What the fuck happened to you?

Mi risvegliai nel comodo letto dell'infermeria della scuola.

L'ampia vetrata che dava sui campi di allenamento faceva entrare la luce della luna, che quella notte era piena e splendeva di una meravigliosa luce argentea.

Mi tirai su a sedere senza troppa fatica, notando solo in quel momento la presenza della mia amica Yaoyorozu, mentre dormiva beatamente con la testa appoggiata sulle mie gambe.

Sorrisi passandole una mano tra i capelli. Gli occhi diventarono lucidi pensando che era rimasta al mio fianco per chissà quanto tempo e che finalmente avevo trovato un'amica vera.

In quel momento giurai a me stessa che l'avrei protetta da qualsiasi cosa.

Skip time

Il mattino dopo fu frenetico.

Ero rimasta sveglia tutto il resto del tempo ad ammirare la luna calare e far spazio al sole.

Quando svegliai Momo, mi guardò allibita per qualche secondo, per poi stringermi in un abbraccio. Chiamò tutti gli altri che a turno vennero a farmi visita.

Notai che ero l'unica ad essere stata ferita così seriamente, fortunatamente stavano tutti bene.

L'unico che non venne fu Katsuki.

Non seppi il perché, pensai che avesse da fare o che si stesse allenando; ma tutto ciò sembrò strano e mi deluse un po'.

Momo disse di non farci molto caso, che prima o poi sarebbe tornato.

Nel pomeriggio fui dimessa e fortunatamente mi permisero di riprendere le lezioni il giorno dopo.

Tornata nella mia stanza mi buttai sul divano accendendo la tv.

Dopo poco però, mi venne fame. Lì non avevo cibo e non avevo mai fatto la spesa o robe simili, così decisi di sfruttare i soldi che la mia famiglia mi mandava settimanalmente per andare in un minimarket a comprare dei noodles.

Mi vestii mettendomi semplicemente dei leggins neri e una felpa extra large grigia con ai piedi le mie converse nere, con cui andavo praticamente ovunque.

Nei giorni in cui finivamo presto le lezioni ci lasciavano la possibilità di uscire da scuola. Il coprifuoco però era alle 7.00 di sera.

Appena uscita dalla mia stanza, ricordandomi le chiavi, pensai di andare da Katsuki.

Nonostante fossi un po' irritata dal suo comportamento, non potevo negare che mi mancasse, era pur sempre il mio migliore amico...almeno, era quello di cui cercavo ancora di convincermi.

Bussai alla sua porta, che era a due passi dalla mia, ricevendo come risposta una marea di insulti.

Ovviamente risposi insultandolo a mia volta.

Evidentemente capì che ero io perché non provenì più alcun rumore.

«Katsuki...ehi Katsuki! Vuoi aprirmi?»
Nessun segno di vita.

«Katsuki per favore apri...»
Ancora niente.

«Bakugou Katsuki apri subito questa fottuta porta!»
Sentii finalmente dei passi avvicinarsi.

Aprì di pochi centimetri.
«che vuoi»

«CHE CAZZO DI DOMANDA È BRUTTO BASTARDO?! Sono rimasta in infermeria fino all'ora di pranzo aspettando che tu venissi a salutarmi ma evidentemente non te ne frega un cazzo di me o di come sto...»

Lo sentii sbuffare, cercai di mantenere la calma. Strinsi i pugni.

«...e tanto per la cronaca, ero venuta qui per sapere se volessi accompagnarmi a comprare dei noodles e magari fare un giro all'Arcade, ma non importa...»

Io aspettavo una risposta, ma lui non si mosse.

Abbassai la testa «Katsuki...ma che ti succede...?»

«niente»

Detto questo chiuse la porta lasciandomi lì da sola.

In quel momento, che può sembrare banale, mi sentii come forse mai mi ero sentita. Tante emozioni vorticavano nella mia testa.

Sentivo rabbia e abbandono, sentivo la solitudine ma soprattutto, sentivo la frustrazione di non capire cosa avesse il mio amico.

Uscii dal dormitorio tutta mogia. Camminai a passo lento con le cuffie nelle orecchie ascoltanto la mia playlist di canzoni depresse.

Arrivata al minimarket comprando tanti di quei noodles che mi sarebbero bastati per un anno. La commessa spalancò leggermente gli occhi vedendo una ragazzina comprare tutto quel cibo.

Alla fine uscii con due buste piene, non ero riuscita a resistere anche ai biscottini cinesi al latte, la mia droga in un certo senso.

Tornai al dormitorio verso le sei del pomeriggio, entrata nella mia stanza mi preparai velocemente la scatola extra di noodles al manzo piccante, stravaccandomi sul divano con addosso il mio bellissimo pigiama con su scritto "buongiorno un cazzo".

Alla tv davano finalmente qualcosa di interessante, senza accorgermene rimasi a guardarla fino alle undici...non vi descrivo qui il mio aspetto di quella sera.

Prima però, successe una cosa davvero simpatica, che fece attivare il mio istinto omicida.

Verso le nove, sentii delle voci in corridoio e successivamente qualcuno bussare alla mia porta.

Mi feci velocemente uno chignon che sarebbe potuto tranquillamente essere un ratto morto, poi andai ad aprire.

