Capitolo 115
"Dio ma come si fa
A trovare il coraggio di andare
Anche quando vorresti restare
Dimmi come si fa a rialzarsi
Anche quando fa male
E continuare...
Ad allacciarsi le scarpe
E ripartire da zero
A ricordare che niente e nessuno
Può rubarti il futuro
È importante
Tu sei importante"
Appena intravide quell'angelo sferico sbucare dietro l'orizzonte, dopo tante ore di buio, la luce le fece quasi male agli occhi e riuscì a cogliere profumi mischiati di rugiada estiva, aria salmastra e fresco calore mattutino.
I colori all'inizio erano ancora opachi come il violetto, io quale, man mano che il sole lentamente si svegliava, sfumava nel giallo splendente, più luminoso delle tristi tinte dipinte dalla lucente stella che sorgeva spuntando dalla linea sottile che divideva il mare dal cielo. Quando ancora la mente percepiva il bisogno di socchiudere gli occhi per la troppa seppur meravigliosa luce.
Infine vi fu un'esplosione di colori caldi: rosa, arancione... una punta di azzurro apparve improvvisamente e segnò la fine del risveglio del sole stanco.
Jo osservò quello spettacolo come se fosse l'ultima cosa che avrebbe visto in quella vita, e in effetti era vero.
Aveva lasciato Damon dormire, non se la sentiva di svegliarlo. Sembrava così rilassato e tranquillo con la pelle del viso distesa e la bocca leggermente socchiusa.
Gli aveva sussurrato un lieve 'buongiorno, amore mio' e poi era uscita dalla grotta per contemplare l'alba sul mare.
Era l'unico momento della giornata in cui il cielo e il mare si fondevano. Come i suoi occhi: uno azzurro e candido come il cielo, l'altro blu e dalle sfumature violette come il mare. Alla fine si era resa conto che quella non era affatto una 'maledizione', ma una caratteristica che la rendeva unica e inimitabile. Ora, guardando il proprio riflesso, aveva imparato ad apprezzare quei suoi occhi luminosi, era arrivata persino a considerarli belli.
Una figura imponente apparve all'improvviso da quella sfera dorata che era il sole. All'inizio le sembrò un angelo, ma, via via che si avvicinava, si accorse che era un animale.
Un drago, il suo drago. Icenfire.
Pian piano Jo riuscì a distinguere le sue squame scarlatte, le enormi ali ed i suoi occhi di ghiaccio.
"Che ci fai qua?" Gli chiese quando le atterró di fronte.
Il drago fece un brontolio sommesso e la ragazza gli posò una mano sul muso.
"Si che mi sei mancato" rispose sorridendo, poi aggiunse "insieme fino alla fine?"
Incenfire ruggì e poi avvicinò la propria testa al volto di Jo, lei lo circondò con le proprie braccia posando una guancia sulla fronte dell'animale.
All'improvviso lo vide separarsi da sé e fissare qualcosa alle proprie spalle.
Non ebbe bisogno di voltarsi per capire chi era, sperava di potersene andare senza guardarlo negli occhi, però a quanto pare le toccava anche quest'altra prova.
Il sole ormai era alto, era arrivato il momento di andare.
Damon si avvicinò al corpo della ragazza e la fece girare fino a che non si ritrovarono l'uno di fronte all'altro.
"Ti amo" le disse semplicemente. Lei percepiva tutto il dolore presente in quelle due singole parole.
"Ovunque andrai, non ti fermare, ma soprattutto... ricordati di repirare"
Con un gesto fluido si tolse la catenina d'argento che le pendeva sul petto, la sua pietra brillava con riflessi arcobaleno, poi la fece passare dalla testa bruna del ragazzo e l'adagiò intorno al suo collo.
Quel gesto significava più di mille parole, era come un 'qualunque cosa accada, ti apparterrò per sempre'.
Jo non disse nient'altro, fece tre passi indietro senza staccare i propri occhi da quelli di Damon. Poi saltò in groppa al proprio drago e puntò dritta verso il sole.
La luce dorata l'avvolse: Jo divenne parte di un tutto, non era più un corpo ormai, era pura energia e si sentiva libera.
Accecò anche il ragazzo, che, non appena riaprì gli occhi si ritrovò in una strada buia.
Le luci di un motel brillavano lontane.
La pioggia gli bagnava i vestiti.
Era solo.
Finalmente poté abbandonarsi alle lacrime.
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