Capitolo 105

"Chi è?"
Chiese Emily con voce tremante.
Da quando era entrata in quella stanza tutta rosa e piena di fiori e fiocchi si sentiva inquieta. Come se qualcuno la stesse osservando.
Aveva esplorato ogni singolo angolo di quella camera, guardato sotto il letto tondo, aperto l'armadio di betulla ed era persino entrata a controllare in bagno e fuori dall'ampia finestra con balcone, da cui si vedeva la bolla che circondava il castello per permettere loro di respirare.
Ma nonostante tutto quella sensazione continuava a perseguitarla.
"Psshh" sentì qualcuno, o qualcosa, cercare di attirare la sua attenzione. Un brivido le attraversò la schiena, si guardò intorno, ma non vide nessuno.
"Lo ssspecchiiio" un altro sibilio rimbombò nella stanza.
Emily si mosse tremando verso quella superficie lucida: un enorme specchio si apriva sulle due ante centrali dell'armadio.

Una volta di fronte ad esso scorse riflessa l'immagine di sé stessa, cosa che ci si aspetta di vedere in uno specchio. Indossava un pantalone bianco a zampa ed una leggera camicetta con delle margherite infilata in una sottile cinta giallo canarino, dei sandali chiari completavano il tutto.
Una ciocca di capelli le volò sugli occhi per uno sbuffo di vento proveniente dalla finestra lasciata aperta. Lei sollevò una mano per sistemarsela dietro l'orecchio però, con suo grande stupore, la figura di fronte a sé non si mosse di un millimetro. Anzi, le rivolse un sorriso piuttosto inquietante.
"Eeeemilyyyy" la chiamò, la sua voce sembrava provenire da un tunnel che l'amplificava e distorceva.
"Chi sei? Cosa vuoi da me?" Domandò la ragazza terrorizzata.
"Nnnooon miii riiiconooonosciii? Sooonooo ciooò cheee vooorrestiii esssereee" l'immagine posò entrambe le mani sullo specchio, sembrava trovarsi oltre un vetro.
Anche Emily fece lo stesso, ma, anziché toccare la sua superficie liscia, vi affondò all'interno. Presa alla sprovvista, perse l'equilibrio e vi cadde interamente dentro.

Fu come attraversare una doccia di acqua gelida. La stanza era la stessa, solo ordinata al contrario. Di fronte ad Emily vi era l'esatta copia di sé, ancora più di sua sorella gemella.
Però c'era qualcosa di diverso nell'espressione del suo viso, sembrava orgogliosa e sicura di sé. Non c'era quella 'paura di sbagliare' che perseguitata da sempre Emily, anzi la sua immagine sembrava non dare peso alle opinioni altrui.
"Povera piccola. Ti senti sempre fuori posto, vero?" Le disse con una voce tornata normale. Poi le posò una mano sulla guancia con fare materno.
Lei annuì senza pensarci.
All'improvviso sentì freddo, si circondò la vita con le braccia e a quel punto si accorse che una mano stava perdendo consistenza, sembrava essere diventata di vetro.
"Vorresti sempre essere all'altezza degli altri. Ma ora puoi, lascia fare a me" continuò.
Era tentata, di lasciare tutto nelle sue mani, di non preoccuparsi più di niente, ma non poteva.
I suoi amici le avevano insegnato che, quando vuoi bene ad una persona, devi prima imparare ad amare i suoi difetti e poi accorgerti dei pregi.

"No, grazie" rispose decisa.
"Cos'hai detto?" Domandò scioccata l'immagine ritirando la mano di scatto.
"Ho detto che non ho bisogno del tuo aiuto, posso cavarmela benissimo da sola. Perché io ho fiducia in me stessa"
A quelle parole sentì una forza risucchiarla all'indietro, in un batter d'occhio si ritrovò nuovamente nella sua camera, di fronte all'immagine del suo viso sconvolto.

Questa volta, però, era proprio lei.

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