Capitolo 56

In quel preciso istante l'immagine di una chiave apparve nello specchio di fronte ad Adam.
Questo senza pensarci provò ad afferrarla e... ci riuscì senza sforzo.
Era una chiave d'argento, con intagliati dei motivi floreali, eppure era innaturalmente pesante, come se fosse impregnata da una forza nascosta.
Una volta portata fuori dallo specchio, questo si trasformò in una porta che poi Adam aprì con la chiave.

Il ragazzo attraversò la porta e, dopo che l'ebbe oltrepassata, si ritrovò in una stanza identica alla precedente, se non per la forma circolare.
Qui si trovava un uomo che, appena lo vide, gli disse: "Sono Ivan. Ora ti trovi nella sala principale del castello di specchi, ora che sei qui dovrai superare tre prove...". Detto ciò l'uomo scomparve e al suo posto, sulla sedia dove era seduto, lasciò un piccolo biglietto con su scritto: "Scelte che influiscono il destino o destino che influisce le scelte? Dimmi, cosa bisogna credere?".

Fino ad allora lui credeva ciecamente nel destino, eppure dopo essere finito in quella foresta si era reso conto che era lui stesso l'artefice del proprio destino. Perché, se avesse voluto, avrebbe potuto battersi per l'amore di Jo invece di restare impassibile, invece di ripetersi continuamente che comunque avrebbe perso.
Adam disse: "Sono le nostre scelte e le persone che incontriamo che influiscono sul nostro destino".

Alla risposta del ragazzo nella sala risuonò la voce dell'uomo che diceva: "Forse hai ragione, forse no, nessuno può dirlo e nessuno può dire che tu non abbia le idee chiare... Mi hai soddisfatto", detto ciò il ragazzo si ritrovò in un giardino pieno di rose rosse senza aver minimamente capito come ci fosse arrivato.

"Qual è la prossima prova, Ivan?" disse Adam impaziente, quel posto gli metteva sempre più ansia ogni secondo che passava.
Dopo un po' di tempo la voce risuonò in quell' immenso giardino dicendo: "Si dice che il male sia radicato in ogni persona, anche la più buona.
Ma questo non va sepolto e dimenticato, al contrario va custodito come un tesoro, come un tesoro nero, nero come la rosa che custodisco nel mio giardino, portamela e, visto che sei così impaziente, fa in fretta...".

All'improvviso le rose rosse intrappolarono il corpo del ragazzo, poco a poco si stringevano intorno a lui. Adam cercò di liberarsi ma più si muoveva, più queste aumentavano la stretta. Così ripeté nella sua mente ciò che aveva detto la voce.
'Il male va custodito perché è l'unico modo per tenerlo a bada. Solo affrontandolo si riesce ad arrestare la sua avanzata, la sua proliferazione'
Pensò.

Decise allora di bloccare ogni suo singolo muscolo, avrebbe dimostrato che lui non aveva paura.
La stretta si allentò e nell'intrico di rami intravide una piccola rosellina nera. Si lanciò in avanti e, nel momento stesso in cui la toccò, il giardino si dissolse.
Appena i suoi piedi toccarono di nuovo terra capì di essere stato teletrasportato nel punto di partenza.
In tutti gli specchi vi era l'immagine di Ivan che stringeva tra le braccia il corpo di Jo e le puntava un coltello sulla gola.

Lui cominciò a parlare: "Questa è l'ultima prova, la più importante oserei dire. La salvezza di qualcuno spesso provoca il sacrificio di un altro, uno solo di voi può essere salvato ma io sceglier non saprei... e voi?".
Nessuno voleva essere salvato se questo significava sacrificare l'altro... i due non sapevano cosa fare, cosa dire.
Così cercando una soluzione, Stefan ricordò quello che gli aveva detto Jo prima che quella prova cominciasse.

Il coraggio poi si può trovare anche nei momenti più difficili, basta crederci.
E lui ci credeva, credeva in lei, credeva che Jo si meritasse molto più di lui di continuare a vivere. Perché era stata la prima a credere in lui, a credere nel suo coraggio.
Aveva deciso, così si rivolse alla ragazza:
"Tu mi hai detto che bastava trovare qualcosa per cui lottare ed io ora ho scelto te"

Ivan si mosse più veloce della luce.

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