Capitolo 109

Jo riconobbe subito l'abitazione: Emily era molto brava a descrivere gli scenari dei propri racconti, quando parlava sembrava quasi di vedere la scena descritta focalizzarsi nella propria mente.
La stessa cosa era accaduta per la porta, di legno scuro e con due vetrate. La ragazza girò la maniglia e varcò l'ingresso. In un primo momento non vide nulla, solo il buio più assoluto.
Poi gli occhi cominciarono ad adattarsi all'oscurità e poté scorgere il profilo di un appendiabiti, una tenda a perline ed un'altra porta sulla sinistra.

Fece un passo in avanti e il pavimento in legno produsse uno scricchiolio sinistro, Jo sentì un brivido attraversarle la schiena. Poi percepì il calore della mano di Damon sulla propria spalla e riuscì a rilassare i muscoli, pur tenendo i sensi in allerta.
Proseguì lungo l'ingresso sino ad arrivare ad una rampa di scale. Appena posò il piede sul primo gradino credette di aver schiacciato dell'alluminio, infatti il rumore fu molto simile. Continuò ad andare avanti molto lentamente finché non raggiunse la cima delle scale, quell'odore di chiuso le stava dando la nausea. Ma non era solo quello, una brutta sensazione dimorava nel fondo del suo cuore, come se fossero appena entrati nella tana del mostro.
Jo tastò la parete di pietra in cerca di un interruttore, quando lo trovò tutto divenne di nuovo luminoso.

Quasi subito però desiderò non averlo premuto. Il fiato le si bloccò in gola, non riuscì nemmeno ad urlare e rimase con la bocca spalancata come un animale bisognoso d'ossigeno.
Il pavimento e le pareti erano ricoperte di una sostanza bruna, sangue secco, ipotizzò, e nel bagno si intravedeva una vasca da bagno ancora piena di un liquido vermiglio. Ma la cosa peggiore era che in questa vi galleggiava un corpo.
"Non devi per forza avvicinarti" disse Damon leggendole nel pensiero.  
Ma la ragazza non lo ascoltò.
Appena giunse sulla soglia, riconobbe i suoi lineamenti e i suoi capelli dorati. Questa volta riuscì ad urlare.

"Emily! No, no, no! Cos'hai fatto?" Senza pensarci due volte si tolse la felpa ed infilò le braccia nella vasca piena di acqua e sangue, ma non riuscì ad afferrare niente. Era come se l'immagine di quel corpo fosse solamente nella sua testa. Dopo vari tentativi si arrese, non capiva. Perché non riusciva ad afferrarla, perché continuava a vederla. Il viso bianco come la neve, le labbra bluastre e le braccia abbandonate ai lati del corpo.
Tornò indietro tremante, ora anche lei era inzuppata di sangue.

"Non sono pazza, non sono pazza" ripeteva sottovoce come una cantilena.
Solo a quel punto Damon le andò incontro, lui non era il tipo di ragazzo che si metteva in mezzo alle scelte delle persone, almeno non più.
"Va tutto bene, Jo. Tutto bene" la strinse tra le braccia, sembrava così indifesa e fragile.
Lei fece un singhiozzo sommesso, non ce la faceva più. Aveva visto cose che mai avrebbe immaginato.
Le mancava persino Icenfire, i suoi occhi chiari, le sue squame infuocate e la sensazione di libertà e leggerezza che le donava volare sul suo drago.
Il ragazzo le mise sulle spalle la propria giacca, visto che la felpa di Jo era abbandonata sul pavimento e ormai completamente zuppa, poi la trascinò verso il lato opposto del corridoio.
Aprì l'unica porta che sembrava non essere sporca. Si ritrovarono in una stanza degna di una principessa, totalmente pulita e illuminata.
Sul letto era seduta una ragazza che li guardava con un'espressione per niente rassicurante.

Emily.
"Dovete andarvene. Subito!"
La porta si chiuse con un botto alle loro spalle.
Ormai era troppo tardi.

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