Capitolo 65
La leggera brezza si era fermata.
Tutto era piatto ed immobile.
Non c'era più odore di sangue o lavanda, ma solo un leggero aroma di aghi di pino.
Emily era atterrata in uno spiazzo di erba e rocce di forma perfettamente circolare. Gli alberi che lo delimitavano apparivano sfocati, come se coperti da un sottile strato di nebbia.
La ragazza si rimise in piedi dolorante e, osservandosi meglio, si accorse di non avere più le mani ed i vestiti macchiati di rosso.
Un livido andava creandosi sul suo ginocchio destro per il brusco atterraggio e qualche filo d'erba era rimasto intrappolato fra i suoi capelli biondo argenteo, li stessi che aveva sua sorella.
L'unica cosa che la distingueva da Natasha era una voglia di caffè che Emily aveva alla base della schiena.
Da piccole poi amavano vestirsi uguali e fare degli scherzi ai propri amici.
Un fruscio fece dissolvere i ricordi in cui per un attimo si era persa, quello strano odore che aveva percepito si fece risentire.
Un bambino di circa otto anni sbucò dal nulla. Aveva le guance paffute e rosee, gli occhi scuri e dei corti capelli castano chiaro.
"Mike!" Strillò la ragazza per la sorpresa.
Il suo fratellino le corse incontro per poi saltarle in braccio.
"Perché te ne sei andata?" Le chiese in tono accusatorio, per poi mettere il broncio.
Non ebbe il tempo di spiegare che una seconda figura uscì dal nulla.
"Gemella" le disse a mo' di saluto "da quanto tempo"
"Circa dieci minuti..." rispose Emily.
"...o sbaglio?" Completò per lei la prima.
Succedeva spesso a casa o a scuola che si completassero le frasi a vicenda. Sapevano sempre cosa l'altra stesse pensando.
All'improvviso altre due figure si fecero avanti.
"Mamma, papà" sussurrò Emily appena li riconobbe.
Sua madre aveva ondulati capelli castani che verso le punte si schiarivano sino a diventare biondo dorato, grandi occhi neri ed era alta e slanciata. Se qualcuno l'avesse vista di certo non le avrebbe dato quasi cinquant'anni.
Suo padre, al contrario, era basso e tarchiato con radi capelli biondi brizzolati di grigio e tondi occhietti grigi.
"Torna a casa, Emily" la supplicò sua madre porgendole una mano.
"Non lasciarci un'altra volta, figlia mia" aggiunse suo padre andandole incontro e posandole una mano sulla spalla.
"Si, vieni con noi sorellona" Mike le sorrise stringendole un braccio.
La ragazza lo assecondò, in fin dei conti era quella la sua casa, no?
"Ti dirò io cosa fare, come comportati, una volta tornata" il sussurro di Natasha le giunse all'orecchio nell'istante in cui Emily si bloccò.
Quelli erano i fantasmi del suo passato, di una vita che non le apparteneva più.
La stessa consapevolezza che l'aveva spinta ad attraversare quel muro di nebbia tornò a bussare prepotente nella sua testa.
"No!" Esclamò d'improvviso "non posso venire con voi"
"Che cosa significa?" Le chiese sua sorella scandalizzata.
"Significa che il mio compito non è ancora finito. Non è ancora tempo per me di tornare a casa"
"Non puoi andartene di nuovo!"
La voce di Natasha aveva in sé una tale disperazione che Emily non poté trattenere una lacrima, che le rotolò giù dalla guancia.
"Natasha per una volta devo cavarmela da sola. Ho bisogno di fare le mie scelte senza nessuno che tenti di influenzarmi" affermò Emily.
"Ce l'hai fatta, hai superato la prova" Sua sorella la guardava orgogliosa.
Le due ragazze si abbracciarono, poi tutto cominciò a sbiadire, fino a che la ragazza non fu circondata solo da buio.
Siamo fieri di te.
Fu l'ultima cosa che sentì dire dai suoi genitori.
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