9. The Strange Gift
Il tremore che le aveva investito le dita aveva preso lentamente possesso di tutto il suo corpo, non appena Sean aveva approfondito il bacio.
Le stava strappando il suo primo bacio e improvvisamente si sentì vulnerabile ed esposta. Poi il momento fu sostituito dalla rabbia e dal dolore.
Strinse i pugni cercando di controllarsi, di tornare calma, di non scoppiare, ma era impossibile trattenere un mare in tempesta quando ormai il vento si era levato tanto forte dentro di lei, dentro la sua anima da annullare qualsiasi altra cosa.
No, non gli avrebbe dato alcuna soddisfazione, non avrebbe ceduto di fronte a lui, non sarebbe stata l'ennesimo giocattolo di Sean Rousseau. Le nocche delle sue mani divennero ancora più bianche, prima di spiegarle e alzare il braccio in uno scatto fulmineo, colpendo il volto del ragazzo di fronte a sé con tutta la forza che aveva cercato di trattenere fino a quel momento, facendolo indietreggiare con gli occhi sbarrati.
- Ma cos...?
- Bastardo! Non ti perdonerò mai per questo!
Cercò di non versare neppure una lacrima, anche se il culmine era vicino. Aveva sopportato le angherie del suo pazzo Fan-club, la solitudine e le malelingue, ma ora... Ora non riusciva a sopportare anche quello.
Non poteva farcela.
Aveva gli occhi che bruciavano, mentre lo fissava e sentiva che stavano per traboccare. Erano diventati troppo lucidi per riuscire a nascondere tutto e scappò via prima che lui potesse scorgere l'incrinatura in essi, il tremore che si stava impossessando di tutte le sue membra:
- Non potrei mai innamorarmi di te, neppure per finta! Ti odio troppo!
Strinse le mani a pugno fino quasi a conficcharsi le unghie nei propri palmi, tanto niente le avrebbe fatto più male di quanto non le avesse fatto Sean con quel gesto, correndo oltre l'arco che fungeva da ingresso nel cortile e divisorio con un altro più grosso. Non sapeva con esattezza dove stesse correndo, voleva solo mettere più distanza possibile tra lei e lui.
"Perché ha fatto una cosa come questa proprio a me? Perché?"
Più se lo domandava meno aveva senso. Certo lo aveva quasi colpito, ma era stata solo autodifesa. Se solo il giorno del loro primo incontro avesse davvero recitato fino infondo il ruolo della principessa, questo non sarebbe mai successo. Se solo fosse stata davvero una principessa, allora non avrebbe dovuto reagire e Arthur sarebbe arrivato in tempo, lei avrebbe dovuto solo trattenere quel teppista.
Invece si era attirata tutte le attenzioni indesiderate da parte del ragazzo più problematico e intoccabile dell'Accademia.
Pensare a quanto era successo le faceva male, quasi si sentiva scottare le labbra e tutte le parti del proprio corpo che erano state in contatto con quel individuo anche solo per poco tempo. Si fermò appoggiandosi al muro per riprendere fiato e cercare di calmarsi, l'ultima cosa che avrebbe voluto era farsi vedere in quello stato dai suoi compagni di classe, da Corinne, da chiunque. Ma, soprattutto, da Arthur.
Questa volta non sarebbe riuscita a fingere che non fosse successo niente.
Niente.
Un brivido improvviso lungo la schiena, come se il suo corpo volesse preannunciarle qualcosa, avvisatra di stare allerta, ma era già troppo tardi. Tutto quello che le stava succedendo in quella orrenda giornata non poteva neppure lontanamente essere intuita troppo in anticipo. Alzò il capo ritrovandosi completamente bagnata, dai capelli alle ballerine lucide, senza alcun preavviso. Aprì lievemente la bocca, mentre gocce gelate scivolavano dai capelli sulla sua fronte e le appannavano la vista. Il venticello prima piacevole ora la congelava sul posto.
"Assurdo."
Tutto quello che le stava succedendo era completamente assurdo.
- Oh, non avevo notato che ci fosse qualcuno sotto... - un voce dal tono melifluo la colpì prima ancora di riuscire a mettere a fuoco le due ragazze che si stavano sporgendo da una finestra sopra di lei - Ma ormai è fatta... E, diciamocelo, dovresti ringraziarmi. Magari ora ti sentirai più pulita, Valois.
Alice strinse i pugni incapace di reagire a quella provocazione con la calma necessaria che una perfetta principessa avrebbe dovuto avere. In compenso avrebbe voluto solo urlarle contro che lei non aveva nulla da ripulire, tanto meno dal momento che non aveva alcun tipo di rapporto con Sean o con Arthur, e di certo non quello che le malelingue continuavano a ripetere nei corridoi dell'Accademia, peggiorando di giorno in giorno.
Una spossatezza innaturale la percosse il secondo dopo la realizzazione che quel supplizio non sarebbe mai finito, almeno non fino a quando Sean non avesse smesso di tormentarla dopo aver raggiunto il proprio fine. E lei era troppo stanca per continua a reggere tutto quello. Odiava quella sensazione di impotenza e di mortificazione immotivata, ma non riusciva a sopportare ancora di più il comportamento di Sean nei suoi confronti.
