Capitolo 18: Haeven
«La smetti di origliare?»
Jungkook era ancora poggiato alla ringhiera di legno di casa Kim, osservando Taehyung che teneva le mani poggiate sulla porta della camera del fratello, con il labbro inferiore intrappolato tra i denti, concentrato ad ascoltare ciò che ne stava avvenendo all'interno.
«Zitto!» gli intimò il modello, portando una mano all'indietro verso di lui, come se stesse cercando di fermarlo dall'avvicinarsi, cosa che il corvino non stava affatto facendo. Il maggiore sbuffò, alzando gli occhi al cielo, scuotendo poi il capo, completamente scocciato dal solito comportamento impiccione e prima che l'altro potesse continuare ad immischiarsi in fatti che non erano suoi, lo afferrò per i fianchi, tirandolo via e schiacciandoselo contro.
«Ehi!» rispose il castano a quel gesto, voltando appena il capo verso di lui, prima di mettere su un piccolo broncio capriccioso, guardandolo come un bambino di quattro anni al quale viene tolto il suo giocattolo preferito. «Avranno fatto pace?» chiese, poi, poggiando la nuca sulla sua spalla, mentre l'altro gli stringeva la vita tra le braccia, respirando il suo profumo dolce e vanigliato. «Penso proprio di sì...» rispose dunque il corvino, baciandogli un piccolo tratto della sua morbida epidermide. «Ora possiamo andare, ficcanaso?».
«Va bene» rispose l'altro sospirando, voltandosi nella sua presa, guardandolo negli occhi, osservando il colore intenso delle sue iridi. Erano così scure e profonde... ogni volta che le guardava si sentiva cadere nell'oblio più totale della sua mente: niente ricordi, niente pensieri, niente preoccupazioni. Solo un mondo nuovo di desiderio e calore. Solo quella sensazione dell'essere arrivati nel luogo che si è cercato per tutta la vita. Solo... Jungkook.
Pensare in questo modo non era per niente tipico del Taehyung che qualche settimana prima era giunto a Daegu con l'unica intenzione di passare in qualche modo le vacanze natalizie, nell'attesa di riprendere a lavorare nella sua grande città. Si era reso conto che quei giorni passati con il maggiore lo stavano lentamente cambiando; plasmandolo in qualcosa che non sapeva ancora riconoscere. Spesso si chiedeva se guardandosi allo specchio sarebbe stato capace di ritrovare sé stesso o se semplicemente... si sarebbe ritrovato a fissare negli occhi uno sconosciuto. Ma probabilmente... un sorriso gli avrebbe tagliato la faccia e con sua immensa sorpresa... avrebbe capito che l'immagine riflessa dall'altra parte di quella superficie di vetro... era esattamente la persona che doveva essere... una perfetta unione del suo passato e del suo presente... una semplice fusione tra ciò che era e ciò in cui Jungkook lo trasformava. E a dirla tutta... quell'idea non lo turbava affatto. Anzi, lo calmava... come se fosse appena stato salvato da morte certa... come se fosse stato recuperato dalle acque torrenti di un fiume in piena; finalmente a riva.
«Cosa facciamo adesso?» sussurrò poi, deglutendo appena per inumidire la sua gola, appena seccata da tutti quei pensieri che arrivavano senza il suo permesso ogni volta che anche solo percepiva il profumo del più grande che in tutta risposta, gli regalò uno di quei sorrisi sinceri che da tempo non gli vedeva stampato sul volto. «Che ne dici se andiamo a fare una passeggiata ai mercatini? Domani è capodanno quindi manca poco alla fine della loro esposizione» propose dunque Jungkook, togliendogli qualche ciocca di capelli dal viso.
