Capitolo 77
"Sto scendendo a fare colazione, tu non vieni?" Chiese Emily con voce suadente.
"Non ho fame" rispose secco Joseph senza neanche aprire gli occhi.
Quando la ragazza si chiuse alle spalle la grande porta in betulla bianca lui non poté fare altro che passarsi le mani sul viso. Aveva un mal di testa terribile e lo stomaco non andava di certo meglio, i ricordi della sera precedente vagavano confusi nella sua testa.Non ricordava neppure come ci fosse finito a dormire con Emily, anche se dormire forse non era il verbo giusto, constatò osservando i vestiti sparsi sul pavimento.
Dopo aver riordinato la camera ed essersi vestito, Joseph si ritrovò nuovamente di fronte allo specchio del bagno. Dopo circa tre settimane di astemia assoluta gli erano bastati un paio di bicchieri di vino rosso per farlo crollare.
Non avrebbe bevuto per un bel po', si ripromise osservando le occhiaie scure sotto i propri occhi azzurri e i capelli ridotti ad un groviglio informe.
La mano stava cominciando a perdere sensibilità, così come il resto del braccio e della spalla. Quest'ultima si era aggiunta quella mattina a quanto pare.
Sapeva che avrebbe dovuto trovare un modo per scappare da tutto questo, ovvero la chiave per superare quella prova, ma in quel momento la sua mente era vuota come un foglio bianco. Come avrebbe potuto cercare la soluzione in sé stesso se tutto quello che vi poteva trovare era un arida anima marcia?
Perché lui era soltanto quello: una persona vuota, senza amici né valori, troppo impegnata a pensare a cosa vuole e non a cosa può dare.
Fu come se una lampadina si accendesse nel centro del suo petto. Era quella la chiave. I suoi amici.
La soluzione non andava cercata dentro di lui ma in chi lo circondava. Ma come poteva farlo?
Solo ora si accorse che lui era arrivato fino a lì solo grazie a loro, infatti il 'vecchio Joseph' si sarebbe arreso fin da subito, invece quello nuovo, quello che era ora, non si sarebbe fatto di nuovo abbindolare da tutto quello sfarzo.
"Seduta di massaggi?"
Joseph sussultò, non si era accorto della presenza di Mazelyn alle proprie spalle.
Forse quello lo avrebbe aiutato a pensare.
"Si, grazie"
Qualche minuto più tardi si ritrovò in una grande sala arredata come un centro benessere, con postazioni per la sauna, i massaggi e perfino una piscina calda con l'idromassaggio.
All'improvviso una nuova fitta si fece strada nel suo petto, sentì un formicolio salire per l'altro braccio e tutta la cassa toracica.
Quando la creatura gli sfilò la camicia scura, il ragazzo sussultò osservando le proprie costole, o meglio, il proprio cuore. Questo era scuro e freddo, come scolpito nella roccia.
Quindi era così all'interno, pensò Joseph con una risata amara: un cuore di pietra.
Non si era liberato di quella parte di sé, neanche loro erano serviti a niente. Quella stupida prova lo stava mettendo alle strette, ogni volta che sembrava aver raggiunto un traguardo, questo scompariva.
Quindi tanto vale lasciarsi andare, si disse stendendosi sul morbido materasso e sentendo le morbide mani di Mazelyn sulla schiena.
Ma allora dove avrebbe dovuto cercare?
Lui non andava bene.
I suoi amici neppure.
Restava soltanto una persona a cui poter chiedere.
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