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_=L'abitudine porta ad accettare il male e noi siamo troppo abituati ad esso.=_
(Don't be afraid)
-Non lasciare che ti controlli.- lo fissò e si sentì crollare, consapevole che non sarebbe caduto mai più, o almeno così credeva.
Erano sempre le stesse parole, le stesse immagini ripetute di continuo, sembravano non voler smettere mai. La voce era calma, sicura, non ricordava molto di quel giorno, l'ultimo prima che sparisse...o forse sì, forse aveva solo sepolto e lasciato sotto terra quei ricordi.
Ma non aveva dimenticato nulla, lo sapeva, rammentava di alcune giornate trascorse a prendere colpi contro il duro pavimento della sala per gli allenamenti, di alcune fughe tra gli alberi che circondavano l'edificio...e poi i giorni più bui. Gli erano cascati addosso di colpo, ma in un certo senso sapeva che l'ombra aveva iniziato ad arrampicarsi su di lui da molto tempo. I passi da incerti erano divenuti sicuri, ma la sicurezza era solo un'altra maschera, il sangue lo ricordava, ricordava i corpi che scivolavano a terra, il tonfo sordo che udiva ad ogni caduta, l'orrore misto alla sensazione di potere che aveva provato.
Provò come una scossa, un brivido, come se una parte di sé bramasse ancora quella sensazione. Ogni tanto qualche suono stridulo proveniva dai sistemi, lo facevano rabbrividire.
Era stanco, per la prima volta avvertiva il peso di tutto ciò che gli era successo, di cosa ancora doveva affrontare.
Era ferma, ma non sembrava più incosciente, no, non lo era.
Aveva ancora la sensazione di elettricità addosso, il contatto veloce delle loro labbra, gli sguardi incostanti.
È così che si succedono sempre gli eventi: prima sembra che tutto vada avanti, poi ogni cosa che ti sembrava stabile ti crolla addosso senza preavviso.
Era ciò che era successo ad entrambi, tutto troppo velocemente, troppo di fretta, il tempo sembrava assente, come se tutto fosse irreale, un'illusione.
E le incertezze erano molte, troppe forse.
In qualche modo si sentiva fragile, fragile mentre era lì fermo vicino a ciò che lo rendeva tale, perché non sapeva come fare a non pensare, voleva bloccare quegli stupidi pensieri confusionari che gli si aggiravano nella testa da quando tutto era iniziato.
Nonostante fossero a velocità luce, forse al sicuro, sentiva come se alle sue spalle ci fosse ancora quel profondo precipizio senza fine ed era strano che non temesse di cadere, ma di trascinare giù con sé, nell'intento di non precipitare, lei. Ora si rese conto dei suoi occhi aperti, era rimasto incantato a fissare un punto indefinito sul suo volto troppo a lungo.
Non sapeva bene come reagire visto che lei non disse nulla, Rey si limitò a girare la testa di lato e chiudere le palpebre strette mentre stringeva il tessuto della coperta.
Ben, insieme preoccupato e incerto nei movimenti, scostò di poco il tessuto.
-Devo cambiare la fasciatura, hai male?- disse mantenendo la voce bassa. Lei non rispose, forse era scontato che fosse così. Le rivolse un sguardo, uno solo, e rimase lì, fermo. Perché non riusciva a muoversi? Perché?
Rey restava con gli occhi fissi nei suoi e i brividi sembravano percorrere ogni centimetro dei loro corpi.
Entrambi lo sentivano, lo percepivano.
-Cosa...sta per succedere?- sussurrò lei. Non ci fu risposta, non riusciva a parlare, a Ben sembrava di essere spinto a terra mentre avvertiva una strana sensazione. Luci, suoni, esplosioni, urla, passarono tutti come scatti veloci e non ci fu molto da dire, il silenzio sembrava riempire ogni pensiero e ogni respiro, forse l'aria stessa stava cercando di soffocarli, o perlomeno così gli sembrava.
-Non posso, non riesco a farlo, ho paura.- aveva risposto così, lo ricordava, gli occhi ormai distanti.
Il brusio non smetteva, era costante e sembrava che ogni tanto alcuni ufficiali si lasciassero sfuggire qualche frase a voce troppo alta.
-Le posizioneremo nell'orbita del terzo pianeta, è abbastanza distante. Nel frattempo alcuni piloti provvederanno alla preparazione per l'evacuazione, sempre sperando che il tempo basti.....notizie da Chube?-
Chiese Leia a C-3PO mentre illustrava i piani ad alcuni ufficiali.
-Non farà ritorno prima di 4 ore, R2D2 dice che vi sono interferenze, per un po' non avremmo più contatti.-
Il droide dorato si rivolse al generale, Leia aveva scordato cosa volesse dire trovarsi al centro della battaglia per alcuni secondi e sapere di non avere contatti esterni la fece sentire ancora più isolata, soprattutto ora che sentiva un peso sul petto che non la lasciava da quando aveva sentito quella voce, la sua.
I ricordi facevano male, ma la concentrazione era d'obbligo e si sforzò di scacciare ogni distrazione, non che potesse accantonare tutto, ma provare ad allontanarli era il minimo che potesse fare.
Guardò in faccia ogni tenente, pilota, ufficiale che riusciva a scorgere, poi, seppur si sentisse la gola secca, parlò -Ascoltate.- ci fu silenzio -So che sarà tutto molto impegnativo, lo è sempre stato...ma, sappiate che, qualunque cosa possa succedere, voi, noi, sappiamo ciò a cui andiamo incontro, io capisco ogni esitazione, ma so anche che, anche se ve lo chiedessi, voi non fareste mai un passo indietro.
Perciò ora andiamo a posizionare quelle sonde, dobbiamo sbrigarci. Di certo ci raggiungeranno, siate pronti per un combattimento a terra.- con convinzione pronunciò ogni parola e, anche se lei non ci credeva, molti vedevano ancora il suo coraggio e, in un certo senso, sapevano che tutti erano coinvolti e tornare indietro non si poteva, ognuno di loro sapeva: forse non si sarebbero rivisti, ma era quello che avevano sempre fatto, loro avevano sempre combattuto ignari di come tutto si sarebbe risolto, non si vedeva motivo per non farlo ancora, un'ultima volta, insieme.
Lasciarono tutti la sala comando e si diressero all'hangar, sbrigarono le ultime cose e due Ala-X partirono.
Leia li osservò finché potè prima che sparissero dalla visuale.
Alcuni passi le si fermarono di fianco, girò la testa.
-Sai cosa sta per accadere.- gli disse e riportò lo sguardo davanti a sé.
-No, non voglio saperlo. Tu ne hai bisogno?- Luke rivolse un'occhiata veloce alla sorella.
-No. Le cose brutte capitano o no, c'è fin troppa follia nell'universo e io non voglio cercare di comprenderla per una volta.-
Mentre lasciavano l'atmosfera del pianeta BB8 emanò alcuni "bip" e fischi, Finn guardò un'ultima volta a terra prima di allontanarsi dall'orbita.
-Sì BB8, ci sei già stato su questa nave, era di Poe.-
Il droide domandò qualcosa al quale il pilota ci mise un po' a rispondere.
-Il generale l'ha assegnata a me. Poe aveva detto che sono bravo a pilotare, mi destreggio di più con le armi, ma me la cavo. Beh...mi sembrava giusto pilotarla ancora oggi, no?-
Azionò alcune leve e aumentò di velocità, solo dopo qualche minuto ricevette una comunicazione dal suo compagno.
-Ci conviene iniziare a scendere di quota.- disse Jim mentre entravano nell'atmosfera.
-Ti seguo.-
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