«Mercatini di Natale?» chiese il castano ridacchiando. «Non ne vedo uno da quando ero piccolo» continuò, attorcigliandosi una ciocca di capelli scuri dell'altro intorno all'indice. Jungkook sorrise in risposta, prendendogli la mano e trascinandolo con sé giù per le scale, facendo sorridere il modello che non potette evitare di sentirsi riscaldare il cuore dalla naturalezza con il quale l'altro lo guidava mano a mano nella sua vita, facendogli conoscere le sue abitudini; ciò che adorava fare, ciò che odiava... era come se gradualmente gli stesse facendo risalire le scale del suo animo. Una cosa che, Taehyung ne era certo, il più grande non lasciava fare a nessuno da molto tempo. Forse la consapevolezza di avere sulle proprie spalle una responsabilità tanto grande lo destabilizzava oppure, semplicemente, anche lui si stava perdendo tra i corridoi della sua testa, aprendo porta fino a quel momento lasciate chiuse e che stavano facendo scivolare fuori una miriade di nuove possibilità.
E fu così che si ritrovarono in macchina, guidando per le strade poco trafficate di Daegu. La mano di Jungkook che teneva stretta quella del modello al suo fianco, entrambe poggiate placidamente sulla coscia morbida del più piccolo, mentre entrambi giocavano lentamente con le loro epidermidi, sfiorandosi e accarezzandosi. Movimenti che sembravano non avere un senso ma che entrambi sentivano il bisogno di creare. Stavano creando una bolla di normalità così tranquilla che sembrava fossero sempre stati così: loro due, mano nella mano, uniti e legati da un sentimento così improvviso quanto forte, che gironzolavano per quella piccola cittadina, passeggiando, comprandosi regalini sfiziosi, semplicemente vivendo la loro vita... insieme.
«Non mi hai nemmeno dato il tempo di cambiarmi» disse Taehyung, voltando il capo verso il guidatore che non potette fare a meno di sorridere sornione. «Devo ammettere che ti stanno particolarmente bene queste calze» sussurrò dunque quest'ultimo, stringendogli la coscia, mentre il castano gli strinse la mano, spostandola velocemente, mordendosi il labbro a quel gesto. «Stai guidando! Guarda avanti» lo rimproverò anche se la sua espressione era tutto tranne che arrabbiata.
Una volta parcheggiato in un piccolo vicolo dietro una pasticceria, i due ragazzi si incamminarono per il piccolo parco di Daegu, venendo invasi da un odore speziato di cannella e marzapane. Due fili di casupole di legno si estendevano per le piccole navate del luogo, tutte decorate con palline, lucine e ghirlande e dalle quali provenivano ogni sorta di canzoncina natalizia e di profumi dolci e allettanti. Taehyung non potette non sorridere a quella vista, stringendo la mano del ragazzo al suo fianco, iniziando a correre verso l'ingresso.
«Ehi ehi! Fa piano!» disse ridacchiando Jungkook, mentre si lasciava trascinare dall'entusiasmo del ragazzo che in quel preciso momento aveva tutta l'aria di un bambino nel paese dei balocchi. Ma Taehyung non aveva alcuna intenzione di andare piano. Quando spegneva il cervello e si lasciava trasportare dalle emozioni era sempre così: gioioso, solare, curioso. Tutto ciò che si impediva di essere quando viveva la vita del modello più famoso e desiderato del sud corea. Con Jungkook si sentiva libero di poter essere semplicemente sé stesso e non si sarebbe lasciato scappare l'occasione di vivere i momenti che avrebbe trascorso con lui appieno, senza alcun freno o filtro.
«Non fare il vecchietto! Voglio le mele caramellate!» disse felice il più piccolo, tirandolo per la mano. E così eccoli passeggiare per i mercatini di natale: Si fermarono a quasi tutti gli stand presenti e Jungkook si sorprese molto quando Taehyung esprimeva il desiderio di assaggiare qualche pietanza venduta alla fiera. Bevvero una cioccolata calda, rigorosamente con la panna montata e il maggiore rise per cinque minuti filati senza mai smettere alla vista di un Taehyung completamente sporco della sostanza spumosa, dovendolo pulire lui come se fossero padre e figlio piuttosto che quasi coetanei.
