Capitolo 15

Una volta che la luce inondò l'interno della casa, questa si rivelò essere molto accogliente.
Un tavolo di mogano troneggiava nel suo centro, con diverse sedie di vimini poggiate lungo i suoi contorni.
Un caminetto si apriva sulla parete opposta alla porta, un divano ed una poltrona di stoffa sembravano pronte ad accogliere i loro corpi stanchi.
Un grande specchio era appeso sulla parete alla loro destra, accanto ad una credenza contenente qualche pentola, piatto e cucchiaio, ed una finestrella dalla parte opposta faceva entrare un po' d'aria.
Il pavimento era fatto da assi di legno che scricchiolavano ad ogni passo ed accanto al camino c'era una scala che sicuramente portava al piano di sopra.

"Saliamo?" Chiese Damon, facendo distogliere lo sguardo della ragazza dal proprio riflesso nello specchio.
Lei era rimasta scioccata dal proprio aspetto: era più magra di quando era arrivata là ed in tre settimane i suoi capelli erano cresciuti di qualche centimetro. L'unica cosa rimasta invariata erano i suoi occhi celeste e blu che però sembravano più vivi dall'ultima volta che si era specchiata.

"Ho un aspetto così orribile?" Chiese al ragazzo mentre raggiungeva le scale.
"Non direi, apparte per il fatto che sembri un animale selvatico"
"Divertente" rispose lei sarcastica.

Una volta saliti quei pochi gradini, i due ragazzi si ritrovarono in una stanza identica alla prima, se non per l'arredamento.
Sei letti erano disposti a scacchiera sul suo pavimento e un grande armadio giaceva dietro di essi.

"Non ci credo, un vero materasso e delle lenzuola di cotone" disse Jo, sfiorando i nuovi giacigli come se potessero scomparire da un momento all'altro. 
Poi si avvicinò all'armadio e lo aprì, decine di vestiti erano appesi a delle grucce rudimentali, delle scarpe erano posate sul suo fondo ed un paio di calde coperte erano piegate nei cassetti sopra i vestiti.

"E questo a cosa ci potrebbe servire?" Osservò Jo mentre tirava fuori un abitino di colore blu intenso dall'armadio.
Era a maniche corte, scollato lungo la schiena e con una gonna che cadeva morbida fino a sopra il ginocchio.
"Forse si sono dimenticati di avvertirci della cena di gala di stasera" esclamò Damon ridendo.
"Io questo me lo porterò a Roma quando ci tornerò" aggiunse lei, prima di accorgersi che loro non avevano ancora capito come fuggire dal quel posto.

Lasciò l'abito nell'armadio e si buttò a peso morto su uno dei sei letti.
"Tu pensi che ci torneremo a casa?" Domandò, togliendosi gli stivali che le stavano facendo male ai piedi.
"Lo spero" rispose il ragazzo sospirando e sedendosi a sua volta su un altro letto di fronte a quello di Jo.

"Io ho sempre odiato gli specchi" esclamò d'un tratto lei, senza nessun nesso logico con quello di cui stavano parlando prima.
"E sentiamo, perché odi quelle superfici riflettenti?" Disse lui con voce pomposa.
"Perché ho passato anni a nascondermi dietro il mio riflesso, senza rendermi conto che avrebbe sempre fatto il contrario di quello che pensavo"

"Sei poetica oggi..."
"Sono sincera oggi... e forse fin troppo con te" sospirò Jo rumorosamente.
"Perché c'è forse qualcosa di male?" Chiese lui curioso.
"Si, se la mia sincerità non è contraccambiata"
All'improvviso la loro conversazione venne interrotta dal rumore di qualcuno che bussava alla porta.

Chi sarebbe mai potuto essere in quel posto sperduto...

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