Capitolo 20: Fairytaile

Recuperare il sonno non fu facile. Nonostante avessero dormito per sole tre ore, dovettero alzarsi comunque alle 8 del mattino. Jungkook doveva andare a prendere Daehyun e lavorare in mattinata, mentre Taehyung aveva promesso a sua madre di apparecchiare la tavola e scegliere il centrotavola dal momento che, secondo lei, aveva ottimi gusti in fatto di posate e ornamenti. 

Si erano svegliati a fatica, aprendo gli occhi con riluttanza e con una strana sensazione allo stomaco che parve dare all'atmosfera generale una parvenza strana ed illusoria. Si guardarono per qualche secondo, prima di alzarsi e iniziare a prepararsi. Lo fecero in silenzio, con solo il fruscio dei loro abiti e i vari rumori della casa. Non sentivano di dover dire nulla, alla fine il gran giorno era arrivato e gennaio era a poche ore di distanza da loro. Taehyung sarebbe dovuto tornare a Seoul per i suoi ingaggi di inizio anno già il giorno dopo... a meno che non avesse deciso diversamente.

Fecero colazione velocemente, con i brownie avanzati della sera prima e poi si infilarono le giacche e ben presto si ritrovarono di nuovo in auto, diretti verso casa Kim. Era diventata quasi una cosa abitudinaria quella di viaggiare in auto da soli. Lo avevano fatto così spesso nell'ultimo mese che Taehyung sentì una sorta di malinconia perforargli lo stomaco, quasi sapesse che, con molta probabilità, quella sarebbe stata l'ultima volta. Scegliere Jungkook sarebbe stato troppo per lui... era come fare un salto nel vuoto. Cosa gli dava la certezza che fosse giusto rinunciare alle uniche sicurezze della propria vita? A tutto quello che aveva costruito con così tanta fatica e sacrificio, solo per un amore che forse sarebbe anche stato passeggero. Infondo, quanto tempo avevano passato insieme? Le vacanze natalizie non potevano bastare a fargli prendere quella decisione così alla leggera. 

«A cosa pensi?» chiese ad un tratto Jungkook, tenendo le mani salde sul volante. In qualche modo, aveva percepito in che direzione la loro storia stava andando. La magia era finita, era il momento di tornare alla realtà ed affrontare la vita per come era davvero... una responsabilità non scindibile dalle nostre volontà.

«Sai a cosa sto pensando» sussurrò il castano, abbassando le palpebre, sentendo già le lacrime salire ai suoi occhi e l'odore delle lacrime occupargli le narici. Era più doloroso di quanto aveva immaginato... sentiva un vuoto nel petto che non sapeva ben definire. Quasi fosse sul punto di cadere in un burrone, senza alcuna via di fuga o scampo. Era pronto a sopportare il dolore di quell'impatto... finché la sofferenza sarebbe stata solo sua, poteva anche sostenerla. Ma ciò che lo distrusse completamente, era sentire quella dell'uomo al suo fianco... non l'avrebbe retta e ne era pienamente consapevole.

Jungkook annuì, e quasi come se fosse stata una reazione automatica... prese a piangere. Sentiva le lacrime scivolargli lungo le guance e dovette accostare sul margine destro della strada per evitare di perdere il controllo dell'auto. «Quindi hai deciso...» sussurrò con il suo pianto silenzioso a rendere la sua voce flebile e rotta. Non stava singhiozzando, non tremava o tirava su con il naso. Era un semplice sfogo di tristezza e rabbia che si esprimeva esattamente nel modo opposto in cui avrebbe dovuto farlo. 

«Jungkook... ci conosciamo da così poco... Tutto questo potrebbe essere solo un sentimento temporaneo. Come faccio a distruggere tutto ciò per cui ho combattuto?» continuò Taehyung, non trovando il coraggio di guardarlo. Sentiva che stava per essere travolto dalla valanga di distruzione che lo accompagnava ovunque andasse. Era sempre stato così: qualsiasi cosa toccasse, moriva prima o poi per mano sua. Sentire la sua voce, di solito così ferma, traballare nel buio, lo riportò alla realtà. Lo stava uccidendo... sapeva che stava per farlo. 

