Three.
- Quindi ti piace fotografare... - dice Marinette dopo aver bevuto un sorso d'acqua dalla sua bottiglietta.
Dopo esserci presentati a vicenda, siamo tornati ai nostri posti ed io, non so esattamente il motivo, le ho chiesto di spostarsi e sedersi accanto a me.
In fondo, il sedile vicino al mio era libero, e non mi andava di passare tutto il viaggio da solo, specialmente non dopo aver conosciuto Marinette.
Annuisco.
Non so perchè le ho detto della mia passione per la fotografia, ma non credo ci siano problemi, visto che non la incontrerò mai più.
- Posso vedere alcuni tuoi scatti? - mi chiede la ragazza sorridendo.
- Certo! -
Prendo tra le mani la macchina fotografica e mi avvicino a lei.
Le mostro le foto che non ho cancellato e più le guardo, più mi tornano alla mente gli odori, i suoni dei vari posti in cui le ho scattate.
Marinette sembra apprezzare il mio lavoro, visto che si gira verso di me con sguardo sbalordito ed esclama:
- Sono strabilianti! -
Ridacchio imbarazzato e rimetto a posto la fotocamera.
- E tu, Marinette? - le chiedo. - Cosa ti piace fare? -
Lei si mette seduta sul sedile in modo da potermi guardare.
- Amo cucinare. E la moda, anche! Ho un quaderno dove disegno, appunto, abiti, completi, accessori...
In più, adoro il lavoro di tuo padre. È uno stilista fenomenale.
Mi sono ispirata tantissimo a lui, non appena la passione per la moda ha iniziato a farsi spazio nella mia vita.
Devi essere molto fortunato, Adrien! -
Sorride.
Il mio sorriso, invece, sparisce in un istante e distolgo lo sguardo, cercando di non focalizzarmi sulla sua ultima osservazione: oh, sì, sono davvero molto fortunato ad avere un padre che mi odia.
Credo che Marinette abbia intuito qualcosa, perchè dopo avermi squadrato, scuote la testa come per scacciare qualche pensiero e poi mi domanda:
- Allora! Cosa farai, a Londra? -
Le spiego il programma per la mia breve permanenza nella capitale inglese, e ovviamente non tralascio la mia intenzione di acquisire scatti di nuovi paesaggi e altro.
Le rigiro la domanda, sono abbastanza curioso di sapere il motivo per il quale ѐ in viaggio.
- Sono qui per alcuni corsi di moda. Devo scoprire più cose possibili sugli stili del resto del mondo per diventare una brava stilista. -
Mi sorprende come si stia aprendo con me, nonostante sia un semplice sconosciuto incontrato su un aereo.
Be'... Non proprio sconosciuto, visto il mio lavoro e quello di mio padre.
Scaccio il pensiero del mio genitore dalla testa, e torno a concentrarmi su Marinette, che non ha smesso di parlare.
Sorrido senza nemmeno accorgermene. Come ho già detto, ѐ veramente carina.
E poi... ѐ bello parlare con lei.
- ...Ma quel che mi dispiace di più ѐ che non sia riuscita a trovare una guida che mi faccia vedere un po' la città. -
Et voilà!
Se questo non si chiama destino...
- Be', potrei farlo io! - le propongo, sperando vivamente in una risposta positiva.
Lei cerca di rifiutare, spiegandomi che non vuole crearmi alcun tipo di disturbo, ma io smentisco alla svelta i suoi dubbi dicendole che per me ѐ un piacere aiutarla.
A quel punto, Marinette accetta e mi ringrazia.
- Non c'ѐ alcun bisogno di ringraziare! Ѐ il dovere di un gentiluomo aiutare le giovani fanciulle! - dico facendo un occhiolino.
In tutta risposta, la ragazza arrossisce e successivamente si mette a ridere.
Solo adesso percepisco la sua vivacità, la sua voglia di vivere e la sua spensieratezza.
Non faccio altro che pensare a quanto vorrei essere anche io come lei: felice.
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