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Un passo dopo l'altro sentiva l'ansia salire dentro di sé.
No, non era proprio ansia, era più paura in quel momento.
Non sapeva dove fosse, aveva girato due volte a destra e tre a sinistra in cerca di un qualcosa che potesse aiutarla.
Non si spiegava l'assenza apparentemente totale dell'equipaggio.
Era ancora più sola di quanto lo fosse prima.
Poi una sagoma, sdraiata a terra, giaceva al centro del corridoio, non si muoveva, apparve dopo aver svoltato l'ultimo angolo. Non ci stette a pensare molto, aumentò il passo e la raggiunse; ciò che vide la terrorizzò completamente: Poe Dameron aveva lo sguardo fisso nel vuoto, un graffio gli percorreva la guancia destra, una chiazza rossa stava a segnare una ferita sul fianco. Era una scena orribile,lui non poteva essere lì, il suo corpo no di certo. Lo stava osservando con rimorso, non si capacitava di esser stata in grado di ciò, nel momento in cui era successo non era più lei, qualcos'altro aveva preso il controllo, era stato come se una parte di lei traesse potere da quell'azione e che la spingesse a continuare.
Non riusciva più a guardare, prese a correre.
Si fermò a metà di un corridoio, girò su sé stessa svariate volte, ma nulla, nessuno osava comparire nella sua visuale.
All'improvviso cadde a terra, rannicchiata contro la parete, gli occhi chiusi nel tentativo di non rivedere più quei corridoi vuoti o il sangue sulla tuta di Poe.
Non voleva più star sola, non in quel modo, una qualunque presenza sarebbe andata bene.
I singhiozzi arrivarono a metà tra un tentativo di soffocamento e di un urlo. Teneva ancora gli occhi volti verso l'oscurità.
Poi dei passi, veloci, incerti, comparvero dal nulla.
Divennero sempre più forti, si arrestarono di fronte a lei.
Una mano le sfiorò la sua e solo allora alzò la testa.
Non poteva essere lui di fronte a lei, sembrava diverso, non aveva lo sguardo pieno di odio verso sè stesso come al solito, era cambiato, non sapeva decifrare la sua espressione.
Lui si tolse un guanto e appoggiò la mano sulla sua guancia per poi fissarla negli occhi e sussurrarle poche parole. -Svegliati Rey. Non è tua la colpa, svegliati ora.-

Un respiro pesante le stava vicino, era fastidioso. Si sentiva sudata, aveva un gran mal di testa e le coperte le si erano aggrovigliate attorno alle gambe come rampicanti.
Sebbene il sogno appena fatto l'avesse turbata, preferì non muoversi. Avvertiva le proprie le guance umide di lacrime.
Sentiva però qualcosa, era alla sua destra, la fonte del respiro fastidioso.
Facendo finta di essere ancora a metà tra il sonno e la realtà si girò da quel lato e socchiuse gli occhi per vedere chi c'era.
Una sagoma scura si delineava a poca distanza da lei, dapprima non ci volle dar peso, si sentiva ancora stanca e debole, se Kylo Ren avesse voluto dirle qualcosa avrebbe aspettato, dopotutto lei era sua prigioniera, cosa che, ora che ci pensava, la portava ad odiarlo ancora di più.
Piano piano si rese conto della situazione: lui non poteva stare lì, era fuori discussione che potesse trattarla malamente e poi fare il sorvegliante dei suoi sogni, per quanto si potessero definire tali, erano più incubi che altro.
Stava per rivolgergli alcune frasi sgarbate quando qualcun'altro entrò nella stanza.
Il generale Hux si diresse al centro della stanza.
Rivolse un occhiata veloce a Rey e poi si soffermò su Kylo Ren con sguardo truce, si notava che aveva ben poca simpatia per lui, stessa cosa pareva per Kylo.
-Signore, siamo a poca distanza dalla base, dovremmo segnalare la nostra presenza al Primo Ordine.-
Kylo spostò la sua attenzione dalla ragazza e si soffermò a pensare per qualche secondo.
-Aspettate ad avvisare il Leader Supremo. Rallentate di velocità, dovremmo avere un'ora in più se si portano i motori al minimo. La ragazza è ancora debole, non può incontrare Snoke in tali condizioni, farebbe sembrare la nostra missione un'inutile inseguimento di un Jedi mal ridotto; deve dimostrare di essere forte di fronte a lui, tu lo sai.- rivolse uno sguardo d'intesa al generale per poi congedarlo con un segno della mano.
Appena non vi furono più i suoni dei suoi passi si alzò e si diresse verso la porta, si fermò rivolgendo le spalle a Rey.
So che sei sveglia, rimarrai qui ancora un'ora, non di più.
Lo sentì mentre stava cadendo di nuovo nel sonno, solo che non stava parlando, la telepatia era una cosa normale le aveva detto Luke, ma il fatto che fosse lui ad entrare nella sua testa non le piaceva affatto.



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