«Un sentimento temporaneo?» chiese con amara ironia Jungkook, scuotendo il capo, voltandosi verso di lui, guardando il ragazzo che lo stava portando lentamente alla deriva di sè stesso. Non poteva neanche incolparlo di tutto... era stato lui a lasciarglielo fare. Non era stato in grado di difendersi e aveva aperto i cancelli, permettendogli di entrare come un cavallo di Troia nella sua fortezza. Era lui che lo aveva accettato... aveva scelto di mordere la mela nonostante sapesse fosse intrisa di veleno. Che stupido che era stato... «Credi che questo sia temporaneo?» disse con rabbia, sollevandogli il viso, costringendolo a guardarlo negli occhi. «Guardami! Questo è quello che mi hai fatto! E la cosa che più mi fa rabbia e che io te l'ho lasciato fare» disse, scuotendo il capo. «Non ti permetterò di andartene senza vedere ciò hai lasciato indietro... non ti proteggerò da te stesso... non come ha fatto la tua famiglia».

Taehyung non potette non sfogare le sue lacrime mal trattenute. Si strinse nelle proprie spalle, cercando di allontanarlo. «S-sei crudele...» sussurrò, portando le mani sui suoi polsi, distogliendo lo sguardo. «Mi hai chiesto di scegliere... sapevi che sarebbe potuto accadere».

Jungkook scosse il capo, portandosi le mani sul volto, passandosele insistentemente sugli occhi, scuotendo il capo. «Ti ho chiesto di scegliere Taehyung... non di sminuire tutto questo come se fosse un mio capriccio» disse, posando di nuovo le dita sul volante. Sentiva i nervi tendersi sempre di più, man a mano che la consapevolezza stava prendendo possesso del suo corpo. Sentiva di star cadendo nel vuoto, senza alcuna mano pronta ad afferrarlo. Il ragazzo che era al suo fianco non lo avrebbe salvato, aveva ragione. Sarebbe stato il suo ricordo a rafforzarlo... si era solo illuso che per una volta... per una volte potesse concedersi di vivere.

«Non sto sminuendo niente... sto solo dicendo le cose come stanno» rispose il castano, riabbassando di nuovo lo sguardo. Stava recitando di nuovo la parte del carnefice, spettatore della morte della sua ennesima vittima. Non sentiva alcuna soddisfazione quella volta... si rendeva conto di aver usato un arma a doppio taglio. Doveva solo sferrare il colpo finale. «Non puoi offrirmi la vita che voglio, Jungkook... questo non mi basta... non mi è mai bastato» sussurrò, prima di aprire la portiera e allontanarsi velocemente, lasciando il corvino seduto sul sedile di guida. Non lo rincorse, rimase ad osservare il suo viso nello specchietto, lanciando ogni tanto uno sguardo alla sagoma del ragazzo che si faceva sempre più lontana. 

Era tutto finito adesso. Aveva fatto male? Incredibilmente tanto. Le lacrime scivolavano sulla sua pelle, calde come il proprio sangue pulsante, versato per l'ennesima volta... per amore.

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Taehyung pianse durante tutto il tragitto. Appena si assicurò di non essere più nel campo visivo del corvino, prese a correre. Le gambe gli dolevano per il freddo ma non si fermò, muovendo le braccia in concomitanza con i suoi piedi che velocemente si susseguivano uno all'altro, in quell'ennesima fuga dalla realtà. Si allontanò velocemente dalle case e dai negozi, raggiungendo i campi isolati di girasole. La brina aveva ricoperto tutti quei bellissimi fiori, componendo un oceano bianco e luccicante. Il ragazzo si fermò, circondato da quei soli freddi, voltandosi intorno, sentendosi nel vuoto più totale, come se fosse stato catapultato improvvisamente nella sua testa e passandosi le mani tra i capelli urlò. Le sue grida rimbombarono nell'aria... rompendo la sua apatia apparente, mentre si lasciava abbracciare dal proprio dolore. 

