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Svoltò l'angolo di corsa e per poco non andò a sbattere addosso a Finn. Era sorpresa di vederlo -Cosa fate qui?- Lui le sorrise -Siamo tornati per te-......poi l'immagine fu spazzata via, le macerie ora ricoprivano il terreno. Li vedeva, a una decina di metri di distanza: Finn, Chube e Han erano circondati dai soldati in armatura bianca. Guardavano tutti verso una nave del Primo Ordine, solo allora si accorse di dove si trovava: gli alberi circondavano l'edificio crollato, un lago ne delimitava i confini. Si diresse verso la nave, ma si fermò quando lo vide. Un corpo incosciente tenuto tra le braccia, non si riconosceva in quelle condizioni. Vide la propria immagine passarle davanti senza poter fare nulla, forse se non fosse stata così stupida da correre nella foresta cercando di scappare non sarebbe stata presa, ma ormai era tardi. Quando Kylo Ren oltrepassò la porta della nave iniziò la sequenza di decollo, solo allora Finn si mosse velocemente tra i resti di quella struttura che poco prima si stagliava in mezzo a tutto quel verde. Si fermò quando si rese conto che era inutile, non poteva fare più nulla.
Aveva gridato, l'aveva sentito:
-No, no, no,...Rey!-
Ora, con il battito accelerato, le tempie che pulsavano e il respiro pesante, quel giorno le sembrava tremendamente lontano. Pensare che avrebbe potuto arrivare fino alla base della Resistenza le sembrava quasi impossibile allora, ancora di più non riusciva ad accettare il fatto di aver mollato tutto ed essere partita.
Non le mancava Jakku, non le mancavano quei vecchi resti di navi tra cui cercare di sopravvivere, ma almeno lì, seppur sola, aveva qualcosa che le ricordasse il suo passato, per quanto le memorie fossero in parte cancellate.
Era rimasta troppo tempo lontana da tutto, ora le sembrava strano essere circondata da un'infinità di cose pericolose. Perché era quella la situazione, ormai era lì e, nonostante provasse a fuggire, veniva sempre bloccata, nonostante lui fosse stato ferito in un certo senso era ancora in grado di trattenerla lì.
Riusciva però ad avvertire una crepa in quelle mura di metallo che la circondavano, piano piano stavano cadendo.
E sapeva cosa significava, di certo la Resistenza non poteva lasciarla lì, ma aveva troppa paura per loro, se avesse potuto li avrebbe avvertiti, dovevano stare fermi, al sicuro, alla base. Ma dopo tutto era moralmente giusto che provassero, era troppo giusta come cosa in quella realtà così corrotta, ormai non poteva far molto, l'unica possibilità era far crollare una colonna di quel mondo che la imprigionava. Non aveva altra scelta che tentare.
Quando mosse il primo passo fuori da quella stanza il peso di tutto ciò che stava succedendo gli crollò addosso.
La sua mente cercava in tutti i modi di chiudere tutte le crepe che si stavano formando. I passi fino al ponte di comando erano incerti, ma quando arrivò davanti alla porta riacquistò la solita aria seria e intimidatoria.
L'equipaggio era concentrato sul proprio compito: controlli e riparazioni. Solo un comandante della flotta si avvicinò a Ren per aggiornarlo sui progressi.
Entro due giorni i motori saranno nuovamente attivi, per le comunicazioni c'è ancora qualche problema tecnico. Semplici informazioni che quasi non furono sentite, forse doveva solo prendere due secondi e fermarsi, capiva di dover fare qualcosa, qualsiasi cosa per non essere sommerso dalla valanga che si stava avvicinando.
Due giorni, ne mancavano così pochi, ma erano un'arco di tempo troppo grande: in due giorni può capitare di tutto. I preparativi continuavano, i soldati correvano da una parte all'altra dell'hangar. Poi il rumore delle navi che partivano verso la base 4, riempiva il vuoto che si espandeva ininterrottamente nel cielo. Era una giornata nera, letteralmente. Le nubi non avevano smesso di addensarsi e la poca luce che filtrava tra esse non era mai abbastanza per capire se fosse mattina o pomeriggio inoltrato. Ci fu solo un suono più forte degli altri, verso sera lo si udì provenire dal centro della base. Era come un "bip" prolungato, stava ad indicare l'arrivo dell'ultimo trasporto.
E poi la confusione era tale da poter dire di essere in un manicomio: navi, riparazioni, preparazioni, sbarchi, discussioni....era troppo! Troppo in quel momento.
Erano passati due giorni anche dalla cattura di Rey, essere a metà tra l'inizio e la fine era qualcosa che metteva a disagio Finn, non voleva essere di nuovo troppo sicuro; stava iniziando a pensare e a prepararsi al fatto che, se si arrivava ad una conclusione, poteva anche non essere a lieto fine.
E non era normale essere così pessimisti, dopo tutto stavano organizzando la missione nei minimi dettagli...ma qualcosa non andava, lo sentiva.
All'improvviso un pensiero venne fuori da tutta quella confusione. Lasciò gli attrezzi a terra e, senza ascoltare Jim che gli urlava dietro interrogativi sul suo comportamento, si diresse alla sala controllo.
Doveva sapere, era obbligatorio.
Quando spalancò la porta si stupì di trovare solo Luke affacciato alla grande finestra che dava sul cortile esterno, ma era meglio così, doveva parlare con lui.
Luke non si voltò, rimase fermo anche quando Finn si avvicinò di qualche passo.
-Tu mi chiedi troppo. Non posso farlo, tu lo sai. Rey non ha bisogno di me, ne di noi. Se vuoi una risposta più precisa ti posso solo dire che sì, è in pericolo.-
Finn era contrariato dal fatto che Luke avesse usato i suoi poteri su di lui, ma non lo diede a vedere.... e poi non riusciva a pensare ad altro se non al fatto che lui avesse detto che Rey era in pericolo.
-Allora dimmi cosa sta succedendo.-
-Sta imparando ad essere un Jedi, ecco cosa succede. Ti do solo il consiglio di accettare le sue decisioni, che siano giuste o sbagliate per te.-
Non avrebbe detto nulla di più, Finn lo intuì e rinunciò a domandare altro. Non capiva del tutto ciò che aveva detto, forse non voleva capirlo. Uscì dalla stanza velocemente per tornare da Jim con l'espressione seria.
L'amico lo guardò cercando di capire cosa potesse averlo turbato, si limitò a dire poche parole.
-Non ti scoraggiare, si tratta solo di concentrazione. Cerca di non pensare per ora.- e passò una cassa al compagno, ormai avevano finito la revisione delle navi; ancora quarantotto ore.
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