Capitolo 78
"Quindi ora chiedi il mio aiuto?" Domandò Emily con tono di superiorità.
"Tu non sei lei, vero?" Domandò a sua volta il ragazzo.
I due si trovavano in una specie di salotto dai divani in pelle chiara e con un grande camino dalle fiamme azzurrine che rendevano gli occhi del ragazzo ancora più intensi.
"No, io sono solo una proiezione della tua mente. Ed in effetti ancora non ho capito perché hai scelto proprio lei" esclamò la bionda gesticolando.
In effetti perché proprio Emily. Avrebbe potuto desiderare qualunque ragazza, ma aveva scelto lei. Forse era per quella strana sensazione che gli stringeva lo stomaco ogni volta che la vedeva oppure per il suo modo di fare sempre allegro ma non superficiale.
"Lei è importante per me" sussurrò Joseph quasi offeso per il tono sorpreso della ragazza. Possibile che non capisse quanto Emily fosse speciale? Anche se in effetti lui lo aveva fatto solamente da quando era arrivato in quel posto.
"Non ti sei ancora chiesto perché ti trovi proprio in un castello. E perché tu ti stia trasformando in uno scheletro ambulante?"
Ora che glielo faceva notare, si accorse che anche la gamba destra stava perdendo sensibilità.
Il ragazzo si massaggiò le tempie ed in quel momento capì.
"Sono nella mia mente" affermò più a se stesso che alla copia di Emily.
"Non esattamente, è più il tuo inconscio" disse lei sorridente.
Qualche minuto più tardi Joseph si ritrovò nel piccolo giardino sommerso a riflettere sulla conversazione appena avuta.
Forse era proprio quello che doveva fare, ribellarsi. A tutti quegli stupidi ideali che i suoi genitori gli avevano inculcato. Perché essere un principe non ti rende migliore di tutti gli altri, anzi è un compito molto più difficile perché hai l'obbligo di fare il possibile per il tuo reame.
Joseph si avvicinò alla cupola di vetro e vi posò una mano sopra.
"Joseph!" Gli urlò Mazelyn alle spalle. Reggeva una corona scintillante in platino e zaffiro. "Non vuoi restare qui a regnare per sempre?"
Sentiva il formicolio risalire per il suo collo, i suoi zigomi e la sua fronte.
La vista gli si stava appannando, migliaia di puntini neri ne offuscavano i bordi.
Era veramente pronto a rinunciare a tutto quello?
Alle cene abbondanti?
Agli abiti di seta?
Alle feste infinite?
Al sentirsi il migliore di tutti?
Si, lo era.
Piccole crepe iniziarono a formarsi sulla liscia superficie vitrea, poi con un rumore sordo l'acqua invase ogni cosa.
Non era il suo corpo.
Non erano i suoi amici.
Era la sua mente ad averlo intrappolato per tutto quel tempo.
Ma ora era libero.
L'aria riempì nuovamente i suoi polmoni. Era steso su di una superficie dura e grezza, l'umidità gli inzuppava i vestiti. La caverna da cui era entrato nel tunnel era nuovamente intorno a lui.
Sentì qualcosa di freddo toccargli la gola. Una catenella d'argento con una pietra blu come la notte era appesa al suo collo. Vi era anche una targhetta con su incisa una parola: 'sacrificio'.
Joseph deglutì.
Ora era pronto. Pronto a lottare per gli altri oltre che per sé stesso.
Tornò nella piccola radura circolare con ancora quelle parole che gli rimbombavano nella testa.
'La tua mente hai esplorato
e il passato hai cancellato,
un nuovo inizio hai raggiunto
con un nuovo e fresco intento.
I tuoi amici salverai
ma alla tua essenza rinuncerai'
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