I singhiozzi gli impedivano di respirare decentemente e dovette abbassarsi sulle proprie ginocchia, nel vano tentativo di calmarsi. I suoi occhi raggiunsero le nuvole sfumate d'azzurro che sporcavano il manto grigio del cielo. Doveva lasciar andare fuori i suoi sentimenti, doveva abbandonarli in quel mare di ghiaccio, congelandoli in quel luogo, incantandoli nella sua mente. Aveva preso la sua scelta... e per quanto tagliente fosse... per quanto sangue sentiva scivolare via dalla sua anima... non poteva fare altrimenti. Aveva cercato di trovare soluzioni alternative ma Jungkook aveva messo in chiaro le cose fin dall'inizio: o tutto o niente, non ci sarebbero state vie di mezzo.

Cercò di prendere aria, passandosi le mani sul volto per asciugarsi le lacrime. Si alzò lentamente sulle sue gambe, prendendo a camminare, lasciando che le sue mani scivolassero tra i petali dei fiori, bagnandosi a causa del freddo. Sentiva la propria pelle ricoprirsi di brividi ma non furono altro che un sollievo. Sentiva le fiamme divampare nel proprio animo, bruciare ogni cosa e doveva trovare un modo per spegnerle prima di raggiungere la propria abitazione. Avrebbe deluso di nuovo tutti e questo lo sapeva... ma infondo essere egoista lo aveva sempre ripagato, in un modo o nell'altro...

Eppure... quella volta sentiva che quel fuoco non sarebbe bastato a rendere i suoi sentimenti cenere. Li aveva definiti qualcosa di temporaneo ma in cuor suo sapeva che non sarebbe stato così semplice liberarsene e forse... forse non ci sarebbe riuscito.

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Il resto del giorno passò lento. Jungkook andò a prendere Daehyun e la portò con sé in negozio. La piccola amava andare a lavoro con il suo papà; il profumo del pane fresco e dei dolci la riscaldava e la faceva sentire al sicuro. Tutti i clienti della panetteria la conoscevano ormai e la salutavano sempre, regalandole anche dei cioccolatini di tanto in tanto. Il corvino le regalava dei bacetti sul capo ogni volta che poteva mentre si occupava del bancone. Lavorare non gli era mai sembrato così difficile di quel giorno. Per sua fortuna, c'era sua figlia a ricordargli del perché lo stesse facendo. 

Taehyung era rientrato solo una mezz'ora dopo il suo arrivo al campo di girasoli, in casa c'era solo sua madre e non si preoccupò neanche di salutarla, raggiungendo subito la sua camera, comportandosi come aveva sempre fatto. Prese il suo walkman ed il suo solito CD pieno di canzoni tristi e malinconiche e fece partire Incomplete dei Backstreet boys. Sembrava quasi che non il tempo non fosse passato e lui fosse ancora quel quindicenne innamorato della sua boyband preferita, con la testa nelle nuvole e il cuore proiettato verso il proprio futuro fatto di flash e riflettori.

Le ore passarono così lente e vuote. Non c'era nessun atmosfera calda e confortevole... anzi, tutto pareva essersi freddato. Entrambi proseguirono come se non si fossero mai conosciuto, spingendo i pensieri l'uno per l'altro nel fondo delle proprie menti, voltando il viso dall'altra parte ogni volta che il loro nome comparisse nella loro memoria. Quasi come se prendessero le distanze da quello che avevano vissuto in quei giorni, come se avessero messo un punto a quella possibilità remota di scegliersi a vicenda. Era proprio come aveva detto la signora Kim... nessuno dei due era disposto a cambiare per l'altro.

