Capitolo 32
Quando Damon era a caccia si abbandonava completamente ai propri sensi.
Gli occhi scuri sembravano catturare ogni singolo movimento, dalle foglie che cadevano al suolo agli insetti che ronzavano lontani.
Ogni suono, ogni rumore gli faceva stringere la presa sul pugnale, la sua schiena era tesa come la corda di un violino e le sue gambe pronte a scattare al minimo segno di pericolo.
Al contrario Adam non camminava, volava tra i rami e le foglie degli alberi silenzioso come un cobra.
Saltava su un ramo, si arrampicava su di un tronco, sempre con l'arco in spalla, pronto ad osservare dall'alto la radura sottostante.
Gli bastava prendere la mira ed in un secondo la freccia, seppur scoccata da un arco rudimentale fatto da un ramo ed una radice molto elastica, centrava in pieno il bersaglio scelto.
Un rumore sommesso li fece fermare contemporaneamente, anche se posti su altezze diverse.
Poi un grande animale piumato uscì allo scoperto da dietro la chioma di un grande albero.
"Un Fwooper!" Esclamò Damon indicandolo.
Il Fwooper era un uccello da un variopinto pumaggio multicolore: rosso, arancio, verde acido o giallo. Deponeva uova anch'esse multicolori e al loro schiudersi ne uscivano fasci di luce colorati, simili ad arcobaleni. Aveva la proprietà magica di emettere un canto che, se inizialmente appariva gradevole e rilassante, a lungo andare conduceva alla follia, ed era per questo che veniva classificato come pericoloso.
Ma le sue piume avevano la proprietà di donare energia immediata a chiunque ne avesse bevuto l'infuso.
"Quel libro che ci hanno fatto trovare all'entrata della foresta ci è stato molto utile, devo ammetterlo" commentò Adam.
"Almeno sappiamo cosa potremmo apettarci dalle varie creature di questo bosco"
L'animale cominciò a cantare.
Il suono era talmente melodioso che le note musicali sembravano potersi realizzare da un momento all'altro di fronte ai loro occhi come sbuffi di vapore.
La musica sgorgava da quel piccolo becco come una sorgente dalla cima di una montagna e s'insinuava nelle loro menti come un abbraccio inebriante.
Adam non riusciva più a prendere la mira, Damon non sentiva più la presa sul pugnale.
Si sentivano come se le loro menti fossero in un paese straniero: vedevano tutto, comprendevano tutto quello che succedeva intorno a loro, ma erano incapaci di spiegarsi e di essere aiutate, perché non capivano la lingua.
Perdere il contatto con la realtà era come affogare lentamente.
Cominci a muoverti per scacciare quel freddo che t'intorpidisce gli arti, tossisci per eliminare l'acqua che ti ha riempito i polmoni.
Tutto intorno a te sembra sembra ombreggiato, non distingui il sopra e il sotto, la destra e la sinistra.
Un urlo poco distante sembrò riportarli alla realtà in un istante, sentirono nuovamente la terra sotto i piedi e il peso delle armi tra le loro mani.
"DAMON! ADAM!"
Entrambi scossero la testa e riacquistarono lucidità, Jo li stava chiamando.
Decisero di laciar perdere per questa volta, avevano già catturato un paio di animali e di sicuro sarebbero bastati.
Corsero verso la direzione del suono e come previsto si ritrovarono di fronte alla ragazza.
'Cosa è successo?' Avrebbero voluto chiederle.
Ma poi si bloccarono trafelati non appena videro in che condizioni versava la sua gamba.
Possibile che, pur non cercandoseli, i guai andavano sempre da lei?
Anche se ormai non erano più così sicuri della prima parte...
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