Mi trovai davanti TUTTA la mia classe. Avevano una faccia preoccupata, iniziò così l'interrogatorio.

«oddio (t/n) ma dove sei stata?!»
«(t/n) che sollievo che tu sia qui!»
«perché a cena non sei scesa?»

Andò avanti per qualche minuto, poi, con la faccia più sfavata che riuscissi a fare, chiusi la porta lasciandoli fuori.

Tornai davanti alla tv immergendomi nuovamente sotto il mio piumone, che avevo strategicamente portato in salotto.

Fortunatamente avevo attivato la sveglia, quando suonò caddi dal divano facendo il rumore che probabilmente faceva un elefante quando cadeva a terra.

Non seppi con quale forza sovrumana riuscii a trascinarmo fino al bagno per prepararmi per le lezioni.

Uscii dalla mia stanza per andare a fare colazione.

Come tutte le mattine, mi sedetti al tavolo di Kirishima, dove però non trovai seduto Katsuki.

«ehi Kiri...posso chiederti una cosa?»
«certo» disse sorridendo
«tu sai...sai qualcosa di quello che potrebbe avere Katsuki? Non mi parla più dalla battaglia all'USJ e sono preoccupata»
Si grattò il mento pensieroso
«beh...possiamo dire che ne so qualcosa, o almeno, che credo di aver capito che cosa lo tiene lontano da te, ma spetta a lui dirtelo...mi dispaice (t/n)-chan»
Sembrava realmente dispiaciuto di non potermelo dire, così rinunciai.

Mi guardai attorno freneticamente, sperando di vederlo.

Appena lo trovai, mi alzai di scatto per andare da lui.

Mi sedetti al suo tavolo senza chiedere il permesso, iniziando a fissarlo.

«se continui così mi sciupi»
«ma sentiti...»

«ascolta coso...» dissi non trovando il modo di iniziare un discorso serio. Lui non staccò gli occhi dal suo toast.

«guardami negli occhi quando ti parlo» lo rimoroverai, lui fece come avevo detto e finalmente, dopo giorni, rividi i suoi bellissimo occhi cremisi che mi erano mancati.

«che cosa c'è...? Perché non mi parli più così all'improvviso?» dissi facendo trapelare di poco la tristezza nelle mie parole, che però cercavo di nascondere.

Abbassò lo sguardo, non accadeva spesso, ma poi lo rialzò piazzando i suoi occhi nei miei.

«cazzo è che...mi vergogno a parlarti» disse sussurrando.
«ti...vergogni? Con me...?» risposi stupita.

«si che mi vergogno idiota!» alzò di poco il tono della voce, attirando qualche occhiataccia che come al solito ignorò.

Poi esplose, letteralmente.

«NON SONO RIUSCITO A PROTEGGERTI NEL MENTRE VENIVI QUASI AMMAZZATA! MI SONO SENTITO COSÌ INUTILE DA VERGOGNARMI CON TE E CON ME STESSO! È PER QUESTO CHE TI STO ALLA LARGA, PERCHE NON LO CAPISCI?!» urlò in mezzo a tutta la mensa alzandosi dalla sedia, tutti ci stavano guardando.

«CHE CAZZO AVETE DA GUARDARE STUPIDE COMPARSE» la sala tornò a farsi gli affari propri spaventata, mentre lui uscì incazzato.

Lasciai perdere la mia colazione correndogli dietro.

Lo cercai per cinque minuti buoni, trovandolo poi in un corridoio vuoto al primo piano.

Era appoggiato al muro con le mani tra i capelli, strattonandoli per il nervosismo.

Corsi da lui.

«ehi ehi ehi...fa piano scemo» dissi prendendogli le mani e stringendole tra le mie.
«non devi vergognarti di niente con me. Soprattutto di una cosa che non hai fatto.» lo guardai negli occhi notando che li aveva leggermente lucidi.

«tu non hai colpa, anzi. Sono contenta che tu mi abbia lasciato combattere da sola in quel momento. Intervenire sarebbe stato un suicidio da parte tua, non angosciarti per cose che non hai fatto e che io non ho mai pensato su di te.»

Gli sorrisi, con una mano gli accarezzavo la guancia dolcemente, con l'altra stringevo ancora la sua mano.

«ma tu...tu non puoi capire come mi sono sentito impotente quando ti ho vista a terra coperta di sangue senza sensi» sentii la sua voce tremare leggermente, strinse la mia mano più forte.

«promettimi che non lo farai più, stupida ritardata» disse tornando il vecchio Katsuki di sempre «mi impegnerò» sorrisi ancora.

Lo abbracciai affondando la testa nel suo petto, sentendo le sue braccia avvolgermi e il suo familiare profumo di casa invadermi le narici.

Spazio patata,

allora, lo so. Potete uccidermi, ve lo concedo.

Sono stata assente per mesi e mi dispiace tanto.

Ora come ora, non so quando uscirà il prossimo aggiornamento, sono immersa di impegni e sto trascurando molto wattpad e la scrittura, ancora mi scuso ragazze :((

Appena finirà la scuola, mi sono ripromessa che mi rimetterò in pari con tutti gli aggiornamenti.

See you soon,
-una patata

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