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-Tutto dovrà finire, altrimenti nulla potrà iniziare-
(Doctor Who)

Il terreno sembrava tremare anche se in realtà era l'illusione ingannevole del terrore muto che riempiva l'aria. Un sussurro del vento tra le foglie che strisciando l'una sull'altra si scambiavano parole come sibili, premonitori di una tempesta ormai poco lontana.
Non provate paura, essa vi indebolisce, oppure rischiate, provatela, e forse vi rafforzerà. Non cercate una via d'uscita, inciampare è semplice mentre si corre.
In quel momento Ben desiderava disperatamente una via d'uscita, una qualsiasi cosa che lo portasse via.
Purtroppo la realtà è così: ti trascina inevitabilmente con sé.

-Finn!- Rey urlò quel nome come se la sua voce non fosse più abituata a pronunciarlo mentre entrava in sala comando e velocemente si dirigeva verso di lui. Si fermò vicino al tavolo olografico, prese un respiro e cominciò a parlare, velocemente e in modo sbrigativo, come se volesse subito le risposte e per quei pochi secondi a Finn sembrò di rivedere Rey com'era prima: decisa.
-La base 2 è distrutta, le sonde anche, il generale è scomparso...adesso dimmi perché non mi hai avvisato.-
Rey vide l'amico sorridere leggermente -Se avessi aspettato qualche minuto, stavo per partire con una piccola flotta e sarei venuto a chiederti se volevi venire anche tu.- lei rimase interdetta e rimase senza sapere cosa dire.
Sorrise anche lei, le mancavano questi momenti, erano strani e con quel divertente che rendeva le giornate meno pesanti. Poi divenne improvvisamente seria, la fronte le si corrugò e indietreggiò mentre con le mani si teneva la testa, presa da un forte mal di testa. Stava perdendo l'equilibrio, ma non cadde, fu fermata prima che toccasse il suolo. Finn la sorresse e lasciò che Rey si appoggiasse a lui.
La vide portare le mani a stringere la testa e di colpo le gambe le cedettero, constringendola a scontrarsi con il pavimento freddo della stanza. Finn si abbassò e fissò i capelli di Rey che ricadevano attorno al suo volto, aveva un espressione confusa e...ferita in quel momento.
-Rey- un semplice sussurro, pronunciato istintivamente, senza pensare, ma lei non si mosse.
-Avvisa i piloti.- Rey lo disse a bassa voce, ancora intenta a sopportare il dolore alla testa. Era sempre così, ogni volta era insopportabile, quelle stramaledette visioni, non riusciva ancora a controllarle del tutto.
-Cosa?...-
-Finn avvisa i piloti!- Rey alzò la testa e rivolse all'amico uno sguardo preoccupato, ciò che aveva visto era stato dolore e fuoco, l'aria bruciava e i fiocchi di cenere ricadevano al suolo come quando la neve inizia a scendere, in un primo tempo lenta e lieve, poi pesante e veloce, di quel tipo che ti circonda fino a soffocarti.
I pochi ufficiali presenti guardarono Finn in attesa di una risposta. Un cenno del capo e le loro espressioni si tramutarono, divennero serie. Aline, una ragazza che era alla postazione di rilevamento, fu la prima a muoversi, dirigendosi quasi di corsa verso l'hangar. Quasi inciampò per le scale e quando arrivò di fronte alle navi le parole le morirono in gola.

Ben non era mai stato troppo nervoso, forse ansioso, ma il nervosismo era qualcosa che non si aspettava di provare.
Non sapeva come si era ritrovato di fronte al Falcon, era strano non vedere nessuno in giro, ma la maggior parte degli ufficiali, a quanto ne sapeva, era accupata all'esterno dell'edificio, dove si stava accumulando un gran numero di piloti.

