Capitolo 7

Stava cercando di correre più lontano possibile da quell'orribile creatura, non aveva mai visto un volatile più strano: con brillanti ali piumate, zampe da cavallo e testa di leone.

Per fortuna non si era accorto di lui, rintanato dietro un cespuglio poco distante, non si era mosso da quando si era risvegliato in quello strano posto.
Era una normale foresta, ma a quanto pare le creature che vi abitavano erano tutt'altro che normali.

Chissà se c'era qualcun'altro da quelle parti, a parte per quegli animali ovviamente.
Con passi furtivi, una volta abbandonato il nascondiglio, si diresse verso una meta che non conosceva neanche lui.

Poi qualcosa di viscido colò sulla sua camicia, lui sollevò lentamente la testa e quello che vide gli fece salire dei brividi lungo la schiena.

Un enorme ragno nero lo stava imbrattando con la sua bava verde e, guardandolo con quei suoi piccoli occhietti rossi, sembrava avere intenzioni per niente amichevoli.

Il ragazzo urlò e si ritrovò di nuovo a correre a perdifiato. Cercava di scansare i tronchi degli alberi e le pietre che sporgevano dal terreno.
Sentiva i passi svelti dell'aracnide ed anche le sue zampe pelose che, sfregando sul terreno, producevano un inquietante sibilio.

All'improvviso si sentì afferrare per un braccio e trascinare dentro la cavità di un tronco, avrebbe voluto urlare di nuovo ma una mano gli tappò la bocca.

"Sta zitto" si sentì sussurrare in un orecchio da una voce femminile.
Lui ubbidì e, una volta che furono certi che l'animale si fosse allontanato abbastanza, uscirono dal grande tronco vuoto.

Jo si ritrovò davanti ad un ragazzo dai corti capelli color della sabbia bagnata e dai grandi occhi verde smeraldo, al momento molto spaventati.
Le ciocche gli ricadevano in piccoli boccoli sulla fronte, come appiccicati da una gelatina, ed il viso ovale era completato da un naso dritto e da un lieve sorriso sbilenco.

"Io... grazie" le disse con un fil di voce.
"Di niente, ci si aiuta tra sventurati. Comunque io sono Jo, piacere" esclamò di rimando, porgendo una piccola mano al ragazzo.

"Adam" rispose strigendogliela.
Rimase un'attimo imbambolato, ancora non aveva assimilato la situazione ma tentò di sembrare naturale, così fece un sorriso alla ragazza dagli occhi particolari che si trovava di fronte a lui.

"Su andiamo all'accampamento, avrai fame. Oggi spiedini di serpente" Jo interruppe quel silenzio che si era formato e s'incamminò, Adam subito le si mise accanto, non aveva intenzione di rimanere indietro in quel posto lugubre.

Damon gli accolse con un buon odore di carne arrosto "Oggi sono arrivate tre bottiglie... ed ora mi spiego il perché" disse il moro a mo' di saluto.
"Lui è Damon ed odia le presentazioni" lo rimbeccò la ragazza "...lui invece è Adam, viene da... dove esattamente?"
"Sydney" terminò il ragazzo in questione.

I tre ragazzi pranzarono tranquillamente e, dopo i vari racconti di Adam sul come era arrivato lì, iniziarono a riflettere su un nuovo problema.
"Dobbiamo costruire un'altra casa, oppure staremo troppo stretti" iniziò a dire Damon.

In effetti lo spazio era poco e, nella scorsa settimana, in due erano stati abbastanza scomodi, per non parlare del misero letto di foglie secche e pelli di animale.
"Vorrà dire che ci inventeremo qualcosa"

Ormai quella era diventata la loro filosofia di vita...

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