Capitolo 4: You're useless here
Jungkook non poteva davvero crederci. Adesso lo disturbava persino a casa sua. Come ci si poteva perdere nel paese dove si è cresciuti? Ma sul serio?
Nonostante fosse tremendamente irritato da quella situazione e incredibilmente esausto di avere quel tipo tra i piedi, prese un grosso respiro, scostandosi dall'entrata, facendogli cenno di entrare. «Prego».
«Grazie a Dio» esclamò Taehyung, emettendo un sospiro di sollievo, entrando in casa, togliendosi la giacca e il cappello, sistemandoli sull'attaccapanni senza neanche chiedere dove potesse poggiarli. Quasi come se fosse a casa sua, corse nel salotto, andando a piazzarsi davanti al camino, prendendo a riscaldarsi le mani, strofinandosele poi lungo le braccia.
A quella vista Jungkook roteò gli occhi, scuotendo il capo, chiudendo poi la porta alle sue spalle, portandosi un po' più in alto sua figlia che reggeva con un braccio. «Incredibile...» sussurrò appena irritato, prima di dirigersi nel proprio salotto dove il modello era ancora impegnato a riscaldarsi. Quest'ultimo si voltò verso di lui, quasi avesse appena notato anche la sua presenza e si accigliò appena alla vista della bambina che aveva in braccio.
«Fai anche il babysitter adesso?» chiese, guardando la bambina, salutandola con la mano, mettendo su un piccolo sorriso intenerito. Per quanto Taehyung fosse egoista e materialista, aveva sempre amato i bambini, motivo per cui aveva eseguito molti photoshoot in compagnia di baby-modelli che avevano sempre avuto molto successo. Spesso aveva riferito nelle interviste che uno dei suoi più grandi sogni era proprio quello di diventare padre, anche se spesso si ritrovava a pensare che crescere una figlia da solo non faceva per lui. Non riusciva a prendersi cura della sua vita, figuriamoci di quella di un'altra persona.
La bambina rimase a fissare Taehyung per qualche secondo, abbracciata al collo di Jungkook, prima di voltarsi verso di lui e chiedergli con fare innocente: «Papà, chi è?».
Il corvino sospirò, spostandole una ciocca di capelli dal viso, riportando lo sguardo sul ragazzo seduto sul tappeto di casa sua. «Il fratello dello zio Chim. Nessuno d'importante» concluse, prima di voltarsi e dirigersi alla propria tavola che aveva precedentemente apparecchiato per due. «Adesso, pappa piccola. E dopo a letto» continuò, cambiando discorso, impiattando una ciotola di zuppa che le posizionò davanti.
«Va bene papà» disse la piccola, sorridendogli teneramente, prendendo a mangiare con molta calma e attenzione, tipica dei bambini che si concentravano per fare anche solo la più piccola cosa. Jungkook le sorrise, prima di spostare lo sguardo su Taehyung che aveva un'espressione sconvolta piazzata sul viso. Il corvino credette che fosse sconvolto dal fatto che lui avesse una figlia ma la sua convinzione fu subito smentita dall'esclamazione dell'altro: «Sul serio qui non mi riconosce nessuno?»
Sul serio credeva di essere così famoso da essere riconosciuto da una bambina di sette anni? Il ragazzo scosse il capo, prima di tornare ai fornelli, dando un'occhiata alla bambina che continuava a mangiare tranquilla.
«Sto preparando la cena. Ti piace il pollo?» chiese Jungkook mentre inseriva un pizzico di paprica nella pentola, rigirandone il contenuto. Era vero, Taehyung non gli piaceva affatto ma di certo non poteva non ospitarlo e cacciarlo via. Per sua sfortuna era una persona altruista di natura e questo lo portava sempre ad avere la peggio nei rapporti con gli altri. Non riusciva ad essere crudele ed egocentrico come spesso accadeva alle persone con cui si relazionava e in passato, si era sempre maledetto per non esserne in grado. A volte bisogna essere cattivi con chi lo è nei tuoi confronti, non importa quanto bene tu provi per loro. Ma questa è una lezione troppo difficile da imparare per un cuore puro come il suo.