Perché aveva seguito Arthur quel dannato giorno?
E ora, cosa avrebbe dovuto fare?
Si sentiva tanto stanca e non riusciva più ad afferrarne il motivo. Aveva sempre dovuto sopportare la pressione e gli sguardi invidiosi e meliflui delle altre ragazze, ci conviveva da una vita, ma ora non sapeva più... Non era più certa se a quel punto avesse dovuto ancora continuare a lottare per... Per cosa? Valeva davvero tutta quella sofferenza un amore che non era neppure certa sarebbe mai decollato? La protezione e le attenzioni di Arthur valevano un sentimento più forte di quello che si sarebbe potuto instaurare tra due amici di una vita?
"Per cosa sto combattendo?"
Si portò una mano tra i capelli per tirarli indietro e cercare di respirare. Doveva smetterla. Non poteva tornare in classe ridotta in quel modo, non poteva neppure cercare di mettersi a posto in un bagno qualsiasi con il rischio di incontrare una delle fan del Re Rosso o del suo Principe Bianco, queste ultime avevano acquisito coraggio dopo aver visto cosa le avevano fatto le altre.
Ormai era un bersaglio.
Si strinse nelle spalle e si affrettò in direzione dei Dormitori, con lo sguardo assente di una persona persa in un mondo nuovo e sconosciuto.
Le bugie non le erano mai pesate così tanto.
La sua maschera non le era mai sembrata così impossibile da tenere indossata come in quel momento. Le bruciava così tanto sulla pelle, le scottava il viso e il sorriso sulle sue labbra non le era mai sembrato così fragile e illusorio.
♡♤♡
Il pomeriggio era trascorso molto più tranquillamente della mattinata, Alice si sarebbe aspettata un nuovo faccia a faccia con Sean, ma fortunatamente questo non si era fatto vivo e lei aveva trascorso in tranquillità le ore opzionali di scrittura creativa, felice che almeno lì non ci fosse nessuno che la maltrattasse.
Il corso del professor Faure era frequentato solo da pochi appassionati, un solo ragazzo del Corso A era presente in classe su venti, e con grande dispiacere di Alice, il corso era a rischio cancellazione a causa di questo esiguo numero di iscritti. Certo, ce ne sarebbero potuti essere di più, ma la maggior parte delle famiglie preferivano che i propri figli diventassero persone importanti applicandosi ai corsi opzionali di politica o che si preparassero per prendere in mano le redini dell'azienda di famiglia piuttosto che dilettarsi con le lettere. Ignorando completamente l'importanza di avere una mente creativa e un proprio criterio critico che avrebbero favorito il superamento di qualsiasi ostacolo in qualsiasi ambito.
O, almeno, di questo era convinta Alice.
La ragazza sistemò il quaderno e le penne in ordine sul banco, tirando fuori la lettura che le era stata assegnata e che aveva analizzato con cura. La copertina gialla con su disegnato un giovanotto agghindato in stile novecente mostrava il titolo in nero " Luis Braille - Il ragazzo che leggeva con le dita". Si portò il libro al viso annusando il profumo delle pagine fini, un odore confortante che riusciva sempre a tranquillizzarla.
Uno spostamento d'aria improvviso le fece alzare lo sguardo e mettere a fuoco che il banco poco distante dal suo in prima fila era stato appena occupato da un ragazzo dalla pelle bianchissima e i capelli lasciati un po' lunghi, uno chignon biondo teneva lontani la metà di quei ciuffi ribelli da un viso dai tratti fini, la cui fronte era coperta da una leggera frangia storta. La cravatta un po' allentata rossa era la testimonianza più marcata che l'unico ragazzo del Corso A frequentate Scrittura Creativa si era appena seduto, per la prima volta, in prima fila, di fianco alla principessa dell' Accademia.
La schiena di Alice si irrigidì immediatamente.
Non pensava affatto che fosse un caso, eppure si sforzò di ignorare quella presenza vicina, mentre dal canto suo il ragazzo continuava a osservarla di sottecchio, portandosi un dito alle labbra con fare meditabondo, non troppo convinto di chi stesse osservando con esattezza. Davvero quella era la ragazza che aveva attirato tutte le attenzioni da parte di Reasseou? Sembrava così insignificante. Forse si stava sbagliando.
Appena la lezione fu terminata, Alice per la prima volta in vita sua fu la prima ad alzarsi e uscire di fretta da quella stanza, non sapeva se si stesse immaginando da sola quella sensazione di essere scannerizzata da quello sconosciuto, ma era certa di non voler in alcun modo avere a che fare con nessun altro ragazzo del Corso A, a parte Arthur. La tracolla che le sbattacchiava contro la coscia produsse un suono ritmato che si interruppe bruscamente, appena smise di correre, solo una volta che fu in giardino.
