Capitolo 34
La lontananza è capace di dividere?
Si era posto quella domanda fin troppe volte. Quando i suoi genitori erano a lavoro tutto il giorno, quando i suoi amici partivano per le vacanze e lui, lui restava da solo in casa ad aspettare.
A tormentarsi con le sue strane domande senza risposta.
Anche se questa volta ce l'aveva, una risposta.
No, la lontananza non divide.
A quello ci pensa la distanza.
I due concetti sembrano essere identici, ma essere lontani fisicamente è qualcosa di completamente diverso che esserlo mentalmente.
Due persone lontane continuano a pensarsi, continuano ad amarsi, continuano a conservare una parte dell'altro nel proprio cuore.
Due persone distanti perdono i contatti, scordano i momenti passati insieme e le sensazioni provate quando si guardavano negli occhi.
Il problema era sapere se quello valeva anche per lei. Jo, che ormai era sparita senza lasciare traccia da un paio di giorni.
"Vado a cercarla!" Disse per la terza volta quella mattina e scattò in piedi.
E se non vuole più vedermi?
Io ci vado lo stesso.
E se questa volta si arrabbia veramente?
Lo sono anche io, infuriato.
E se decide di lasciarmi?
Non è quello che intendeva nella lettera.
Ed al termine dell'ennesimo duello interiore si risedette sulla poltrona di pelle, di fronte al piccolo caminetto.
"È la terza volta che succede. Urla, si alza, resta a fissare il vuoto per qualche secondo e poi ritorna giù. Non ti sembra preoccupante?" Sussurrò Emily all'orecchio di Adam.
Nessuno aveva avuto da ridire sulla decisione di Jo, nonostante Damon non avesse voluto farli leggere la lettera. Anche perché Emily, non appena aveva scoperto della sua esistenza, era piombata di nascosto nella loro camera e non aveva perso tempo a leggerla.
Per poi riferire agli altri il suo contenuto, escludendo Damon ovviamente.
"Io credo sia un atteggiamento abbastanza normale, considerando di chi stiamo parlando" sussurrò di rimando Adam.
Ormai abituato agli strani comportamenti dell'amico.
"Sapete che riesco a sentire ogni vostra singola parola, vero?" Esclamò l'interessato.
Poi si alzò e gli altri lo seguirono a ruota "Tranquilli, voglio solo fare due passi" si difese.
In fondo non mi importa sapere dove sei.
Non sei con me. E allora qualsiasi posto, è il posto sbagliato.
Pensò.
Ed uscì dalla porta.
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Si era così abituata ai suoi amici rumorosi che ormai non ricordava più com'era il suono del silenzio.
Quando l'unica cosa che percepisci è il battito del tuo cuore, il tuo respiro lento, il fruscio delle foglie e lo zampettio degli insetti sui tronchi degli alberi.
Jo aveva la testa poggiata sull'enorme ventre del drago scarlatto.
Non l'avrebbe mai definito il 'suo' drago, perché non le apparteneva come lei non apparteneva a nessun'altro.
Lui era libero di andarsene e lei era obbligata a lasciarlo andare, anche se entrambi sapevano che non sarebbe mai successo.
Quei due giorni l'avevano tranquillizza, e la compagnia di Icenfire le era stata di grande aiuto.
Aveva pianto di fronte all'enorme creatura e lui, pur non sapendo parlare, l'aveva confortata, l'aveva guardata con i suoi occhi freddi e le aveva scaldato il cuore, le aveva asciugato le lacrime con il proprio muso e l'aveva protetta con le sue ali sottili.
Non poteva mostrarsi fragile davanti agli altri, non in quel momento, non quando mancava pochissimo all'inizio. All'inizio della fine.
E come per completare il suo pensiero, una voce si fece sentire da poco lontano.
"Allora non sono la sola ad essere finita in questo posto..."
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