Capitolo 6:Face the fears
Taehuyung andò a sedersi davanti allo specchio per sistemarsi la maschera, mentre Jungkook rimaneva ancora fermo sulla soglia della camera, guardandolo leggermente in imbarazzo, non sapendo se entrare o attendere che gli desse il permesso.
Il modello che si stava passando le mani sulle guance coperte di argilla, spostò lo sguardo su di lui, guardandolo attraverso lo specchio, prima di sospirare e voltarsi con il busto verso la sua direzione. «Che aspetti? Entra e chiudi la porta per favore» disse, tornando poi a prestare attenzione al proprio volto.
Il maggiore fece qualche passo dentro la stanza, osservando le pareti color tortora, prima di chiudere la porta alle sue spalle. Non aveva mai prestato molta attenzione a quella camera nelle precedenti volte in cui c'era stato. L'arredamento era prettamente femminile, anche le pareti, decorate con poster di modelle e alcune boyband famose negli anni '90 davano l'impressione di essere appena entrati nel mondo di una ragazzina di 16 anni e forse non era un'idea errata considerando che la stanza era di Taehyung che di crescere non ne aveva mai voluto sapere nulla.
«I Backstreet boys? Davvero?» chiese fermandosi davanti ad un poster della band, alzando un sopracciglio, mentre si voltava verso il minore che poggiando le mani sulle proprie ginocchia, emise un leggero sospiro, prima di rispondere.
«Avevo una cotta per Nick okay? E poi le loro canzoni erano bellissime e particolari» disse con aria orgogliosa quasi fosse ancora una groopie scatenata.
«Particolarmente mediocri vorrai dire. Stiamo parlando del periodo degli Oasis, i Weezer, i Nirvana! Insomma, non puoi seriamente dirmi che secondo te questi erano meglio» disse sconvolto Jungkook, scuotendo il capo mentre fissava ancora il poster attaccato alla parete da quattro puntine blu.
Taehyung alzò gli occhi al cielo, mentre iniziava a staccare piano piano la sua maschera dal viso, stando attento a non sbriciolarla del tutto o farla cadere per terra. «Oh non dirmi che sei quel genere di persona che si vanta dei propri gusti musicali, denigrando le boyband. Non ci vedo niente di male nella loro musica» disse, mentre si alzava, togliendosi la vestaglia, facendola scivolare lungo il proprio corpo, coperto solo dall'intimo.
Quella visione fece seccare la gola al corvino, che scosse il capo, cercando di riprendersi, voltandosi di scatto verso il letto, osservando la sua grandezza, cercando di calcolare la posizione migliore per non toccarlo.
«Non denigro nessuno. Ho solo espresso un parere personale» rispose poi, rimanendo a guardare davanti a sé stesso.
«Siamo in due allora» rispose il modello, mentre iniziava a massaggiarsi le gambe, ricoprendole di crema idratante, osservando l'altro di sottecchi, sorridendo appena al suo evidente imbarazzo. Ora che si trovavano finalmente da soli non si sarebbe lasciato scappare quell'occasione. Sentiva la pressione sul suo stomaco farsi sempre più opprimente ad ogni minuto che passava. Lo desiderava più di qualsiasi altra cosa ed ora che era così vicino dal toccarlo e farsi toccare non avrebbe mollato.
«Puoi metterti a letto se vuoi» disse poi, continuando a massaggiarsi le gambe, spostando lo sguardo sulle proprie mani, unte di crema, passandola su tutta la sua pelle, imperlandola leggermente.
Jungkook annuì, anche se l'altro non poteva vederlo dal momento che era di spalle e si tolse le scarpe. Ci mise qualche minuto per togliersi la maglietta, tergiversando con il suo orlo. Insomma... non poteva di certo negare che l'attrazione tra lui e Taehyung c'era. Così come la tensione che in quel momento gli stava rendendo difficile anche solo pensare. Qualsiasi movimento sbagliato lo avrebbe portato ad una mossa stupida. Perché si... sapeva che se avesse ceduto sarebbe stata una mossa stupida. Lui non faceva sesso e basta... sarebbe stato solo l'inizio di un effetto valanga che lo avrebbe investito in pieno, portandolo a soffrire di nuovo. Non poteva permetterlo. E con quella convinzione si infilò sotto le coperte, sotto gli occhi attenti di Taehyung che squadrò il suo corpo proporzionato come se fosse difronte ad un'opera di Michelangelo e secondo la sua opinione, poco ci mancava.
