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13 ore 16 minuti e 42 secondi a domani, chiunque stava pensando a quello. Erano passate ore dentro la sala comando, ormai il programma della missione era stato stabilito.
Si allontanò a gran passo dalla base, era infuriato con tutti, soprattutto con Leila, Finn continuava a non capire il senso del loro piano. Sì, ne era a conoscenza, la sera prima aveva sentito un breve colloquio tra Leila e Luke. Non riusciva a credere che potessero lasciar Rey nelle mani del Primo Ordine, era inconcepibile. Quando si sdraiò nel letto non riuscì a prendere sonno, la sua mente glielo impediva; in quel momento prese una decisione, fatta di puro istinto, sapeva che non era giusto nei confronti dei suoi compagni interferire, ma doveva. Quando tentò di riprendere sonno un paio di ore più tardi gli fu più difficile addormentarsi.
Ora, a missione compiuta, si trovava in una brutta posizione: o diceva cos'aveva combinato o restava zitto e aspettava. In ognuno dei due casi le conseguenze sarebbero state gravi, a differenza che la prima situazione era evitabile, la seconda no.
Era passato solo un giorno dalla cattura di Rey e lui era già impazzito.
-Non puoi cercare di farlo ragionare? Tu sai cosa potrebbe fare adesso, Luke.-
Il fratello alzò la testa dalle mappe digitali appena sentito il proprio nome.
-Io posso anche saperlo, ma alterare il suo percorso non è cosa che mi è concessa. È stata tua la scelta, e di Rey, io sono solo in grado di consigliare.-
-Allora parlargli. Fin'ora Finn non ha fatto altro che cercare di evitare tutti, penso che possa fare qualcosa di avventato - Leila era preoccupata a dismisura. Rey era su quella nave da troppo tempo. Quando avevano discusso del piano non erano a conoscenza di nulla, erano solo certi che i rischi non erano troppi, sapevano i progetti della nave, sapevano di poter riuscirci. Ora la situazione era diversa: sapevano i rischi, ma era troppo tardi. L'impossibilità di poter far qualcosa era insopportabile.
Poi l'espressione sul viso di Luke cambiò, da pensierosa divenne seria in poco tempo, Leila se ne accorse.
-Cosa succede?-
-Rey è in pericolo. Non può restare lì ancora a lungo.-
-Cosa le è capitato?-
Luke rivolse uno sguardo serio a Leila e lei capì, si sedette in silenzio e si mise ad osservare il tavolo cosparso di progetti.
-Lo sai, non possiamo sempre controllare tutto.-
Kylo era restato immobile, si sentiva il suo respiro nel totale silenzio che era calato.
Rey sapeva di doversi alzare, muoversi, scappare via. Non doveva restare lì. Eppure il ghiaccio dentro le sue vene era così freddo che temeva, se si fosse mossa, di esplodere in mille schegge.
Ren continuava a fissarla con aria assente, come se guardarla potesse dargli conferma del mostro che era diventato per sua stessa scelta. Passarono così i primi minuti: silenziosi e pieni di tensione.
Ora non sentiva più quella forza opprimente di prima, era come se Rey potesse sentire i suoi pensieri. Rabbia, odio, rimorso mescolati assieme; non riusciva a trovare una definizione logica alla confusione nella sua testa.
Si sentì strappata dalla realtà, precipitò di nuovo nel buio per poi schiantarsi su una superficie fredda di metallo.
Sì alzò rischiando di inciampare in qualcosa, o meglio, qualcuno sdraiato a terra ai suoi piedi. Non sapeva chi fosse, ma si chinò comunque per vederne il viso. Scostò di un poco il mantello che copriva il volto, la sua reazione fu puramente instintiva: si allontanò velocemente di qualche passo incredula. I lineamenti erano gli stessi, ma più morbidi, sembrava tutta un'altra persona vista in quel modo. Il viso era rilassato, ma un grande graffio ricopriva la guancia sinistra e la cicatrice che gli aveva procurato da sopra l'occhio e proseguiva in diagonale verso la parte opposta era ben visibile. Della polvere si stava alzando da terra, per la prima volta si guardò attorno; non riconosceva il posto, ma avvertiva un senso di pericolo, qualcosa che diventava sempre più vicino e più temibile. La stanza non era propriamente definibile tale, era più un cubo metallico con poca luce e freddo. Si avvicinò di nuovo al ragazzo, questa volta con cautela, e constatò che, oltre le apparenze, respirava pesantemente. Era tutto tranquillo.