«Si, grazie» disse Taehyung, spostando lo sguardo sulle fiamme nel camino, incominciando solo in quel momento a riflettere sulla figlia del ragazzo. Insomma, quanti anni potevano avere di differenza lui e Jungkook? 2 o 3? Com'era possibile che lui avesse già una figlia così grande. E dov'era la madre? Magari avevano divorziato. Può capitare nelle coppie di giovani sposi. O forse non erano mai convolati a nozze. Magari la gravidanza era capitata per sbaglio e lei è corsa via appena dopo partorito, non volendo prendersi la responsabilità di crescere un figlio.
Si... quando Taehyung iniziava a riflettere su un determinato avvenimento di cui non conosceva i retroscena, incominciava a crearsi trecento film mentali che sostanzialmente avrebbero potuto vincere un Oscar a mani basse. Ma non soffermiamoci più di tanto su questo particolare e torniamo alla storia.
Jungkook continuò a cucinare in silenzio, portando poi le ciotole piene a tavola dove sua figlia era ancora a metà zuppa. Il ragazzo si abbassò alla sua altezza, pulendole le labbra con un fazzoletto, prima di baciarle la fronte, sedendosi poi al suo fianco, voltandosi verso il modello che continuava a fissare le fiamme come se stesse guardando un film in tv. Il suo volto illuminato dalla luce rossastra del fuoco sembrava un dipinto di Monet. Che il ragazzo fosse di una bellezza invidiabile era fuori discussione. Qualsiasi cosa facesse era impregnato di bellezza e delicatezza. Il suo viso, così come il suo corpo erano sicuramente frutto di mille apprezzamenti ma per quanto potesse attrarlo fisicamente, il contenuto delle sue membra era vuoto. Non c'era null'altro in quegli occhi, se non la pura contemplazione della propria incantevole bellezza.
Taehyung sospirò, prima di alzarsi e andarsi a sedere difronte alla coppia padre-figlia, guardandoli per qualche secondo, cercando di intravedere la somiglianza che doveva ammetterlo, era evidente. Scosse appena il capo, prima di ringraziare e prendere a mangiare silenziosamente. In quella situazione era impossibile sentirsi a proprio agio e quella tensione era percepibile, tant'è che non riuscirono a dire una parola per tutta la durata del loro pasto. Quando la piccola terminò, Jungkook lasciò il proprio piatto quasi vuoto, prendendola in braccio, per portarla a fare il bagnetto e la nanna.
«Ora andiamo a dormire» disse lui alla bambina, guardandola. «Saluta il signore» disse fermandosi poco prima di uscire dal salotto.
«Ciao signore» esclamò la bambina, salutandolo con la manina, prima di tornare a guardare suo padre, che annuì.
«Scusaci un secondo» disse poi il corvino al ragazzo, andando ad occuparsi di sua figlia. Taehyung rimase seduto a tavola, guardando la propria ciotola di cui aveva mangiato sì e no l'un terzo. Si sentiva completamente fuori posto, come se avesse invaso fin troppo la sua privacy e in fin dei conti era proprio così. Non aveva idea che il più grande avesse una figlia e proprio in quel momento si rese conto che non riusciva a pensare ad altre realtà che non fossero la sua. Ogni cosa che faceva era come se fosse esclusivamente per continuare a scrivere il proprio percorso. Anche quando si relazionava con qualcun altro, sentiva di portare avanti quel rapporto esclusivamente per piacere e tornaconto personali. Non era in grado di lasciar andare una persona per il bene della stessa. Non era in grado di aiutare qualcuno che non fosse sé stesso. In quel momento ne ebbe la consapevolezza e così come arrivò, la spazzò via dalla propria mente. Evitare la realtà era sicuramente meglio di affrontarla dal suo punto di vista. Farlo avrebbe comportato altro dolore e altra fatica e dopo anni in cui aveva costruito con sudore la propria carriera, in cui si era finalmente reso qualcuno, non poteva permettersi di scalfirsi così tanto.
Jungkook nel mentre aveva sistemato propria figlia nel letto, rimboccandole le coperte, baciandole la fronte. «Vuoi che rimanga con te finché non ti addormenti?»
La piccola scosse il capo, stringendo il suo peluche a forma di elefantino. «Dumbo mi fa compagnia» disse lei fiera, mentre Jungkook le toglieva lentamente gli auricolari dalle orecchie, facendole segno con le dita di volerle molto bene.
Dahyun sorrise, ricambiando il gesto, facendo sorridere suo padre che le baciò una guancia, augurandole la buona notte.
