Capitolo 85
“Pianto” in molti lo definiscono come una goccia d'acqua.
per altri sono solo delle lacrime che cadono dagli occhi.
Per altri ancora, quelli come me, il pianto é un modo per sfogarsi. Puoi dimenticarti delle persone con cui hai fatto una risata, ma non ti puoi dimenticare delle persone con cui hai pianto, ma sopratutto delle persone che ti sono state vicine nei momenti difficili.
Non bisogna avere paura di piangere ma nello stesso tempo bisogna accettare le cose cosí come sono e pensare sempre al meglio, al bene.
Tutti noi abbiamo dei momenti difficili, i nostri momenti di debolezza, ma per fortuna siamo esseri umani capaci di piangere, perché spesso il pianto é una salvezza.
Le braccia di Romeo erano come un caldo rifugio, lui era così dolce e le ricordava terribilmente Dylan con quei suoi occhi azzurri.
"Ti senti meglio ora?" Le domandò con un piccolo sorriso rassicurante.
Ashleigh si posizionò dietro l'orecchio una ciocca di capelli sfuggita dallo chignon basso "Si, credo di si. Non avevo raccontato mai a nessuno di questa storia, nemmeno alla mia famiglia".
I due ragazzi si alzarono entrambi in piedi, la mora sentiva una strana sensazione in fondo allo stomaco, come se stesse per accadere qualcosa. Solo che non sapeva definire se quel 'qualcosa' fosse positivo o meno.
"Ho bisogno di una mano per fare una cosa, mi aiuterai?" Lo sguardo supplicante del ragazzo, cosa che lo rendeva ancora più adorabile, non le permise neanche per un istante di pensare ad una risposta negativa.
Si era fatto buio, cattivo segnale. Tutto ciò che si fa di notte porta solo guai.
"Non è niente di pericoloso, vero?" Gli chiese titubante.
"No... se non ci scoprono" le rispose abbassando il tono di voce sull'ultima frase e passandosi una mano tra i capelli con espressione sicura di sé. Come per dire 'se sei con me, starai al sicuro'.
"Va bene, però se succederà qualcosa me la prenderò con te"
Poco dopo Ashleigh e Romeo lasciarono la residenza. Un pensiero rimbombava costantemente nella testa della ragazza, tutto quello faceva parte della prova o no?
Dopo una decina di minuti si ritrovarono di fronte a un altro palazzo, o meglio una delle sue facciate. Un piccolo balcone decorato con delle mini volte sorgeva proprio nel suo mezzo.
"Non vorrai mica..." chiese apprensivamente la ragazza, anche se sapeva come sarebbe andata a finire.
"Controlla se arriva qualcuno" disse lui senza neanche risponderle, poi si recò vicino ad un cespuglio poco distante e, dopo averci frugato dentro per qualche secondo, ne tirò fuori una scala. La trasportò fino al balcone e l'appoggiò sulla ringhiera.
Poco dopo con uno scricchiolio la finestra si aprì e ne uscì una ragazza bellissima, sicuramente si erano dati appuntamento in un modo o nell'altro.
Lei aveva lunghi capelli bruni e grandi occhi scuri dalle folte ciglia, un viso angelico e le movenze tipiche di una nobile.
"Oh Romeo, Romeo, perché sei tu Romeo? Rinnega tuo padre, e rifiuta il tuo nome! O, se non lo vuoi, tienilo pure e giura di amarmi, ed io non sarò più una Capuleti" disse con la sua voce melodiosa e soave.
I due si avvicinarono e Ashleigh, nonostante tutti i film o i libri che aveva letto a riguardo, non poté fare a meno di emozionarsi come se li avesse visti per la prima volta.
Poi, come un fulmine a ciel sereno, un rumore improvviso la fece sobbalzare.
Non erano soli.
"Romeo!" Urlò, ma era troppo tardi.
Un paio di mani la afferrarono per la vita e la trascinarono indietro. Uomini in armatura circondarono l'intero spiazzo, ma Ashleigh non li stava guardando, non stava guardando neanche Romeo, né Giulietta che urlava disperata, né il balcone che spariva dalla sua visuale.
Guardava solo i due occhi di ghiaccio fissi su di lei e il volto di Dylan che la fissava senza riconoscerla.
Poi tutto divenne nero.
Non capì mai se fu per la forte emozione o per la stanchezza che l'aveva accompagnata per tutta la giornata.
L'immagine di quegli occhi non la portò via neanche il sonno.
Neanche il buio.
Neanche il tempo.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top