Capitolo 3

La fasciatura fatta di stoffa e rametti stringeva la caviglia ancora dolorante, i vestiti si erano appiccicati sul suo corpo per l'umidità ed ogni minimo rumore che ascoltava la faceva rimanere in costante allerta.

Stava osservando il fisico definito di Damon, affaccendato nel raccogliere un mucchio di rami per il fuoco.
Si stava innervosendo, lo si capiva dalla mascella contratta e dai movimenti troppo meccanici delle sue braccia.

"Ti serve una mano?" Domandò divertita Jo, che in quel momento era seduta su un mucchio di foglie poco distante.
"Oggi è troppo umido per il fuoco..." brontolò lui mentre cercava disperatamente di fare attrito con un ramo appuntito su delle foglie secche.
"C'è anche la possibilità che il problema sia tu" ridacchiò la ragazza "su, dammi una mano ad alzarmi che ci tento io"

La caviglia ancora non riusciva a sorreggerla, infatti senza gli antidolorifici che prendeva a casa la guarigione era molto più lenta.
Damon le porse una mano e con uno strattone la tirò su, per poi accompagnarla vicino a quel relitto fatto di legno.

"Raccontami di come sei arrivato qui" gli chiese d'un tratto Jo, poi prese un altro ramo più appuntito e ritentò nell'impresa fallita dal ragazzo.
"Ero fuori casa, nel centro di New York, per uscire con degli amici ed all'improvviso sono svenuto, o almeno credo. Sta di fatto che una volta sveglio mi sono ritrovato in questo bosco, senza anima viva a cui chiedere aiuto, finché non sei arrivata tu" le spiegò gesticolando animatamente "in quest'ultima settimana ho cercato di esplorare i dintorni, ma gli alberi sembravano non finire mai. Così mi sono costruito un posto dove vivere e ho atteso..."

Un piccolo sbuffo di fumo si alzò dalle foglie secche, Jo iniziò a soffiare ed in un lampo crebbe una piccola fiamma.
"Ce l'ho fatta!" Esclamò entusiasta, poi posizionò quel fuocherello tra gli altri rami e pian piano si formò un vero e proprio fuoco.

"Grazie per l'attenzione" disse Damon imbronciato, era troppo tenero con quell'espressione in viso e Jo non poté trattenersi dal sorridere.
"Ti stavo ascoltando" ribattè "...siediti, almeno i vestiti ci si asciugheranno" aggiunse battendo con una mano sul terreno accanto a sé.

Il ragazzo obbedì e con uno slancio si sfilò la t-shirt scura, la ragazza distolse subito lo sguardo ma ciò non le impedì di osservare il petto scolpito del ragazzo.
"Dovevo far asciugare la maglia" si giustificò lui, divertito dall'espressione scandalizzata di Jo.

Quando si voltò di spalle, per poggiare l'indumento su di una roccia poco distante, la ragazza notò delle lunghe cicatrici rossastre che gli attraversavano la schiena in diagonale.
Sembrava che le avessero procurate dei tagli molto profondi, a quanto mostravano i contorni frastagliati.

Senza riflettere Jo posò un dito su uno di quei segni indelebili, i muscoli della schiena di Damon ebbero un guizzo e lui all'improvviso s'immobilizzò.

"Cosa te le ha procurate?" Domandò con un fil di voce, quasi fosse terrorizzata dalla risposta.
Damon rise amaramente "Non è una bella storia, sai?" Disse mentre si voltava per osservare il viso teso  della ragazza.

"Non fa niente, voglio ascoltarla..."

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