Capitolo 120
"Non mi avete fatto niente
Non mi avete tolto niente
Questa è la mia vita che va avanti
Oltre tutto, oltre la gente
Non mi avete fatto niente
Non avete avuto niente
Perché tutto va oltre le vostre inutili guerre.
Sono consapevole che tutto più non torna
La felicità volava
Come vola via una bolla"
"No!" Urlò Damon verso le due persone che ormai non riconosceva più come i propri genitori.
Lo avevano lasciato in balia di un fratello che aveva quasi tentato di ucciderlo e in mano ad un mondo in cui aveva dovuto cavarsela da solo contro tutto e tutti. Gli avevano lasciato addosso quella paura di affezionarsi di nuovo che lo aveva allontanato più volte da amici e persone amate, come Jo. Lo avevano trattato come una cavia da esaminare, avevano ucciso tutti i suoi amici, lo avevano di nuovo reso solo, senza nessuno. Dopo tanti anni si erano rifatti vivi solo per portare a termine il loro piano perverso.
In quel momento l'unica cosa che lui desiderava era distruggere quel posto e tutto ciò che avevano creato.
"Io non intendo aiutarvi a completare quest'esperimento. Perché la prova che io porterò a termine non sarà quella che voi avevate preparato per me, sarà quella di portarvi alla rovina. Dovete pagare per quello che avete fatto. Noi non siamo stati i primi, vero?" In quelle parole cercò di imprimere tutto il disprezzo che stava provando in quel momento.
"Prima di provarlo su di te abbiamo dovuto fare altri test per rendere tutto sicuro. Ma abbiamo preso solo persone che non avevano nessuno, che non sarebbero mai state cercate" si giustificò sua madre.
"Erano sempre esseri umani! Ma come fate a non capire? Siete dei mostri!" Urlò sbattendo le mani sul tavolo e alzandosi di scatto.
"Ora basta, tu farai quello per cui sei qui" era sparita ogni traccia di comprensione dalla voce della donna "Non voglio sentire più inutili discussioni. Lo stiamo facendo per un bene superiore" concluse in fretta.
"Quella è la scusa dei grandi tiranni. Ed è quello che diventerete!" Non aveva paura, ormai aveva perso tutto, tanto valeva cercare di salvare il resto del mondo.
Suo padre si alzò a sua volta, non era un uomo di molte parole, preferiva agire. Si apprestò a premere la gemma azzurra che risplendeva al centro del tavolo, ma Damon, preso da una forza sconosciuta, slanciò il palmo della propria mano verso Nicolae.
Un fumo di un colore indescrivibile si espanse dalla sua mano, non era nero, era qualcosa di più scuro e denso, sembrava la sostanza di cui erano composti i buchi neri, cui nemmeno una stilla di luce sopravvive.
Questo si avvolse intorno al braccio dell'uomo e lui urlò di dolore, allontanò di scatto l'arto, non ne era rimasto che un'ombra annerita.
Altra oscurità fuoriuscì dalle mani del ragazzo e lo avvolse. Damon vide il suo ciondolo illuminarsi, così come quello di Jo, sembravano pulsare allo stesso ritmo come due cuori in sintonia.
Sentì la pelle della schiena tendersi e strapparsi, lui si afferrò la testa con entrambe le mani, poi dal nulla un paio di ali corvine lo avvolsero come un tetro manto. Damon gettò la testa all'indietro, sentiva il potere scorrergli nelle vene.
Guardò i propri genitori dritti negli occhi.
"Io non sono come voi e mai lo sarò. Avete fatto un errore a coinvolgermi, sono carne della vostra carne e sapete di cosa siamo capaci noi Walker. Eravate coscienti del fatto che io non vi avrei aiutato, ma avete cercato di nasconderlo a voi stessi. Avete avuto la chance di essere i miei genitori e l'avete gettata via, avete preferito il vostro lavoro e il potere. E ora ne pagherete le conseguenze"
Sbattè le ali con forza e i due volarono indietro sbattendo contro la parete, parecchi schermi andarono in frantumi. Poi con un balzo salì sul tavolo, si accovacciò e premette la mano contro la pietra nel suo centro.
"Direi che siamo giunti al Game over"
L'oscurità la colpì in pieno e la liscia superficie sferica andò in frantumi.
L'azzurro divenne nero.
Il vetro si fratumò.
Il meccanismo venne bloccato.
Lui fu libero di volare via, il problema era che non sapeva dove.
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