«Sei il solito pasticcione» disse il corvino continuando a ridacchiare, prima di leccarsi il pollice con il quale aveva ripulito il viso del più piccolo che lo guardò male, incrociando le braccia. «Non prendermi in giro ogni volta!» si imbronciò appena, riprendendo poi a sorseggiare la sua cioccolata, distogliendo lo sguardo da lui, incamminandosi verso un piccolo stando dove vendevano tanti piccoli bracciali e collane. Si fermò osservando un paio di anelli d'argenti con dei piccoli rubini incastonati lungo la fascia. Allungò piano le dita per toccarli, tracciando la lunghezza della corona di pietre, sorridendo appena. Jungkook notò il suo sguardo e avvicinando piano le labbra al suo orecchio gli chiese: «Vogliamo prenderli?»
In un primo momento, Taehyung rimase in silenzio a contemplare la bellezza di quei gioielli e a rimuginare su cosa significasse prendere una coppia di anelli. In Corea era molto comune l'usanza di indossare gioielli o abiti di coppia; questo perché era forte nella loro cultura il concetto di "Hoewon", che letteralmente significa "appartenenza". L'innamorarsi di qualcuno ti marchiava indissolubilmente come suo e di nessun altro e dovevi fare tutto ciò che era in tuo potere per mostrare agli altri che c'era un legame tra te ed una seconda persona. Pensare di legarsi a qualcuno con un simbolo che aveva imparato essere così importante, doveva ammetterlo, gli faceva tremendamente paura e per qualche secondo, il Taehyung di Seoul ebbe il sopravvento su di lui, catapultandolo improvvisamente nel mondo reale, facendogli ritirare la mano di scatto.
Jungkook non ebbe bisogno di una risposta; il suo gesto parlava da solo ma, paradossalmente, non ne fu deluso o innervosito. In qualche modo lo capiva: infondo si rendeva conto che non era facile per il più piccolo pensare ad una prospettiva di futuro totalmente diversa da quella sulla quale si era concentrato nel corso di tutti quegli anni. Allo stesso tempo, però, si rese conto di quanto lui desiderasse averlo nella sua vita e per qualche secondo contemplò la possibilità di concedersi una possibilità diversa... magari avrebbe potuto abbandonare tutto e fuggire con lui, portando con sé sua figlia. Ma quell'idea, così com'era arrivata, svanì in un millisecondo. Daegu era la sua casa: non poteva lasciare tutto ciò che con fatica aveva costruito lì per amore. Aveva tentato tante volte di abbandonare le proprie certezze per quel sentimento che premeva forte nel suo petto e troppe volte si era ritrovato a stringere un pugno di mosche con la gabbia toracica vuota mentre tentava di ricucire il proprio cuore. Quindi scosse il capo, quasi come ad eliminare ogni traccia di quei ridicoli pensieri e riprese a camminare, sorpassando il ragazzo al suo fianco che intanto contemplava ancora quelle due fasce d'argento. Non appena si rese conto che il corvino avesse proseguito, si schiarì la voce, allontanandosi anch'egli dallo stand.
Continuarono a passeggiare ma senza più tenersi per mano; quasi come entrambi si fossero ricordati chi erano. Quasi come se avessero improvvisamente attraversato la porta che li riconduceva alla realtà delle loro situazioni che, a prima vista, sembravano impossibili da conciliare. Forse non era destino... magari, tutto quello sarebbe solo servito a tramutarli internamente, ad ammortizzare quei loro sentimenti scuri che da sempre avevano infestato le loro vite. Magari entrambi simboleggiavano una sorta di medicina l'un per l'altro... ma tutti sappiamo che prima o poi la cura termina e dobbiamo smettere di assumerla.
«Che ore sono?» chiese poi Jungkook, dopo aver passeggiato davanti a qualche altra bancarella, voltandosi verso il castano che controllò sul proprio orologio, rispondendo subito, quasi come a voler per forza smorzare quel cupo silenzio che si era creato tra di loro: «Sono le 18 e 35» rispose, alzando gli occhi sul volto del più grande che sgranò i suoi, prendendogli la mano di scatto e iniziando a correre verso l'uscita. «Dio! Devo andare a prendere Daehyun!».