Quando tornò in salotto, Taehyung era ancora fermo a fissare la propria ciotola con le mani poste sulle proprie ginocchia. Il corvino sospirò, dirigendosi a sparecchiare la tavola, evitando di soffermarsi su quanto poco avesse mangiato.
«Deduco tu dorma qui» disse mentre prendeva a lavare i piatti, dopo aver lanciato uno sguardo sull'orologio a muro.
«Scusa per essere venuto qui senza preavviso...» sussurrò appena Taehyung, rimanendo ad osservarlo, restando seduto dov'era.
«Non fa niente» disse il ragazzo mettendo le stoviglie nel retino, lasciandole asciugare, prendendo il panno per pulirsi le mani. Si voltò dopo qualche secondo e senza degnare il modello di uno sguardo, andò dritto verso il divano, spostando il tavolino che c'era davanti con attenzione, aprendolo per preparargli il letto.
«È molto carina tua figlia...» disse poi il moro, cercando di smorzare la tensione, mentre si alzava, raggiungendolo.
«Grazie» sussurrò Jungkook, sistemando le lenzuola ai lati del letto.
«Sei divorziato?» si permise di chiedere, portando le mani dietro la sua schiena, guardando le sue mani intente a stirare le lenzuola sul materasso.
«Vedovo» sussurrò il corvino, dirigendosi nella propria camera, tornando in qualche secondo con un cuscino e una coperta che prese a sistemargli sul letto.
«Oh... lo sei da molto?» chiese ancora, seguendolo con lo sguardo, stando attento ad ogni suo movimento.
«Tu non sai proprio quando è il momento di smetterla di parlare eh?» chiese irritato il ragazzo, voltandosi di scatto verso di lui.
«Mi dispiace» sussurrò il modello, abbassando appena lo sguardo.
«Dispiace a molti ma adesso sarei grato se tu smettessi di parlare e dormissi» continuò, andando a sistemare altro legname nel camino, con la mascella rigida e gli occhi vitrei.
Taehyung sospirò, dando attenzione al letto che gli aveva sistemato, sedendosi su di esso, prima di ricordarsi della sua routine notturna e voltarsi di scatto verso Jungkook. «Hai qualche crema? Non ho nulla per la cura della pelle con me» chiese passandosi una mano tra i capelli.
Jungkook non riuscì a controllare il suo impulso e alzò la voce, scattando con il volto verso di lui. I suoi occhi erano pieni di rabbia e irritazione, le sue gote arrossate per il fastidio e i suoi capelli appena scompigliati per i suoi movimenti incuranti. «Non ho un cazzo di quella merda in casa mia! Non me ne importa un fico secco della tua fottuta skin-care o del fatto che sei da solo e ti diverti a rompermi le palle. Sei bravo solo a rovinare le cose e ora dormi su questo fottuto letto e smettila di fare la principessina dei miei coglioni!»
Taehyung rimase a guardarlo con le braccia appena sollevate, mentre aveva indietreggiato appena con il busto. Dopo qualche secondo di assestamento, incrociò le braccia al petto sospirando. «Dovresti prendere un calmante, sai?» disse avvicinandosi al suo volto, schiacciando il dito indice sulla sua tempia sinistra. «Ti si gonfia una vena proprio qui».
«Non toccarmi» disse, alzandosi di scatto, guardandolo adirato. «Non so cosa cerchi di fare ma smettila. Non vedo l'ora che te ne torni nella tua cazzo di città. Non servi a niente qui» concluse, prima di uscire dalla stanza a chiudere la porta.
Taehyung mentirebbe se dicesse di non esserne rimasto ferito. Abbassò lo sguardo sulle proprie ginocchia, prima di togliersi le scarpe ed infilarsi lentamente sotto le coperte, schiacciando la guancia sul cuscino. Si rannicchiò a sé stesso, cercando di chiudere il cassetto delle emozioni che in quel momento premeva contro il suo petto per aprirsi e far esplodere tutto quello che aveva dentro. Scosse il capo, strizzando gli occhi, tenendosi di nuovo tutto insieme, fino a crollare nel sonno.
Anche Jungkook era steso sotto le coperte ma a differenza di Taehyung, il suo cassetto delle emozioni era più aperto che mai.
