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Rey stava lavorando su un circuito danneggiato, sapeva che doveva stare ferma e a riposo, ma non potevano morire congelati e doveva fare qualcosa.
Le luci erano di nuovo attive, era riuscita ad aggiustare il contatto che era stato danneggiato e ora si stava concentrando sul pannello di controllo del sistema di regolazione termica, che ora era più un ammasso di cavi.
Nonostante fosse pratica di quei sistemi, Rey collegò di fretta due circuiti e una piccola scintilla minacciò di darle la scossa, perciò si allontanò prima che ce ne fossero altre, andando contro la parete opposta e, di conseguenza, fu scossa da un leggero tremore mentre, stringendo la fasciatura, si riavvicinava.
D'improvviso le luci si spensero, ma dopo poco si riaccesero e il pannello sul quale lavorava da poco meno di un'ora si attivò.
Rey rimise a posto i vari cavi e il pezzo che aveva dovuto rimuovere a fatica per accedere ai circuiti interni.
Già dopo alcuni minuti non aveva più le dita intorpidite e potè lasciare la giacca pesante sulla sedia del copilota per poi sedersi su quella a fianco.
-Non dovresti muoverti. Solo perché riposo non vuol dire che tu ne possa approfittare per cercare di farti male tra i rottami del corridoio...ma te ne devo dare atto, si congelava in effetti.-
Si sedette sulla poltrona vicina e Rey notò quanto apparisse strano vederlo vestito non tutto di nero, con mantello e guanti, ma con pantaloni scuri, anfibi e giacca di pelle imbottita, vestiti che aveva probabilmente trovato nell'altra stanza, dove aveva preso la sua giacca, evidentemente nessuno li aveva spostati in sua assenza. Lei aveva preso l'abitudine di portare sempre dei vestiti pesanti dietro per ogni missione da quando aveva avuto la spiacevole esperienza di ritrovarsi al gelo su un pianeta durante una missione apparentemente pacifica di scambi con alcuni mercanti.
Era stata una missione orribile. Dopo un ventina di minuti dall'atterraggio non si era fatto vedere nessuno e poi erano spuntati fuori dal nulla, Rey dovette star fuori a contrattare ed era completamente congelata, poi si ammalò appena tornata alla base, era stata da schifo nei giorni seguenti e Finn non la smetteva di ricordarle che doveva stare sulla nave, non era necessario che assistesse alla trattativa. Ma Rey era di altro parere, infatti era stato grazie a lei che la questione non si era risolta in un bel guaio; lei era di sicuro più esperta di lui in fatto di scambi.
Un sorriso le si formò sul volto e Ben non potè fare a meno di notarlo. Era forse la prima volta che la vedeva sorridere e sentì un brivido mentre la guardava. Si ritrovò a pensare che fosse bello vederla sorridere, soprattutto nella situazione in cui si trovavano.
Rey gli rivolse uno sguardo di sfuggita e Ben si sentì sprofondare mentre lei gli sorrideva fissandolo per pochi secondi.
-Ti rendi conto di dove siamo finiti?- domandò lei con lo sguardo rivolto verso l'esterno, fu quasi un sussurro.
-Sì, credo di non riuscire a realizzare tutto quello che è successo.-
Rey si voltò verso di lui, lo osservò meglio. Gli stavano bene, i vestiti...aveva alcuni ciuffi di capelli corvini che ricadevano sugli occhi, avrebbe voluto spostarli da lì, ma resistette all'istinto. Che pensiero stupido, imbarazzata distolse lo sguardo e lo puntò fuori dalla cabina, sulle dune di ghiaccio poco distanti.
Mentre le guardava la pervase uno strano senso di inadeguatezza e di solitudine, anche Ben sembrò avere la sua stessa espressione.
Erano abituati ai viaggi nello spazio, un posto infinito, ed era strano che si sentissero sperduti e intimiditi nella piccola immensità di quel pianeta, ma, nonostante non ci fosse alcun segno di altre presenze, non si sentivano soli.
-Hai ragione.-
Ben sussoltò lievemente, non si aspettava che parlasse.
-Su cosa?-
Rey fece un respiro, continuò a guardare fuori dalla cabina di pilotaggio.
-Forse nemmeno io riesco a comprendere, ho una tale confusione in testa.-
Confuso. Sì, in parte si sentiva così, come se fosse a metà tra sicurezza ed insicurezza, come se si sentisse ancora, per una piccola parte, aggrappato a ciò che aveva lasciato indietro.
Dopo alcuni attimi di silenzio Ben prese parola.
-Come stai?- era preoccupato, non voleva darlo a vedere, in fondo l'orgoglio che fino a poco prima era solito mostrare c'era ancora, ma una nota di timore trapelò dalla domanda.
-Sto bene.-
Non ci credeva, non stava bene affatto, la tradivano le mani tremanti e il fiato corto. Si stupì di notare ogni particolare che mostrasse la sua debolezza, si domandò se anche lei ne fosse capace e ,se sì, cosa potesse vedere di lui.
-Piuttosto è la nave che non è a posto, ho controllato...è stato un sovraccarico, il condotto si può riparare, ci vorrà poco.-
La osservò mentre, con qualche sforzo, si tirava su appoggiandosi, senza darlo troppo a vedere, allo schienale del sedile con un braccio. Stava mettendo male un piede, inciampò, ma prima che se ne accorgesse andò contro qualcosa di morbido alle sue spalle.
-Non possiamo lasciare che il Primo Ordine occupi la base 6, i nostri avamposti sono già pochi.-
-Cosa indicano le sentinelle?-
-Attività in crescita nel settore 10, alcune navi dell'Ordine sono state individuate in prossimità del secondo pianeta.-
Leia soppesò le informazioni appena ricevute con aria seria. Non voleva di certo lasciare un loro avamposto cadere nelle mani nemiche, ma, dopo la distruzione della Repubblica e la loro flotta distrutta per la maggior parte, era difficile inviare navi in aiuto.
-Vi invieremo una flotta di dieci navi, spero arrivino in tempo.-
-Vi farò avere presto informazioni.-
L'ologramma si spense e, nella sala quasi deserta, l'unica fonte di luce era il tavolo olografico.
-Tu puoi combatterlo.- Leia si voltò di scatto, ma nulla si era mosso, tutto era tranquillo. Era una voce giovane, di una ragazza, era Rey, ma perché? Lei non era lì, non poteva essere lì.
-Mi aiuterai?- se prima era disorientata ora era terrorizzata. Barcollò all'indietro fino al bordo del tavolo, al quale si appoggiò.
Non avvertiva nulla da molto tempo e sentire quella voce era stato qualcosa di inaspettato. Dei sussurri che percorrevano la stanza si sentiva l'eco e, a quanto le pareva, lei era l'unica a poterli sentire. Confusa e, in piccola parte, spaventata, uscì dalla sala senza dare alcuna spiegazione ad un tenente che si era alzato per chiederle se stava bene.
Quando l'aria fredda la toccò rabbrividì, ma stette comunque ferma, aveva bisogno di stare un po' da sola. In realtà lo era sempre stata, ora più di prima. Si sentì male mentre, con rassegnazione, guardava la sera gelida che investiva la base, portando oscurità in quel luogo che, invece di tenebre, avrebbe dovuto portare luce nella notte.
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