Prologo
"Corri, Kevin, corri, corriii."
I miei compagni correvano anche loro, e nessuno di noi aveva il coraggio di voltarsi. La paura era talmente forte che le nostre gambe andavano più veloci dei pensieri, i miei, sicuramente. A un certo punto mi ritrovai solo, sotto i vagoni di un treno fermo in stazione. Il freddo era intenso, ma la corsa mi aveva intorpidito i sensi. Stavo sanguinando da un braccio, eppure non sentivo dolore. Probabilmente mi ero ferito durante la fuga. Avevo bisogno di respirare, mi mancava l'ossigeno. I passi dei miei inseguitori si avvicinavano sempre di più, e io mi sentivo in trappola. La mia corsa stava per finire, su quel binario. Ma tutto questo non doveva accadere.
Il grasso mi si era appiccicato al passamontagna. Lo sentivo scivolare lentamente dalla mia testa, mescolandosi con il sangue che colava lungo il mio braccio. L'odore acre del mio sangue misto al grasso mi invase. Ed è stato proprio in quel momento che ho capito chi ero, chi ero davvero. Nessuno poteva sapere che, in quel preciso istante, io ero nato. La mia nascita stava avvenendo proprio sotto quei vagoni, su un binario morto. La cosa mi divertì molto. Voglio dire questo fatto paradossale del binario morto con la mia nascita. Ma fu proprio così.
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