Non sapendo che fare si mosse contro la parete e si sedette a guardarlo. Inclinò la testa leggermente di lato e cadde verso destra. Ora era in una sala molto grande, buia, opprimente, la intimoriva. Girò un paio di volte su sé stessa finché non udì un rumore provenire da dietro di lei. La porta ad una quindicina di metri di distanza si aprì e un'ombra ne oltrepassò la soglia. Ora era come se lo ricordava: passi decisi, volto nascosto e determinazione per qualcosa che era del tutto sbagliato.
-Leader Supremo. L'arma è ormai pronta, presto la Ribellione sarà morta.-
-Tu sottovaluti i tuoi avversari, state attenti alle loro mosse.-
La voce di Snoke comparve con la sua immagine, era enorme, ma visto che sembravano non notarla Rey restò ferma a poca distanza da Kylo Ren.
-Sì, mio signore.-
Il suo sguardo era vuoto, Rey non capiva se essere lì fosse giusto per lui, aveva potuto aver tutto anche senza passare dal Lato Oscuro, ma aveva scelto la forza più difficile da controllare, perché se sei debole ti può prendere, è come se d'un tratto ti sentissi consumato, poi non riesci a contenerla, ed è lì che non puoi più tornare indietro.
-La ragazza, sai cosa devi fare.-
-Sì.- la convinzione in quell'affermazione stupì Rey.
-Non farti condizionare da nulla, io so cosa può fare. È potente.-
-Ma io so che posso combatterla, ora posso. La porterò dal Lato Oscuro.- non poteva riuscirci, Rey non ne era del tutto sicura, ma sapeva che se ci avesse tentato sarebbe stato difficile per lui, se non impossibile.
-Io non dubito delle tue capacità, ma provo incertezza sulla tua persona. Non sei ancora riuscito a lasciarti tutto alle spalle.-
Kylo esitò, ma non voleva dar ragione a Snock, voleva dimostrare più a sé stesso che a chiunque altro di essere migliore, anche se in realtà stava piano piano cadendo sul fondo del dirupo in cui si era lasciato cadere.
La scena cambiò di nuovo, non vi era più oscurità, al contrario le stelle gettavano una luce intensa sul pavimento di pietra bianca che si estendeva sotto i piedi di Rey.
Si distingueva una figura in lontananza, la brezza stava scompigliando i suoi capelli neri mentre era rivolto verso di lei.
Non capiva cosa ci facesse lì, perché si trovava lì, lei non doveva essere in quel posto.
Lo conosceva, il luogo, ma non riusciva a spiegarsi il perché anche lui ci dovesse stare.
Si avvicinò con cautela, aveva paura che da un momento all'altro sarebbe caduta di nuovo. Ora vedeva bene oltre Ren: una ringhiera si affacciava a diversi metri d'altezza sul mare, stranamente calmo, e vedeva il riflesso della luna sull'acqua, l'odore salmastro disperso nell'aria.
A Rey sembrava di riconoscere quel posto, ma non ne era sicura, le sembrava solo il luogo perfetto in cui stare.
Forse ora riusciva a capire: non era un ricordo, era più un'immagine presa dalla sua mente e distorta, anche se le sembrava di appartenere a questo posto sapeva che non era reale.
Era come mescolare due cose completamente diverse. Ciò che immaginava Rey era solo un mare in tempesta, Kylo invece, lei si rese conto solo in quel momento delle alte mura che li circondavano, aveva portato la propria repressione per sé stesso, trasformata in una sorta di prigione per quella parte di sé che, nonostante tutto, era riuscita a resistere.
Si fissavano negli occhi, quelli di lei riflettevano la luce, quelli di lui erano sommersi dal buio della propria ombra.
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