Quella sera quando furono tutti seduti a tavola, la tensione tra i due era percepibile ma nessuno pose domande. D'altro canto, nessuno dei due si rivolse la parola. Solo Daehyun sembrava non essersi accorta di nulla, continuando a chiamare Taehyung mamma, sedendosi al suo fianco, abbracciandolo e baciandolo come se fosse davvero sua madre. Jungkook non voleva rovinargli le feste e quindi glielo lasciò fare, notando quanto felice fosse sua figlia. Gli si spezzava il cuore al solo pensiero di doverla vedere di nuovo triste quando il ragazzo se ne sarebbe andato. Ed infondo, si sentiva tremendamente in colpa. Era stato lui l'artefice di tutto... se solo avesse trovato la forza di resistere, lasciando i sentimenti nel cassetto nel quale li custodiva, protetti da ferite esterne, avrebbe potuto evitare tutto quello che in quel momento prospettava.

Durante la cena, Yoongi, che era seduto al fianco di Jimin, prese il coltello e lo fece suonare sul vetro del calice di vino, con due piccoli colpetti per richiamare l'attenzione dei presenti su di sé. Quando tutti gli occhi furono puntati su di lui, si alzò, sistemandosi la giacca sulle spalle, schiarendosi la voce con aria nervosa e tesa. Jimin poteva vedere quanto si sentisse in imbarazzo in quel momento e non potette non intenerirsi.

«Scusate l'interruzione, ma avrei una cosa importante da dire» iniziò, abbassando lo sguardo sul proprio piatto. «Io e Jimin stiamo insieme da un po' ormai... e ammetto che per me sta diventando davvero difficile sopportare la distanza. So che non mi conoscete da molto e che vi sto per chiedere una cosa enorme ma...», rialzò gli occhi sui genitori dei due ragazzi, guardandoli negli occhi. «Vorrei chiedervi di concedermi la mano di vostro figlio e di lasciarlo venire con me a Seoul».

Quelle parole spiazzarono tutti i presenti che si mossero leggermente sulle sedie, completamente presi alla sprovvista dalla richiesta del corvino.

«Vi assicuro che a Jimin non mancherà nulla e vi prometto di prendermi cura di lui al meglio delle mie possibilità. Torneremo qui per Natale ogni anno e per ogni festività importante. Non voglio che Jimin perda i contatti con voi e so che ne morirebbe anche lui, quindi mi prendo in carico la responsabilità di portarlo qui quando vorrà. Vi chiedo umilmente di accettare la mia richiesta».

I signori Kim rimasero in silenzio, spostando poi lo sguardo su Jimin, che non sapeva cosa dire o fare. Anche per lui quel discorso era completamente nuovo e quando i suoi occhi incontrarono quelli dei suoi genitori, non potette vare a meno di emozionarsi, facendo un piccolo cenno del capo. A quella risposta il padre di famiglia si alzò, avvicinandosi a Yoongi. Il corvino deglutì rumorosamente, leggermente intimorito, per non dire che se la stava facendo sotto.

«Ascolta...» prese parola l'uomo, guardandolo con aria orgogliosa e fiera. «Non devi chiedere a noi la sua mano. Noi siamo i suoi genitori, gli abbiamo donato la vita è vero... ma ciò non toglie che sia sua e che se la sua felicità è con te... noi l'accetteremo di buon grado e ti accoglieremo nella nostra famiglia».

Yoongi sorrise appena, annuendo, prima che l'uomo l'abbracciasse. «Feriscilo e te la vedrai con me ragazzo. Ho combattuto in guerra ed ero caporale del mio reggimento, quindi ti conviene rigare dritto».

Il corvino rispose di aver capito e dopo qualche pacca sulla spalla, andò ad abbracciare anche la signora Kim che lo strinse con dolcezza. Jimin sorrise a quella vista e quando Yoongi si trovò di nuovo davanti a lui, fece per alzarsi ma il maggiore lo fermò. «Prima però... devo chiederlo a te». Tirò fuori una scatolina di velluto rosso, inginocchiandosi davanti a lui, aprendola, rivelando un solitario di diamanti che luccicarono negli occhi lucidi del biondino. «Vuoi sposarmi, Jimin?».

Il ragazzo non ebbe neanche modo di rispondere perché gli si lanciò al collo, singhiozzando di gioia. «Idiota...» sussurrò al suo orecchio, mentre il maggiore portò una mano tra i suoi capelli, baciandogli il capo. 