Il maggiore si mise sul fianco, attendendo che l'altro terminasse di prendersi cura di sé e spegnesse la luce. Cosa che fece dopo qualche minuto. Taehyung spense la luce e si diresse a passo lento affianco al letto. Rimase ad osservare la sua sagoma per qualche secondo prima di infilarsi nel letto anche lui, stando sul fianco con il volto poggiato sulle sue mani giunte, osservandogli la nuca.
Sentendo il materasso cedere sotto la pressione del suo corpo, percependo il suo calore contro il proprio, Jungkook aprì lentamente gli occhi, guardando davanti a sé. Rimasero in silenzio per minuti interi, con i loro respiri profondi a fargli compagnia. Respiri che diventavano sempre più pesanti, complici della tensione che continuava a crescere nonostante entrambi fossero fermi a contemplare la loro resistenza.
«Sei sveglio?» sussurrò poi Jungkook, tenendo lo sguardo fermo sul color tortora delle pareti, sentendo le proprie guance arrossire come due pesche mature. Stava cedendo... sapeva che stava per farlo. Lo sentiva... sentiva quella sensazione allo stomaco crescere ogni secondo che passava, insieme ai suoi battiti che ormai riusciva ad udire chiari e insistenti dentro di sé.
«Si» rispose con lo stesso tono l'altro, schiudendo le labbra, con gli occhi fermi dietro la sua nuca.
A quella risposta, il maggiore si voltò verso di lui, scostando appena le lenzuola per agevolare il suo movimento, portando finalmente il suo sguardo nelle iridi dell'altro. Il suo volto era illuminato dai raggi lunari che passavano leggiadri e docili attraverso le candide tende che coprivano la finestra. I loro occhi persi in quelli dell'altro... nessuno si mosse... sembrava che il tempo si forse fermato come se Dio gli avesse appena scattato una fotografia; come se avesse deciso che quella doveva essere la loro vita, il loro destino. Il problema è che nessuno dei due aveva mai creduto nel destino. Jungkook troppe volte ferito dalla vita per credere all'esistenza di un Dio, incapace di pensare che un'entità così benevola avesse potuto riservargli tutto quel dolore. Taehyung che aveva sempre combattuto con il suo orgoglio e con gli occhi delle persone che lo guardavano, non sempre con ammirazione ma molte volte con disprezzo e delusione; incuranti che lui fosse la più grande delusione che avesse riservato a se stesso.
«Rimarrai a guardarmi?» sussurrò il modello, prendendo parola dopo minuti interi passati in quel loop temporale così denso e calmo.
«È questo quello che vuoi?» sussurrò l'altro, tenendo le iridi ferme nelle sue. «Essere guardato?».
«È ciò per cui sono nato... non ho altro se non questo» rispose, avvicinando il volto al suo, spostandogli una ciocca di capelli dal volto, facendogli chiudere gli occhi per qualche secondo, incantato dal suo tocco.
Il corvino sospirò, portando una mano ad afferrare il suo polso, tenendolo in una stretta leggera, quasi come se avesse intenzione di accarezzarlo, ma non lo fece. «Non comprendo le persone come te».
«Cosa intendi?» chiese in risposta il minore, spostando lo sguardo sulla sua mano che cingeva ancora il proprio polso.
«Voi... che fate questa vita» continuò il maggiore, aprendo gli occhi, guardando nel suo stesso punto, incominciando a muovere lentamente il pollice sulla sua pelle morbida e olivastra.
«È sempre stato il mio sogno» rispose Taehyung, portando una mano sulla sua ed entrambi presero a giocare con le loro dita, troppo timidi per poter toccare altro. A differenza di quanto entrambi si fossero aspettati, l'aria che si respirava non era infuocata, non era di astio o di odio, non era di sola attrazione. Sorprendentemente, si stavano aprendo... stavano cercando di capirsi e nessuno dei due sapeva a cosa avrebbe portato tutto quello.