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Il mattino dopo, Jungkook si era svegliato di buon mattino. Si era alzato e come di consueto era in cucina a preparare la colazione mentre sua figlia e Taehyung erano ancora tra le braccia di Morfeo. La conversazione che avevano avuto la scorsa notte era stata molto accesa e il corvino si era reso conto di aver esagerato. Sapeva che non era giusto sfogare le sue frustrazioni su di lui ma non riusciva proprio a trattenersi. Quando lo guardava tutta la rabbia che provava verso di lui e il suo mondo ribolliva dentro le sue vene come la lava di un vulcano attivo. Non riusciva proprio a controllarsi quando si trattava di lui.
Proprio in quel momento Taehyung aprì gli occhi, stiracchiandosi appena mentre si passava le mani sul volto, infastidito dalla luce che filtrava dalla finestra, accecandolo di primo mattino. Prese si toccava la pelle, sentì un leggero pizzicore sulla tempia e un piccolo rilievo sotto il polpastrello. Dopo un attimo di confusione, passato a tastarlo con le dita, si rese conto di cosa fosse e saltò letteralmente in piedi, correndo verso il bagno. I suoi passi rumorosi fecero voltare Jungkook che fece appena in tempo a vederlo correre in corridoio.
"Quel tipo è davvero strano" pensò il corvino, scuotendo il capo, ritornando a girare i pancakes nella padella.
Nel mentre Taehyung era davanti allo specchio, osservandosi il punto rosso dove presto, ne era certo, sarebbe sbucato un brufolo enorme. Iniziò ad allarmarsi, cercando di nasconderlo coprendolo con i capelli mentre si malediceva mentalmente per non aver fatto la maschera la sera prima, sostanzialmente convinto che fosse tutta colpa della mancata skin-care. Dopo essersi sciacquato il volto e sistemato i capelli davanti al viso, tornò lentamente in cucina, continuando a spostare ossessivamente le ciocche sul brufolo.
Il corvino, intanto, si era seduto a tavola mentre mangiava una frittella, alzando poi lo sguardo su di lui. «Tutto okay?» chiese prendendo un sorso di spremuta d'arancia.
«S-si certo» disse Taehyung, sorridendogli appena nervosamente. «Per caso hai uno yogurt magro?» chiese poi, mentre si sistemava gli abiti addosso, sedendosi a tavola.
«Mi dispiace, principessa ma dovrai accontentarti delle frittelle» disse Jungkook, sorridendogli sarcastico.
«Non c'è davvero altro in questa casa?» chiese sconvolto il minore, alzando un sopracciglio. «Non mantieni quel fisico a suon di frittelle caro mio».
«Uno le frittelle sono proteiche e secondo qui abita una bambina di sette anni, non credo che cresca solo con dello yogurt magro» disse stizzito, notando solo in quel momento che l'altro non scostava la mano dal suo volto e in quel momento la consapevolezza lo fece sorridere, per poi ridacchiare sommessamente.
«Che hai da ridere?» chiese il ragazzo, incrociando le braccia al petto, lanciandogli uno sguardo infastidito.
Jungkook scosse il capo, alzandosi, avvicinandosi a lui con lunghi passi felpati, portando due dita a scostargli i capelli dalla fronte, osservando il piccolo brufolo che gli stava spuntando. «Oh ma guarda qui che carino» ridacchiò, schiacciando il polpastrello dell'indice sul piccolo rilievo arrossato.
Il modello gli scacciò malamente la mano, guardandolo negli occhi, corrucciando la fronte dal fastidio. «Smettila... cosa ci sarebbe di carino in un brufolo? È una tragedia!» disse con il suo solito tono esagerato da prima donna.
«Sei decisamente adorabile così» ridacchiò il maggiore per poi cercare di calmare le risa. «Almeno sembri umano» continuò, sorpassandolo, dopo aver notato l'orario. «Mangia dei pancakes, aiutano a sentirsi meglio» concluse, andando a svegliare sua figlia.
«Me ne spunteranno altri se ne mangio!» disse irritato, seguendolo con lo sguardo, tenendo le braccia incrociate al petto.
Jungkook uscì dalla stanza dopo qualche secondo con Dahyun ancora assonnata in braccio che aveva la guancia schiacciata sul petto del padre. Osservò il modello per un po', prima di sospirare. «È tua convinzione che mangiare una frittella faccia venire i brufoli. Allora mi spieghi la comparsa di quello lì?» chiese con un cenno del capo ad indicargli quello che gli era appena spuntato. «Io li mangio spesso e ti pare abbia dei brufoli su tutta la faccia? Mangia e sta zitto» concluse, sedendosi a tavola con la bambina che sorrise alla vista delle frittelle che il genitore incominciò a spezzare per fargliele mangiare.