Respirò affondo sperando di non star diventando paranoica.
E se ci fossero stati anche ragazzi interessati a Sean?
Quel pensiero la spaventò ulteriormente, mentre ripercorreva la strada per recarsi alla mensa. Non riusciva neppure a immaginare cosa le sarebbe potuto succedere in quel caso. Ma forse i maschi sarebbero stati meno vendicativi delle ragazze.
Alzò lo sguardo notando un'ombra sbilenca allungarsi dal solito arco chiaro che conduceva al corridoio della mensa e strinse le labbra. Sean era fermo lì davanti, appoghiato con le spalle al muro e le braccia incrociate. Alice decise immediatamente di ignorarlo, notando che c'era già un gruppetto di studenti che stavano per entrare.
Lo superò velocemente, ma un sussurro la bloccò sul posto.
- Scusami...
- Cosa? - Si voltò a guardarlo, notando che stava fissando davanti a se come pochi istanti prima, forse si era solo immaginata la sua voce. Era assurdo che un ragazzo come lui le chiedesse scusa.
- Niente, io non ho parlato. Su, vattene.
Alice strinse i pugni, irritata, come se avesse bisogno che fosse proprio lui a dirglielo poi! Non si sarebbe di certo fermata apposta, se non fosse stata una situazione totalmente nuova per lui, ma probabilmente se l'era immaginato. Voltò di nuovo la testa, ma questa volta la voce le arrivò più forte e netta di prima. Era convinta che questa volta non se lo fosse assolutamente una sua impressione.
- Mi dispiace davvero. So di aver esagerato questa volta. Perdonami.
Quel ragazzo assomigliava sempre di più al Cappellaio Matto, non c'erano dubbi. Si chiese se era il caso di voltarsi e rispondergli di lasciarla solo in pace, ma era quasi sicura che in quel caso avrebbe ripetutola frase di prima facendo il finto tonto. Gli lanciò un'occhiata di sfuggita e notò Sean spostare repentinamente gli occhi e grattarsi la testa, con un'espressione strana in viso.
Era davvero imbarazzato?
- Alice! Sono venuto a prenderti in classe, ma eri già uscita! - richiamò la sua attenzione il Principe Bianco appena apparso dietro di lei, le mise una mano sul braccio sorridendole con dolcezza - Ceniamo insieme?
- Ma certo! - La ragazza si aprì in un sorriso leggero e tranquillo, la calma che il ragazzo le aveva trasmesso con un solo gesto era un balsamo per il suo animo sconvolto.
Prima di entrare si voltò di nuovo per dare un'ultima occhiata a Sean, ma quello era scomparso nel nulla, come se non ci fosse mai stato. Per tutta la cena cercò di rimanere concentrata sulle parole di Arthur, ma la sua mente tornava a pensare all'ultima frase che le aveva rivolto Sean e alla sua strana espressione. Più ci pensava più si convinceva che assomigliasse proprio al Cappellaio Matto, ma questo la confondeva ancora di più. Si stava lasciando condizionare dalla strana mania di Rousseau di affibbiare a ognuno un ruolo di qualche fiaba? Per lei era sempre esistito soltanto il suo Principe Bianco, lo stesso che le stava porgendo l'ultimo pezzo del proprio dolce con un sorriso che da solo avrebbe potuto far sbiadire la luce del sole. Lo stesso che la riaccompagnò in stanza comportandosi come un vero cavaliere e facendole sorgere un sorriso sulle labbra.
Era per lui che stava lottando.
Per il mondo in cui la faceva sentire sicura e perfetta.
Per il suo sguardo dolce he la faceva sempre sentire speciale.
Per la sensazione che lasciava sulla sua pelle il suo bacio delicato sulla fronte.
Ora sapeva che stava facendo la cosa giusta a resistere, a lottare e a continuare a sperare, eppure il pacchetto che trovò sul suo letto appena chiuse la porta la destabilizzò non poco e ancora di più ciò che il biglietto posato sopra la carta bordeaux recitava:
"Tu schiaccialo e io verrò da te in qualsiasi momento, in qualsiasi posto. So che non servirebbe alla vera te, ma alla falsa te sì. S.R."
E il contenuto le fece corrugare la fronte, incerta. A cosa mai sarebbe potuto servire quel coso?
Si rigirò il biglietto tra le mani alla ricerca di una risposta o di una spiegazione, ma notò solo qualcosa scritto sul retro che le fece correre inspiegabilmente uno strano brivido lungo la schiena, a metà tra l'infastidio e la voglia di prendere a calci il proprietario di quella grafia ambigua quanto la mente dello scrittore:
"P.s. Non faccio niente per niente: ogni chiamata, un bacio."
***Angolo autrice***
Mi scuso con tutti per la lunghezza del capitolo, mi ero ripromessa che con questa mia nuova storia avrei cercato di pubblicare capitoli più brevi dei mie soliti papiri... Ma non ho mantenuto la promessa, cercherò di rimediare nei prossimi!
Malgrado questo spero vi sia piaciuto!
Jess💕
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