† Capitolo 1 †

La speranza è una creatura alata, che si posa sull'anima, canta melodie senza parole e non finisce mai.
                                       Emily Dickinson
Tiffany Stark.
Lunghi capelli biondi.
Occhi verdi.
Carattere introverso.
Ottima pianista.

Era così che la gente descriveva la ragazza, non la si poteva descrivere con un solo aggettivo, era impossibile, eppure Derek Evans c'era riuscito: unica.
Non era speciale, perfetta, bellissima o altro, era semplicemente unica.
L'unica che lo faceva sorridere, l'unica che lo capiva, l'unica che avesse mai amato.
Ovvio, c'era voluto un bel po'. Ma meglio tardi che mai? Giusto?

Non aspettatevi la solita storia bad boy e ragazza acqua e sapone.
Perché questa è la storia di Tiffany e Derek, ed io sono qua per raccontarla.

Don't fall

La prima volta che Tiffany entrò nella scuola per ragazzi problematici di Londra aveva sedici anni, gli occhi spalancati dalla paura,la mascella serrata e la gola secca.
Neanche due giorni prima fantasticava con l'amica Stacy sulla sua nuova vita e Londra, e dopo sedici ore di viaggio si ritrovava in una scuola per dei problematici.
Sua madre che il giorno prima l'aveva svegliata con un bacio sulla fronte e una carezza, l'aveva costretta a salire sù un camion grigio insieme ad una valigia.
Entrò nell'istituto insieme ad altre ventisette ragazze della sua età, davanti alla fila c'era un uomo tarchiato con dei grossi baffi, se non fosse stato per quegli occhi freddi come il ghiaccio Tiffany avrebbe anche potuto trovarla una figura divertente. Arrivarono di fronte a una sala gigantesca tutta grigia, l'uomo tarchiato le invitò ad entrare,poi le mise tutte in fila.
«Benvenuti all'istituto Santa Teresa per ragazzi problematici. Io sono Storm, il vice direttore, prima di incominciare ad assegnarvi le stanze vi spiego cosa succederà da adesso in poi , tutti gli abiti che indosserete saranno grigi, potrete usare il computer per inviare un' email solo una volta al mese, la prima volta, sarà questa domenica. E se causate qualche guaio, vi portiamo nella torre per giovani delinquenti» si fermò un attimo come per godere l'effetto di quelle parole e poi riprese «adesso vi affido le stanze.
... ... ...
Collins e Stark camera 13
... ... ...» non appena Tiffany sentii pronunciare il suo nome corse verso la camera numero 13.
La sua compagna di stanza era già lì che metteva dei vestiti nell'armadio della stanza, era molto carina occhi nocciola, capelli castani, corpo formoso, era perfetta «ciao, io sono GiGi, con tutte e due le G maiuscole»disse mostrandole il tatuaggio sul braccio GiGi «e tu?» «Tiffany»rispose lei tutta tremante tendendole la mano «che giorno è oggi?» chiese poi «giovedì»le rispose GiGi. Giovedì. Mancava poco a domenica, giá si immaginava la scena, lei che mandava l'email e sua madre che veniva a riprenderla, sarebbe finito tutto lì, l'Istituto sarebbe stato solo un brutto ricordo.
Proprio in quel momento arrivò un ragazzo dai capelli rossi con due vestitini grigi «metteteli e poi andare al secondo piano»disse.
Le due ragazzi indossarono le vesti e poi andarono al secondo piano, erano state le seconde ad arrivare, davanti a loro c'erano una ragazza dai capelli rossi e una mora che stavano mormorando qualcosa, Tiffany decise di rompere il ghiaccio «piacere, io sono Tiffany Stark» disse porgendo una mano alla rossa che degnandola di un misero sguardo disse «e io sono una alla quale non frega un cazzo di che sei tu» Tiffany ritrasse la mano tutta rossa e disse« certo che sei proprio un'oca» la rossa rise«come scusa? Tesoro, stai parlando con Dyana Rose,in confronto alla quale tu sarai sempre una lurida perdente» Tiffany diventò ancora più rossa e disse «bene, e questa lurida perdente sta dicendo a quest'oca viziata di chiudere il becco.» la reazione della ragazza fu proprio quella sperata, Dyana spalancò la bocca e poi la richiuse, proprio in quel momento arrivavano anche le altre ragazze accompagnate da Storm e una donna con un lunghissimo naso adunco e dei capelli bianchi e ricci «lei è la preside Trust» la presentò Storm. La preside passò davanti a tutte le ragazze come per esaminarle, aveva degli occhi più freddi di quelli del vice preside.
Storm,» disse « vi avrá senz'altro avvisato che io pretendo disciplina e ordine. Ogni mattina vi alzerete alle cinque per lavorare dalle sei alle nove e avrete lezione dalle nove . Alle dodici pranzerete e all'una riprenderete le lezioni fino alle tre. Alle sei vi farete il bagno è alle otto si cena intesi? Bene, se l'ora non mi inganna, sono proprio le otto, andate in mensa sù»