«Il tuo sogno è quello di vivere seguendo regole ben precise che ti porteranno alla solitudine?» disse Jungkook, scuotendo appena il capo, mentre osservava le loro mani, intrecciarsi e sciogliersi in una danza tutta loro. «Essere guardato... trattato come un oggetto da esposizione... toccato da chiunque?» sussurrò ancora, passando una mano lungo il suo avambraccio, tenendo gli occhi fissi sulla loro pelle, incapace di guardarlo in volto. «Non vedere la tua famiglia per così a lungo... non capisco...» scosse il capo, sospirando appena. «Sei pieno di bellezza... ti circondi di ammiratori ma sei... sei vuoto dentro... e solo fuori» concluse, alzando finalmente lo sguardo nei suoi occhi.
Taehyung non lo fece invece, tenne le iridi fisse sulle loro mani, sentendosi dopo molto tempo leggero, come se stesse camminando sulle nuvole. «Era... era una modella, vero?» sussurrò con la dovuta cautela, riferendosi alla sua defunta moglie.
«Già» rispose l'altro, tenendo gli occhi sul suo volto, in attesa che gli chiedesse ciò che il ragazzo non esitò a fare qualche secondo dopo.
«Come è successo?»
Jungkook sospirò, sistemando meglio il capo sul cuscino mentre l'altro continuava a giocare con le sue dita. «Ha avuto un arresto cardiaco...» disse, portando lo sguardo fuori dalla finestra, portando una mano sul suo capo. «All'inizio... andava tutto bene... ma poi... quando ha iniziato a diventare famosa ha incominciato ad essere ossessionata dal suo peso... dal suo modo di mostrarsi e di comportarsi» incominciò a raccontare. Non aveva mai parlato di quello che era successo a qualcuno così apertamente ma non si pose delle domande perché quella notte il suo cervello non sembrava voler seguire le sue regole. Quella notte era strana, intrisa di magia. «Gli saliva l'ansia se non si allenava ogni giorno... iniziò ad avere degli attacchi di panico frequenti... non mangiava nulla e se lo faceva si chiudeva in bagno per rigettare tutto» i suoi occhi erano fissi sulla luna che quella notte era nella sua metà perfetta. «Aveva smesso di preoccuparsi di sua figlia... di me... di noi... e di se stessa» continuò, sussurrando piano ogni parola. «E allora divenne così magra da non riuscire a sollevarsi dal letto... è stato... è stato come... come vederla morire lentamente» sussurrò, con occhi appena lucidi, ma non riusciva a frenare le parole. «Come assistere ad un costante suicidio... senza poter fare nulla... non riuscivo a farle cambiare idea o a farla mangiare... Non riconosceva nemmeno più Dahyun» la sua voce si stava affievolendo sempre di più, facendo pentire Taehyung di avergli posto quella domanda così personale. «E alla fine... il suo cuore non ha retto. Una notte mi addormentai al suo fianco... e il mattino dopo... non aprì più gli occhi».
Il modello ascoltò ogni parola mentre il suo cuore si era stretto in una morsa di dispiacere. Non poteva immaginare quanta sofferenza potesse racchiudersi in lui. Non osava neanche farlo. Portò piano una mano sul suo petto, accarezzandogli la pelle come se volesse toccargli il cuore. «Mi dispiace... Dahyun è una bambina davvero dolcissima» disse, portando gli occhi sul suo viso.
«Già... lo è» rispose l'altro annuendo. «Non sapevo cosa dirle quando lei...» non riuscì a continuare la frase, abbassando lo sguardo, chiudendo qualche secondo gli occhi. «Ho dovuto inventare una storiella per non dirle la verità... è troppo piccola per questo. Cerco di prendermene cura come posso ma... da solo è...» scosse il capo, sospirando. «A volte sento come se avessi il mondo sulle spalle e non riuscissi a prendermene cura... come se fosse tutta colpa mia. La tua famiglia... è tutto ciò che mi è rimasto con Dahyun... mi hanno accolto e aiutato... mi hanno dato un lavoro e si curano di me come un figlio. Di questo gliene sarò sempre grato. Ma a volte quando Dahyun dorme e rimango da solo in quella casa... Sento ancora il cuore freddo come il ghiaccio... come lo era lei nei suoi ultimi giorni di vita» continuò, tenendo una mano tra i suoi capelli, infilando maggiormente le dita tra le ciocche dei suoi capelli come a percepire maggiormente il suo calore. «Sento il gelo della solitudine passare sul mio corpo... e la tristezza della malinconia mi assale... Riscoprendomi di rabbia repressa che non so come sfogare e quindi... piango» disse con naturalezza quasi. «Piango come un bambino... così tanto da sentirmi ridicolo... Non so nemmeno perchè ti sto dicendo queste cose» disse, scuotendo il capo. «Scusami» concluse, abbassando lo sguardo sul suo volto.
