Capitolo 111
"Dove siamo?" chiese Damon guardandosi intorno: erano circondati da un'ampia foresta formata perlopiù da pini, un piccolo villaggio sorgeva su di una collinetta poco distante.
Subito si rese conto che c'era qualcosa di strano nella propria voce, non aveva più quel tono roco e profondo cui era abituato, al contrario, era più melodiosa ed infantile.
"Jo, c'è qualcosa di strano..." iniziò a dire, questa volta più preoccupato, però, non appena posò gli occhi sul volto della ragazza, si bloccò di colpo.
Non era lei che aveva di fronte, ma una bambina dal volto tondo e dai corti capelli scuri che le arrivavano a malapena sulle spalle.
"Eri davvero adorabile" rise lei senza degnarlo di una risposta.
Damon, che in quel momento non doveva avere più di tredici anni, mancava dei suoi soliti capelli portati corti, infatti questi erano più lunghi e spettinati. I suoi occhi neri erano gli stessi, ma sembravano più gentili, e il volto tondo e sottile gli donava un'aura da angioletto. Il tutto era completato da un paio di incisivi leggermente sporgenti che spuntavano dalle labbra rosee.
"Non è vero!" Esclamò lui mettendo il broncio.
"Si invece" insistette Jo spettinandogli i capelli. Poi lo afferrò per un braccio e lo trascinò attraverso il boschetto.
"So dove ci troviamo. Era il villaggio dove vivevo quando stavo con i miei nonni" raccontò "erano così gentili con me, mi trattavano come una principessa. Ricordo che, quando era ora di tornare a Roma, mi aggrappavo alla gonna di mia nonna e mi mettevo a strillare. Solo ora mi accorgo di quanto mi è mancato questo posto, non ci sono più tornata da quando i nonni se ne sono andati" la sua voce candida si fece via via più triste, i ricordi a volte sono più taglienti dei vetri.
Damon fece per dire qualcosa ma non fece in tempo. Nel frattempo erano arrivati nel villaggio e Jo era subito corsa verso un piccolo viottolo in pietra.
"Aspettami!" Urlò lui. Non gli andava di perdersi in un paesino sperduto.
Le case erano attaccate le une alle altre, incastrate come i mattoncini di lego, avevano tutte altezze diverse ed i balconi pieni di piante o vestiti stesi ad asciugare.
I muri erano in pietra chiara e la strada formata da pietre grige poste in modo sconnesso. Tutt'altro scenario rispetto agli edifici mastodontici di New York.
La bambina stava osservano le porte una ad una, forse in cerca di quella dei suoi nonni. Ad un certo punto esclamò "Eccola!" per poi fare cenno a Damon di avvicinarsi.
La porta era in legno scuro, con due vetri rettangolari coperti da tendine a fiori. Jo bussò due volte.
La porta si spalancò all'improvviso, gettandoli entrambi a terra. Due figure traslucide emersero dalla semioscurità.
"Nonni?!" Jo era terrorizzata.
"Piccola mia, fatti abbracciare"
L'espressione di sua nonna non era per niente rassicurante, così come il curvo bastone del nonno puntato verso di loro.
"State indietro!" Urlò lei alzandosi in piedi. Era così piccola, eppure Damon di sentiva al sicuro dietro di lei.
Il suo corpo ebbe uno spasmo, la testa le ricadde all'indietro ed un fascio di luce si propagò dal suo petto.
Il ragazzo venne accecato per qualche secondo. Quando riaprì gli occhi in fantasmi erano spariti e Jo splendeva di fronte a lui in tutta la sua bellezza.
"Ti preferivo da bambino" rise porgendogli una mano.
Lui si rimise in piedi ed osservò il loro riflesso nel vetri, erano tornati adulti.
"Io mi preferisco così" ribattè lui.
"Concordo" una voce li fece voltare entrambi.
"Non mi lascerai mai in pace, vero?"
"No, sorellina"
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