I vetri non erano più rotti, i cavi non pendevano più dal soffitto, ma l'aria che si respirava all'interno di quella nave era sempre la stessa, pesante e leggera contemporaneamente.
I ricordi tornarono a galla tutti in una volta. La fuga, la preoccupazione, il gelo, la caduta, tutto, ogni cosa che aveva vissuto tra quelle pareti metalliche sembrava così lontano, così distante e, per qualche ragione, desiderò provare di nuovo quelle emozioni, desiderò sentire ancora la paura, la rabbia, come se solo con essi si sentisse...male, sì, si sentiva male, ma bramava ancora quelle emozioni distruttive.
Ora era tutto cambiato e lo sapeva, non poteva perdersi ancora, non se lo poteva permettere, solo per un errore di percorso, solo per lei.
Fece qualche passo, portò le mani tra i capelli per poi lasciarle ricadere pesantemente lungo i fianchi prima di prendere un respiro e scendere dalla passerella, ritrovandosi, mentre continuava a camminare, in un corridoio deserto.
Stava salendo delle scale, a quanto si ricordava erano quelle che conducevano alla sala comando, quando una ragazza non gli andò quasi a sbattere contro e per poco non inciampò.
Lei non si fermò neanche per chiedere scusa, continuò a correre. Non fece in tempo a fare altri due scalini che qualcun altro gli andò addosso, questa volta però la piccola figura che stava scomparendo nel tessuto della sua giacca non continuò a correre, ma si fermò come se il vento che la stava spingendo si fosse arrestato di colpo, lasciandola senza niente a sorreggerla. Rey affondò completamente il viso nei suoi vestiti, quasi togliendo il respiro a Ben, che non riuscì a bloccare le proprie braccia, queste la circondarono e improgionarono e solo in quel momento Ben si rese conto che il momento era arrivato. Lo capiva dal suo respiro, dal fatto che non stesse piangendo, dal fatto che avesse solo bisogno di appoggiarsi a lui un'ultima volta.

C'erano dei passi, stavano riempiendo l'aria. Rey, prima che li raggiungessero, si staccò da Ben per guardarlo in viso.
-Pronto?- lui fece un piccolo segno con la testa, come a dire di sì, ma era ovvio per lei che non lo fosse del tutto, nemmeno lei lo era. In fondo nessuno è mai pronto all'ultimo passo, chi non vorrebbe fermarsi e dire di no, che non vuole proseguire perché non ce la fa più, perché è convinto che se andasse avanti crollerebbe; ciò che è tenuto nascosto ad ognuno di noi è il semplice fatto che abbiamo sempre qualcosa da dare, anche quando ci sentiamo sfiniti e non ci si rende conto di questo fino a quando non ci si trova al limite.

Arrivati all'hangar fu a dir poco strano trovarsi in mezzo a tutto quel via vai di persone, Rey aveva passato pochi giorni da sola, ma erano bastati a farla sentire un pesce fuor d'acqua quando si ritrovò di nuovo in quella confusione. Si diressero al Falcon e, poco prima di salire, Rey si voltò, trovando gli occhi di Finn a diretto contatto con i suoi. Lui era a decine di metri di distanza, vicino al suo Ala-X, o meglio, quello che doveva essere stato di Poe. Avvertì una fitta, come se qualcosa di pesante le si fosse appoggiato sul cuore. Non poteva eliminare quei ricordi e lo sapeva, sarebbero sempre rimasti, inevitabilmente.
Una mano si appoggiò alla sua spalla, facendola sussultare leggermente.
-Dopo tutto questo, cosa succederà?- chiese a Ben.
-Dobbiamo ancora superarlo- era fin troppo realista quell'affermazione, troppo difficile da accettare, ma era vero, dovevano ancora superare quest'ultima prova.

Si voltò e per la prima volta si sentì insicura a salire su quella nave, come se ci fosse qualcosa di sbagliato, sapeva che qualcosa sarebbe successo, ma per quanto si sforzasse non riusciva a capire cosa, era una sensazione strana, che la deconcrentrava.

Ben fece passare una mano tra i suoi capelli, morbidi al tatto, e avvertì il respiro di lei arrestastarsi per poi ripartire.
Q

uando la attirò a sé, portando l'altra mano attorno alla sua vita, sentì di nuovo quella scossa, gli faceva sempre quest'effetto.
-Aspetta.- sussurrò Rey portando la mano alla propria cintura, per poi porgere a Ben l'impugnatura della sua spada.
-Il cristallo al suo interno. Non mi importa la sua natura, appartiene a te.-
Ben l'afferrò incerto e l'agganciò alla cintura che portava.
-Me l'ha data Luke, dice che le nostre spade sono state ritrovate tra i resti della nave.
...so che non dovrei dirlo, ma sto provando una paura folle per ciò che ci aspetta, eppure non mi sento terrorizzata...è più come se mi sentissi obbligata a provare questo.-
Gli occhi di Ben si fissarono su quelli di Rey, erano intimidatori e lei si sentì improvvisamente incatenata, impossibilitata dal muoversi.
-Non dovresti esserlo-
-Eppure lo sono-
-Allora lo ripeto: non esserlo.-
Ben si avvicinò, ma lei fu più veloce e, anche se dovette alzarsi in punta di piedi, fu lei a baciarlo.

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