L'altro cosse il capo come a dirgli che non faceva nulla. «Sei un uomo davvero forte Jungkook... e io di uomini ne ho conosciuti. Sono felice che tu abbia... che tu abbia la mia famiglia al tuo fianco» disse sincero, sorridendogli appena.
«Grazie» sussurrò il maggiore, guardando il suo viso per qualche secondo. «E tu?».
«Io cosa?» chiese l'altro, accigliandosi appena, passando il pollice sulla pelle della sua mano, ancora stretta alla sua.
«Sei davvero felice?» chiese, guardandolo nelle sue iridi scure.
«Lo sono» annuì l'altro, abbassando lo sguardo sulle loro dita. «Ho il lavoro dei miei sogni, una bella casa e tanti amici... sono felice» disse con convinzione, annuendo.
«C'è qualcuno che ti ama davvero?» chiese Jungkook dopo qualche minuto di silenzio, osservando il suo viso. «Sinceramente?».
«Non lo so... non ho mai avuto qualcuno che fosse rimasto nella mia vita... e mi va bene così» sussurrò, alzando lo sguardo nei suoi occhi.
«E allora come fai ad essere felice? Ti rende felice avere tutto e non possedere niente? Non avere nessuno da cui tornare... qualcuno che ti faccia sentire davvero a casa?» disse, scuotendo il capo. «Come fai...»
«Ci fai l'abitudine dopo un po'» rispose l'altro, abbassando di nuovo lo sguardo.
«È davvero questo quello che vuoi?» sussurrò il maggiore, accarezzandogli appena una guancia, osservando il proprio pollice passare sulla sua pelle olivastra.
«Sembra che importi più a te che a me» sospirò appena, alzando di nuovo gli occhi nei suoi.
«Forse perché ho visto una persona che amavo spegnersi per questo» sussurrò il corvino, muovendo il pollice sempre più lentamente. «Non stavo scherzando l'altra volta... provo davvero molta pena per te».
«Lo so» chiuse gli occhi l'altro, rilassandosi al calore delle sue mani. «Ormai è la mia vita».
Jungkook rimase a guardarlo, osservando ogni parte del suo viso, schiudendo le labbra. «Non c'è niente che ti renderebbe più felice di questo?» chiese con cautela come se avesse paura di ciò che l'altro potesse rispondergli.
«Jungkook... ho lavorato tutta la vita per essere dove sono ora» rispose, aprendo gli occhi, guardandolo.
«Non era questa la mia domanda Taehyung». Il modello rimase fermo a guardare le iridi del corvino schiarirsi alla luce dei raggi lunari che filtravano attraverso le tende rosa di quella stanza che in passato era stata covo dei suoi segreti più profondi e dei suoi incubi più veri. Aveva affrontato le sue paure più profonde e aveva scoperto parti di se stesso ancora ignote. E forse quella stanza avrebbe potuto rinchiudere un altro segreto tra le sue mura, qualcosa che sarebbe dovuto restare sottochiave.
«Tu» sussurrò infine, guardando l'altro negli occhi. «Tu mi renderesti felice Jungkook».
Con quelle parole Jungkook sgranò gli occhi, fermando la mano che continuava ad accarezzargli la pelle, prima di avvicinarsi lentamente alle sue labbra, facendo sfiorare i loro nasi. «Allora permettimi di farlo» sussurrò, prima di baciarlo, stringendo le mani attorno al suo corpo, avvicinandolo a sé.
Taehyung ricambiò il bacio, muovendo le labbra sulle sue, tenendo le mani sul suo petto, alzando piano una gamba per avvolgere un suo fianco, cercando di sentire maggiormente il suo calore. Ecco... avevano entrambi ceduto... ma non erano sicuri se lo avessero fatto all'attrazione o a qualcosa di più... qualcosa che forse gli avrebbe causato molto dolore ma in quel momento poco importava.
Jungkook portò una mano sulla coscia del moro, giocando con la sua lingua, mentre gli accarezzava la pelle, cercando di avvicinarlo se possibile ancora di più al suo corpo. L'altro ansimò, attirandolo su di sé, facendolo sistemare in mezzo alle proprie cosce, passando le mani sulle sue spalle, fermandole in mezzo alle sue scapole mentre una risaliva tra i suoi capelli, stringendo piano le sue ciocche scure, leccandogli le labbra e assaporando il suo sapore.