E fu così che si ritrovarono in auto, con lo stereo spento, il silenzio che aleggiava nell'aria e i respiri leggermente più pesanti. Sembrava quasi una prassi tra loro due, quella di toccare il punto più alto della loro passione per poi ricadere nello sconforto e nella sfiducia. Arrivare a pensare che si potesse cambiare vita, da entrambe le parti, era impossibile. Trovare un punto d'incontro era fuori discussione e allora... chi sarebbe stato disposto a cambiare per l'altro?
Quando arrivarono davanti la casa di Emma, Dahyun uscì fuori con la sua borsetta rosa, correndo verso l'auto di suo padre, che scese per andare a prenderla in braccio. «Ehi piccolina!» le sorrise il genitore, sollevandola da terra e tenendola in braccio. «Ti sei divertita?» chiese poi, mentre si voltava per avvicinarsi al suo veicolo, ricevendo un sì entusiasta da parte di sua figlia che non appena intravide la chioma castana del modello, si agitò felicemente tra le sue braccia. «Mamma!» lo chiamò a gran voce, facendo voltare di scatto Taehyung che l'accolse sorridendo e aprendo la portiera.
«Ehi principessa, vieni qui» le sorrise il ragazzo, prendendola in braccio, regalandole un piccolo bacio sulla guancia. Jungkook rimase per qualche secondo fermo ad osservarli e si immaginò perfettamente quello che sarebbero potuti essere se solo lui fosse rimasto a Daegu. A quell'immagine, non potette non abbassare lo sguardo e cercare di scacciare quel pensiero così invasivo che gli aveva appena riscaldato il cuore. Si rimise alla guida, lasciando la bambina in braccio a Taehyung mentre la più piccola gli mostrava la sua borsetta e il suo contenuto, cercando di mettergli il rossetto finto. Vedendoli ridere così, gli fu impossibile non lasciarsi sfuggire un sorriso intenerito, ritornando poi a dare attenzione alla strada.
«Volete cenare fuori stasera?» chiese il maggiore agli altri due, fermandosi al semaforo rosso, voltandosi poi a guardarli, vedendo sua figlia saltellare e Taehyung guardarla divertito. «Beh... sembra che la piccola ne sia entusiasta quindi... perché no?» chiese, voltandosi verso di lui, osservando le sue iridi scure che si colorarono di una leggera patina lucida, sintomo di contentezza che non riuscì a trattenere. «Okay... allora andiamo» disse, ripartendo quando vide scattare il verde, voltando all'angolo.
Si ritrovarono tutti e tre a cenare nel pub preferito della piccola Daehyun che contenta, mangiava le patatine dopo averle cosparse di maionese, sporcandosi le dita e le labbra. Taehyung con ancora il suo panino vegetale nel piatto, prese a curarsi della bambina, ripulendola ed aiutandola a mangiare. «Mangia prima il panino, altrimenti ti riempirai e non finirai tutto» l'ammonì proprio come una figura materna avrebbe fatto, facendo appena sussultare il cuore di Jungkook che nel mentre aveva già il piatto mezzo vuoto e sorseggiava la sua birra scura, poggiandola in seguito sul sottobicchiere, schiacciando la guancia sul proprio pugno chiuso. «E se poi non ce la faccio a finire le patatine?» rispose la bambina, mettendo il labbruccio che fece subito intenerire il modello. «Facciamo così... se finisci almeno metà del panino potrai finire le patatine, va bene?». A quella proposta Daehyun non se lo fece ripetere due volte e prendendo il panino tra le sue piccole manine, lo addentò contenta e soddisfatta di quel loro accordo.
Jungkook portò una mano ad afferrare il fianco del ragazzo, avvicinandolo di più a sé, facendolo scivolare sulla panchina di legno lucido sulla quale erano seduti. «Sei davvero bravo con lei...» gli sussurrò, prima di spostare lo sguardo sul proprio piatto vuoto, mordendosi appena il labbro, non sapendo del perché avesse anche solo voluto dirgli una cosa del genere. Taehyung arrossì appena, voltandosi verso di lui. Rimase ad osservarlo per qualche secondo, portando poi lentamente il dito indice a premere sull'angolo della sua bocca, per trascinare via il suo labbro dalla presa dei suoi denti. «E con te? Non sono bravo con te?» sussurrò, poggiando il mento sulla sua spalla, guardandolo.
