Capitolo 81
'Prova di smistamento:
•Elemento, fuoco.
•Livello, alto.
•Possibilità di sopravvivenza, medie.
Il tutto è stato deciso in base al carattere, le qualità, i difetti e l'aspetto del giocatore.
Buona partita e, soprattutto, buona fortuna.'
Il cartello recitava proprio così, o almeno era quello che Ashleigh era riuscita a leggere tra le fiamme aranciate che lo circondavano e bruciacchiavano in più punti.
Era successo tutto così in fretta, non si era neanche accorta di come era stata trascinata la dentro, o più precisamente in quella città piena d'arte e storie.
Si trovava a Verona, o meglio, di fronte alla sua arena. Ma questa, anziché avere qualche mattone mancante qua e là, era perfettamente costruita.
Era capitato anche ad Adam di viaggiare nel tempo, eppure questa volta era diverso. Perché lei sapeva benissimo in che periodo si trovava e soprattutto dove.
A confermarlo era il lungo abito pomposo che le avvolgeva il corpo. Questo era completamente dorato, cosa che metteva ancor più in risalto i suoi occhi ambrati.
"Sono a Verona, nello stesso periodo in cui è ambientata una delle più famose tragedie di William Shakespeare" esclamò ad alta voce, come se volesse rendersi conto che tutto quello fosse reale.
Si guardò intorno per osservare tutte quelle persone intente a passeggiare con piccoli ombrelli di pizzo aperti per ripararsi dal sole, con bastoni dai pomelli d'oro e gemme o con carrozze trainate da cavalli dalla criniera splendente.
Ashleigh iniziò a camminare, come trascinata da una forza invisibile che le diceva dove andare. Era affascinata da tutta la storia che la circondava, anche se sapeva che tutto quello non era reale.
"Oh, essa insegna alle torce come splendere. Sembra pendere sul volto della notte come ricca gemma all'orecchio d'una Etiope. Ma è bellezza di un valore immenso che mai nessuno avrà, troppo preziosa pe la terra. Come colomba bianca in una lunga fila di cornacchie sembra la fanciulla tra le sue compagne. La voglio vedere dopo questo ballo; come sarei felice se la mia mano rude sfiorasse quella sua. Ha mai amato il mio cuore? Negate, occhi: prima di questa notte non ho mai veduto la bellezza" una voce profonda attirò la sua attenzione. Un ragazzo alto dai capelli color sabbia stava parlando animatamente in una piccola piazza deserta, come se stesse provando per un opera teatrale.
I lisci capelli gli ricadevano sulla fronte con un ciuffo ribelle e i suoi grandi occhi azzurri sembravano colmi di quel sentimento che tutti speriamo di poter provare almeno una volta nella vita.
Ashleigh gli si avvicinò cauta "Romeo?" Chiese, senza sapere neanche perché lo avesse chiamato con quel nome. Lui tecnicamente non doveva neanche esistere.
"Sono io" le rispose con un lieve inchino, ma tenendo i propri occhi inchiodati a quelli ambrati della ragazza.
"Ti chiederai come faccio a conoscerti..."
"In realtà no, ormai tutta Verona conosce il mio nome e quello della mia amata" la interruppe il nobile.
Ashleigh si lasciò sfuggire un sorriso, Romeo era proprio un bel tipino: parlava di Giulietta come se la faida tra le loro famiglie non esistesse.
"Comunque, che ci fa una bella donzella come voi a spasso tutta da sola?" Le chiese guardandola di sottecchi.
"In effetti mi sono persa. E puoi chiamarmi Ashleigh, piacere" lei gli porse una mano, però Romeo, anziché stringerla, le posò un leggero bacio sul dorso.
"Piacere mio, Ashleigh"
Il suo nome pronunciato dalle labbra del ragazzo era come musica. Non poteva ancora credere di averlo incontrato dal vivo, anche perché aveva letto quell'opera almeno una decina di volte.
Era un'inguaribile romantica, doveva ammetterlo.
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