«No ma può darsi che tu ci abbia piazzato degli steroidi dentro» disse dunque l'altro sempre con il solito tono saccente che tanto faceva irritare il corvino.
«Uno: non prendo quella roba» disse, alzando un sopracciglio. «Secondo: ti pare che darei degli steroidi a mia figlia di sette anni? Sono proteici a base di banana» continuò, imboccando la bambina, che intanto non prestava per nulla attenzione alla loro conversazione, felice di mangiare le sue frittelle. «E terzo: questo» continuò, indicandosi l'addome con un dito «è frutto del mio duro allenamento».
«Duro sicuramente» ridacchiò l'altro, abbassando poi lo sguardo all'occhiataccia che il maggiore gli riservò, facendogli capire che erano in presenza di una bambina. Sospirò, dopo essersi seduto a tavola, difronte a loro. «Ciao...» disse dopo un po' alla bambina che stava ancora mangiando. «Come ti chiami?» chiese, sorridendole.
La bambina lo guardò con le guance piene, facendogli un gesto con le dita che fece accigliare il più grande. Jungkook sospirò, guardando Taehyung: «Non ti sente» disse poi, baciando il capo di sua figlia. «Non le ho ancora messo gli auricolari».
«Non sente?» chiese ancora, leggermente confuso prima che l'altro rispondesse.
«È nata sorda Taehyung» disse mentre la bambina gli chiedeva con il linguaggio dei segni se potesse andare a prendere gli auricolari per parlare con il loro ospite. Jungkook le diede il permesso e la piccola scese dalle sue ginocchia, correndo nella sua stanza. «Da qualche anno indossa gli apparecchi uditivi. Ho dovuto lavorare per tre anni anche a Natale per prenderli» concluse, spostando lo sguardo nelle iridi del modello che sgranò appena gli occhi.
«Oh...» abbassò lo sguardo mortificato per la sua solita domanda scomoda. «Perdonami, non lo sapevo».
Jungkook scosse il capo, dicendogli che non faceva nulla, prima che la bambina corresse da lui con in mano la scatolina degli auricolari in mano. Il genitore sorrise, prendendola in braccio, iniziando a sistemarglieli per bene, curandosi di non infastidirla. «Ci sei?» chiese poi alla più piccola che annuì, voltandosi poi verso Taehyung.
Il moro le sorrise, salutandola di nuovo con la mano, chiedendogli ancora come si chiamasse.
«Mi chiamo Dahyun» disse la bambina, ricambiando il sorriso, prima di voltarsi verso il padre. «Papà dice che significa che sono il suo regalo» continuò la piccola ridacchiando, abbracciando il corvino.
Dahyun significava dono di Dio ed era il nome che Jungkook aveva scelto per sua figlia appena seppe della sua esistenza. Per quanto impegno gli portasse avere un'altra vita a cui pensare oltre alla propria, il corvino non poteva negare l'amore immenso e il senso di gratitudine che provava ogni qual volta era insieme a lei. Ogni volta che le diceva che gli voleva bene, ogni volta che sorrideva, lui si sentiva appagato e soddisfatto. Rendere sua figlia felice era la sua più grande ambizione.
«Oh... è davvero un bellissimo nome, Dahyun» sorrise ampiamente il modello. «Io sono Taehyung, è davvero bello conoscerti».
«Piacere» disse educatamente la bambina mentre il padre le accarezzava i capelli, sorridendo orgoglioso. «Papà» lo chiamò poi la più piccola, facendogli dei segni con le mani che Taehyung non riuscì a comprendere.
Jungkook sorrise, baciando la fronte di Dahyun, scuotendo appena il capo. «E sentiamo... è più bello di papà?» chiese dunque, facendo intuire l'argomento della loro conversazione anche al moro che sorrise soddisfatto ed intenerito.
La bambina scosse il capo, abbracciando il proprio padre. «Papà è sempre più bello» concluse, facendo ridacchiare il maggiore che la strinse di rimando.
«Glielo concedo solo perché è di parte» sussurrò appena imbronciato Taehyung, prima di sorridere e abbassare lo sguardo sulle frittelle che aveva nel proprio piatto.