Il moro si voltò lentamente, ricambiando il suo sguardo, spostandogli una ciocca di capelli dal davanti al volto. «Dovresti proprio smetterla di confondermi così tanto, lo sai?» gli chiese, sospirando, prima di portare la mano sulla sua coscia. «Ne riparliamo a casa poi» concluse, spostando lo sguardo su sua figlia che cenava contenta, non prestandogli fortunatamente attenzione. Il ragazzo annuì, staccandosi da lui e ritornando a ripulire Daehyun che si era di nuovo sporcata con la maionese.
A vederli da fuori, sembravano una normale famiglia: due ragazzi innamorati che si prendevano cura della propria bambina. Ma spesso la semplice visione superficiale delle cose non basta. E in questo caso... non era affatto sufficiente. Rimandare l'inevitabile non poteva essere abbastanza, ma sorprendentemente per entrambi, non avevano la minima intenzione di prendere il coraggio che gli sarebbe servito per poter affrontare la questione a mente lucida. Avevano deciso di darsi del tempo; avevano detto che a Capodanno avrebbero preso una decisione definitiva ma nonostante ciò... sentivano ancora quel peso opprimente di quella possibilità che tutto andasse a rotoli; quella possibilità che li afferrava e li trascinava di nuovo nel dubbio, non appena si lasciassero andare alle inibizioni e a quei momenti di beata normale quotidianità. Forse quel tempo gli sarebbe davvero servito... o forse avrebbe solo causato ferite ancora più profonde e difficili da ricucire. Tempo... tutto ciò che sarebbe servito in entrambi i casi era il tempo... peccato che esso è l'unica cosa che non ci appartiene... che ci scorre via tra le dita, che ci fa inciampare e sbattere la testa sul freddo terreno della vita. Cosa sarebbe successo era un mistero che, paradossalmente, solo lo scorrere dei minuti e dei secondi avrebbe potuto dettare.
Dopo cena, i tre fecero una piccola passeggiata per la città e dopo aver comprato un piccolo modellino di Iron man per Daehyun in un negozio di giocattoli, tornarono a casa Jeon per farle il bagno e metterla a letto. Taehyung terminò di farle una piccola treccia, sistemandogli i capelli dietro l'orecchio, sorridendole. «Sembri una principessa» le sussurrò, guardandola attentamente in viso.
La bambina sorrise, alzando velocemente il busto per regalargli un bacio sulla guancia, prima di abbracciarlo forte, tenendo le piccole braccia strette attorno al suo collo. «Grazie mamma...» sussurrò, schiacciando la guancia sulla sua spalla, facendolo arrossire mentre portava una mano ad accarezzarle la schiena.
Jungkook aveva terminato di sistemare il proprio letto ed era appena arrivato nella camera della bambina. «E a papà niente?» chiese, vedendoli abbracciarsi in quel modo, lasciando che un piccolo sorriso gli tagliasse la faccia. Daehyun si voltò verso di lui, alzando le braccia verso di lui felice di vederlo: «Papi!». Il corvino gli sorrise, abbassandosi per abbracciarla, lasciandole schiacciare la guancia contro la sua spalla. «Ti voglio bene mille papà» gli sussurrò, facendo illuminare il volto del proprio genitore che rispose subito con: «Io tremila piccola mia».
Dopo essersi scambiati la buonanotte, i due adulti uscirono dalla stanza della bambina, sospirando appena stanchi dalla giornata trascorsa, dirigendosi poi in camera. Taehyung si stiracchiò, passandosi poi le mani sul volto: «Dio che giornata» disse, sospirando.
«Eh già» rispose il più grande, incominciando a spogliarsi per potersi sistemare per la notte. «Ci vuole proprio un bel bagno caldo e poi una grossa dormita» continuò, voltandosi verso di lui. «Vuoi andare prima tu?» gli chiese dunque, andando a prendere la sua accappatoio in bagno.
