questo era il suo compito.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top