cap.2
Dopo aver scelto i letti per la notte, aver steso i sacchi a pelo e accettato di dare una mano per il pranzo al gestore del rifugio, cominciarono a programmare velocemente le tappe per l'indomani. Avrebbero arrampicato al Sasso appoggiato per poi proseguire verso la Crestina, scendendo di difficoltà da un 6meno ad un 5più.
Nick voleva permetterle di divertirsi senza dover fare mille pause per l'acido lattico alle braccia e quindi sceglieva in base ai dolori che Silvia accusava di volta in volta. Se fossero riusciti a rispettare i piani, le avrebbe fatto una sorpresa. Giorni prima lei gli aveva chiesto di portarla su al Procinto in ferrata*, fino ad arrivare al crocifisso in ferro piantato in quota. Lo aveva visto sulla guida e voleva mettersi alla prova. Lui aveva abbozzato la risposta. Non era il suo percorso preferito, ma stavolta doveva farsi perdonare l'insoddisfazione della rapida discesa di qualche ora prima. Misero via cartina e cordami ben piegati, riempirono le sportine di nuova magnesite e ricontrollarono l'attrezzatura altre due volte. Finalmente uscirono sulla terrazza a sbalzo dove gli altri 10 escursionisti cominciavano ad apparecchiare con quel che c'era. Il lungo tavolo con le panche davano le spalle al dirupo e ad un tramonto che ti bloccava il respiro in gola. Con le altre ragazze, Silvia prese a sistemare piatti e bicchieri, Nick e i ragazzi cucinavano e portavano tutto il vino che il generoso omone del rifugio dava loro. Tutti attorno a quel tavolo provavano la semplice sensazione di condividere l'amore per la montagna e per uno sport che li poneva sullo stesso piano, senza mai essersi visti prima.
Era come se si conoscessero da sempre, pur provenendo da parti diverse del mondo parlavano la stessa lingua e avevano la stessa luce negli occhi mentre si scambiavano consigli e ragguagli. La serata prese la piega giusta dopo cena e, nonostante le temperature della mattina, arrivò il momento di infilare un pile caldo nell'attesa che ci si cominciasse a divertire.
Tutte le chiacchiere si bloccarono nel momento in cui Nick propose un giochino stupido per continuare la serata:
<<Facciamo il "gioco della noce", dai ci mettiamo tutti una noce davanti posata sul tavolo e senza usare le mani, al mio tre, la rompiamo con la fronte>>... che detta così sembra una bambinata, anche un po' crudele in effetti, ma con qualche bicchiere di vino rosso in corpo, qualche tappino di grappa e la Chartreuse fatta in casa dal loro ospite, quel gioco assunse l'importanza di un tavolo di black jack. Le ragazze dapprima inorridirono ma poi si lasciarono andare. Manco a dirlo, Silvia che aveva già fatto quel gioco con l'amico non si pose il problema cominciando a far girare il piccolo cestino con le noci. Se la noce non si fosse spaccata, inutile dire che si doveva bere... L'omone della baita, divertito da quella spensieratezza, tirò fuori un sacco di noci della raccolta dell'inverno precedente pensando di fare cosa gradita...
Dopo un'ora di testate e brindisi, la fronte di tutti portava profondi segni e mancavano solo i punti di sutura a determinare la fine del gioco, ma le risate di quella sera risuonarono ancora nelle loro orecchie mentre si infilavano nei sacchi a pelo.
<<Buonanotte nana, copriti>>
Durante la notte, tra il vino, la confusione delle botte in testa e il freddo che a quell'altitudine si faceva sentire, Nick tenne stretta Silvia e la lasciò addormentarsi sussurrandole che l'indomani le avrebbe fatto una sorpresa. Durante la notte lei lo sentì anche allungare le mani sul suo sedere e tenerle lì immobili in un tenero abbraccio, ma non ebbe le forze per schiaffeggiarlo e farlo spostare.
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