Taehyung lo osservò camminare per la stanza, deglutendo rumorosamente alla vista del suo corpo così perfetto. Non ci volle molto per farlo avvicinare a lui, passando con lentezza i polpastrelli lungo le sue braccia muscolose, stringendogli i bicipiti, poggiando la fronte sulla sua spalla. «Ti odio così tanto...» gli disse, mentre continuava a tracciare ogni parte del suo addome con le dita, pressando appena le falangi sulla sua epidermide, in un vano tentativo di stringerla tra di esse. Jungkook schiuse le labbra ai suoi tocchi, voltando il capo per poterlo intravedere con la coda dell'occhio, riuscendo solo a notare la sua chioma castana, schiacciata contro la sua schiena. «Mi odi?» chiese dunque, in un piccolo sussurro. L'altro annuì in risposta, lasciando un piccolo ed umido bacio sulla sua spalla, sospirando. «Mi fai impazzire... non riesco neanche a guardarti senza che la mia testa si riempia di fumo e non mi faccia più capire niente».
A quelle parole, Jungkook rimase qualche secondo fermo, valutando come reagire a quella rivelazione, voltandosi dopo un pò tra le sue braccia, alzandogli il volto con l'indice ed il pollice sotto al suo mento, per poter osservare le sue iridi, quasi come se stesse chiedendo conferma ai suoi occhi. Passò qualche altro rintocco prima che il maggiore si avvicinasse alle labbra rosse del più piccolo, incastrandole con le sue, prendendo a baciarlo con lentezza, quasi come se ne fosse stato talmente inebriato da essere in preda ad una trance immediata.
Taehyung rispose subito al bacio, passando le mani lungo le braccia del corvino, facendole arrivare sulle sue guance. Chiuse gli occhi, lasciando che la magia avvenisse, che il loro respiro desse voce ai loro desideri, alle loro paure, alle loro emozioni. Jungkook portò una mano alla base della schiena dell'altro, stringendolo maggiormente al proprio corpo, aumentando gradualmente la velocità del bacio che diveniva sempre più bagnato, sempre più famelico. Quel volersi... quasi come se avessero bisogno l'uno dell'altro, di percepirsi, di fondersi tra di loro era qualcosa di afrodisiaco che li incantava e li trascinava nelle fiamme del loro semplice esistere.
Si ritrovarono di nuovo persi... tra lenzuola e ansimi, stringendo la presa sulle loro pelli, arrossandole, dandogli fuoco, sentendosi bruciare fin dentro le viscere. «Ti prego...» ansimò il più piccolo, poggiando la fronte alla sua mentre l'altro continuava ad accarezzarlo, stringendo appena tra le mani i suoi fianchi, muovendo il bacino contro il suo, creando una lenta, dolorosa e tremendamente piacevole frizione che non faceva altro che fargli desiderare di più; desiderare di provare ancora quel dolore, di provare ancora quella sensazione che intorpidiva tutti i loro sensi e che cancellava ogni accenno di lucidità presente nelle loro menti. «Ho bisogno che tu mi stringa... ti prego...» continuò il castano, alzando i fianchi per cercare maggiore contatto con l'altro che continuava a sfregare le loro intimità l'una contro l'altra, sentendo già qualche gocciolina di sudore, scivolargli lungo la schiena muscolosa e liscia.
«Sei bellissimo» sussurrò Jungkook al suo orecchio, facendogli nasino contro il collo, riprendendo a baciare la sua calda e morbida pelle, portando una mano ad alzargli lentamente una gamba. Rimase ad osservare per qualche secondo la sua entrata prima di scivolare in mezzo alle sue cosce e iniziare a leccarla lentamente, facendo inarcare la schiena al più piccolo che gemette a gran voce, portandosi una mano sulle labbra. «M-mh J-jungkook... n-no t-ti... ti prego» ansimò, portando una mano su una sua spalla, mentre l'altro continuava a stuzzicare lentamente e con precisione il suo buchetto, che non potette non reagire a quei movimenti, incominciando a contrarsi e rilassarsi, permettendo al muscolo bollente del più grande di farsi spazio tra i due sfinteri, incominciando ad abituare le sue pareti.