«Papà, posso vedere i cartoni?» chiese la bambina mentre scendeva dalle ginocchia del corvino che le disse di poterlo fare solo per un'ora prima dell'arrivo di Emma. Dopo che la più piccola fu andata, Jungkook sospirò, alzandosi per prendere a lavare e sistemare le stoviglie.
Taehyung non aveva ancora toccato una frittella e preferì spostare lo sguardo su Jungkook indaffarato. «È la tua nuova ragazza?» chiese, alzando un ginocchio, poggiando un piede sulla sedia.
«Chi?» chiese Jungkook mentre si voltava per sparecchiare la tavola.
«Emma» sussurrò Taehyung, alzando lo sguardo senza aver ancora toccato le frittelle, mordicchiandosi l'unghia del pollice.
«No» rispose il corvino, mettendogli un'altra frittella nel piatto. «È la badante che si prende cura di Dahyun e della casa quando non ci sono. Non posso portarla con me e non posso lasciarla sola».
«Capico e ti piace?» chiese ancora il moro, continuando a guardarlo senza toccare il proprio piatto.
«Ha 65 anni» rispose Jungkook, alzando un sopracciglio, guardandolo confuso. «E ora mangia» concluse, spingendo maggiormente il piatto verso di lui.
Taehyung annuì, abbassando lo sguardo sul piatto, notando le due frittelle in esso. «Una mi basta... sono anche belli grandi» disse prendendo una forchetta.
«Mangia» disse serio e conciso l'altro. «Non voglio che ne lasci nemmeno un pezzetto o giuro che rimarrai qui con Dahyun a guardare 10 ore filate di pesci che parlano».
«Non puoi costringermi» disse, assottigliando lo sguardo, prendendo un boccone, masticandolo rumorosamente.
«Ho detto entrambi» ribattette il corvino. «O preferisci che ti imbocchi?» chiese ironico, alzando un sopracciglio.
«Lo faresti?» sorrise il minore, prendendo un altro boccone della prima frittella.
«Se serve» sospirò Jungkook, tornando a sistemare gli utensili da cucina dopo averli asciugati.
Nonostante le intimazioni del maggiore, Taehyung mangiò un solo pancake, posando poi la forchetta nel lato vuoto del piatto.
Jungkook sospirò, sedendosi al suo fianco, prendendo il piatto e porgendogli un boccone della seconda frittella. "Santa pazienza".
Il moro scosse il capo, guardandolo negli occhi. «Sono pieno davvero» insistette, cercando di alzarsi cosa che gli fu impedita dal corvino che spinse maggiormente il pezzo di frittella sulle sue labbra senza aggiungere l'altro.
«Sei sexy con lo sguardo serio» sussurrò il modello, continuando a guardarlo, con il solito fare malizioso.
Il sospiro irritato che fuoriuscì dalle labbra del giovane fu seguito dalla solita alzata di occhi al cielo ogni volta che quel ragazzo si trovava a respirare la sua stessa aria. «Ho detto mangia».
«Costringimi allora» sussurrò, alzando il capo, tenendo gli occhi fissi nelle iridi dell'altro che in risposta alzò un sopracciglio, seguito da un piccolo sorriso sarcastico. «Avvicinati allora» disse dunque, facendogli segno con il dito.
Taehyung si morse il labbro, poggiando le mani sulle sue spalle, alzandosi prima di sedersi a cavalcioni su di lui, facendo scivolare le dita tra le ciocche scure dei suoi capelli, convinto che finalmente il ragazzo avesse ceduto.
«Avvicinati» sussurrò di nuovo Jungkook, portando una mano sul fianco dell'altro che sorrise divertito, avvicinandosi al suo viso.
«Se vuoi baciarmi puoi farlo» ridacchiò, prima che il corvino sorridesse sornione, prtando un pezzo di pancake nella sua bocca con uno scatto, chiudendola.
«Mastica per bene, mi raccomando» continuò, facendolo alzare, prendendo il suo piatto e andando a lavarlo, lasciando lì un Taehyung con la bocca piena e lo sguardò sconvolto.
«Ma non lo voglio!» farfugliò il ragazzo, guardandolo adirato per la presa in giro.
«Ormai è nella tua bocca» rispose l'altro, mentre puliva per bene le stoviglie rimaste. «Ingoia da bravo».
«No» disse ancora, con la bocca piena, avvicinandosi a lui.