Le mani del maggiore gli accarezzarono i fianchi, cambiando angolazione del bacio, per riprendere aria, mentre le sue dita scendevano sempre di più a sfilargli gli slip, accarezzando nel mentre le sue cosce ancora umide per la crema che aveva precedentemente applicato.
Taehyung ansimò sotto di lui quando l'altro prese a baciargli e succhiargli i capezzoli, alzando il petto contro le sue labbra, stringendo maggiormente la presa sui suoi capelli.
«Shh» sussurrò sulla sua pelle il corvino, baciandogli la pelle, attorno all'aureola, accarezzandogli il corpo con delicatezza ma passione, come se non avesse aspettato altro fino a quel momento. «Ci sentiranno». Portò una mano a risalire la sua gamba, raggiungendo una sua natica, permettendosi di stuzzicargli l'entrata con due dita mentre continuava a succhiare la sua pelle, facendola arrossare.
Taehyung si morse il labbro, cercando di trattenersi, portando le mani sulle guance dell'altro, sollevandogli il viso, baciandolo con foga, mentre l'altro lo massaggiava, cercando di allentarlo. «Hai... hai del lubrificante?» ansimò nel bacio il maggiore, stringendo una mano sul suo fianco.
«N-nel cassetto» sussurrò l'altro con appena il respiro accelerato, stringendo appena le cosce.
«Ti sei davvero preparato all'evenienza?» chiese, scuotendo il capo, appena divertito, sporgendosi poi ad aprire il cassetto per prendere il tubetto di gel.
«Sei in ritardo di molto» sussurrò, mordendosi il labbro, sorridendogli divertito, sistemando poi le gambe ai lati dei suoi fianchi.
«Meglio tardi che mai» rispose stappando il tubetto, appoggiandosi sui gomiti per bagnarsi le dita con il liquido gelatinoso, prima di lanciare il tubetto sulle lenzuola al loro fianco. Lasciarsi andare era stato più facile di quanto credesse, così facile da dimenticare persino come ci erano arrivati a quel punto. Si sentiva libero da tutto: dalle responsabilità, dalla paura, da ogni freno. Aveva smesso di resistere ed ora tutto sembrava più facile.
Riprese a baciarlo, giocando con la sua lingua, portando una mano tra i suoi capelli, mentre l'altra raggiungeva di nuovo la sua apertura, tornando a muovere le dita in movimenti circolari, sentendola contrarsi ai suoi tocchi.
Taehyung mugolò, allargando maggiormente le gambe, scendendo a baciargli il collo mentre l'altro lasciava entrare un dito dopo l'altro, muovendole dentro di lui dapprima con lentezza, per poi aumentare la velocità man a mano che lo sentiva rilassarsi. Rigirava le dita, infilandole dentro di lui più profondamente, piegandole appena per raggiungere il suo punto di culmine. Il moro si contorceva sotto di lui, cercando di prendere fiato, inarcando la schiena, alzando appena il bacino, mentre portava una mano sul suo polso. Uno strato di sudore leggero a coprirlo, i capelli ormai umidi sparpagliati sul morbido cuscino, le labbra rosse, schiuse per liberare ansimi e sospiri di piacere e quegli occhi così profondi, lucidi e persi in quelli dell'altro che lo osservavano in ogni suo movimento, sentendo una presa allo stomaco stringersi sempre di più. Era così bello... così bello da sembrare irreale.
Quella bellezza lo costrinse a sporgersi su di lui per baciarlo ancora, mentre aggiungeva un altro dito dentro il più piccolo che staccandosi, gettò il capo all'indietro in un gemito sommesso mentre si liberava sul proprio addome, facendo sorridere appena il corvino che scese con il capo a leccare via il suo seme, portando entrambe le mani sui suoi fianchi, salendo con i baci lungo il suo addome. L'altro portò le mani tra i suoi capelli, guardandolo con ancora il respiro veloce, guidandolo verso il proprio viso, riprendendo a giocare con le sue labbra, muovendole con passione e ardore.
Il corvino sorrise mentre continuava a baciarlo, accarezzandogli le cosce, mentre l'altro gli abbassava i boxer, portando le gambe a circondarlo. Jungkook ansimò appena alla sensazione della propria intimità libera da quelle ostruzioni, staccandosi appena dal bacio, prima di sistemarsi piano alla sua entrata, guardandolo negli occhi. Portò una mano sulla sua guancia, accarezzandola piano, abbassando poi gli occhi sui loro bacini. «Posso?» chiese con il respiro leggermente più veloce del normale.