Jungkook rimase in silenzio mentre li osservava, ricordandosi di quando aveva fatto la sua proposta a Dalia. Era passato così tanto tempo... erano cambiate fin troppe cose. Abbassò lo sguardò sul proprio piatto, prima di sollevarsi. «Vado a prendere il dolce» sussurrò, dirigendosi in cucina. Poggiò entrambe le mani sul ripiano della cucina, prendendo grossi respiri, chiudendo gli occhi. "Calmo Jungkook... forza".

Taehyung lo aveva seguito con lo sguardo, deglutendo rumorosamente, prima di ritornare a guardare il piatto. Sorprendentemente, Yoongi dopo un po' si alzò anche lui da tavola, scusandosi per la sua momentanea assenza, seguendo il moro in cucina. Il modello si accigliò: che cosa stavano tramando quei due? Da quando erano così vicini da consolarsi a vicenda? La curiosità di darsi delle risposte lo portò a sollevarsi lentamente dalla sedia, con la scusa di andare in bagno, per poter passare davanti la porta della cucina. Quello che udì però lo sconvolse non poco.

«Non glieli hai dati?» stava chiedendo Yoongi al più piccolo con tono dispiaciuto.

«Ha detto di volersene andare... a cosa sarebbe servito? Ha ragione... non posso dargli la vita che vuole» rispose il corvino con voce appena tremante. «In un primo momento, mi sono arrabbiato con lui... con me stesso... ma poi ho riflettuto anch'io. Se lo amo davvero devo lasciargli fare quello che vuole. E se io non sono abbastanza per renderlo felice allora... allora è suo diritto scegliere un'altra strada» sussurrò rigirandosi una scatolina tra le mani, prima che l'aprisse, rivelando due anelli d'argento che brillarono sotto la luce del lampadario.

Taehyung schiuse le labbra, indietreggiando di qualche passo, prima di correre in bagno. Poggiò le mani sul lavello, guardandosi allo specchio. Cosa stava facendo? Perché lo stava facendo? Aveva davvero così importanza? Si sentiva assalito e oppresso da tutto. Avrebbe voluto sentirsi indifferente verso quelle parole... verso quegli anelli... verso di lui. Ma non lo era... sentiva di star cedendo. La sua armatura stava per crollare completamente e questo lo spaventava. Poteva davvero permettersi di mollare tutto? Era davvero quello ciò che voleva?

Si lavò velocemente il viso, prima di uscire e ritornare in sala da pranzo dove i suoi occhi cercarono subito quelli di Jungkook. I pozzi scuri del corvino erano ancora lì... schiuse le labbra, sentendosi risucchiare nella sua anima e per poco non assecondò l'impulso di andarlo ad abbracciare, ma non lo fece. Si sedette di nuovo sulla sedia e come se nulla fosse successo riprese a mangiare.

«È quasi ora» disse Jimin, controllando l'orologio. La mezzanotte stava per arrivare. Jungkook si sentì colpire nello stomaco. La sera prima, a quell'ora era con Taehyung, passando la notte più bella della sua vita da anni ed ora si trovava lì, con il minore difronte a sè e la situazione era completamente diversa. 

Tutta la famiglia Kim si alzò, raggiungendo il portico della casa all'esterno, pronti per i fuochi d'artificio tipici di Daegu. Era tradizione guardarli dal portico di casa, per salutare con quei colori caldi il nuovo anno, nella speranza che fosse carico di gioia e serenità. 

Taehyung fu l'ultimo ad uscire. Osservava la punta delle sue scarpe, mentre la piccola Daehyun saltava in braccio al signor Kim, il quale la sollevò, facendola dondolare sulle sue braccia. Il castano spostò gli occhi sul corvino al suo fianco, schiudendo le labbra. L'anno stava per terminare e si rese conto che stava per commettere un errore che non si sarebbe facilmente perdonato. Quel ragazzo lo aveva amato e lo amava. Glielo aveva dimostrato più di una volta, ma lui aveva voluto far finta di non vederlo, convincendosi che tutto quello fosse solo una delle tante parentesi momentanee della sua vita ma non era così... non poteva essere così.

