Capitolo 2

Continuò a tenere gli occhi chiusi, in attesa di qualcosa che non arrivò mai.
Anzi si sentì prendere in braccio a mo' di sposa e poggiò la testa su quella che doveva essere una spalla.

Sentiva il petto di quella persona alzarsi e abbassarsi velocemente per la corsa appena fatta, sentiva il battito del suo cuore e il suo respiro che le soffiava sul viso.
Ma non ebbe ancora il coraggio di guardare chi fosse, un po' perché non voleva mostrare i propri occhi un po' perché non voleva fare i conti con la realtà.

Si era convinta che tutto quello fosse un incubo e che presto si sarebbe svegliata nella sua camera nel centro di Roma.

"Io sono Damon"
Sentì pronunciare da quella che doveva essere la voce di un ragazzo.
Si stavano muovendo, lo percepiva dal rumore delle foglie e dei rami schiacciati e dal vento leggero che la fece di nuovo rabbrividire.

Pian piano decise di riaprire gli occhi e di osservare il suo salvatore, o meglio quello che credeva essere la belva feroce che poco fa la stava inseguendo.
Quel ragazzo era un po' più grande di lei e doveva ammettere che non era niente male, anche se quello era il momento peggiore per fare certe considerazioni.

"Jo, io sono Jo" disse d'un tratto la ragazza.
Damon la guardò negli occhi e lei riuscì a specchiarsi nelle sue iridi nere come la notte.
Il ragazzo le sorrise "E pensare che credevo essere io quello con gli occhi più strani"
Un lampo di delusione attraversò lo sguardo di Jo ed il ragazzo si accorse subito di aver formulato male quel pensiero "Non intendevo quello... hai degli occhi stupendi comunque" si corresse.
"Grazie" anche lei piegò le labbra in un sorriso.

I capelli di Damon erano corvini, in contrasto con la carnagione chiarissima, ed il viso dagli zigomi pronunciati gli dava un non so ché di etereo.

Il verso di un gufo ruppe il silenzio e delle foglie caddero da un albero, la ragazza presa alla sprovvista si spaventò e strinse le braccia intorno al collo di Damon.
"Sta tranquilla, c'è di peggio in questo posto"
"Rassicurante..." rispose sarcasticamente.

Dopo un po' i due ragazzi giunsero nei pressi di una piccola casa fatta con foglie e rametti, se la si guardava di sfuggita poteva sembrare un cespuglio ma se si faceva attenzione si poteva scorgere una piccola porta ed un paio di finestrelle lungo i suoi contorni.

"Benvenuta nella mia umile dimora" disse teatralmente il ragazzo "Ti fa molto male la caviglia?" Aggiunse, vedendo l'espressione sofferente della ragazza non appena la posò a terra.
"Abbastanza direi"

All'improvviso un mucchio di domande presero forma nella mente della ragazza, infatti una volta passata la paura era ritornata lucida come sempre.
"Io sono qui già da una settimana e, come vedi, ho avuto il tempo di costruirmi un posto dove vivere. Ma di questo luogo non so altro, o almeno apparte per quel biglietto" Damon indicò un pezzo di pergamena poco distante che subito dopo porse alla ragazza.

"Benvenuti e buona sopravvivenza" lesse ad alta voce.

Dal titolo non si prevedeva nulla di buono.

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