Capitolo 69

Damon afferrò Adam per la maglietta.
"Lo sapevo che dietro quella maschera da angioletto nascondevi qualcosa" sputò il moro fra i denti spingendo violetemente l'altro ragazzo contro il tronco di un faggio.
Un gemito di dolore uscì dalla gola di Adam mentre la corteccia gli graffiava la schiena attraverso la stoffa sottile della camicia.
"Damon!" Urlò Jo sconvolta.
"Tu stanne fuori!" Esclamò lui guardandola con gli occhi infuocati.
"Io non nascondo proprio niente. Questo è quello che sono: innamorato di Jo" continuò a sfidarlo il biondo riuscendosi a liberare dalla sua stretta.
"Tu devi lasciarla in pace! Devi starle lontano!" Rispose Damon puntandogli un dito contro.

La situazione era talmente tesa da poter quasi scorgere lampi di elettricità emanati dai corpi dei due ragazzi.
"Non ho fatto niente di male, amico"
"Niente, niente..." ripeté il moro  come una cantilena "... e non chiamarmi amico, perché non lo siamo"
"Va bene, Damon. Ma ora dimmi che cosa ho fatto di tanto brutto"
La capacità di Adam di riuscire a dialogare anche nelle situazioni peggiori era notevole.

Damon piegò leggermente la testa da un lato come per capire se il ragazzo lo stesse prendendo in giro o parlando seriamente.
"Ci hai provato con la mia ragazza!" Disse infins Damon come se fosse la domanda più stupida del mondo.
"Non è vero. Io ho solo detto ciò che provavo, niente di più. Non avrei mai fatto niente senza la sua approvazione, vero Jo?" Spiegò Adam tirando in ballo anche la ragazza.
Jo scosse la testa per ritornare alla realtà, non si aspettava di essere chiamata nel discorso così all'improvviso.

"Adam ha ragione. Non ha fatto niente di male" rispose lei lentamente, come se avesse paura di innescare un'esplosione devastate.
"Quindi tu sei dalla sua parte! Come sempre d'altronde..."
"Cosa stai dicendo Damon?" Ed ecco che il discorso tornò sempre allo stesso punto.
"Adam è buono, Adam l'angelo, Adam, Adam, Adam. Come farei senza di lui! Se solo Damon fosse più come lui. Il mio ragazzo è così insensibile, perché lui ha tutti i difetti... mentre il mio migliore amico è perfetto!" Esclamò il moro cercando di imitare la voce di Jo.

"Possibile che alla fine devi sempre fare il bambino?" Disse la ragazza esasperata.
"Possibile che tu non riesca mai ad apprezzarmi per come sono. Sei solo una... una..." balbettò in preda alla rabbia.
"Una?" Ripeté Jo con le mani sui fianchi.
Damon tremava dalla testa ai piedi, aveva le mani serrate a pugno lungo i fianchi, talmente strette da avere le nocche bianche.
"Maledizione! Ora capisco perché a Roma nessuno voleva stare con te, aveva paura di essere maledetto. Perché ormai è quello che sei per me: una fottuta maledizione!"

Se l'avesse colpita una cannonata sarebbe stato meno doloroso.
Jo barcollò indietro spalancando gli occhi, per un attimo la vista le si annebbiò, poi sentì uno schiocco secco, come un coccio di vetro schiacciato sotto la suola di una scarpa.
Alzò lo sguardo, Damon aveva una mano sul naso, un rivolo rosso gli colava fra le dita.
Adam aveva ancora il pugno proteso in avanti, in viso un espressione che Jo non avrebbe mai potuto associare a quel ragazzo. Era un misto di stupore e rabbia, ma soprattutto di delusione.

"Perché non riesci a fidarti?" Chiese la ragazza con un fil di voce.
"Come potrei fidarmi di lui?"
"Io sto parlando di me"
Con uno scatto Jo si voltò e scappò via.
Lacrime bollenti le scivolarono sul viso, mentre il dolore si faceva strada dentro di lei.
Una volta che aveva creduto di raggiungere la felicità, invece era tutto un'illusione.
La sua vita era un'illusione.

Ma il ragazzo che le correva dietro non lo era.

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