Gli occhi di Jungkook interruppero il suo scorrere di pensieri, piantandosi nei suoi. Lo osservava con innocenza, come se avesse dimenticato quanto male gli aveva procurato solo quella mattina. Fu in quell'istante che esplosero i fuochi d'artificio e tutti presero a farsi gli auguri: il nuovo anno era arrivato. 

Ma mentre il mondo era in festa, Taehyung e Jungkook non si mossero, continuando a perdersi nelle loro iridi. Il corvino si accigliò appena, quasi come se si stessero cercando nei meandri delle loro anime. Il castano portò lentamente una mano sulla sua guancia, prima di lasciar scivolare una lacrima sulla sua guancia, sorridendo appena. «Jungkook...».

Il corvino non disse nulla, irrigidendosi appena, schiudendo le labbra, attendendo che continuasse. Si sentiva travolto da un tornando in piena primavera. Cosa stava veramente accadendo?

Taehyung si sollevò sulle punte, abbracciandolo, portando una mano tra i suoi capelli scuri, stringendone le ciocche, chiudendo gli occhi. «Ti amo anch'io» gli sussurrò all'orecchio.

Jungkook sgranò gli occhi, portando piano una mano sulla sua schiena, staccandosi, guardandolo di nuovo in viso. «Che cosa stai dicendo...» Non ci stava capendo più niente. Quel ragazzo lo avrebbe fatto impazzire...

«Sto dicendo che ti amo... e che non voglio lasciarti» disse il più piccolo, scoppiando finalmente a piangere, poggiando la fronte sul suo petto.

Il corvino era completamente preso alla sprovvista, ma non potette non sentire il proprio cuore esplodere di gioia a quelle parole. «Non mi prendi in giro vero?» sussurrò, sentendo il battito insistente del proprio muscolo fondamentale fin dentro le orecchie. Il suo corpo era completamente in balia dei propri sentimenti, sentendosi sul punto di avere un infarto.

Taehyung scosse il capo, tirando su con il naso, tirandogli la maglietta, alzando il volto e baciandolo. Fu come riprendere a vivere dopo un lungo ed interminabile coma. Il resto dei loro familiari li guardava con un piccolo sorriso a dipingergli il volto e si scambiarono tutti uno sguardo di consapevolezza. Finalmente si erano scelti.

 Il maggiore si staccò, guardando l'altro negli occhi, portando le mani sulle sue guance. «Tu... prima o poi ti ammazzo» disse, scuotendo il capo, prima di baciarlo ancora, questa volta con più passione, sollevandolo per le cosce e facendolo girare appena. Taehyung scoppiò a ridere sulle sue labbra, poggiando la fronte alla sua. «Se non ti uccido prima io» gli rispose, accarezzandogli una guancia. Si sorrisero entrambi, poggiando le fronti le une contro le altre. 

La piccola Daehyun li raggiunse, abbracciando la gamba di Jungkook. «Papà! Anch'io voglio abbracciare la mamma!»

Il genitore sorrise intenerito alla figlia, mettendo giù Taehyung e sollevando la piccola, in modo che potesse abbracciare il castano. «Rimani qui, mamma?» chiese poi al ragazzo che schiuse le labbra a quella domanda. Daehyun era piccola ma parve capire molto di più di quanto i due avevano creduto. Nei suoi occhi rifletteva una matura consapevolezza di chi era certa che le cose sarebbero andate in quel modo. Il modello non potette non annuire, prendendola in braccio. 

«Si, principessa. La mamma rimane qui».


Angolo autrice:

Hello! E si, due aggiornamenti consecutivi, per farmi perdonare della lunga attesa! Vi annuncio che questo è l'ultimo capitolo prima dell'epilogo che concluderà definitivamente questa storia. Come si saranno organizzati i nostri ragazzi? Taehyung avrà davvero rinunciato completamente al suo lavoro? Chissà... dovrete attendere l'epilogo ma tranquilli che arriverà prima di quanto vi aspettiate.

Detto questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto!

Alla prossima, 

Stels&Co.



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