Jungkook si voltò verso di lui, mentre chiudeva il rubinetto, sorridendo sornione. «Beh, puoi rimanere anche così... sei carino con la bocca piena» ridacchiò appena, andando in camera sua per vestirsi, dopo aver lanciato uno sguardo a sua figlia che era tranquilla a guardare le principesse sirene.
Taehyung sospirò, masticando ed ingoiando, seguendolo a passi pesanti, guardandosi intorno nella sua camera. «Carina» concluse poi, spostando lo sguardo su di lui.
«Ti hanno mai detto che è da maleducati entrare nelle camere degli altri senza permesso?» sospirò il proprietario della casa, mentre si toglieva la maglietta.
«Sei troppo pignolo a volte» sospirò il moro, sedendosi sul letto, rimanendo a guardarlo. «Sto solo esplorando la casa».
Jungkook scosse il capo, sospirando, voltandosi verso di lui, poggiando le mani sui suoi fianchi. «Sistemati, ti accompagno a casa prima di andare a lavoro».
«Ti ricordo che non ho nulla con me» gli sorrise, sbattendo le palpebre, dondolando le gambe sul letto, facendo sospirare l'altro che afferrò una sua felpa dall'armadio, lanciandogliela addosso. «Metti questa e non farmi perdere tempo».
«Che primitivo» borbottò Taehyung, dopo essersi tolto l'indumento dalla faccia, alzandosi dal letto per prendere a spogliarsi, assicurandosi di dargli le spalle. L'altro lo osservò mentre si sbottonava i pantaloni, notando la forma delle sue curve prima di distogliere lo sguardo. Il minore indossò la sua felpa, abbassandola fin sopra le ginocchia. "Questo tipo è davvero enorme".
«Non ho pantaloni che ti stiano» esordì Jungkook, guardandogli le cosce, sentendo la gola farsi secca. In effetti il suo corpo non era per niente male ed erano anni che non aveva rapporti con nessuno, non possiamo biasimare la sua attrazione fisica verso la pelle morbida del modello che notò subito le sue occhiate, incrociando le gambe, dondolando appena. «Ti piacciono?» chiese ridacchiando.
«Beh...» sospirò il corvino, spostando lo sguardo nei suoi occhi. «Penso che sia difficile trovare qualcuno a cui non piaci fisicamente».
Quell'affermazione fece sorridere l'altro che si sedette sul materasso morbido del suo letto, accavallando una gamba all'altra. «Quindi fai solo la parte del trattenuto» sussurrò, poggiando il proprio peso sulle braccia che portò all'indietro, poggiando un piede sulla sua spalla, fissandolo negli occhi.
Jungkook sorrise, scuotendo il capo, afferrandogli la caviglia sottile, massaggiandogli la pelle con il pollice, passando lentamente la mano lungo la sua gamba, fin sulla coscia, sentendola ricoprirsi di brividi. «Per quanto il tuo corpo possa essere bello» iniziò a dire, osservando i suoi polpastrelli che lentamente tracciavano la sua epidermide liscia. «Per quanto la tua pelle sia morbida» sospirò, abbassandosi su di lui, baciandogli prima la caviglia, poi un ginocchio e infine l'interno coscia mentre l'altro schiudeva le labbra, osservandolo attentamente, mordendosi poi il labbro. «E per quanto persino il tuo odore sia allettante...» Si fermò a pochi centimetri dalla sua intimità, coperta dai suoi slip. «Non potrebbe mai piacermi altro di te» concluse, alzando il volto all'altezza di quello dell'altro, guardandolo negli occhi. «Adesso infila le scarpe e andiamo».
Si alzò e uscì dalla stanza, andando ad infilarsi la giacca, lasciando l'altro con appena il fiato corto a fissare la porta dalla quale era appena uscito. Non poteva credere al fatto che lo avesse preso in giro in quel modo. Era rimasto con la pelle ricoperta di brividi e un vuoto allo stomaco insistente. Non aveva intenzione di mollare la presa su di lui, neanche se l'altro gli diceva che non sarebbe mai potuto accadere.
Si sarebbe vendicato e lo avrebbe avuto. Di questo ne era certo.
Angolo autrice:
Ed ecco il quarto capitolo! Cosa ne pensate di quest'attrazione sessuale che inizia a percepirsi e che fin'ora Jungkook aveva nascosto? Spero che la storia vi stia piacendo!
Detto questo, il quinto capitolo arriverà domani verso sera quindi tenete le notifiche attivate!
Detto ciò, alla prossima,
Stels&Co.
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