La mensa era una stanza gigantesca piena di tavoli giá imbanditi con i piatti pieni di cibo«vieni» le disse GiGi «la c'è il tavolo 12-13» Tiffany si avviò con la compagnia verso il tavolo, poco dopo arrivarono anche due gemelle dai lunghi capelli corvini, erano identiche,se non per gli occhi, la prima li aveva verdi, la seconda azzurri «salve» disse quella con gli occhi verdi«io sono Cece, e lei è Coral» «piacere, io sono Tiffany»«io sono GiGi, con tutte e due le G maiuscole»disse mostrando anche a lori il tatuaggio sul braccio GiGi.
Coral rise e disse «anche Cece ha un tatuaggio, proprio sul collo» mentre Cece mostrava il disegno di un'aquila disegnata sul collo.
Mentre le gemelle si accomodavano le porte della mensa si spalancarono, e vi entrarono una trentina di ragazzi in uniforme grigia, che ridevano,scherzavano e si davano pacche sulle spalle. «ma questo non è un'istituto femminile? » chiese Tiffany «lo è, solo che a mensa vengono anche i ragazzi. I due istituti sono collegati» spiegò Coral mentre incominciava a mangiare la pasta al pomodoro.
Tiffany osservò i ragazzi è uno la colpì in particolare, era un ragazzo magro, pallido, dai lineamenti duri, gli occhi neri come il carbone e i capelli tinti un po'di blu.
Cosa stai guardando?» Le chiese GiGi «ehm, niente» «sicura, avevi una faccia strana» «no ,no, sto bene» «se lo dici tu» detto questo la cena proseguì tranquillamente finché Coral non chiese «allora GiGi, come ci sei finita qua?» a Tiffany andò di traverso la pasta al pomodoro e incominció a tossire, mentre GiGi incominciava a raccontare «avevo sei anni, quando, mio padre morì, tornava sempre tardi a lavoro, diceva che aveva molto da fare. Un giorno mio fratello Milo è andato a trovarlo a lavoro, e quando è tornato, era molto scosso, considerate che all'epoca aveva solo novo anni ed io sei.

Poi Una notte sentimmo dei rumori provenire dal piano di sotto, io e Milo ci nascondemmo sotto il letto e sentimmo le urla di mia madre e di mio padre, quando poi le urla e i rumori cessarono io e Milo siamo scesi, non vi dico cosa abbiamo visto, mia madre era a terra che ansimava, mentre mio padre era morto steso su una pozza di sangue» la sua voce si fece più debole « una settimana dopo scoprimmo che si era messo in brutti giri, aveva un sacco di debiti e passava la notte nei bar a scopare qualche troia, quando stava via era perché commetteva qualche piccolo crimine per saldare i suoi debiti. Il giorno in cui Milo lo andò a visitare, non lo trovò intento a lavorare, ma lo trovò ubriaco mentre si faceva la segreteria.» «e vostra madre ?» chiese Cece con un filo di voce. L'espressione di GiGi si tramutò in autentico disgusto «lei era una debole, neanche tre settimane dopo si buttò giù dal balcone di casa nostra, io e mio fratello finimmo in orfanatrofio. A tredici anni poi, venni adottata da una donna che si chiamava Susan, ma mio fratello non venne, ed io questo non lo accettai, causai dei danni, mi facevo mettere in punizione e maltrattavo loro figlia Jenny finché non mi anno spedita qui. E voi, come ci siete finite qui?» le gemelle si scambiarono uno sguardo d'intesa e Coral parlò «i nostri genitori avevano uno zoo, io e mia sorella amavamo quel posto,in particolare amavamo una tigre venuta dalla giungla quando era solo una cucciola, l'avevamo chiamata Iris. Poi un giorno però, il bullo Del quartiere venne a visitare lo zoo, si chiamava Bruce, ed era un gran figlio di puttana. Quel giorno io e Cece l'abbiamo sorpreso mentre stuzzicava Iris, gli abbiamo detto di smetterla, e lui ridendo si è messo a darle ancora più fastidio. Allora io e mia sorella gli siamo saltare addosso e siamo riuscite a fargli qualche taglio è un occhio nero. I nostri genitori ci punirono a vita. Poi un giorno, Cece lo vide mentre prendeva a pugni un ragazzino, cercammo di farlo smettere con le buone, ma quando poi mi mollò un pugno, partimmo all'attacco, non so come abbiamo fatto, ma siamo riuscite a mandarlo in ospedale, e adesso eccoci qua» «e tu Tiffany, cosa hai fatto?» Tiffany divenne tutta rossa e rispose «non lo so» GiGi scoppiò a ridere «come non lo sai?» Tiffany abbassò lo sguardo «non lo so, è mia madre che mi ha spedita qui senza motivo...». Dopo essersi sfogata e aver raccontato alle ragazze la sua storia Tiffany si sentii finalmente libera.

Angolo Autrice 🙈
Spero che come primo capitolo non vi abbia fatto molto schifo 😁.
Aggiorno solo di mercoledì, venerdì e il weekend.

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