Taehyung sorrise a vederlo così preoccupato, prendendogli le guance tra le mani, baciandolo. «Sono qui Jungkook... guarda me» sussurrò appena, riprendendo a muovere le labbra sulle sue, mentre una mano di Jungkook andava ad aggrapparsi ad una sua coscia e l'altra raggiungeva la testiera del letto. Ci mise qualche secondo prima di entrare piano dentro di lui, cautamente, sentendolo mugolare contro le proprie labbra che si strinsero per qualche secondo prima di rilassarsi di nuovo contro quelle dell'altro, una volta che fu dentro completamente.
Rimase dentro, portando la mano che prima era attorno al metallo che componeva la testiera del letto, sul braccio del ragazzo che percorse lentamente prima di prendergli la mano, intrecciando le loro dita. Lo guardò per qualche secondo, osservando le sue guance rosse e i suoi occhi chiusi, in attesa che iniziasse a muoversi. Sorrise, strofinando la punta del naso contro la sua guancia.
«Io ti guardo... ma tu non stai guardando me» sussurrò contro la sua pelle, facendolo avvampare maggiormente e aprire piano gli occhi che subito furono nelle sue iridi scure. Così come ricambiò lo sguardo, Taehyung ricambiò anche la stretta del corvino che prese a muoversi con spinte lente ma mirate, facendogli spalancare leggermente le labbra, mentre ansimava, guardandolo negli occhi.
Entrambi ricoperti di un leggero strato di sudore, mentre i loro corpi erano uniti in uno solo, le dita intrecciate, gli occhi incatenati gli uni agli altri, stretti in una notte gelida che stavano illuminando e riscaldando insieme ai loro cuori che ancora troppo inconsapevoli stavano finalmente battendo all'unisono. La mano libera di Jungkook si strinse alla coscia del moro che inarcò piano la schiena sentendolo muoversi più velocemente, raggiungendo la sua parte più profonda. Si sentiva andare a fuoco; riusciva a percepire ogni suo tocco, ogni suo sguardo come se le sue dita fossero ricoperte di aghi ardenti. Chiuse gli occhi per qualche secondo, prima di sporgersi per baciarlo, stringendo le cosce attorno ai suoi fianchi, invitandolo a continuare.
«T-ti prego...» ansimava nei baci. Una supplica indecifrabile anche per se stesso continuava a riempire la stanza insieme ai loro gemiti e ansimi. Jungkook continuava a spingere in lui, finchè entrambi non presero a tremare come due foglie scosse dal vento. Il più piccolo si riversò per la seconda volta sul proprio addome, mentre il maggiore lo fece dentro di lui, inarcando la schiena, gettando il capo all'indietro. Si accasciò dopo poco su di lui, infilando il capo nell'incavo del suo collo, baciandogli piano il collo a stampo. Si rilassarono entrambi mentre ascoltavano i loro cuori battere velocemente e i loro respiri che cercavano ancora di regolarizzarsi.
«Taehyung...» sussurrò Jungkook dopo qualche secondo, tenendo la guancia schiacciata sul suo petto.
«Si?» rispose il moro con la mano tra i suoi capelli e l'altra sulla sua schiena.
«Che cosa abbiamo fatto adesso?» chiese, guardando la propria mano che gli accarezzava il palmo con due dita.
«Credo... credo che abbiamo affrontato le nostre paure»
E con quella frase crollarono entrambi, stretti l'un all'altro, non sapendo cosa sarebbe accaduto da quel punto in avanti. Ma una cosa era certa...
Avrebbero affrontato anche quello.
Angolo autrice:
Ed eccoci con il capitolo 6. Speriamo che vi stia piacendo quanto è piaciuto a noi. Fatecelo sapere nei commenti e con una stellina se vi va!
Il settimo capitolo arriverà anche lui a breve, dal momento che molti capitoli sono pronti quindi pubblicheremo con costanza!
Vi ho linkato la canzone che mi ha ispirato e mi ha accompagnato lungo questo capitolo e credo sia perfetta come sottofondo quindi dategli un'occhiata se volete.
Detto questo, alla prossima,
Stels&Co.
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