Taehyung gettò il capo all'indietro, sentendo le proprie gambe fremere, andando a stringere con le dita i capelli del moro, mugolando indifeso a quell'attacco così dolce e straziante. «M-mh s-sono pr-pronto, p-per fa-favore n-no» ansimava e gemeva, mentre l'altro continuava a penetrarlo, portando anche le dita a stuzzicare i suoi punti più sensibili, facendolo grugnire appena dalla frustrazione. «J-jungkook, m-mh ti prego ti prego ti prego» continuava a pregarlo, cercando di afferrarlo per le spalle, agitando le cosce, in un vano tentativo di portarlo più sopra al suo corpo.
Jungkook sorrise, continuando a torturarlo in quel modo finché non fu soddisfatto del suo grado d'eccitazione, alzandosi poi per inginocchiarsi in mezzo alle sue gambe, incominciando a pomparsi il membro, guardando il suo corpo imperlato di sudore, mordendosi il labbro quando abbassò lo sguardo tra le sue cosce. Taehyung intanto non voleva altro che sentirlo dentro di sé e vederlo mentre si masturbava guardandolo non fece altro che aumentare ancora di più il desiderio che provava, facendolo arrossire sempre di più.
Dopo qualche secondo, quando Jungkook si fu premurato di inumidire il proprio membro per bene, si calò sul corpo dell'altro, portandosi le sue gambe sulle spalle, incominciando a sfregare la punta della propria possente virilità sull'entrata dell'altro che a quel contatto continuava a contrarsi sempre di più. «M-mh... Ju-jungkook d-dai» parlò il modello, arrivando ad afferrare i suoi fianchi, spingendoselo contro. Era una tortura troppo dolorosa per poter essere sopportata anche un solo minuto di più. Il corvino sorrise appena, prima di spingersi lentamente dentro di lui, passando le mani lungo il suo corpo, schiudendo le labbra per lasciar fuoriuscire un ansimo frustrato. Taehyung mugolò, liberando un piccolo gemito, stringendosi a lui, intimandogli di muoversi; richiesta che fu subito accontentata dal più grande, che incominciò ad affondare in lui sempre più profondamente. Entrambi cercarono di trattenere i gemiti per non farsi sentire e rischiare di svegliare la piccola ma presto il loro cervello così come il loro corpo fu invaso dal fuoco tipico dei loro amplessi.
Il desiderio, la passione... le mani, le lingue, i fianchi, la saliva... era un mix talmente perfetto da rimanerne plagiati. Era tutto così bello che non si poteva definire in altro modo se non con il termine: paradiso. Era il loro paradiso; quello che creavano ogni volta che si guardavano; ogni volta che si sfioravano, abbracciavano, toccavano. Era il loro mondo fatto di baci e fumo... sì, fumo... era come se le loro stesse teste ne fossero piene... così piene da percepirlo anche sulle loro pelli, permettendogli di bruciare senza ustionarsi. Era semplice e puro... ma allo stesso tempo, doloroso e tossico.
E forse... quando entrambi raggiunsero il culmine, riversandosi copiosamente sui e dentro i loro corpi... si resero conto che avevano respirato troppo fumo per non rimanerne intossicati per sempre.
Angolo autrice:
Ed eccoci qui con il capitolo 18! Mi scuso per il fatto di non riuscire ad aggiornare con costanza ma giuro che è perché non riesco proprio a dedicarmici alla scrittura a tempo pieno per via dei miei impegni e della mia vita a dir poco incasinata ma seppur piano la storia sta raggiungendo una fine. Manca ancora qualche capitolo prima dell'epilogo ma ci siamo quasi!
Cosa ne pensate della storia fino a questo punto? Io ed Els siamo molto curiose di saperlo quindi lasciateci un commentino che non mordiamo.
Detto ciò, spero che il capitolo vi sia piaciuto, se così fosse lasciate una stellina! Il prossimo capitolo arriverà settimana prossima verso il weekend! Quindi vi chiedo di portare ancora un pò di pazienza!
Alla prossima,
Stels&Co.
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