Capitolo 58

Erano tutti in salotto.
Ascoltavano la strana avventura che aveva appena vissuto Adam, chi seduto sul pavimento come Damon, chi sul divano e sulle poltrone.
Raccontare quello che gli era accaduto era un'impresa, infatti, per colpa delle varie parti che dovette omettere per ovvie ragioni, i collegamenti tra i vari pezzi della storia erano alquanto difficili e a volte anche poco raccordati tra di loro.

Le domande sconvenienti non tardarono ad arrivare.
"Ma sentiamo un po'... come mai quella Elena aveva lo stesso identico aspetto della mia ragazza?" Chiese Damon calcando in particolare sulle ultime due parole.
Oramai la loro storia era diventata ufficiale e le scenate di gelosia di Damon erano il loro pane quotidiano.
"Non l'ho decisa io la prova che dovevo affrontare, anzi avrei preferito non farla" rispose Adam in fretta.

Il rapporto tra quei due ragazzi era alquanto strano, stavano sempre a battibeccare, cosa non strana se si aveva a che fare con il carattere facilmente irascibile di Damon, ma in fondo si vedeva lontano un miglio che si volevano bene.
"Non lo stressare con le tue domande, Damon. È appena tornato da una prova mortale" lo sgridò Jo guardandolo male.
"Grazie" rispose Adam, che era seduto sul divano accanto a lei, passandole un braccio intorno alle spalle e stringendola in un abbraccio affettuoso, fin troppo affettuoso.
Da quando aveva ammesso a sé stesso ciò che provava, era diventato più difficile nasconderlo.

"Ashleigh, non toccava a te oggi preparare il pranzo?" Chiese Damon.
"In realtà cucini sempre tu, sei il più bravo d'altronde" rispose la ragazza.
"Anche tu te la cavi e poi oggi non mi va tanto. O preferisci mangiare una poltiglia insapore?" Chiese con un sorrisetto.
"Va bene, vado!" Disse Ashleigh sbuffando e dirigendosi verso i fornelli.

Damon non aveva scelto lei a caso da mandare a cucinare, infatti era seduta proprio dall'altro lato di Adam, che se ne stava ancora con il braccio poggiato sulle spalle di Jo.
Damon si sollevò da terra e, con disinvoltura ed un lieve 'permesso', si piazzò sul divano proprio tra i due ragazzi.
Si creò un attimo di silenzio teso che Jo si affrettò a spezzare, anche se odiava quando Damon si comportava da bambino capriccioso.

"Come ti senti Emily?" chiese.
Di solito quella ragazza parlava sempre ed era la prima ad intromettersi in ogni discorso, invece quel giorno era stata più silenziosa del solito.
"Sto bene... sono solo in ansia" rispose con una vocina stridula e soffocata.
"Ce ne siamo accorti, le nostre orecchie ringraziano" disse Damon ridendo e beccandosi una gomitata di Jo proprio in mezzo alle costole.
"Damon sta scherzando, vero?" righiò tra i denti.

Gli sarebbe piaciuto rispondere di no, ma sapeva che altrimenti sarebbe stata la sua fine.
D'altronde, per quanto fastidiosa Emily potesse essere a volte, tra le due era nata un autentica amicizia.
"Volevo solo tirarle su il morale" si giustificò lui alzando le mani.
"Non credo sia il modo giusto di..." stava per dire Jo quando Joseph la interruppe.
"Per fortuna non sarò io il prossimo, almeno ho altri tre o quattro giorni per rilassarmi. Vedi di fare con calma biondina" esclamò lui incrociando le braccia soddisfatto.

"Tanto quando arriverà il tuo turno nessuno ti chiederà come stai, anzi saremo felici di non doverti sopportare per qualche giorno. Emily, ti va di fare due passi?" E, senza aspettare una risposta, Jo afferrò l'amica per un braccio e uscì dalla porta trascinandosela dietro.

I tre ragazzi rimasero seduti, Damon e Ada. sorridendo sotto i baffi e Joseph con ancora gli occhi e la bocca spalancata.

Lei non sarebbe mai cambiata.

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